«Ricordare» è uno degli imperativi fondamentali della coscienza credente. Da questo punto di vista, il Salterio costituisce il tesoro di preghiera dell'Israele credente e anche uno dei repositori della sua memoria. Come si articola, nei salmi, il rapporto tra memoria e preghiera? Come l'esigenza del ricordare ha plasmato la selezione e la forma poetica di questi testi? Lo studio cerca di offrire una risposta a queste domande analizzando il terzo libro del Salterio (Sal 73-89) e, in particolare, al suo interno, uno dei più importanti «salmi della memoria»: il Sal 78. Dall'analisi emerge come il ricordo costituisca uno degli elementi portanti della preghiera e della scrittura dei salmi, dato che la relazione stessa di alleanza tra Dio e il popolo - e le relazioni tra i membri che lo compongono - viene rappresentata come una «comunità di memoria», forgiata dalla lotta contro la tendenza umana all'oblio e dall'esperienza oscura del venire dimenticati da Dio.
Il discorso della montagna non dà risposte rassicuranti, a buon mercato, ma pone domande decisive, nel rispondere alle quali viene interpellata da cima a fondo la nostra condotta di vita. Tradurre per il nostro presente il discorso tenuto da Gesù in Matteo 5-7 esige grande onestà, richiede cioè che lo si accetti come una spina nel fianco del cristianesimo. La tentazione di "addomesticare" le Beatitudini e le cosiddette antitesi di Gesù, per disinnescarne il potenziale dirompente, è sempre dietro l'angolo. Schockenhoff, noto teologo tedesco studioso di etica, raccoglie la sfida di leggere il testo in modo rigoroso e credibile, cercando di applicarne le sollecitazioni esigenti alle sfide etiche del presente - nell'ambito privato dell'esistenza personale, nella convivenza sociale degli uomini e nella cooperazione tra i popoli nel sistema internazionale degli stati.
In un celebre passo il profeta Ezechiele parla del cuore dell'uomo come di un cuore che si è fatto "di pietra": immagine efficace che, come quella Kantiana "dell'albero storto", dice l'alienazione dell'umano fallito nella sua vocazione ad amare. Dio non si rassegna a questa alienazione e, attraverso la stessa voce profetica, promette: "Toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne" (Ez 36,26). Partendo dal termine "cuore", Armido Rizzi accompagna il lettore alla riscoperta affascinante di questa categoria intesa come coscienza etica interpellata dal bene-bontà o benevolenza, e ricostruisce l'originale e paradossale movimento ternario dell'antropologia biblica dell'alleanza: dalla "costituzione del cuore" alla sua "pietrificazione" e dalla sua pietrificazione alla sua "spietrificazione" o risurrezione.
Combinando narratologia e metodo storico-critico, in queste pagine Daniel Marguerat offre nuove chiavi di lettura e ripensa consolidate ipotesi interpretative sull'apostolo Paolo. Ma innanzitutto affronta la questione della triplice, parallela ricezione dei suoi scritti, della sua biografia e della sua figura di primo teologo della chiesa lasciandosi alle spalle i paradigmi contrapposti della continuità e della rottura. «Ogni fenomeno di ricezione implica coerenza e cambiamento, continuità e rottura nei confronti dell'origine. Quand'è che la ricezione di Paolo abbandona la coerenza per rompere con il suo modello al punto di tradirlo? L'esegeta non può sottrarsi alla domanda, ma può rispondervi a due condizioni: verificare la propria conoscenza di chi fu realmente Paolo e riconoscere la necessità e la legittimità del fenomeno della ricezione.» (Daniel Marguerat)
La dottrina del peccato originale, che l'autore di questo libro dimostra essere radicata nel testo biblico, ci pone di fronte a una sorta di logica disgiuntiva: o siamo condannati per i nostri propri peccati (e il ruolo di Adamo perde la sua rilevanza), oppure siamo condannati per il suo peccato (e appare allora difficile cogliere la logica del trasferimento della sua colpa).
L'enigma di questa condizione non ci deriva da concezioni antiche e superate ma è un fatto che ci accompagna e si manifesta quando guardiamo all'esperienza della vita degli uomini. Il nostro mondo è segnato dalla presenza del male in forme che richiamano sia una sua incomprensibile propagazione lungo le generazioni sia la nostra volontaria adesione.
In questo libro l'autore è in grado di argomentare a favore della dottrina biblica passando attraverso l'intreccio della teologia storica, della teologia biblica e di quella sistematica, per giungere alla fine a conclusioni fresche ed elaborate alla luce della Scrittura.
«Questo libro deve essere letto e meditato con grande cura» (D.A. Carson).
