La più chiara e sistematica confutazione dell'ideologia che spaccia per famiglia ogni unione. Famiglia o famiglie"? Questo è il problema. Il calo drastico dei matrimoni e una mutata geografia degli affetti hanno decretato, secondo alcuni, il tramonto della famiglia tradizionale in favore di un variegato insieme di nuclei affettivi che sarebbero tutti, in quanto tali, meritevoli di attenzioni e di riconoscimento giuridico. Questo libro va nella direzione opposta. E non solo sostiene che la partita sulla famiglia, per così dire, sia ancora aperta, ma afferma il contrarùo della cultura dominante, e cioè che la vera famiglia - quella che merita valorizzazione - sia una sola, vale a dire quella definita da un'unione stabile e pubblicamente riconosciuta tra un uomo e una donna che, sposandosi, si assumono impegni reciproci e nei confronti dei loro figli. "
Da dove nasce l'abitudine di scambiarsi regali natalizi? I regali di Natale nella forma attuale sono "inventati" attorno al XIX secolo. Quest'uso tuttavia è solo apparentemente recente, poiché si radica nell'antica Roma. È nelle strenae l'origine dei doni, in Strenia, la dea della salute, festeggiata con derrate alimentari che simboleggiavano l'abbondanza nel cuore dell'inverno. Ma nel XIX secolo, il Natale diventa in Occidente una festa della famiglia, slittando dal sacro al profano: nato per i bambini, il regalo viene esteso agli adulti e diventa occasione di ritessitura dei legami familiari.
Zygmunt Bauman, maestro del pensiero contemporaneo, teorico della "modernità liquida", incontra Stanislaw Obirek, teologo, storico, antropologo, ex gesuita. Due grandi intellettuali si confrontano per la prima volta sui temi del rapporto tra Dio e l'uomo, sull' esperienza religiosa nel mondoo di oggi, sulla tolleranza nella ricerca della verità, su cosa significa credere in Dio. sul ruolo del caso nella vita, sulla ricerca personale, sulla speranza. "Non sapremo mai se Dio c'è o meno, ma il nostro essere uomini consiste proprio nell'impossibilità di giungere a quel sapere e nella necessità di vivere senza di esso, e per di più con la consapevolezza della sua assenza. La differenza è che tu, Stanislaw, sei tormentato dal desiderio di giustificarli di quella imperfezione e io invece la tratto non solo come inevitabile, ma anche come la condizione più decorosa per un uomo onesto." (Zygmunt Bauman)
Questo testo si prefigge il fine di "introdurre" il lettore alle principali tematiche e problematiche dell'agire comunicativo (inteso non solo come processo comunicativo in sé ma come un vero e proprio processo culturale). Comunicazione quindi come essenza del vivere sociale, modalità (dalla 'face-to-face' a quella mediale) attraverso la quale si instaurano, definiscono e sviluppano i rapporti sociali; comunicazione come "processo sociale condiviso in un insieme sociale definito". Quest'ultima definizione, per quanto approssimativa, permette però di evidenziare alcuni aspetti sostanziali: la comunicazione è culturalmente modellata in un ambito socioculturale definito; la comunicazione è un processo di interazione, 'vive' della situazione sociale di riferimento; nella comunicazione, sia gli aspetti di contenuto (il 'cosa' del messaggio) quanto quelli di relazione (il 'come' del messaggio), vengono determinati secondo una codificazione e simbologia socialmente accettata e condivisa.
Che si tratti di un disastro naturale devastante o di un'importante decisione esistenziale, di una rivolta politica violenta o di un'illuminazione religiosa, di un avvenimento mondano o di una buona notizia, c'è sempre qualcosa di dirompente, inaspettato e addirittura miracoloso in un "evento": concetto tra i più rilevanti della storia del pensiero e insieme tra i più ambigui, caratterizzato da ben più di cinquanta sfumature. Che cos'è l'evento? Una trasformazione nel modo in cui il mondo ci appare o un cambiamento nella realtà stessa? Entrambe le cose - e molto di più - ci spiega con chiarezza e ironia Slavoj Zizek, uno dei più celebri e apprezzati filosofi viventi, spaziando con lo stile irresistibile che gli è proprio tra excursus scientifici e barzellette sconvenienti, tra aneddoti storici e spiazzanti citazioni dai film. Insomma: dal Big Bang agli haiku Zen, passando per il waterboarding, Hegel, Buddha e Lars von Trier, senza tralasciare neppure una rapida ma efficacissima disamina dell'"evento" pop Gangnam Style. Perché per Zizek l'evento può essere la chiave per comprendere uno spettro straordinariamente ampio di fenomeni delle nostre vite. Perfino l'amore: la nascita di "qualcosa di nuovo in grado di sovvertire gli schemi", un evento personalissimo e dirompente al di là di ogni causa e fattore spiegabile.
Può un orientamento sessuale ricevere riconoscimento sociale fino ad essere trasformato in una istituzione? Il matrimonio e l'adozione sono possibili a qualunque condizione? È sufficiente l'amore? Si può affermare che un "duo" di persone dello stesso sesso sia equiparabile a una coppia formata da un uomo e una donna? Quale relazione può essere posta a fondamento del legame sociale? Cos'è l'omosessualità? Quali sono le conseguenze della negazione della differenza sessuale a livello sociale e sulla psicologia del bambino? Nel Regno di Narciso, immagine evocativa della società contemporanea, si pretende che tutti dispongano degli stessi diritti, indipendentemente dalla propria situazione. Si esige che la società garantisca la realizzazione del desiderio soggettivo, senza considerazione per l'interesse generale. Di fronte alle rivendicazioni dell'attivismo omosessualista (in particolare l'accesso al matrimonio e all'adozione nel contesto di un'unione omosessuale), Tony Anatrella ne affronta i nodi problematici sul piano psicologico e sociale. Un libro per tutti coloro - genitori, educatori, insegnanti, medici o rappresentanti politici - che si interrogano su questo delicato argomento.
