Perché "A tavola nel convento del santo"? Perché è lì che ci porta il manoscritto n. 9, compilato da un umile e quasi ignoto cuoco al servizio della comunità. Poco sappiamo di lui: proveniente da un piccolo borgo del Trentino, con qualche difficoltà di scrittura, egli annota nel suo quaderno cibi e vivande che prepara a pranzo e cena per i frati del convento, e per le altre numerose persone spesso ospiti presso la comunità francescana di Padova. Il cuoco tuttavia non scrive solo di gastronomia, ma anche di eventi e personaggi che attirano la sua attenzione, lasciando così testimonianze di grande interesse per la storia sociale e religiosa di quegli anni, i primi decenni dell'Ottocento. Riguardo alla descrizione dei menu quotidiani si può dire che il documento è fino ad oggi l'unico riguardante la storia della cucina padovana del periodo. Il manoscritto ci consegna dunque una cucina fortemente legata al territorio e ai prodotti stagionali, spesso provenienti da proprietà del convento; abbonda il riso, usato quotidianamente insieme alla pasta per le minestre, mentre pesci, uova, formaggi e verdure sono consumati nei giorni di magro. Non mancano eventi più o meno lieti: celebrazioni legate al culto del Santo, presenza di celebri predicatori, ma anche la paura dell'incipiente epidemia di colera, o i danni che la città subisce per temporali e grandinate eccezionali. Il tutto descritto con garbo e umiltà, e ravvivato da velate "riflessioni" personali che danno al testo gradevole vivacità.
Sempre occupati a districarci tra mille impegni - casa, famiglia, lavoro, imprevisti - quante volte abbiamo cenato a base di pasta in bianco e tonno in scatola perché non avevamo proprio il tempo per preparare niente di meglio? Quante volte, stanchi di questi menù deprimenti, avremmo voluto lanciare un SOS che arrivasse alle orecchie giuste, a un ideale "pronto soccorso cena" che facesse comparire in tavola pranzi degni di questo nome, sani e gustosi nel tempo di uno schiocco di dita? Finalmente il segnale di allarme è arrivato a destinazione: Benedetta Parodi ha inventato per noi le perfette ricette "salvacena", ovvero quelle che in 15 minuti ci permettono di preparare piatti semplici ma buonissimi e - perché no - anche di grande effetto. Ma Benedetta ha pensato anche a chi di tempo ne ha un po' di più e ha dato vita a un manuale di facile consultazione che va incontro a ogni esigenza, organizzato in modo che sia sempre comodo trovare ciò che si cerca. Gli antipasti, i primi, i secondi e i dolci sono ordinati per tempo di realizzazione: da quelli che si preparano in un quarto d'ora, ai piatti da 30 minuti, fino a quelli un po' più elaborati da fare quando si ha più di mezz'ora a disposizione. E grazie ai ricchissimi indici degli ingredienti, delle portate e dei tempi di preparazione ci vorrà un attimo per trovare la ricetta che fa al caso nostro. E Benedetta non si è fermata qui: per la prima volta, infatti, tutte le ricette sono illustrate da fotografie scattate da lei.
"Piatti leggeri" contiene 100 ricette dedicate a chi vuole preparare piatti completi e saporiti all'insegna della leggerezza. Le preparazioni, divise in verdure, pasta & co., pesce e carne, sono l'ideale per un'alimentazione varia, completa e al tempo stesso sana e leggera.
Noto volto del Gambero Rosso Channel, Giorgio Barchiesi, in arte Giorgione, ha deciso di scrivere il suo primo libro di ricette "laide e corrotte". Le varie terre che lo hanno ospitato fanno dei suoi piatti una commistione di aromi e sapori spesso inusuali e a volte classici. Così il nostro chef, noto per il suo umorismo, la sua bravura ai fornelli e la sua stazza, presenta un libro che raccoglie ottanta ricette divise per stagione: dai "profumi" della primavera ai "sapori di sole" dell'estate, dal "tempo della raccolta" autunnale alle ricette del "grande freddo" invernale. Mantenendo così il filo conduttore delle sue serie televisive: "Giorgione orto e cucina", "Giorgione porto e cucina" e "Giorgione, monti e cucina", il nostro chef ci regala un estratto della sua esperienza e del suo modo di interpretare la cucina.
