Nei racconti che compongono questo volume, rinvenuti tra le carte di Fenoglio dopo la sua morte e rimasti a lungo inediti, scene e personaggi delle Langhe sono colti con la vena del cronista disincantato ma partecipe del mondo di casa, tra asprezze e generosità, miserie e grandezze. Ma siccome è di Fenoglio che parliamo, le storie di famiglia, i matrimoni, l'ossessione per la "roba", le beghe e le risse lievitano ben presto, fino ad assumere le dimensioni di una ruvida epica paesana. Forse perché dietro a ognuna di queste vicende sta l'incessante sperimentazione dello scrittore: il linguaggio che utilizza accortamente le durezze del dialetto e le robuste metafore del parlare contadino, con il suo piglio svelto e concreto. O forse perché Fenoglio ha, come pochi, la straordinaria capacità di consegnarci eventi e personaggi memorabili.
Il secondo libro di Enoch. "Scrivo non per i miei, ma per le estreme generazioni future, per voi esseri umani che verrete". Così parlava Enoch, il settimo della discendenza di Adamo che, dopo una vita durata 365 anni, salì al Cielo ancora vivente. Dalla notte dei tempi egli ha indicato all'umanità una strada luminosa da percorrere. Enoch risale alle cause del male e grandi sono le sue sofferenze per la malvagità umana e le sue esortazioni a coltivare il bene e la saggezza. Tutti i suoi scritti, che sono riportati affiancati dall'interpretazione di Pincherle, furono ritrovati e raccolti nel tempo precedente la nascita di Cristo. Non riconosciuti dalla Chiesa e ignorati nella raccolta del Vecchio Testamento, oggi sono pubblicati in tutto il mondo. Oltre a darci una chiara panoramica della straordinaria civiltà che in quei tempi fioriva sulla Terra, offrono chiare spiegazioni sull'inizio del peccato, sulla caduta degli angeli, sull'intervento degli arcangeli sul futuro dell'umanità, sull'apocalisse e sull'arrivo del Messia e del regno di Dio in Terra.
Nell'Italia del primo Novecento don Mazzolari decide di non ritirarsi all'ombra del campanile di Bozzolo, nella bassa padana, ma di partecipare con convinzione al travaglio storico del Paese: lo si vede soldato e cappellano militare nel primo conflitto, sempre nel vivo del dibattito culturale, da subito antifascista, resistente fino alla fine, sostenitore delle istanze della pace, costruttore di riconciliazione in diverse piazze italiane, saggista, promotore del dialogo tra differenti anime della società. La sua voce inconfondibile percorre tutto lo stivale raggiungendo le isole della Sicilia e della Sardegna e negli anni Cinquanta un fiume di persone giunge da ogni parte alla canonica di Bozzolo per ascoltare la parola dell'arciprete o accostarsi alla geografia di epistolari provenienti dai luoghi più sperduti. La biografia scritta da Bruno Bignami si propone di mettere in dialogo i diversi mondi che hanno segnato il ministero sacerdotale di don Primo: il servizio alla parrocchia, con gli eventi più importanti, e l'impegno "oltre la parrocchia" per una pastorale missionaria e una testimonianza coraggiosa ispirata al convincimento che "i destini del mondo si maturano in periferia". I borghi della bassa padana sono sicuramente periferie dell'Italia novecentesca, ma non sono diventate prigioni del pensiero e dell'anima perché ogni luogo può essere finestra sul mondo se è capace di rigenerare amore e passione per la vita umana. Prefazione di padre Giancarlo Bregantini.
Il ruolo della donna nel cristianesimo primitivo è stato offuscato lungo i secoli dal maschilismo imperante all'interno della Chiesa. Se consideriamo il ruolo della donna nella Sacra Scrittura, osserviamo che la riduzione del ruolo femminile non ha origini bibliche, ma è frutto di derive sociolo-giche posteriori. Basta pensare a figure femminili dell'Antico Testamento di estremo rilievo come Sarah, Deborah e Miriam. Per giungere ai Vangeli, notiamo ad esempio come Gesù da una donna (sua madre) accolse l'invito a inaugurare i tempi messianici a Cana; come si intrattenne con una donna samaritana al pozzo di Giacobbe; e come alle donne affidò il cuore dell'annuncio della risurrezione. Il dossier di questo numero della rivista offre un contributo per la riscoperta del ruolo femminile nella difusione del Vangelo nel cristianesimo primitivo. Il numero offre, inoltre, la presentazione del Vangelo di Matteo, in vista del nuovo anno liturgico che lo avrà come Vangelo delle domeniche.
