La bellezza, l'estetica, in particolare l'estetica musicale, hanno qualcosa di essenziale da offrire alla riflessione teologica ed etica. Aiutano le persone a sviluppare maggiore empatia verso gli emarginati, resistenza verso le ingiustizie e solidarietà con tutto il creato.
Come ben sapevano i predicatori medievali, delle due grandi leve del comportamento umano - la paura del castigo e la speranza del premio - la più efficace era la prima. Di qui, allora, lo sviluppo di immagini dell'Inferno che fra Tre e Quattrocento sono sempre più complesse e crude, così da turbare gli animi e smuovere le coscienze. Ma in che direzione? E a quale scopo? La domanda è assai meno scontata di quanto non possa apparire. Dal momento, infatti, che gli exempla negativi avevano senso solo in funzione di quelli positivi, il grande teatro dei reprobi si prestava anche ad una lettura al contrario, in cui le figure dei peccatori, lungi dal costituire solo un terribile ammonimento, indirizzavano il fedele verso atteggiamenti speculari e opposti a quelli puniti. La critica si faceva insomma proposta, complici le scelte iconografiche di artisti e committenti (comunità, privati, confraternite, ordini religiosi, ecc.), che attraverso il tema dell'Inferno potevano esprimere i propri ideali di convivenza civile.
Un viaggio dalle catacombe all'arte contemporanea, dall'Oriente all'Occidente europeo, con un'apertura sull'arte extra-europea (Asia, Africa, America), per raccontare un evento fondatore della storia cristiana. Il Battesimo di Cristo, ricevuto all'età di circa trent'anni e raccontato dai quattro Vangeli, mette fine al lungo silenzio sulla vita a Nazareth - il precedente episodio raccontato era il Ritrovamento tra i Dottori del Tempio all'età di dodici anni - e rappresenta il portico d'ingresso sul successivo digiuno nel deserto per quaranta giorni, al quale seguirà il ministero pubblico, che lo condurrà alla Passione, Crocifissione e Resurrezione. Il Battesimo gli fu amministrato, su sua richiesta, dal cugino diventato eremita nel deserto e predicatore, Giovanni Battista, che inizialmente rifiutò dichiarandosi indegno e infine obbedì, imponendogli la mano sulla testa o compiendo un gesto di unzione, mentre Gesù si immergeva nel fiume Giordano. In quel momento ebbe luogo una solenne teofania: lo Spirito Santo scese su Cristo mentre la voce del Padre lo designò come il Figlio prediletto. Questo momento inaugurale costituisce una sorta di archetipo del sacramento che ricevono tutti i battezzati "nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo" in occasione del Battesimo che li ammette come membri della Chiesa.
Il testo analizza tredici icone mariane, fra le più antiche e venerate nella Chiesa orientale e occidentale. Le icone sono descritte dall'autrice in chiave teologico-artistico-spirituale per proporne una lettura che guidi a scoprirne il profondo significato dottrinale e, nello stesso tempo, la bellezza iconografica. Tale bellezza è quella che conduce, gradualmente, coloro che guardano queste icone, a entrare in una dimensione "altra", spirituale, ovvero pervasa dalla stessa pienezza di relazione nello Spirito Santo che ha guidato gli iconografi a "scrivere" ciascuna icona. E quindi a poter iniziare quel dialogo interiore con il Dio uno e trino, la preghiera contemplativa, cui l'immagine rimanda.
Queste pagine presentano sotto il profilo teologico quell'ambito esperienziale che è la musica. La musica è linguaggio singolare che, oltre ad essere altamente espressivo, si mostra "universale" perché capace di affratellarci; è linguaggio che come nessun altro sa far percepire il Mistero nella dimensione simbolico-estetica dell'arte. Non c'è espressione dei sentimenti umani più grande della musica. Sulla sua magia hanno riflettuto tanti uomini e donne di cultura lungo la storia (matematici e filosofi, musicisti e teologi...), aspirando a decifrare le orme della Bellezza che si rivela nella "teofania" dei suoni. Sulla loro scia, questo studio - nato dall'esperienza didattica - si pone a sua volta l'obiettivo di introdurre a un discorso teologico sull'intero fenomeno musicale, dalla sua genesi ispirativa fino alla sua realizzazione scritta, dalla sua esecuzione al relativo riscontro sull'uditorio, quale recezione contemplativa entro le categorie estetiche dell'arte. «La riflessione non si restringe all'ambito della musica sacra o della musica liturgica. Allarga, invece, l'orizzonte speculativo al "fenomeno musicale" in senso lato, là dove appaiono con evidenza possibili incidenze spirituali» (Sergio Militello).
L'autore offre un itinerario di approfondimento della figura di Giovanni, il discepolo amato, a partire da otto opere d'arte. Vi si trova la pagina biblica che ha ispirato l'artista, un commento artistico-spirituale dell'opera, spunti e riflessioni per un approccio vocazionale. Una proposta particolarmente adatta per adolescenti e giovani.
L'approccio dell'architetto verso la progettazione di una chiesa, prefigurazione spaziale e sensoriale della Gerusalemme celeste, deve giocoforza superare le dinamiche proprie del disegno di un edificio civile: oggi come ieri, l'architettura di una chiesa deve essere in grado di dimostrare a chi è entrato nell'edificio che ha varcato il fanum, ha superato la soglia del sacro. I quattro saggi che compongono questo libro, solidamente costruiti attorno al dettato della Scrittura e al magistero della Chiesa, si propongono come spunti di meditazione su alcuni degli elementi essenziali attorno ai quali sviluppare il progetto di costruzione o adeguamento di un edificio di culto: la musica, la luce, i poli liturgici, le proporzioni.
