Vent'anni dopo Enduring Freedom - l'operazione voluta da George W. Bush nel 2001 per vendicare gli attentati dell'11 settembre -, i talebani sono tornati a Kabul e hanno proclamato la rinascita dell'"emirato islamico". Come spiegare il fallimento degli Stati Uniti e dei loro alleati e, prima ancora, quello dei sovietici e dei britannici? Il volume intende rispondere a questa domanda ripercorrendo il lungo cammino che ha portato una confederazione tribale a diventare il centro nevralgico di interessi economici e geopolitici regionali e globali.
Questo libro è una vera e propria apologia della storia, una difesa appassionata dello studio di una disciplina, che, seguendo una tendenza sempre più affermatasi nelle scuole di ogni ordine e grado, oggi viene spesso posta in secondo piano rispetto alle scienze fisiche e naturali. Sennonché, sottolinea Massimo L. Salvadori, per quanto le scienze e la tecnologia occupino un'importanza che cresce in modo esponenziale nel mondo attuale, l'utilizzazione in senso positivo o negativo degli straordinari strumenti che esse forniscono dipende dalle scelte compiute in primo luogo dai gruppi dirigenti cui i cittadini affidano il potere. Infatti, la qualità di queste scelte è in indissolubile rapporto con i tipi di cultura, gli orientamenti morali, politici e civili. Qui entra in ballo l'importanza della formazione intellettuale che sta alla base della politica e dell'economia nelle varie forme di società. Le persone sono quel che sono, pensano quel che pensano, amano quel che amano, avversano quel che avversano sotto l'influenza delle molteplici e contrastanti eredità che trasmette loro il passato.
Storico per mestiere, narratore per passione, Emilio Franzina in queste pagine narra la storia del Milite ignoto camminando sul filo tra storia e letteratura, dipingendo un quadro vivido di ciò che accadde quando la salma del soldato fu seppellita all'Altare della Patria, il 4 novembre del 1921, e di tutti gli eventi che portarono a quelle celebrazioni. Attingendo a una miriade di documenti del periodo 1914-18 - lettere, autobiografie e resoconti ufficiali raccolti in anni di ricerche - Franzina ricostruisce in modo immaginario la biografia di un soldato morto nella Grande guerra e mai identificato, ricompone la storia verosimile, o quasi vera, di un combattente, attraversando tutte le fasi del conflitto. Dopo aver portato più volte a casa la pelle da valoroso, il suo soldato sconosciuto muore appunto da ignoto non in battaglia, ma fuggendo il 23 ottobre 1918 da una casa di piacere per salvare una ragazza, che si era innamorata di lui, da un bombardamento nemico. Per una circostanza fortuita sarà proprio la sua salma a essere sepolta nell'Altare della Patria a emblema e memoria di tutti i caduti nel conflitto.
Nell'inverno del 1933, in soli sei mesi il mondo cambiò improvvisamente rotta e si avviò sui sentieri che avrebbero portato alla Seconda guerra mondiale. Le tappe di questa escalation sono drammatiche: Hitler al potere in Germania, il Giappone all'invasione della Cina, Mussolini e l'Italia alla conquista dell'impero. Ovunque, la triade demoniaca di nazionalismo, autoritarismo e malcontento sociale travolge la democrazia. Un racconto appassionante che è anche un ammonimento per i nostri tempi.
Il Medioevo è tutt'altro che un'epoca immobile e gerarchica, è al contrario un periodo di grande tensione sociale in cui il potere e i privilegi del ceto dominante erano continuamente contestati. Alessandro Barbero lo dimostra analizzando i conflitti fra gruppi sociali che attraversavano la società di quello che era allora il più importante paese d'Europa, il regno di Francia, e che rendevano instabile e vulnerabile il dominio del ceto nobiliare. I conflitti messi in luce si articolano su tre assi: quelli interni all'aristocrazia stessa, con la rivalità fra i potenti, principi e castellani, e i cavalieri loro vassalli; quelli fra l'aristocrazia laica e il clero, la cui influenza sulla società si traduceva spesso in una dura critica dei costumi cavallereschi e che a sua volta era violentemente contestato dai nobili; infine la vera e propria lotta di classe che opponeva il mondo aristocratico a quello mercantile e contadino. L'analisi è condotta su un vastissimo patrimonio di fonti letterarie, in particolare cronache e chansons de geste, e arricchita da frequentissime citazioni delle fonti, che offrono un vivido panorama della mentalità e dei comportamenti dell'epoca. "L'aristocrazia nella società francese del Medioevo" è la riedizione di uno dei primi importanti saggi medievistici di Alessandro Barbero, uscito la prima volta nel 1987.
