Anche per i credenti, il mistero che si dischiude in Gesù Cristo si è posto e continua a porsi, attraverso i secoli, come interrogativo fondamentale e ineludibile. È soprattutto il punto di vista degli uomini di fede che qui è fatto proprio dall'autore. In forma agile e coincisa, egli conduce la sua indagine con l'obiettivo di individuare i termini in cui il rapporto con Gesù è andato delineandosi sul piano storico e culturale e che disegnano quello sguardo appassionato che da due millenni ogni cristiano non smette di volgere al volto di Dio. Vi sono fatte emergere con chiarezza anche le tematiche teologiche legate al difficile rapporto tra storia e fede e alle molteplici immagini del Figlio di Dio offerte dalle diverse prospettive di ricerca contemporanea.
Se Gesù ha rivelato la verità su Dio, suo padre, perché gli ebrei hanno potuto non credergli? Quale ruolo ha la sopravvivenza parallela della religione ebraica per il vero credente cristiano? Teologo di fama mondiale, pensatore scomodo, attuale, Erik Peterson rilegge Antico e Nuovo testamento per rispondere all'interrogativo che travaglia la Chiesa dalle sue origini, fino a Papa Ratzinger, suo profondo estimatore. L'immagine proposta da Peterson è quella mirabile di un Dio vivente. Un Dio che in modo speciale partecipa alle passioni e alla storia. Un Dio che affronta la morte e rinasce, un volto che soffre e gioisce, mentre serba in sé il segreto del ruolo degli ebrei in questa vicenda umana e insieme soprannaturale. Proprio la loro incredulità contiene la promessa della fine dei tempi, che avverrà al momento della loro riconciliazione con Cristo.
La teologia classica sostiene che nella rivelazione di Cristo c'è un novum per la storia dell'umanità, mentre il pensiero filosofico tende a sostenere che è insito nella natura umana ciò che, in forme diverse, è contenuto nelle affermazioni dei teologi. «Se il mistero di Cristo non è il nostro stesso mistero, se la cristofania non significa più dell'archeologia (del passato) o dell'escatologia (del futuro), faremmo meglio a considerarla un pezzo da museo», osserva Panikkar nel libro. La cristofania del terzo millennio non può dunque essere né settaria, né una mera consolazione per i credenti, ma «la profondità più interiore di noi tutti, l'abisso dove in ognuno di noi l'infinito e il finito, il materiale e lo spirituale, il cosmico e il divino si incontrano».
Sommario
I. Cristo è il simbolo cristiano di tutta la realtà. II. Il cristiano riconosce Cristo in Gesù e attraverso di lui. III. L'identità di Cristo non è la sua identificazione. IV. I cristiani non hanno il monopolio sulla conoscenza di Cristo. V. La cristofania è il superamento della cristologia tribale e storica. VI. Il Cristo protologico, storico ed escatologico è un'unica e medesima realtà distesa nel tempo, estesa nello spazio e intenzionale in noi. VII. L'incarnazione come evento storico è anche inculturazione. VIII. La Chiesa si considera luogo dell'incarnazione. IX. La cristofania è il simbolo del mysterium coniunctionis della realtà divina, umana e cosmica. Glossario.
Note sull'autore
Raimon Panikkar (1918-2010), filosofo, teologo e sacerdote cattolico, ha attraversato una pluralità di tradizioni: indiana ed europea, indù e cristiana, scientifica e umanistica. Laureato in Chimica, Filosofia e Teologia, ha insegnato nelle maggiori università d'Europa, India e America ed è stato autore di numerosi libri e articoli su argomenti che spaziano dalla filosofia della scienza alla metafisica, dalla teologia alle religioni comparate. Jaca Book sta pubblicando in Italia la sua Opera Omnia.