La collana "Lo Spirito del cinema" che Fondazione Ente dello Spettacolo battezza con questo testo del cardinale Gianfranco Ravasi si propone di indagare la testimonianza cinematografica nel suo rapporto con l'esperienza del Sacro. È una vena ricca e generosa che caratterizza da sempre la produzione filmica: a volte è marcatamente visibile, più spesso - ed è fonte di maggiore interesse - scorre e anima dall'interno un'opera: l'autore la narra con le sue storie e la offre alla risonanza della vita dello spettatore più accorto. È alla sensibilità umana, alla competenza teorica, alla ricchezza di sguardo di teologi, filosofi e maestri di estetica che chiederemo saggi brevi per offrire mappe e percorsi di navigazione per incamminarsi sulle tracce del Sacro nel cinema. Iniziamo l'inedito cammino fondando la condizione di possibilità di questo percorso. «Nelle Scritture cristiane e nella Tradizione - scrive nel libro il Cardinale Gianfranco Ravasi - la domanda di fondo sulla rappresentabilità del sacro è subito evasa in senso favorevole, non solo perché il linguaggio teologico è di sua natura simbolico e analogico, ma anche perché il cristianesimo ha nel suo cuore l'Incarnazione che vede nel volto umano di Gesù di Nazareth una eikôn, un'icona, un'immagine del Dio invisibile». Ogni pubblicazione si interrogherà sullo statuto teologico del cinema proponendo due vie per avvicinare questa alta vetta: il sentiero dell'analisi filmica e quello delle diverse discipline della riflessione credente.
Il volume esamina in modo dettagliato tutti i tipi iconografici della grande tradizione bizantina e russa. Ogni icona viene spiegata attraverso precise didascalie accompagnate da frecce che selezionano e indicano il particolare descritto. Scorrendo l'indice si va dagli Angeli ai Patriarchi e ai Profeti biblici, ai protagonisti dell'Antico e del Nuovo Testamento. Al centro l'icona di Cristo e della Madre di Dio. Poi nell'ordine le festività liturgiche, gli Apostoli, i martiri, i santi della tradizione greco-ortodossa e slava. Ogni tema è trattato con un breve capitolo introduttivo corredato da voci in cui vengono rubricate la festa, il titolo, le fonti, un testo della liturgia o della letteratura che si riferisce a quell'icona.
Come una folla di altri visitatori, anch’io ho sostato affascinato, per certi versi persino abbacinato, di fronte a quella straordinaria distesa musiva di 6340 metri quadri e 130 pannelli iconografici che rendono la cattedrale di Monreale uno dei capolavori ineguagliabili, espressione altissima di quella «diaconia della bellezza», che dà il titolo a questo volume e ne costituisce quasi il motto e l’insegna. Immagini del mistero della fede, segni mistagogico-liturgici, forme nobili di catechesi, i mosaici di Monreale continuano a parlare a tutti con una loro pedagogia visiva spirituale ed esistenziale. E questo avviene all’interno di uno spazio e di un’architettura di pietre che, però, è simile a un corpo vivente, la cui esistenza è iniziata nel 1174 col normanno Guglielmo II, avrà il suo battesimo nella consacrazione del 1267 e, come accade per tutti i corpi, ha subìto nei secoli malattie e ferite, ossia incendi, restauri, trasformazioni, protesi, secondo una biografia complessa che tuttavia non ha mai sfigurato la sua gloriosa identità. C’è un sottofondo armonico che pervade questo gioiello di fede e di arte, ed è la bellezza, secondo quella che nel Medio Evo era denominata la via pulchritudinis, nella consapevolezza che l’arte abbellisce e illustra la fede.
(dalla «Prefazione» del card. Gianfranco Ravasi)
Il volume prende di mira il dato estetico e quello religioso, nel punto dove uno interseca l’altro, mostrando il loro stretto rapporto, che non si può risolvere in una semplice identità, ma neppure sono reciprocamente estranei. La riflessione deve fare i conti con situazioni critiche e con una estrema diversità ermeneutica, che poi apre in realtà una straordinaria molteplicità di percorsi. In ambito teologico la prospettiva estetica ha offerto già in tempi recenti studi di alta qualità. Sovente tali proposte si sono fermate ad un livello per lo più di carattere epistemologico, non hanno avuto un grande riflesso nella formazione teologica, e hanno conosciuto sviluppi differenziati. Il nostro libro con i suoi otto contributi non potrebbe avere la pretesa di chiudere la questione e neppure di dare una visione esaustiva della prospettiva estetica in teologia, ma vuole attirare l’attenzione ad un ambito di produzione che nei tempi recenti si dimostra molto vivace, e tuttavia può rimanere lontano dai nostri pensieri.
Per un annuncio del Vangelo con arte
Quanto impegno dedichiamo a un approfondimento serio sull’importanza delle immagini, specialmente di quelle artistiche, in ambito pastorale? In quale misura l’arte può giocare un ruolo importante nella scoperta/riscoperta della fede oggi? Perché? A quali condizioni? A tali domande prova a rispondere questo volume, accompagnando il lettore in una foresta di bellezze, un’eredità impressionante di opere d’arte, la maggior parte delle quali legate al Cristianesimo, di cui costituiscono espressioni meravigliose a livello storico e culturale. Siamo dunque interpellati a riflettere sul rapporto tra l’arte e l’annuncio del Vangelo, facilitati oggi dalle nuove tecnologie, che ci permettono di disporre facilmente di riproduzioni e strumenti multimediali per la didattica catechistica. Vengono qui raccolte le esperienze realizzate in numerosi incontri, corsi e laboratori dai due autori, rispettivamanete una storica dell’arte e docente di materie artistiche e un docente di pastorale presso gli ISSR e gli Atenei pontifici.