Prendendo spunto da un'esperienza autobiografica, l'autrice mette nero su bianco le parole di un genitore che non vuole che l'unico effetto dell'incontro con la realtà della mafia da parte dei ragazzi, sia un sentimento d'impotenza. Inizia così un serrato dialogo con i giovani: che cos'è la mafia? Da dove trae il suo potere? Perché è così difficile da sconfiggere? L'autrice cerca di smontare in primo luogo il dogma dell'invincibilità della mafia e ne ricostruisce lo sviluppo storico: il medioevo feudale e l'alleanza tra mafia e DC, l'affaire Milazzo, l'omicidio De Mauro, la misteriosa morte di Mattei, i legami con la massoneria, il generale Dalla Chiesa, le rivelazioni di Buscetta e un accenno a Falcone e Borsellino.
L'autore sottopone il progetto di "Trattato costituzionale europeo" a un test decisivo: punto per punto, lo confronta con il metro dei principi della democrazia liberale, facendo apparire chiaramente le strutture autoritarie che segnano l'insieme del progetto. Il nodo centrale sta nel groviglio di poteri governativi ed economici in seno alle istituzioni dell'Unione Europea. Nella tradizione del liberalismo originario, questo libro inoltre presenta proposte costituzionali per una "rivoluzione europea". Una democrazia europea ed un mercato interno realmente libero, senza posizioni di monopoli e oligopoli economico finanziari, conglomerati nemici della libertà, possono diventare realtà, eliminati costituzionalmente i monopoli finanziari.
Un saggio lucido, polemico, chiaro, sulle ragioni della nostra Costituzione, sulla sua distorta applicazione, sui dibattiti antichi e recenti in merito alla riforma, sull'ultimo disastroso progetto di stravolgerla. Michele Ainis insegna Istituzioni di diritto pubblico nell'Università di Teramo. Oltre all'impegno accademico, svolge un'intensa attivita di edirorialista.
Contro, o meglio fuori dei grandi modelli classici - liberalismo e marxismo innanzitutto - ma anche diversamente dai paradigmi influenti di Carl Schmitt e di Hannah Arendt, l'ipotesi qui messa in campo, sulle orme di Foucault, propone una lettura discontinua e reversibile dei passaggi che nel corso di almeno due secoli hanno caratterizzato la relazione, complessa e contraddittoria, tra economia, politica e vita. (Dalla Prefazione di Roberto Esposito)
L'attuale politica estera americana fonda le sue radici in un dibattito che si è svolto tra gli anni Sessanta e Settanta, quando le certezze della guerra fredda cominciarono a venir meno. Fu allora che Henry Kissinger, consigliere per la sicurezza nazionale di Nixon e poi segretario di Stato, articolò una nuova strategia e un nuovo discorso di politica estera fondati sul rigetto delle crociate globali e su un approccio dichiaratamente realista. Questo saggio analizza l'ascesa e il declino della strategia di Kissinger divenuta nel corso degli anni sempre più oggetto di contestazione sia da parte della destra repubblicana sia da parte di alcuni esponenti del mondo politico e intellettuale democratico, che sarebbero divenuti noti come neoconservatori.
All'orizzonte si profila una svolta epocale negli equilibri geopolitici e nel quadrante dell'economia mondiale che rappresenta per l'Europa un'autentica nemesi storica, la rivincita dell'Asia nei suoi confronti. Numerosi segni lo lasciano presagire: la Cina affianca il Giappone nel ruolo di potenza industriale, l'India è in ascesa, si va cementando l'integrazione economica tra questi giganti e le 'piccole Tigri' del Sud-Est asiatico. Lo racconta Valerio Castronovo in questa grande opera di sintesi che ricostruisce la curva fluttuante delle relazioni economiche e politiche fra Oriente e Occidente dal Quattrocento a oggi.
Il discorso con cui John F. Kennedy inaugurò la propria presidenza è considerato uno dei momenti memorabili della politica americana e mondiale del Novecento. Proprio quando gli Stati Uniti temevano una nuova guerra e dovevano fronteggiare gravi problemi interni, parole come "non chiedete al paese ciò che può fare per voi, ma chiedetevi che cosa potete fare voi per il vostro paese" aprirono un nuovo corso storico e ispirarono un'intera generazione, infondendo nei cittadini speranza e ottimismo. Il libro è il resoconto dei giorni che precedettero il discorso d'insediamento alla Casa Bianca e degli sforzi del neoeletto presidente per trovare le parole giuste che esprimessero le sue grandi ambizioni.
È l'alba del 24 gennaio del 1979. Le Brigate rosse uccidono il sindacalista Guido Rossa, che aveva provato a rompere il clima di omertà che regnava nelle fabbriche intorno ai terroristi. Quasi trent'anni dopo la figlia prova a capire che cosa quel giorno è veramente successo e lo racconta in questo libro. Chi era suo padre? Nessuno aveva mai chiarito il segreto di quell'omicidio: compagni di partito, operai, magistrati, carabinieri. Ed ex brigatisti: anche coloro che parteciparono all'azione armata.
Nel 1972 il giovane diplomatico Enrico Calamai viene inviato dal Ministero degli affari esteri in Argentina con la carica di viceconsole. La comunità italoargentina è forte, variegata e ben integrata. Nel 1974, poco dopo il golpe cileno, Calamai viene spedito a Santiago del Cile: l'ambasciata si è riempita di rifugiati di origine italiana (450 persone) che chiedono un asilo politico che il governo italiano non vuole concedere per non pestare i piedi all'esercito cileno e agli americani. Calamai, invece, aiuta i rifugiati: mette a punto una strategia che consente loro di scappare in Italia. Il periodo cileno è un'esperienza fondamentale per il giovane diplomatico.
Una raccolta di scritti rivoluzionari, da Robespierre a Marx, Gramsci, Bakunin e gli anarchici italiani, Lenin, Trotzkij, Mao Tzetung, Che Guevara... con i canti della rivoluzione, dalla Marsigliese ad Hasta siempre comandante. Miti, icone entrate nel nostro immaginario collettivo. Pensieri scomodi che testimoniano la forza di chi, nel bene e nel male, voleva cambiare il mondo, sognando l'impossibile.
È davvero in atto un'offensiva tradizionalista dai tratti clericali che impedisce in Italia l'adozione delle riforme civili dei moderni paesi occidentali? Massimo Teodori con l'occhio dello storico e la verve del polemista laico ripercorre le ultime tappe dell'antimodernismo antiliberale: fecondazione assistita, coppie di fatto, bioetica, aborto, terrorismo, radici cristiane, Stato e Chiesa. Ma la responsabilità di un ritorno a un fosco passato non è di papa Ratzinger e del cardinale Ruini che fanno aggressivamente il loro mestiere. E piuttosto di quei politici che abdicano alla loro autonomia e inseguono la Chiesa per ottenerne i favori.
Antonio Meucci è il geniale ideatore del telefono che non riuscì a trarre alcun beneficio dalla sua invenzione. A più di un secolo di distanza, si può dire che la sindrome di Meucci abbia colpito l'Italia intera. Mentre tutto il mondo scopre l'importanza della qualità di vita e della dimensione estetica, mentre i grigi computer si trasformano in oggetti di design, mentre perfino gli inglesi imparano a mangiar bene, da noi si parla di declino irreversibile. Nel nuovo capitalismo culturale, sostiene l'autore, gli italiani dovrebbero muoversi con la sicurezza di tanti piccoli Scarface, anziché arrovellarsi in una crisi che è prima di tutto psicologica e culturale.