Alla fine del Novecento, fu annunciata in Italia la "morte della patria". Oggi assistiamo alla rinascita del culto della nazione, mentre molti temono tuttora una perdita dell'identità nazionale. Gli italiani, in realtà, non hanno mai avuto una comune idea di nazione, anche se fin dal Risorgimento il mito di una Grande Italia ha influito sulla loro esistenza. Sono state molte le Italie degli italiani, divisi da ideologie antagoniste, sfociate talvolta in guerra civile. Emilio Gentile narra la storia del mito nazionale nelle sue varie versioni fino a spiegare le ragioni per le quali la nazione è scomparsa dalla vita degli italiani per riapparire nell'Italia d'oggi, con un incerto futuro.
Le ultime 24 ore di Roma prima della catastrofe. I drammatici giorni che hanno cambiato per sempre il volto di Roma e segnato le sorti dell'Impero. Alberto Angela, ci guida per le strade e nella vita delle persone realmente esistite al tempo di Nerone, ripercorre le ore immediatamente precedenti al Grande incendio e i devastanti giorni in cui questo distrusse la Roma che tutti conoscevano, regalandoci un racconto storico dallo stile cinematografico, incredibilmente coinvolgente, unico nel suo genere.
Costituente, deputato, ministro, sette volte presidente del Consiglio, senatore a vita, Giulio Andreotti (1919-2013) ha attraversato tutta la storia dell'Italia repubblicana, nonostante accuse, scandali, processi. La sua straordinaria longevità politica ne ha fatto il simbolo non solo della Democrazia cristiana ma della stessa «Repubblica dei partiti» che ha retto per un cinquantennio il nostro Paese. Questo volume, partendo dalle carte del suo archivio personale, prova a storicizzarne la figura, ricostruendone la formazione nella Fuci con le iniziali simpatie «radicali», il rapporto con Alcide De Gasperi dalla Resistenza alla presidenza del Consiglio, l'adesione alla Dc e la lotta tra le sue correnti, l'azione da ministro (alle Finanze, alla Difesa, all'Industria), le relazioni con il Vaticano e le amministrazioni americane, sino alla contestazione del '68. Sostenitore di una Dc unita e perno del sistema politico, garante della collocazione occidentale ed europeista dell'Italia, Andreotti ha saputo ancorare l'opinione pubblica moderata al suo partito, sancendo, anche durante la «strategia della tensione», la sua imprescindibilità come rappresentante di una parte importante del Paese.
I Neanderthal sono un buon modo per raccontare la scienza delle nostre origini e i suoi formidabili progressi. Ne abbiamo bisogno ancora di più oggi, noi esseri umani dell'Antropocene, con tutte le sfide che dobbiamo affrontare. «Sono seduto su un grande masso di fronte al mare. Alle mie spalle la grotta del Monte Circeo frequentata dai Neanderthal». Con queste parole ha inizio un sogno: un incontro immaginario tra un paleoantropologo e l'ultimo dei Neanderthal. I due condividono le competenze di oggi e le esperienze vissute nel tempo profondo. Dialogano così sull'origine, sulle caratteristiche e sui comportamenti dei Neanderthal, come pure sul loro destino. Ne deriva l'affascinante narrazione di una specie simile alla nostra, ma anche profondamente diversa da noi, con la quale ci siamo confrontati dopo centinaia di millenni di separazione evolutiva. Non solo, però: la vicinanza genetica ha reso possibili incroci che hanno lasciato tracce durature in tutti noi. I Neanderthal sono ancora qui.
