Da Van Gogh a Picasso, da David a Boccioni, da De Pisis a Clemente: Alberto Boatto ripercorre la storia dell'autoritratto dall'inizio del moderno fino al suo tramonto. Il volume, qui proposto in una nuova edizione arricchita di nuovi profili e nuove immagini, è suddiviso in due parti: nella prima l'autore risponde alla domanda "che cos'è un autoritratto?"; nella seconda presenta circa novanta autoritratti, commentandoli e interpretandoli.
In questo libro l'autore analizza quella particolare tipologia di ritratti (e di autoritratti) che sembra derivare direttamente dalle icone bizantine e, prima ancora, dai ritratti di el-Faiyùm: immagini dipinte di volti o di busti ritratti frontalmente che, quasi sempre, fissano lo spettatore e nei quali gli occhi sono protagonisti assoluti. La selezione ha inizio con la ritrattistica tardoromana orientale, non tanto perché fu questa l'epoca in cui venne scoperta l'individualità, ma piuttosto perché i primi ritratti pittorici giunti fino a noi rimontano alle vestigia del mondo romano, all'epoca in cui le religioni misteriche orientali iniziarono a conquistare adepti.
Questo saggio di Paul Vulliaud è un'interpretazione di carattere esoterico di due quadri di Leonardo, il Bacco e il Giovanni Battista, con lo scopo di rintracciarvi un messaggio "neoplatonico" ed un riferimento alla mitologia tradizionale e ai suoi "misteri". L'autore si basa esclusivamente sul simbolismo pittorico, e ciò può apparire in contrasto con l'imposizione essenzialmente "scientifica" dei suoi studi e delle sue ricerche. Ma Vulliaud è convinto che questo grande uomo, dopo essere stato assorbito dai suoi progetti di ingegneria e dalle sue esperienze di saggio, abbia chiesto all'arte un mezzo per esprimere le sue idee mistiche. Recenti studi hanno portato molte prove a sostegno di tale tesi, corroborando le affermazioni del Vulliaud. L'incongruenza è quindi soltanto apparente, dal momento che il lato tecnico ed esteriore dell'opera evidentemente non incideva sulle idee, la filosofia e la "visione del mondo" intime di Leonardo. La sua opera è simbolica, o almeno il simbolo è il segno sensibile per mezzo del quale l'artista ha espresso il suo pensiero; e se noi decifriamo questo simbolo, tutto il mistero si dissolverà. A Leonardo, genio universale va dunque la gloria di avere riunito in una sintesi ineguagliabile il "vero" e il "bello", realizzando una grandiosa armonia tra verità morale e verità artistica. E se i pittori mistici hanno fatto discendere il cielo in terra, è giusto dire che Leonardo ha innalzato l'elemento umano sublimandolo nel divino.
All'inferno, ma ancora al lavoro, giudici, mercanti, notai, artigiani, continuano con i propri ferri del mestiere gli inganni esercitati in vita. È uno dei tratti più sorprendenti del Giudizio Universale della chiesa della SS. Annunziata a Sant'Agata de' Goti. Con la guida di un sapiente saggio di Chiara Frugoni, un percorso a più voci, per immagini e parole, alla scoperta degli affreschi di grande godibilità e freschezza dell'intera chiesa.
Questo libro, pubblicato da Gillo Dorfles oltre mezzo secolo fa, costituisce il compendio decisivo dell'originale concezione estetico-antropologica coltivata dall'autore in un periodo in cui ben altri erano gli orientamenti degli studi italiani sulle arti. Rivolgendosi agli aspetti tecnici dei singoli linguaggi artistici, Dorfles assume una posizione in netto contrasto con l'idealismo crociano, ancora dominante nell'immediato dopoguerra. Lontano da qualsiasi interesse per "l'ineffabile", lo studioso triestino indirizza la sua riflessione alle specificità tecniche e linguistiche delle varie arti, sebbene propenso a situarle in una prospettiva complessa al centro della quale vi sono il concetto di formatività e le costanti formative che ne dipendono.
Nella storia, anche nella nostra storia o in quella delle donne e degli uomini, esistono momenti in cui ci si sente proiettati al di là di tutto, in una terra di esilio in cui pare sgretolarsi ogni parola, e dunque la possibilità di comunicare agli altri il senso di un'esperienza che si avverte come estrema. Questo libro cerca, nelle pieghe di alcuni grandi testi letterari e artistici, di esplorare i tentativi di andare oltre questo indicibile e di darne testimonianza. Attraverso brevi capitoli, che hanno la cadenza e la struttura di un'indagine e di una narrazione, possiamo seguire il viaggio lungo i confini e dentro le terre d'esilio di Kafka e Proust, Beckett e Simenon, Coppola e Lucien Freud, Baudelaire e Flaubert, Kertész e Melville.
Il 16 novembre 1817 Goethe realizzò uno scritto sul Cenacolo di Leonardo da Vinci partendo da uno studio di Giuseppe Bossi, considerato il primo serio tentativo di analisi tecnica ed estetica del dipinto, nonché un potente stimolo al consapevole riconoscimento dell'unicità di quell'opera leonardiana. Pur rimanendo debitore alla sua "guida" italiana, Goethe non interpretò però il Cenacolo alla luce della sensibilità indagatrice e "antiquaria" dell'età neoclassica, ma innalzando il capolavoro a icona del genio universale con un coinvolgimento emotivo e un'enfasi retorica ormai decisamente romantici.
"Non c'è un limite a tutto. Non è vero che c'è un limite a tutto. Allo scempio, a quanto pare, non c'è limite. Perché lo scempio ci circonda, ci perseguita, ci assale in ogni luogo. Sai che cos'è lo scempio? Lo scempio è tutto quello che non eravamo e che siamo diventati, che non desideravamo ma che c'è stato imposto, che non avremmo mai immaginato e che invece si è materializzato, si è concretizzato, è divenuto il nostro volto e il nostro incubo. Il volto e l'incubo del nostro paese, la faccia orribile dell'Italia. Perché è lo scempio, ormai, il carattere dominante dell'Italia" (Vittorio Sgarbi).
Il gergo dell'arte non è alla portata di tutti perché comporta l'uso di termini specifici. Da qui la necessità di un dizionario, utile non solo all'uomo comune, ma anche agli studenti e a chi opera nel vasto mondo dell'arte. Anche i professionisti si trovano frequentemente in difficoltà di fronte a documenti antichi pieni di parole desuete come girotta, nanchino, dibafo..., o d'origine greca come kalokagathia, kernos, kolpos... Di facile consultazione questo Lessico offre la sintesi di ogni significato senza dilungarsi in modo prolisso. E' consigliato a tutti, anche ai turisti che spesso incappano in vocaboli non d'uso quotidiano, ma frequenti sulle didascalie di manufatti artistici nei musei e nelle pinacoteche. Paolo Furia, Ispettore per i Beni culturali e ambientali ha già pubblicato per Ares il Dizionario iconografico dei santi (pp. 192).
"Ogni arte degna di questo nome è religiosa. Ecco una creazione fatta di linee, di colori: se questa creazione non è religiosa, non esiste. Se questa creazione non è religiosa, si tratta soltanto di arte documentaria, arte aneddotica... che non è più arte." Scrive così Henri Matisse in uno dei pensieri sull'arte qui raccolti da Dominique Fourcade.