Che cosa significa precisamente studiare Gesù di Nazaret e il suo movimento secondo una prospettiva storica? La storia è una via efficace per comprendere uno dei personaggi più affascinanti e influenti di tutti i tempi? Cosa ci si può attendere dallo studio storico della figura di Gesù? Qual è il rapporto tra fede e storia? Questi gli interrogativi ai quali il volume intende dare una risposta. Le voci di alcuni dei migliori specialisti del settore si alternano a presentare un'esposizione documentata e sintetica dei risultati della ricerca su Gesù, attraverso l'analisi delle fonti, spiegando i termini del dibattito in corso in Italia e difendendo con passione e rigore le ragioni del metodo storico.
Il nostro intento è di valorizzare il Messianismo con Messia, e non un generico Messianismo, più o meno senza Messia, come si è talvolta presentato, che implica una "salvezza in genere", presente o futura, certamente presente e determinante nella Bibbia, ma che non designa il carattere messianico in qualche modo personale, e, per noi cristiani, cristologico del testo sacro.
«Chi non ha letto il discorso della montagna ? ha affermato lo scrittore François Mauriac - non è in grado di sapere che cosa sia il cristianesimo». Questo parere restituisce perfettamente l?importanza che quei 109 versetti biblici hanno avuto nella storia del cristianesimo e in quella della cultura occidentale. In effetti, il «discorso del Monte» ha affascinato e sconvolto molte generazioni di lettori e nessun altro passo della Scrittura è stato così letto e commentato. Bello e affascinante, quel testo resta tuttavia di difficile interpretazione, come testimoniano le diverse e contrastanti letture offerte lungo i secoli nel tentativo di cogliere ciò che vi è di imprescindibile ed essenziale nel messaggio cristiano.
Alla sua prima pubblicazione, nel 1982, questo volume apparve subito come l'opera estremamente originale e innovativa che con il passare del tempo avrebbe finito per diventare uno dei testi fondamentali di quel filone di studi - la critica letteraria applicata ai testi biblici - allora agli albori ma che tanto successo avrebbe conosciuto negli anni seguenti. Obiettivo dichiarato del suo Autore era portare avanti, da un lato, un'analisi attentissima e "anatomica" dei meccanismi letterari che rendono tanto potente il Quarto Vangelo sul piano retorico, utilizzando quelle che allora erano le conquiste più recenti della critica letteraria "secolare"; dall'altro un tentativo di riconciliare attraverso queste metodologie la dimensione storica del testo con la sua imprescindibile componente artistica. Recuperando la consapevolezza della dimensione letteraria del testo, Culpepper si proponeva di superare le insidie tanto di un "letteralismo superficiale" quanto di un approccio illuministico alla verità storica, nonché la conseguente dicotomia fra storia, intesa come racconto, e verità: adottando una mentalità il più possibile vicina a quella della comunità in cui il Vangelo si è sviluppato, è l'idea di Culpepper, il dualismo viene facilmente superato. Anatomia del quarto Vangelo si preoccupa quindi di analizzare Giovanni nella sua forma definitiva di racconto. In un discorso meticoloso, articolato e ben documentato sulle caratteristiche narratologiche del testo evangelico Culpepper passa in rassegna con rigore scientifico gli elementi costitutivi del racconto e l'impatto che essi hanno sul lettore: la figura del narratore, il tempo del racconto, la trama, i personaggi, il commento implicito e il lettore implicito sono presi in esame ed analizzati in altrettanti capitoli, costruendo così un trattato approfondito e onesto, informato e arricchito da metodologie che pur nate in contesto "secolare" si sono rivelate oltremodo utili anche per la comprensione del testo sacro.
Questo dizionario offre una visione d'insieme originale, che lo distingue dai numerosi strumenti biblici oggi a disposizione e lo colloca tra i sussidi più preziosi per il vasto pubblico. Nell'illustrare i principali concetti e temi-chiave della bibbia, l'autore offre tutti gli elementi essenziali per una sintesi di orientamento informativo e storico.letterario, esegetico spirituale in grado di aiutare a comprendere, interpretare e mediare la Scrittura nei suoi aspetti fondamentali. Le voci sono in genere esposte in modo breve e essenziale. ma sono presenti anche analisi più articolate per quelle più importanti dal punto di vista generale o specifico (peculiarità di alcuni libri biblici, centralità dei personaggi, rilevanza dei concetti, ecc.).
«Il regno di Dio è vicino», proclamava Gesù all'inizio del suo ministero e a molti queste parole sembravano riferite - anche se in modo enigmatico - a un suo prossimo ritorno come Messia e Signore. Più frequenti e precisi sono invece i suoi insegnamenti sulla fine del mondo. Di qui l'interesse per una ricerca unitaria sulle apocalissi sinottiche (Marco13, Matteo 24-25 e Luca 21). Punto di partenza è il Vangelo di Marco, che per primo ha tentato una descrizione coerente dell'insegnamento di Gesù circa il suo ritorno futuro. Matteo e Luca hanno ripreso quella sintesi iniziale e, nei rispettivi vangeli, l'hanno riformulata nel contesto di fede delle loro comunità.