Oggi vediamo lo Stato di Israele come una realtà forte e costituita, ma la storia del popolo ebraico è lunga più di tremila anni. Partendo dalla rilettura in chiave "laica" della Bibbia, "Rumor" ci accompagna nello svolgersi degli avvenimenti storici e dei cambiamenti che inevitabilmente hanno portato alla popolazione ebraica, fino ad arrivare agli sviluppi più recenti. Questa rilettura consente al lettore di comprendere nel profondo l'attitudine e la resilienza di questo popolo, tanto da arrivare a "prendersi" da solo ciò che Dio gli aveva promesso. Nella parte finale poi l'autore ci conduce in un'analisi di massima delle caratteristiche e della struttura dello Stato ebraico (nei suoi risvolti politici, economici, industriali e culturali), permettendoci di conoscere al meglio la realtà odierna di uno degli Stati più moderni ed efficienti.
Personaggio cruciale e misterioso al contempo, uomo di intelligenza, forza e volontà fuori dal comune, Saulo di Tarso, meglio conosciuto come Paolo, fu colui che raccolse l'irripetibile magistero di Gesù di Nazareth e lo canonizzò, forgiando il Cristianesimo per come lo conosciamo oggi. Fine mediatore da un lato, ma decisionista politico dall'altro, Paolo seppe traghettare un'esperienza spirituale in un'istituzione storica giunta più o meno immutata fino ai nostri giorni, assurgendo così a figura fondamentale di tutto il mondo cristiano. In questo suo nuovo libro, al contempo saggio e narrazione, quindi sicuramente ascrivibile al genere della narrative non fiction, Corrado Augias ci offre una cronaca meravigliosamente raccontata: con la sua capacità di ricostruire e analizzare la Storia e la sua attitudine divulgativa, Augias ripercorre la vicenda di Paolo, nei momenti topici della sua vita pubblica e religiosa che ce lo hanno fatto conoscere come l'uomo che "inventò il Cristianesimo".
II volume raccoglie interventi di diversi biblisti. Dopo la prefazione curata da mons. Andrea Bellandi, Arcivescovo di Salerno-Campagna-Acerno, il percorso di riflessione è affrontato rispettivamente dai docenti Filippo Belli (Facoltà Teologica dell'Italia Centrale - Firenze), Antonio Landi (Università Urbaniana - Roma), Ernesto Della Corte (Istituto Superiore di Scienze Religiose - Salerno), Bruno Lancuba (Direttore dell'ISSR di Salerno), a cui segue don Bartolomeo De Filippis (Facoltà Teologica dell'Italia Centrale - Firenze). Le conclusioni sono affidate alla curatrice del volume, Lorella Parente, docente di Teologia Sistematica all'ISSR di Salerno. Prefazione Andrea Bellandi.
L'Esodo del popolo d'Israele dall'Egitto offre un potente specchio per riflettere sulla conversione spirituale dell'uomo contemporaneo.
La virtù della speranza è di particolare importanza nella Bibbia, nella teologia e nella vita della Chiesa. Questo volume intende mettere a disposizione una riflessione sulla speranza nella Sacra Scrittura, con una serie di contributi che coniugano il taglio esegetico con quello antropologico, il tutto con gli occhi aperti sull'attuale contesto culturale ed ecclesiale.
"Il Figlio dell'Uomo" perché scrivere ancora su un tema tanto dibattuto, intorno al quale si sono pronunciati gli esegeti più autorevoli nell' arco di diversi decenni? La ragione della nostra scelta sta in una curiosità nata intorno a a un particolare all'apparenza marginale, un particolare appena citato durante il convegno internazionale "Il messia tra memoria e attesa" che si tenne a Venezia nel luglio 2003. In quella occasione, il biblista statunitense James Charlesworth ebbe dire: "Ogni studio sull'origine del figlio dell'uomo dovrebbe includere una discussione sulla presenza dell'espressione in Ezechiele". Abbiamo voluto riprendere la sollecitazione di Charlesworth per verificarne la validità alla ricerca di eventuali implicazioni che il riferimento al libro di Ezechiele potrebbe avere sulla lettura di "il Figlio dell'uomo" nel Nuovo Testamento. Ne emerge un quadro che trova nel libro di quel profeta la fonte più probabile da cui gli evangelisti ci pare abbiano attinto per delineare nella figura del Figlio dell'Uomo, la proposta di Gesù di fronte alle attese di Israele.
