In "Verità e menzogna" sono raccolti tre scritti di Nietzsche. Tre scritti giovanili, nei quali s'intravedono i grandi temi della maturità. C'è la distinzione tra apollineo e dionisiaco, che poi sarà al centro della Nascita della tragedia. C'è la riscoperta dei presocratici. C'è la prima e insuperata teoria della conoscenza che nega la possibilità stessa della conoscenza e propone quello scenario scettico che nella maturità approderà al nichilismo. E c'è, soprattutto, la potenza di uno stile visionario e di un temperamento esplosivo, quello stile e quel temperamento che sconvolgeranno la modernità con la forza di un terremoto.
La favola e il mito mentono? E cosa c'è dietro il concetto greco di Phantasma, "apparizione", "ombra"? La menzogna fa parte strutturalmente della cultura umana? E quali sono le sue ragioni profonde? Per esempio, molti animali si travestono, si mimetizzano, cacciano con sotterfugi e inganno, ma solo l'uomo è in grado di architettare, dal profondo della mente creativa, quella costruzione verosimile, efficace e terribile che è la menzogna.
La filosofia futura mette in questione quella che da sempre è ritenuta una evidenza assoluta, secondo la quale ogni cosa del mondo è soggetta all'eterno flusso del divenire. La filosofia futura mostra che tale evidenza è il perimetro all'interno del quale il pensiero occidentale da sempre si stabilisce, e la civiltà dell'Occidente, ormai planetaria, va manifestandosi. L'uomo va alla ricerca del rimedio contro l'angoscia del divenire perché, innanzitutto, crede che il divenire esista. Quando si inizia a mettere in discussione questa fede, si incomincia a mettere in questione la logica stessa del rimedio.
Pubblicata originariamente in due volumi (il primo uscito nel 1977, lo stesso anno della morte del filosofo, il secondo postumo nel 1984), l'Estetica è tra i testi più cospicui scritti da von Hildebrand. In quest'opera il filosofo applica i principi della fenomenologia realista ai problemi che ruotano attorno alla bellezza e alle arti. In sintonia con l'impostazione originaria del pensiero husserliano, l'intento di von Hildebrand è quello di elaborare la riflessione estetica come sapere rigoroso, certo, critico e sistematico, in relazione all'intero regno del bello.
La parabola della filosofia dell’essere nella cultura occidentale (prima parte): la sua nascita nella Grecia classica; il suo fiorire nella cultura medievale, con la riscoperta e la valorizzazione di Aristotele; la sua entrata in crisi con la modernità filosofica e con l’imporsi dei saperi scientifici; il suo tramonto, oggi, in un’epoca caratterizzata dalla frammentazione dei saperi e dal predominio delle tecnologie.
L’itinerario teoretico (seconda parte) è l’invito alla scoperta e all’appropriazione della metafisica latente, costitutiva di ogni singolo soggetto umano, con la quale è possibile giustificare tanto la ricerca di un sapere integrato nei confronti dell’universo empirico, quanto l’esigenza di una fondazione ultima, aperta al riconoscimento della Trascendenza e alla significatività dell’esperienza di fede.
Saturnino Muratore è presbitero della Compagnia di Gesù. Ha compiuto gli studi di filosofia all’Aloisianum di Gallarate e all’Università di Genova e gli studi di teologia alla Facoltà Teologica di Napoli e all’Università Gregoriana di Roma. Dal 1976 è docente di filosofia teoretica presso la Sezione San Luigi della Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, di cui dal 1984 al 1990 e dal 1999 al 2004 è stato Vice Preside. Ha pubblicato, tra l’altro, un ampio studio sulla dottrina tomista del conoscere (D’Auria, Napoli 1984), diversi saggi sulle specializzazioni funzionali in teologia e il volume L’evoluzione cosmologica e il problema di Dio (AVE, 1993). In vari periodi è stato Direttore della rivista «Rassegna di Teologia». È membro del Consiglio di Presidenza dell’Associazione Teologica Italiana.
Andrea Emo, discendente di una nobile famiglia veneta, è stato un pensatore solitario, che ha scelto la via della clausura e dell'autoesclusione dal mondo accademico. Il filosofo, per Emo, è mezzo scienziato, mezzo artista e interamente, visto che non può esservi una terza metà, sacerdote, poiché per lui la filosofia è un modo per sopportare l'atroce assurdità della vita.