Da trent'anni il vino italiano ha conosciuto una rinascita che lo ha portato ai vertici in tutto il mondo. Fino a generare mitologie e riti insopportabili. Daniele Cernilli di questa storia è stato testimone attivo. Ha frequentato i protagonisti di oggi quando erano giovani con un sogno e basta. È stato poi la Guida dei vini del Gambero Rosso. Oggi è il sorridente, competente Doctor Wine. E ha deciso che era tempo di fare un bilancio. Di raccontare la verità, la storia di quei ragazzi e ragazze che "fecero l'impresa". E insieme distillare, da trent'anni di incontri cantine assaggi e valutazioni, una guida utile per chi vuole orientarsi tra prezzi e bottiglie famosissime o sconosciute. Per chi cerca una qualità indiscutibile, ma senza timore reverenziale verso nessuno, e liberandosi allegramente di ogni dipendenza dalle mode.
Rossi, bianchi, rosati, fruttati o decisi, con sentore di vaniglia, agrumi o cioccolato. La tassonomia dei vini è spesso, per i non addetti ai lavori, un arsenale di definizioni da maneggiare con prudenza. Ci si avvicina in punta di piedi e si varca con soggezione la soglia dell'enoteca, rassegnati a lasciarsi spennare dall'esperto di turno perché, si sa, il vino "costa". E invece no! Questa guida aiuta i lettori a identificare un "percorso sicuro" attraverso le migliaia di piccole e grandi etichette italiane e offre una selezione di ottimi vini regionali a prezzi low cost. Un viaggio affascinante da nord a sud, in cui ogni regione è un mondo da scoprire, ricco di tesori spesso mai svelati o raccontati. A ciascuno dei 194 vini presentati nella guida è dedicata una scheda con descrizione, fascia di prezzo, localizzazione geografica e abbinamenti consigliati. Il tutto in un linguaggio facile e accessibile. A voi non resta che brindare!
"I vini previsti dal disciplinare per questa zona sono il Valpolicella, l'Amarone e il Recioto; sono tutti uvaggi, ottenuti da vitigni autoctoni, e radicati da così tanto tempo in queste valli che già Plinio il Vecchio, nel primo secolo d.C, commentava: 'Avevano un tale amore per la propria terra che, trapiantate in altre zone, perdevano tutta la loro fama e la loro qualità'." Dentro ogni sorso di vino c'è una storia. E andar per cantine è il modo migliore per conoscerla. Visitando i territori in cui il vino cresce e acquista il suo carattere (i colori, i profumi, la luce...). E incontrando i vignaioli che lo producono, la loro passione, la loro fatica, la loro follia. Questo libro, nato da un blog di successo, è un viaggio per vigne e per cantine fatto da un appassionato come tanti, ma con un talento speciale per le immagini e le parole che servono a raccontare le storie. Mauro Fermariello ha incontrato, intervistato e fotografato realtà diverse, dalle più famose aziende internazionali ai piccoli produttori, e di ciascuno di loro ha colto un tratto, un'anima, un sapore. Gli stessi che possiamo ritrovare poi dentro i loro vini.
Il primo menù completo che compare nella Bibbia viene descritto nel libro della Genesi e riguarda il cibo che Abramo offre ai suoi ospiti, poi rivelatisi di natura divina: focacce di fiore di farina probabilmente impastate con olio; tenera carne di vitello; latte acido che fa pensare allo yogurt; latte fresco come bevanda. L'ebraismo, che esprime la più corposa legislazione alimentare mai conosciuta in nessun'altra religione, non è vegetariano anche se distingue animali leciti e proibiti, fissa norme rituali ben precise per l'uccisione e l'eliminazione del sangue e proibisce di cucinare insieme latte e carne. Al contrario delle religioni dell'Oriente e dell'islam, la religione ebraica non conosce divieti per quanto riguarda il vino e si limita a condannarne l'eccesso. L'autore parte da una presentazione generale per poi illustrare le norme alimentari, con gli aspetti teologici e le questioni ancora aperte. Chiude con alcune ricette di facile preparazione, con cui chiunque può cimentare le proprie capacità di "dialogo gastronomico".
Diversamente da altre religioni, il cristianesimo non distingue cibi puri e cibi impuri, non classifica gli animali in leciti e proibiti o le bevande in consentite e vietate. San Paolo invita a consumare ogni genere di pietanza senza temere ripercussioni spirituali, purché ogni alimento sia preso ringraziando Dio. La libertà gastronomica del cristianesimo, che ne ha indubbiamente favorito la diffusione in tutto il mondo, non impone dunque l'obbedienza alimentare e non impone neppure il vegetarianesimo: è infatti consentito il consumo di ogni tipo di carne senza alcuna limitazione se non quella legata ad alcuni giorni e a un periodo dell'anno liturgico.
