"Il titolo che, dopo molte esitazioni, ho scelto per questo saggio, 'Nella città. Riflessioni di un credente', ne indica al tempo stesso il proposito e la natura. Non ho voluto scrivere un trattato sistematico e completo di teologia politica. Non ne ho né la vocazione né i mezzi. Eppure, in questi ultimi anni, per ragioni diverse, sono stato spinto a riflettere in veste di responsabile ecclesiastico, teologo e credente su questioni legate alla società, a parlarne e discuterne con amici o in gruppi di lavoro. Le riflessioni, molto spesso occasionali, sempre modeste, che qui propongo, sono all'origine di queste pagine". (André Gounelle)
Nella "Seconda lettera ai Tessalonicesi", che la tradizione attribuiva a san Paolo, compare l'enigmatica figura di una potenza: il katechon, qualcosa o qualcuno che trattiene e contiene, arrestando o frenando l'assalto dell'Anticristo, ma che dovrà togliersi o esser tolto di mezzo - affinché l'Anticristo si disveli - prima del giorno del Signore. E l'interpretazione di quella figura è qui lo sfondo su cui si dipana una riflessione generale - in costante 'divergente accordo' con la posizione di Carl Schmitt - sulla 'teologia politica', e cioè sulle forme in cui idee e simboli escatologico-apocalittici si sono venuti secolarizzando nella storia politica dell'Occidente, fino all'attuale oblio della loro origine. Con quale sistema politico può trovare un compromesso il paradossale monoteismo cristiano, la fede nel Deus-Trinitas? Con la forma dell'immuro o, invece, con quella di un potere che frena, contiene, amministra e distribuisce soltanto? Oppure occorre cercare una contaminazione tra le due? Non poche delle decisioni politiche che hanno segnato la nostra civiltà ruotano intorno a queste domande, e nell'opera di alcuni dei suoi più grandi interpreti, da Agostino a Dante a Dostoevskij, trovano una drammatica rappresentazione. Il volume è corredato da un'antologia dei passi più significativi della tradizione teologica, dalla prima patristica a Calvino, dedicati all'esegesi della "Seconda lettera ai Tessalonicesi", 2, 6-7.
Prendendo spunto dal viaggio apostolico di Benedetto XVI in Messico (compiuto nel marzo 2012) questo volume offre al lettore un quadro della storia del paese, soffermandosi in particolare sulle travagliate, talvolta drammatiche, vicende dei rapporti tra lo Stato latinoamericano e la Chiesa. La riforma costituzionale messicana del 1992 ha permesso il riconoscimento giuridico delle comunità religiose. In questo volume viene ripercorso il rapporto tra Messico e Chiesa nel corso della storia. Non mancano opportuni riferimenti al magistero dei Pontefici, senza trascurare i più recenti discorsi pronunciati dai Vescovi messicani. Un meticoloso ma piacevole saggio, utile per studiosi e appassionati di Storia della Chiesa per un'approfondita conoscenza del Messico e delle sue ricchezz
In occasione del centenario della nascita di don Giuseppe dossetti, il card. Biffi offre questo libro che ne ripercorre le tappe fondamentali del pensiero, della vita, della teologia.
In questo ampio trattato, la Dottrina sociale della Chiesa è analizzata in una prospettiva dinamica quale accumulazione di vari tasselli a partire dall'enciclica "Rerum Novarum" di Leone XIII (1891) fino all'enciclica "Caritas in Veritate" di Benedetto XVI (2009) e successive addizioni. La costruzione della Dottrina sociale della Chiesa risulta un processo di creazione di un corpus dottrinale di una Chiesa "che cammina insieme a tutta l'umanità lungo la strada della storia".
Un'istituzione quale lo Stato moderno, che fin dai suoi primi passi si è autorappresentata quale sovrana e interprete di un potere assoluto (libero da ogni vincolo), è del tutto incomprensibile se non si coglie il legame che da sempre essa intrattiene con la teologia. Dal momento che pretende obbedienza e rivendica un controllo monopolistico della forza sul territorio, lo Stato intreccia insomma questioni istituzionali e religiose: prima rivendicando una legittimazione di carattere sacrale e utilizzando la religione quale instrumentum regni, poi prospettandosi come alternativa metafisica e fonte autentica di ogni possibile salvezza e, infine, interpretando il venir meno di ogni trascendenza e il trionfo dello strumentalismo. Il presente volume, che evoca un gran numero di questioni e autori senza avere la presunzione di individuare una soluzione definitiva a dibattiti tanto complessi, traccia un percorso volto a chiedersi se si possa davvero aver fede nello Stato, facendone il senso ultimo della nostra esistenza, e prestar fede a quanto affermano gli ideologi schierati a sua difesa. Il tema della teologia politica e quello della dissimulazione - dello Stato quale fonte di occultamento della realtà - sono d'altro canto strettamente legati, dato che l'aperta sfida che il potere moderno ha lanciato alle confessioni religiose propriamente dette lo ha costretto a moltiplicare le falsificazioni e gli inganni.