Nella vita tutti attraversiamo, prima o poi, momenti in cui ci sentiamo bloccati, scoraggiati. E arrendersi sembra essere la diretta conseguenza di motivazioni lasciate andare... Quando si perdono le motivazioni si volatilizza anche l'entusiasmo per andare avanti, magari perché siamo delusi o perché non ci sentiamo capiti. Il profeta Elia ha vissuto e affrontato queste dinamiche, cercando di recuperare, con fatica, lo slancio per portare a compimento la propria vita e annunciare la parola di Dio. In questo tempo, confrontarci con questa figura può essere un esercizio spirituale per ritrovare coraggio. Ogni capitolo del libro comprende un commento a un testo del ciclo di Elia, un approfondimento su una tematica specifica emersa dal racconto e si conclude con alcune domande per aiutare la meditazione.
Il vescovo Monari in questo libro ci porta alla scoperta della lettera Paolina ai Filippesi attraverso nove meditazioni caratterizzate dal suo stile, dal profondo amore e dalla conoscenza approfondita di Paolo di Tarso e delle comunità da lui raggiunte. Un percorso spirituale e storico per ripercorrere le radici della vita cristiana.
L'autore offre una lettura diversa e più ampia del piccolo testo biblico di Tobia per andare oltre la consueta interpretazione legata ai temi della coppia e della famiglia. Secondo don Borsato il tema centrale presente nel libro non è principalmente la coppia, ma il modo di pensare e di vivere la fede. Il libro di Tobia contesta un modo di considerare e concepire la fede perché vi è dentro un cammino che va "dalla religione alla fede", con protagonista Tobia, uomo religiosissimo e fedelissimo alla sua tradizione ebraica, ma non propriamente credente. È ubbidiente alle leggi religiose, ma non a quel Dio che parla sempre e parla a tutti, il cui pensiero è inafferrabile. Il messaggio del libro di Tobia è quindi attuale perché pone la questione del rapporto tra religioni e culture. Ai cristiani in particolare, come invito per superare le tradizioni-convenzioni che rendono ciechi di fronte a Dio che arriva da altre culture e popoli, per realizzare un rapporto sempre nuovo con il mondo.
Descrizione delle calamità che Dio scatenerà realmente sulla terra alla fine dei tempi o narrazione metaforica volta a dare speranza e consolazione a coloro che vivono una vita di sofferenza? Secondo Bart Ehrman, l'Apocalisse di Giovanni non è né l'una né l'altra. E forse non riflette pienamente neanche il messaggio di Gesù, tanto da rischiare di non essere nemmeno inclusa nel Nuovo Testamento. Ciò nonostante, in un'epoca come la nostra, segnata da fame, migrazioni di massa, epidemie, guerre e riscaldamento globale, e da un atteggiamento fatalistico e d'impotenza rispetto alle crisi che siamo chiamati a fronteggiare, può valere la pena tornare a riflettere sui temi e sulle suggestioni che questo testo straordinario continua a suscitare.
Posto che i vangeli sono stati scritti alcuni decenni dopo la sua morte, in che modo Gesù è stato ricordato in questo lasso di tempo? In quale misura, nella tradizione orale, i suoi insegnamenti, gli episodi della sua vita e i racconti della sua passione sono stati modificati e inventati? Unendo la conoscenza delle fonti con il piacere della narrazione, e grazie anche all'ausilio di discipline quali l'antropologia, la sociologia e la psicologia, Bart D. Ehrman affronta il ruolo cruciale giocato dalla memoria nel trasmettere, plasmare e, in qualche caso, inventare le storie sul Gesù storico, in questo libro destinato a cambiare il modo in cui leggiamo i vangeli.
Nel buio della notte, fra le armi e le grida dei soldati, nelle sequenze concitate dell'arresto di Gesù, cosa successe veramente? Quale fu il ruolo di Giuda? E chi era quell'unico testimone fuggito ignudo dalla scena? Gli ultimi istanti di una storia che non è mai accaduta. Forse.