L'autore parte da una presentazione generale per poi illustrare le norme alimentari, con gli aspetti teologici e le questioni ancora aperte. Chiude con alcune ricette di facile preparazione, con cui chiunque può cimentare le proprie capacità di "dialogo gastronomico".
Sommario
La religione. Le norme alimentari. Gli aspetti teologici. Questioni aperte. Le ricette.
Note sull'autore
Massimo Salani è docente di Storia delle Religioni e Patrologia allo Studio Teologico Interdiocesano di Camaiore (Lucca) e di Storia delle religioni, Patrologia e Didattica II all'Istituto Superiore di Scienze Religiose di Pisa. Con EDB ha pubblicato A tavola con le religioni (2007), vincitore del Premio nazionale di storia e saggistica di Novara, Il figlio della strada. Per una fede che accoglie (2004) e Il Maestro di tavola (2010)
Anche se ogni Paese musulmano propone aspetti gastronomici che lo differenziano dagli altri, la norma alimentare generale dell'islam proibisce il consumo della carne di maiale, uccelli rapaci, asini, muli, rettili, topi, rane, formiche e pesci privi di scaglie. Oltre ai divieti che colpiscono i cibi solidi, la tavola non contempla il vino e, più in generale, tutte le bevande alcoliche e superalcoliche. Ogni musulmano deve inoltre rispettare il Ramadan, il mese di digiuno. Non è un momento qualunque di astinenza e di preghiera, ma un periodo particolarmente intenso contrassegnato non solo dal rigore alimentare - che prevede di astenersi completamente da cibi e solidi e liquidi "prima che il sole sorga fino al tramonto" - ma da una serie di proibizioni che intendono far sentire il musulmano partecipe della comunità cui appartiene e sottomesso totalmente alla volontà di Allah. L'autore parte da una presentazione generale per poi illustrare le norme alimentari, con gli aspetti teologici e le questioni ancora aperte. Chiude con alcune ricette di facile preparazione, con cui chiunque può cimentare le proprie capacità di "dialogo gastronomico".
Ghi e panir, cioè burro chiarificato e formaggio leggero ricco di proteine, sono due ingredienti fondamentali nella cucina dei fedeli induisti, buddhisti e jainisti, che condividono, come avviene in tutte le religioni dell'India, il rifiuto di bevande alcoliche. Che cosa si mangia, quali alimenti si rifiutano e dalle mani di chi si accetta cibo cotto sono le domande che definiscono nell'induismo il posto di un uomo o di un gruppo. E mentre l'insegnamento buddhista invita alla moderazione in ogni campo della vita, compreso quello alimentare, ma consente di mangiare carne in determinate circostanze, il fondamento del jainismo risiede nel totale rispetto di ogni forma di vita creata, compreso il mondo materiale, in quanto depositaria di un'anima. La conseguenza a tavola è un rigoroso vegetarianesimo. L'autore parte da una presentazione generale per poi illustrare le norme alimentari, con gli aspetti teologici e le questioni ancora aperte. Chiude con alcune ricette di facile preparazione, con cui chiunque può cimentare le proprie capacità di "dialogo gastronomico".
La storia dei paesi del Mediterraneo, favoriti da un clima mite e fecondo, è stata segnata dalla produzione dell'olio d'oliva, tanto che diverse città sono nate e si sono sviluppate proprio grazie al commercio di questo antichissimo e pregiato prodotto della civiltà umana. Così, quando si parla di cultura mediterranea, si parla anche di cultura dell'olio: una cultura radicata e condivisa da diversi popoli, per i quali l'olivo è sempre stato oggetto di cure amorevoli e simbolo di valori preziosi. Carlos Falcò, celebre produttore spagnolo di vino e olio, ci accompagna in questo viaggio alla scoperta della cultura dell'"oro liquido", partendo dalle prime testimonianze scritte sulla coltivazione dell'olivo, risalenti al III millennio a.C., per arrivare ai giorni nostri. E quello che ci presenta è un quadro esauriente dell'"universo olio", capace di soddisfare ogni curiosità: dalle sue origini alle diverse tecniche produttive, dalle varietà esistenti alle loro numerose proprietà e applicazioni - in gastronomia, nella cosmesi, come fonte d'illuminazione -, dal significato del termine "extravergine" ai modi per riconoscere un olio di qualità superiore. Con la stessa passione con cui illustra ogni fase del processo che trasforma le olive nel più apprezzato dei condimenti, l'autore denuncia la frode che inquina parte del vastissimo e ricco mercato dell'olio, fornendo al lettore importanti strumenti per orientarlo verso un consumo consapevole.