La tendenza all'unità è tipica di ogni ortodossia, che tuttavia è attraversata da forze centrifughe eterodosse. Il conflitto tra ortodossia ed eterodossia ci informa sull'essenza stessa delle istituzioni religiose deputate a costruire e a conservare l'unità fondante del loro credo. Lo stesso cristianesimo resta incomprensibile se la vicenda della costituzione del suo canone non viene letta sullo sfondo del conflitto che oppose le diverse interpretazioni dell'eredità di Cristo. Questo volume prende avvio da un testo inedito di Schelling su Marcione, attorno al quale sono state idealmente disposte le storie esemplari di tre eretici: Claudio di Torino, l'iconoclasta; David Lazzaretti, il "messia" anarchico; Ernesto Buonaiuti, il prete modernista scomunicato dal Sant'Uffizio nel 1925
Scritti negli anni della disputa tra Bonifacio VIII e Filippo il Bello, il Tractatus de potestate regia et papali di Giovanni Quidort di Parigi e il De ecclesiastica potestate di Egido Romano sono tra i maggiori contributi medievali alla storia del pensiero politico. Nello scontro, ma anche nel dialogo, tra concezioni diverse del potere, in un fitto reticolo di rimandi comuni e di autorità intellettuali richiamate o contestate, prendono forma domande differenti sui limiti del potere, antropologie in conflitto, nuove metodologie e si mettono alla prova strumenti concepiti nei variegati contesti concettuali del sapere accademico medievale. Ne scaturisce un lavoro interpretativo ed esegetico che mette ordine nei vasti materiali giuridici, teologici, filosofici, armonizzandoli in teorie politiche nuove, articolate e coerenti.
La verità a livello socio-politico è di tipo procedurale, e cioè è frutto di impegno discorsivo tra le opinioni e di condivisione intersoggettiva ed universale. La via più sicura per conseguirla è la democrazia, perchè consente di raccogliere nello spazio della convivenza le tessere per comporre il mosaico di questo tipo concreto di universalità. In tale situazione la politica ha la possibilità di entrare in modo fecondo in tensione con la filosofia, che ha il compito di porre in essere le condizioni perché il mondo sia razionale. La condizione nota più adeguata a tale scopo è l'éthos democratico, che viene adottato in forza della pressione esercitata dalla filosofia in quanto tale, e cioè dalla filosofia libera dai condizionamenti dell'ideologia. L'éthos democratico permette di configurare in termini razionali, consensuali ed imparziali sia l'istituzione della democrazia sia la produzione istituzionale e socio-politica che ne consegue. Ciò significa, tra l'altro, che il percorso democratico ha una funzione epistemica: implicando un consenso motivato razionalmente, esso è non solo sorgente di legittimità, ma anche itinerario di verità.
Il volume è dedicato al tema del bene comune. Raccogliendo tre studi tenuti da tre diversi docenti, provenienti da diverse aree geografiche e cultori di diverse discipline, redatti in seguito a un corso monografico. Il risultato che ora si presenta ai lettori non costituisce un ¿trattato interdisciplinare¿ sul bene comune, bensì un pregiato caleidoscopio di dati, riflessioni e suggerimenti consegnati a chi vorrà prenderli in considerazione per arricchire il proprio studio in proposito.
Il presente libro è il quinto e ultimo volume dell’Etica sociale data alle stampe dall’autore.In Italia Edizioni San Paolo ha pubblicato Etica economica (1999). Il libro è frutto di molti anni di studio dell'autore,che già nelle sue numerose pubblicazioni precedenti ha dato prova di essere un profondo conoscitore della dottrina classica del diritto naturale di Tommaso d’Aquino. Tra i temi trattati:La politica come oggetto dell'etica;lo Stato e la democrazia;i diritti civili;la guerra;la crisi politica.
AUTORE Arthur Fridolin Utz nato nel 1908 a Basilea e deceduto nel 2001 a Friburgo (Svizzera),domenicano,dottore in teologia e filosofia,dal 1946 ha insegnato per più di quattro decenni etica sociale,etica economica e filosofia del diritto all’Università di Friburgo in Svizzera.Già direttore dell’Institut International des Sciences Sociales et Politiques,da lui fondato a Friburgo,è stato inoltre presidente onorario dell’Associazione internazionale per la filosofia sociale.Fra le sue opere più conosciute e citate:Relations humaine et société contemporaine(3 voll.,Fribourg 1956-1961);La doctrine sociale de l’Église à travers les siècles(4 voll., Paris 1970);Sozialethik(5 voll.,Bonn 19582000,di cui è già apparso in edizione italiana il vol.IV: Etica economica,Cinisello Balsamo 1999).
La centralità della dimensione politica del messaggio cristiano
Il rapporto tra il Regno di Dio e i regni di questo mondo
L’autorità spirituale e il potere temporale rispetto ai fondamenti teologici del pensiero politico e del rapporto concreto tra chiesa e Stato
Proprio perché l’evento salvifico al centro della fede cristiana – l’incarnazione di Dio in Gesù – avviene nel mondo, il cristianesimo è intrinsecamente politico e orientato all’ambito secolare.
Un’introduzione alla teologia politica del cristianesimo e un ampio affresco storico dagli evangelisti ai teologi postmoderni.
Quarta di copertina
"La fede cristiana è interamente politica: essa è fondatrice di comunità ed è fin dal suo inizio riferita all’ambito politico secolare".
La relazione tra la trascendenza di Dio e l’agire nel mondo dei cristiani – nucleo della teologia politica del cristianesimo – non è tuttavia scevra da problemi: l’assemblea dei credenti è infatti una comunità in tensione tra due mondi, il Regno di Dio e quello secolare, un’istituzione in questo mondo ma non di questo mondo che rivendica fin dall’inizio la propria libera esistenza e fondamentale autonomia rispetto ad esso.
In queste pagine, Armin Adam ricostruisce con grande finezza un quadro sintetico ed esauriente dello sviluppo storico – da Gesù ai giorni nostri – della teologia politica cristiana dal punto di vista delle sue implicazioni complessive, rispetto tanto ai fondamenti quanto alla concreta interazione nella storia.