Questo volume del noto teologo gesuita Roger Haight è stato dichiarato nel 2004 dalla Congregazione per la Dottrina della Fede "contrario alle verità della fede divina e cattolica". All'origine della condanna inflitta a Haight, ci sono le sue affermazioni in favore di un pluralismo culturale e religioso, quando sostiene che "non si può continuare ad affermare ancora che il cristianesimo sia la religione superiore", o che "una religione possa pretendere di essere il centro al quale tutte le altre devono essere ricondotte". Ma il dialogo alla pari tra il cristianesimo e le altre religioni non è forse quello che anche papa Francesco auspica quando rigetta la nozione di "verità assoluta" e sostiene che "la verità è una relazione"? Altri punti giudicati erronei dal Vaticano riguardano la preesistenza del Verbo, la divinità di Gesù, la Trinità, il valore salvifico della morte di Gesù, l'unicità e l'universalità della mediazione salvifica di Gesù e della Chiesa, la risurrezione. Confrontandosi con questi dogmi, Haight li interpreta utilizzando le nozioni scaturite da secoli di evoluzione intellettuale con particolare attenzione al pensiero contemporaneo. Alla base di questo suo lavoro c'è la convinzione che "un cristiano non può veramente dare risposte a un non cristiano sull'essenza del cristianesimo senza avere nemmeno un'idea di chi fosse Gesù" e per questo Haight pone di nuovo la domanda "chi è Gesù?", facendolo alla luce degli strumenti intellettuali di cui oggi disponiamo.
Un'analisi e una lettura puntuali che raccontano e fanno emergere la bellezza e l'attualità della figura di Gesù. Il Vangelo di Marco è il più antico e il più breve tra i quattro vangeli. Autore del testo, secondo la tradizione, è Marco che intorno al 70 d.C. avrebbe raccolto e messo per iscritto la testimonianza dell'apostolo Pietro, dando vita così ad un genere letterario originale. È forse il testo dei Vangeli più sorprendente e affascinante perché la figura di Gesù appare in tutta la sua provocante misteriosità e nella sua coinvolgente originalità.Coda accompagna il testo con una lettura e analisi puntuali con l'obiettivo di raccontare al cuore e alla mente del lettore la figura, l'annuncio, la vicenda di Gesù in persona facendo emergere la bellezza e l'attualità del suo messaggio.
Prendendo spunto da un sermone di san Bernardo di Chiaravalle, il libro si divide in 3 parti che ripercorrono la venuta tra noi del Verbo di Dio: la prima venuta nella debolezza della carne; la seconda, intermedia e attuale, nella potenza dello Spirito; l'ultima, alla fine dei tempi, nella maestà della gloria. Un'intervista esclusiva all'archimandrita Gabriel Bunge - eremita di grande discernimento spirituale, profondo conoscitore dei Padri del deserto impreziosisce il volume prima della sezione conclusiva in cui si trova una ricca antologia di preghiere patristiche e medievali. "Le pagine che don Michele e don Simone offrono ai lettori sono d'aiuto per vivere l'Avvento che è il tempo liturgico più adatto per fare esperienza del tempo secondo lo Spirito. Le parole di tanti maestri dello Spirito di ogni tempo e anche del nostro tempo, come Bunge e altri, ci consigliano e ci guidano non solo come apprezzabili citazioni, ma piuttosto come voci amiche di persone vive che ci parlano e ci ascoltano e pregano per noi. Questa è infatti la comunione dei santi. È per questo che siamo grati a don Michele e a don Simone." (Dalla prefazione di mons. Mario Delpini).
Questo scritto vuole essere un'opera di grande speranza, perché Gesù Cristo non ha mai smesso e mai smette di offrire all'uomo la vera libertà. Oggi di libertà si parla tanto, con variegate ideologie che schiavizzano ancora di più la persona umana abbandonandola alle sue prigionie. È Cristo a donare all'uomo contemporaneo - stanco, infelice, egoista, ingordo? - non solo un senso autentico e genuino della libertà, ma la liberazione stessa.