Il termine "danni collaterali" appartiene al linguaggio militare per indicare le conseguenze indesiderate delle operazioni belliche che comportano costi altissimi in termini umani. Non sono però prerogativa esclusiva della guerra: i danni collaterali rappresentano uno degli aspetti più diretti e sconcertanti dell'ineguaglianza sociale che caratterizza la nostra epoca. Perché ad essere intrinsecamente votati ai danni collaterali sono i poveri, per sempre segnati dal duplice marchio dell'irrilevanza e dell'indegnità. Causare danni collaterali è più facile nei quartieri loschi e tra le strade più malfamate delle città che nelle tranquille zone residenziali abitate da uomini potenti e altolocati. Tra l'occupare il gradino più basso della scala della disuguaglianza e il ritrovarsi "vittima collaterale" di un'azione umana o di un disastro naturale esiste lo stesso rapporto che intercorre tra i poli opposti delle calamite, che tendono a gravitare l'uno verso l'altro.
"Esiste un'altra Italia, è sempre esistita. Nostra intenzione non è riproporla con analisi sociologiche o antropologiche, che spettano ad altri, ma semplicemente dare voce, attraverso documenti in prevalenza privati, a un "carattere" italiano poco rappresentato, mentre dilagano i ritratti, spesso grotteschi, dei difetti nazionali: la cialtroneria, la tendenza ad accodarsi al vincitore, lo scarso senso dello stato e della collettività, l'individualismo sregolato, il familismo, il cinismo gaudente, il lamento perenne. Un "carattere" che non solo nel passato, glorioso e irripetibile, ma anche nel presente rivela una diversa tempra morale, una serietà e una tenacia che non di rado si trasforma in abnegazione, nel lavoro, negli affetti, nell'impegno politico, nei gravi momenti dell'emergenza ma anche della quotidianità. Non abbiamo certo voluto riscrivere la storia d'Italia, né raccogliere testimonianze esaustive: a questo lavoro ci ha spinto il desiderio di opporci alla diffusa rassegnazione, o peggio, e insieme la convinzione che in questi tempi di babele delle lingue, e non solo quelle della politica, sia ancora possibile fare affidamento sulla tenuta di un popolo migliore di quello che crede (o vogliono fargli credere) di essere."
Il libro di Guido Baglioni si snoda lungo le tappe della storia italiana vista attraverso le vicende del lavoro salariato, in un cammino fatto di sofferenze, conflitti, conquiste e benessere. Il tema cruciale è quello della tutela e della valorizzazione del lavoro. Rispetto alle soluzioni antagonistiche, nel secondo dopoguerra si sono affermate le concezioni che miravano al miglioramento costante e negoziale delle condizioni dei lavoratori nell'impresa e nella società industriale. Tra il vecchio e il nuovo secolo l'equilibrio si è alterato. Con l'esplodere della crisi, il problema non è tanto il rapporto di lavoro quanto la mancanza di lavoro, che si gioca soprattutto sulla ripresa e sulla qualità della crescita economica. Le soluzioni possibili esistono, si dovrà puntare su efficienza, innovazione e serietà per poter ridurre disuguaglianza e povertà. Tenendo conto delle molteplici diversità del mondo del lavoro, una entità non unificabile e con ridotta identità.
"Il Dizionario di Sociologia" propone spiegazioni e chiavi interpretative dei comportamenti sociali, individuali e collettivi delle società contemporanee che i lettori attenti non mancheranno di trovare sorprendentemente attuali. La struttura dei rimandi e dei collegamenti interni tra le voci rende possibile utilizzare l'opera non solo come testo di riferimento, ma anche come un trattato organico che tiene conto dei mutamenti che maggiormente hanno influito sui processi sociali e culturali, specie nell'ambito del lavoro, delle organizzazioni, delle comunicazioni di massa, della attuale globalizzazione dei processi produttivi e più in generale del mondo. Oltre duecentocinquanta voci dedicate a concetti sociologici e fenomeni sociali: la più ampia trattazione sistematica dei principali concetti della sociologia.
Il manuale tratta i fondamenti costitutivi della sociologia secondo un approccio che privilegia l'intreccio costante tra le dimensioni micro e macro, e secondo una prospettiva comparata attenta alle caratteristiche peculiari delle società europee nel contesto globale. Questa nuova edizione è ampiamente aggiornata, anche nell'adattamento al contesto italiano.
Assistiamo oggi a una crisi strisciante, di enormi proporzioni e di portata globale, tanto più inosservata quanto più dannosa per il futuro della democrazia: la crisi dell'istruzione. Sedotti dall'imperativo della crescita economica e dalle logiche contabili a breve termine, molti paesi infliggono pesanti tagli agli studi umanistici ed artistici a favore di abilità tecniche e conoscenze pratico-scientifiche. E così, mentre il mondo si fa più grande e complesso, gli strumenti per capirlo si fanno più poveri e rudimentali; mentre l'innovazione chiede intelligenze flessibili, aperte e creative, l'istruzione si ripiega su poche nozioni stereotipate. Non si tratta di difendere una presunta superiorità della cultura classica su quella scientifica, bensì di mantenere l'accesso a quella conoscenza che nutre la libertà di pensiero e di parola, l'autonomia del giudizio, la forza dell'immaginazione come altrettante precondizioni per una umanità matura e responsabile.