Ottant'anni dopo la guerra del 1914-18, Martin Gilbert offre una opera completa e dettagliata su tutti i fronti di combattimento della Grande Guerra. E riesce a parlare non soltanto di cifre (dei morti, dei feriti, dei prigionieri, dei proiettili sparati, delle vittime di gas tossici e armi chimiche) ma anche le voci: di coloro che dalle trincee confidavano ai familiari o semplicemente a se stessi il proprio angosciato stupore di fronte a un apocalittico spettacolo di orrore e crudeltà.
Questo volume rappresenta senz'altro un fatto nuovo, utile e necessario. Il RAPPORTO getta uno sguardo sul grande mare dell'impegno per una societa' piu' umana alla luce dei principi della Dottrina sociale della Chiesa. Il frutto e' uno straordinario affresco che evidenzia a livello mondiale la diffusione e la realizzazione pratica dei principi della Dottrina sociale della Chiesa.
Alla vigilia dello scoppio della prima guerra mondiale, i più immorali pensavano soltanto di ricavare dei guadagni per potersi adeguatamente arricchire. Gli idealisti, invece, credevano di offrire all'Italia l'opportunità di conquistare peso e prestigio internazionale, in modo da restituirle quel ruolo che vagheggiavano ma che, dopo i fasti della Roma dei Cesari, era rimasto incartato nei libri della storia classica. Negli ultimi dieci anni, prima di quel 1914, i soldati erano cresciuti alle direttive del generale Paolo Spingardi, ottimo oratore parlamentare e del generale Alberto Pollio, ottimo scrittore. L'uno e l'altro - con tutto lo stato maggiore coltivavano il mito di Napoleone del quale leggevano con avidità biografie, recensioni, commenti strategici e valutazioni tattiche. Al momento dell'entrata in guerra, l'esercito italiano venne affidato a Luigi Cadorna che, se avesse ottenuto risultati proporzionali alla sua presunzione, avrebbe conquistato il globo terracqueo. I guai maggiori di chi combatteva per l'Italia vennero dagli stessi italiani che dimostrarono di non aver maturato alcuna idea e che, tuttavia, a quel nulla, si aggrapparono con convinzioni incrollabili. Si armarono di ordini assurdi. Pretesero di mandare le truppe all'assalto anche quando ogni logica l'avrebbe sconsigliato. Instaurarono un regime di oppressione che sarebbe risultato odioso per una qualunque dittatura. E provocarono la morte di un numero imprecisato di loro uomini.
Nessuna tragedia dei mari e nessun episodio di guerra navale ebbero mai una risonanza e delle conseguenze mondiali paragonabili al naufragio del Lusitania. Intorno alla fine di questo transatlantico, enorme e lussuoso, chiamato "il levriere dei mari", silurato da un sommergibile tedesco presso la costa irlandese durante la Prima guerra mondiale, divamparono le polemiche e si addensarono i misteri. Il "dossier" pubblicato in queste pagine, costituito di articoli apparsi a quell'epoca, fa rivivere, nella sua tragicità, non solo la fine del Lusitania, ma anche l'intrigo in cui essa si inserisce. Una delle principali poste in gioco, nella campagna di stampa che seguì, fu la conquista dell'opinione pubblica mondiale e specialmente di quella americana, per consentire e giustificare, oltre all'aiuto finanziario e industriale degli USA, il loro diretto intervento nel conflitto. Fu un intervento decisivo per la sconfitta della Germania, ma anche vantaggioso per numerosi interessi privati, lontanissimi dai temi di giustizia in nome dei quali la popolazione americana era chiamata a dare il proprio contributo alla guerra. Attraverso il "dossier" possiamo seguire lo svolgimento dei fatti che accompagnarono il Lusitania alla sua fine e lo strascico di polemiche che seguì: una viva testimonianza di come la bella nave, con il suo carico di passeggeri fiduciosi e di materiali micidiali, andò verso il naufragio.
L'espansione del francescanesimo è uno dei fenomeni religiosi più significativi del Medioevo. Un piccolo gruppo di penitenti è diventato in breve tempo uno degli Ordini più importanti della Cristianità. L'intuizione di Francesco d'Assisi ha trovato seguaci in contesti e aree del mondo diverse dalla valle di Spoleto in cui era nata. Gli stessi Frati Minori videro questa espansione come un miracolo e ne vollero raccontare la storia attraverso cronache e riflessioni teologiche e spirituali. nelle opere presentate in questo libro vi sono un inizio ed una narrazione, il racconto diviene un momento di formazione dell'identità francescana. Ne emerge un panorama quantomai variegato. L'intuizione delle origini ha dato vita ad esperienze diverse, è così che il messaggio di Francesco - anche tra divergenze e contrasti - si è diffuso da Assisi al mondo intero.