«Una dogmatica ecclesiale - sono parole di Barth - deve essere cristologica nel suo insieme e in ciascuna delle sue parti. Perché il suo unico criterio è la Parola di Dio rivelata, testimoniata dalla Sacra Scrittura e predicata dalla Chiesa; e questa Parola rivelata si identifica con Gesù Cristo». Helmut Gollwitzer, che ha curato e introdotto l'antologia, è riuscito a trarre dalle oltre novemila pagine dei tredici volumi della Kirchliche Dogmatik una serie di testi coordinati che esprimono esaurientemente il senso nuovo dell'impresa teologica barthiana ed espongono, con notevole precisione, le dottrine fondamentali del teologo di Basilea. L'edizione italiana è preceduta da un ampio studio monografico di Italo Mancini, che presenta una compiuta ricostruzione critica dell'itinerario barthiano e ne fissa succintamente la linea storiografica, non solo attraverso la concatenazione esegetica di quasi tutte le opere di Barth, ma tenendo anche conto delle più importanti proposte critiche di filosofi e teologi.
Sommario
Il pensiero teologico di Barth nel suo sviluppo (I. Mancini). Nota bibliografica. Introduzione (H. Gollwitzer). I. La rivelazione. II. Gesù Cristo. III. Il male. IV. La bontà della creazione. V. La determinazione dell'uomo. VI. Agape e eros. VII. Uomo e donna.
Note sull'autore
Karl Barth (1886-1968) è, dopo Lutero e Calvino, il teologo più decisivo della confessione protestante. Fu pastore nella parrocchia di Safenwil tra il 1911 e il 1921 e poi professore a Gottinga, Münster, Bonn (da dove fu espulso dal regime nazista nel 1935) e Basilea. Fra le sue opere, oltre 400, si ricordano: Der Römerbrief (1911, 1921); Die kirchliche Dogmatik (1932-1967), in tredici volumi, rimasta incompiuta; Fides quaerens intellectum. Anselms Beweis der Existenz Gottes (1931), considerato il suo discorso del metodo teologico; Die protestantische Theologie im. 19 Jahrhundert (1947).
Il libro richiama l'attenzione su un aspetto spesso dimenticato della fede cristiana, cioè la relazione di Dio con tutte le cose. Di tale vincolo si parla nel Credo, fin dal suo inizio e per ben due volte, non solo in riferimento al Padre Creatore, ma anche al Figlio. Senza le cose la vita feriale e festiva dell'uomo non sarebbe nemmeno immaginabile e senza il patto (e l'impatto) tra mano e cose non si darebbe nessuna presa, ripresa, apprendimento, comprensione, impresa. In breve: non si darebbe l'uomo e il suo agire. Se risulta impossibile agire senza cose, parafrasando la tagliente espressione dell'apostolo Giacomo si potrebbe affermare che "la fede senza le cose è morta". Presentazione di Pierangelo Sequeri.
Chi era la singolare figura che ha dato il nome al cristianesimo? Come moltissimi altri cattolici prima del concilio, Küng è cresciuto con l’immagine di Cristo tramandata dalla tradizione: il Figlio di Dio assiso in trono, frutto di una “cristologia dall’alto”. Ma il vero Gesù Cristo il battagliero teologo svizzero lo ha conosciuto dopo i suoi studi romani, attraverso la moderna esegesi: “dal basso” ovvero “dalla prospettiva dei suoi primi discepoli ”, come reale figura della storia. “L’essenza del cristianesimo, infatti, non è nulla di astrattamente dogmatico [...] bensì è da sempre una figura storica viva”: Gesù Cristo. È lui il fondamento dell’autentica spiritualità cristiana. A lui dobbiamo ispirarci per il nostro rapporto col prossimo e con Dio stesso. Ed è a lui che la Chiesa deve riferirsi; è il suo vissuto – ciò che ha predicato, combattuto e patito – che deve diventare il criterio di orientamento e di vita; è alla verità storica delle origini che occorre tornare per combattere le amnesie, le dissimulazioni e gli occultamenti correnti.
In questo libro Hans Küng affronta il tema a cui ha dedicato la sua vita di studioso e di cristiano, già portato alla luce nella sua opera capitale Essere cristiani: il Gesù storico così come lo incontriamo nel Nuovo Testamento, nei tratti essenziali del suo annuncio, del suo comportamento e del suo destino unico. Lo annuncia agli uomini e alle donne di oggi come una figura viva del nostro presente.