Quando Homo sapiens addomesticò alcuni animali e certe piante, poté abbandonare lo stile di vita nomade per adottarne uno sedentario. Vivere insieme agli altri stimolò la nascita di credenze e miti condivisi. Grazie a un immaginario comune i gruppi umani, nel frattempo accresciuti di numero, si lanciarono in progetti sempre più ambiziosi come la fondazione di città e regni, dando vita alle prime civiltà della storia. Questo secondo volume del graphic novel tratto dal bestseller Sapiens. Da animali a dèi continua la narrazione là dove Yuval Noah Harari l'aveva lasciata: Homo sapiens è l'unico a essere sopravvissuto all'estinzione delle altre specie umane e di gran parte dei grandi mammiferi, ed è pronto a conquistare il mondo. Ma si trattò davvero di una marcia trionfale? A questa domanda risponderà un gruppo assai eterogeneo di personaggi, tra cui lo stesso prof. Harari, che con autoironia interpreta se stesso, Doctor Fiction, con una passione a tratti pericolosa per le finzioni e i miti collettivi, il diabolico Mefistofele, che nei panni di un'umile spiga di grano cambierà il destino dell'uomo, la rigorosa ma non sempre equa Lady Justice, e infine l'acuto e gentile avvocato praghese Franz K. che ci aiuterà a vedere al di là del labirinto di regole in cui ci muoviamo - o rimaniamo intrappolati. Con "Sapiens. I pilastri della civiltà" l'analisi storica di Harari trova nel brio narrativo del racconto a fumetti un adattamento divertente e intelligente che non mancherà di entusiasmare tutti gli appassionati del cammino dell'uomo dall'antichità ai giorni nostri. Il secondo volume della versione illustrata sulla storia dell'uomo.
Asilo e rifugio per reietti, città promiscua, che cresce accogliendo gli stranieri e i vinti, concedendo la libertà agli schiavi, dove mescolare il sangue non è un tabù, ma una virtù: così appare Roma ai suoi albori attraverso i luoghi della memoria e i miti di fondazione. Lungi dall'essere motivo di imbarazzo, come avrebbero voluto i suoi nemici, questi racconti divennero la pietra angolare sulla quale i Romani costruirono la propria "identità" civile e politica. Molte sono le "Rome" che hanno preceduto quella di Romolo, eppure vi è una costante, una sorta di filo rosso che le unisce tutte: una costituzione "aperta", che si esprime nella capacità di accogliere e integrare lo straniero. I miti delle origini insegnavano che la romanità non scorre nel sangue di chi la possiede, non è, dunque, un dato biologico, testimone di purezza, ma piuttosto un merito culturale, che si guadagna per mezzo delle virtù sociali, adottando valori e modelli di comportamento condivisi, rispettando il diritto, obbedendo alle leggi. Si poteva nascere Romani, ma, cosa ben più importante, lo si poteva diventare.
Il volume raccoglie, in versioni opportunamente aggiornate, scritti che si estendono dal 1960 al 2021 e che riguardano prevalentemente le molteplici relazioni tra ebraismo e ordinamento giuridico italiano. I primi capitoli trattano della posizione degli ebrei in Italia, dall'Unità alla Costituzione repubblicana, passando attraverso le persecuzioni e la Shoah; dell'evoluzione dei rapporti con la Chiesa cattolica; dell'intesa costituzionale tra ebraismo e Stato del 1987 e la sua attuazione. Lo sguardo si allarga poi alla tutela della libertà religiosa e delle minoranze in genere, al contrasto delle discriminazioni, del razzismo e dell'antisemitismo in Italia e in Europa, concludendo con questioni attuali di diritto internazionale relative a Israele e alla lotta al terrorismo. Attraverso le riflessioni di un protagonista da sempre impegnato nel mondo ebraico e in quello del diritto, il volume ripercorre la non facile evoluzione dell'ordinamento italiano verso il pieno riconoscimento del pluralismo della società negli ultimi decenni e il contributo dell'ebraismo al riguardo. Le autorevoli prefazioni di Giuliano Amato e Riccardo Di Segni ne sottolineano il contributo alle discussioni attuali in tema di libertà religiosa in genere. Un libro, inoltre, che «non è solo una raccolta di scritti giuridici autorevoli ma una sorta di storia dell'ebraismo italiano nell'ultimo secolo, analizzato dalla prospettiva dei suoi problemi organizzativi, istituzionali, di rapporti con la società».