Pubblicata nel 1927, "Essere e tempo" è un'opera che ha esercitato grande influenza sulla filosofia del Novecento. Heidegger non ha voluto elaborare un vero e proprio sistema concettuale ma piuttosto affrontare con radicalità le questioni originarie della tradizione filosofica occidentale attraverso gli strumenti dell'indagine fenomenologica. Il volume, con testo tedesco a fronte, è stato tradotto da Alfredo Marini: oltre all'introduzione e a una cronologia, Marini firma un saggio linguistico e un glossario dei termini-chiave e delle loro ascendenze etimologiche.
Non si può stabilire in che senso discipline quali la storia, la sociologia, l’etnologia, la linguistica siano veramente delle scienze se si pongono solo questioni di ordine metodologico. Occorre invero chiarire il concetto di spirito sviluppando una filosofia dello spirito o del mentale. A tal fine occorre superare due difficoltà. Da un lato, il concetto di spirito reclama di essere individuato. Da un altro lato, il concetto di spirito rifiuta di essere trattato interamente come il concetto di un attributo personale. Le persone manifestano nella loro condotta uno spirito, ma il "contenuto" di ciò che manifestano è, in buona parte, impersonale. Tale ambito è formato dalle istituzioni in quanto esse offrono un senso di cui i soggetti individuali possono, a loro volta, appropriarsi. Queste osservazioni permettono già di indicare perché questo libro sullo spirito porta un titolo che parla di istituzioni. La tesi di questo libro sarà proprio che lo "spirito oggettivo" delle istituzioni, per usare dei termini che questa ricerca si propone di chiarire, precede e rende possibile lo "spirito soggettivo" degli individui. Questa prospettiva è quella dell’"olismo antropologico". Introduzione di Giuseppe Padovani
"La figura di Benjamin è di quelle che si prestano più difficilmente alla definizione e collocazione critica. Saggista e critico letterario, il significato e l'intenzione dell'opera trascendono tuttavia i limiti della critica, o della storia letteraria nella accezione corrente. La sua originalità di pensatore fu piuttosto tutt'uno con la sua attività d'interprete e di critico, e si costituisce fondamentalmente solo in essa... La presente raccolta comprende proprio quelle che si possono considerare le eccezioni dell'opera di Benjamin: come il saggio su diritto e violenza, quello sulla traduzione, o il manoscritto inedito sulla lingua." (Dall'introduzione di Renato Solmi).
Un marito, sposato da otto anni. Uno scienziato del matrimonio che conosce tutte le meraviglie dell'istituzione più antica del mondo. E la difende replicando ad ogni possibile obiezione. È lui il protagonista di questo scritto di Kierkegaard. Di mestiere fa il giudice. E qui prepara un appello puntiglioso e impeccabile a favore del matrimonio. Ad uso del marito fedele. Perché solo il marito è un vero uomo. Solo il marito è un uomo felice. Diceva il filosofo Gorgia: "L'illuso è più saggio di chi illuso non è". Ma sarà proprio così?
Discepolo di Anatolio e Porfirio, Giamblico visse tra il 245 e il 335 d.C. e fu l'iniziatore della seconda fase del Neoplatonismo. A lui si richiamarono più tardi i maggiori rappresentanti delle scuole di Atene e di Alessandria, da Siriano a Proclo, da Ammonio a Simplicio. Giamblico realizzò un grandioso progetto, rivisitando e rifondando la dottrina neoplatonica di Plotino e Porfirio nel crogiolo della tradizione pitagorica. La Summa pitagorica di Giamblico, i cui trattati vengono qui presentati integralmente, e rappresenta un grande sforzo di sistemazione delle principali dottrine filosofiche sviluppatesi nell'arco dei secoli IV a.C.-III d.C.
In questo saggio, che Montaigne ha aggiunto agli altri "Essais" solo pochi anni prima della sua repentina scomparsa, nel 1592, il filosofo saggia l'inanità dei grandi racconti filosofici su Dio, il mondo, l'uomo, la politica - racconti che non solo non hanno evitato le guerre fratricide e insensate, ma spesso le hanno addirittura provocate - e si rivolge a ciò che davvero siamo in grado di sperimentare: l'io, il "moi".