«Possiamo dirci ancora cristiani?» è il titolo proposto da Benedetto Croce per questo classico del pensiero filosofico, nel quale Piero Martinetti risale alle radici del messaggio di Gesù e s’interroga, prima ancora che sull’attualità del Cristianesimo, sul significato e sul valore della religione. La religione che «vive nelle anime, e non nel mondo», che può essere raggiunta compiutamente solo attraverso la ragione e che persiste nei cuori nonostante i dogmi che deprimono l’intelligenza e gli arbitri dell’istituzione ecclesiastica. Nonostante sia il risultato di un percorso di studio e ricerca interiore che abbraccia tutta la vita del filosofo, per comprendere appieno Gesù Cristo e il Cristianesimo è utile ricordare le condizioni in cui l’opera ha preso forma. Nel 1926 un provvedimento fascista interrompe il IV Congresso filosofico nazionale, presieduto da Martinetti e centrato su temi religiosi. L’anno successivo il suo corso di Cristologia all’Università di Milano viene portato faticosamente a termine tra disordini e intimidazioni. Il libro, che sarà pubblicato privatamente nel 1934 e subito messo all’indice dalla Chiesa e sotto sequestro dal regime, nasce da qui: dallo sviluppo di un ciclo di studi e dall’urgenza di reagire alla deriva, morale prima che politica, rappresentata dal fascismo. Alla fine del 1931 Martinetti è tra i pochi docenti universitari che rifiutano di giurare fedeltà al regime di Mussolini – «Col giuramento che mi è richiesto verrei a smentire tutta la mia vita» – e si ritira nella piccola casa di Spineto, dove rimarrà fino alla morte, studiando e scrivendo. L’edizione definitiva di Gesù Cristo e il Cristianesimo uscirà postuma nel 1949. Per sostenere le sue tesi, Martinetti ricorre alla Storia, a quelle che allora erano le nuove tendenze dell’esegesi biblica e che, attenuandone la funzione di rottura, collocavano la predicazione di Gesù nella tradizione ebraica e nell’ambiente ellenistico in cui si era sviluppata e diffusa. Procede quindi a una sistematica rilettura dei Vangeli sinottici, portando avanti anche una rigorosa opera di distillazione dalle stratificazioni del dogma e della leggenda, dai miracoli e dalle guarigioni, simboli inessenziali alla purezza del pensiero cristiano. Gesù è l’ultimo dei profeti ebrei, il nemico dei ritualismi, un Gesù filosofo, esempio e maestro di vita, un uomo che affronta con coraggio il suo destino e trova – attraverso l’amore per Dio e per il prossimo alla luce della ragione – la vera sapienza, la comunione con l’assoluto. Ma, già con Paolo e poi diffondendosi tra le masse e diventando copertura di una «meravigliosa istituzione finanziaria» (la Chiesa), la religione si degrada a superstizione e sopravvive solo in pochi anonimi uomini liberi e in alcune correnti di matrice gnostica. È la «chiesa invisibile», minoranza di perseguitati e di eretici che, nei secoli, ha saputo rimanere fedele all’autentica sapienza di Gesù: una fede morale che opera il bene in piena libertà, senza aspettare premi. La filosofia di Piero Martinetti, lontana com’è dagli automatismi ormai sterili del dibattito «fede contro ragione», si propone al lettore contemporaneo forte di un’irriducibile alterità intellettuale che la rende oggi più che mai attuale e necessaria.
È il primo testo di Peguy dopo la conversione al cattolicesimo. A tema la scristianizzazione del mondo moderno (la prima epoca non cristiana dopo Cristo) e lo stupore del cristianesimo inteso come avvenimento. Lo spunto: Clio, la storia, passa il tempo a cercare tracce dell'evento dell'incarnazione, il momento di tempo in cui l'eterno si è intersecato con il temporale, mentre una ragazzina (Véronique), tira fuori il suo fazzoletto e raccoglie una traccia di Gesù. È capitata nel momento giusto. Mentre colei che vuole arrivare al cristianesimo attraverso i documenti, la dottrina, il pensiero, è sempre in ritardo.