L'intento fondamentale di questa breve introduzione all'Ortodossia è, come dichiara lo stesso autore, "far entrare nell'autocoscienza ortodossa, aiutare la sua comprensione dall'interno", attraverso uno sforzo serio di conoscenza. La convinzione diffusa che l'esperienza ortodossa del cristianesimo sia semplicemente una variante di quella occidentale e che l'Ortodossia sia solo una sorta di cattolicesimo "esotico", rende quanto mai importante quel tipo di conoscenza di cui parla Petrà.
Il saggio, ora tradotto in italiano, ha esercitato un’enorme influenza su molti studi che si sono occupati di storia della cultura bassomedievale. Congar scrisse queste pagine alla vigilia del Concilio Vaticano II e, nel fermento intellettuale e teologico di quegli anni, il grande studioso di ecclesiologia affronta, con precisione e sapienza critica il cuore delle dispute teologiche che animarono il dibattito tra Ordini mendicanti (soprattutto francescani e domenicani) e clero secolare nel periodo che va dalla seconda metà del secolo XIII all’inizio del XIV. Le questioni sollevate sono di notevole portata e molti punti sono rimasti nel tempo oggetto di confronto teologico. Quale il corretto rapporto tra religiosi e clero secolare, tra papa e vescovi, da dove viene il potere ecclesiastico e che tipo di potere è, da dove il potere temporale…? Mentre l’autore presenta le varie posizioni su questi e altri problemi, emerge in filigrana il modo di pensare e argomentare, di concepire il mondo e la vita dei grandi maestri medievali.
Destinatari
Studenti di teologia e studiosi di storia medievale e di ecclesiologia.
Autore
YVES MARIE-JOSEPH CONGAR, (1904-1995) domenicano, studiò teologia e filosofia a Reims e a Parigi. Fu docente presso il seminario domenicano «Le Saulchoir» e segretario della prestigiosa «Revue des sciences philosophiques et théologiques». Nel dopoguerra si impegnò nel movimento dei preti operai e il Vaticano gli proibì di insegnare e di pubblicare libri. Successivamente riabilitato, fu consulente della commissione preparatoria del concilio Vaticano II al quale partecipò poi come esperto. Nel 1994 fu creato cardinale da Giovanni Paolo II.
Un'approfondita ricerca che interpreta il pensiero ecclesiologico di Reginald Pole e la sua figura poliedrica e complessa. Prefazione di Marcello Semeraro. La vicenda e soprattutto il pensiero di Reginald Pole (1500-1558), uomo di Chiesa, teologo non di professione ma dalla capacita' non comune di entrare nel vivo delle questioni e delle discussioni che hanno agitato la sua epoca, non e' stata mai studiata con tale ampiezza e profondita', almeno dal punto di vista teologico. Questo studio presenta invece organicamente la sua vita, le sue opere, il suo pensiero, nel quadro di un contesto ben descritto. Ne emerge una linea di pensiero soprattutto ecclesiologico, dove i testi, di carattere episodico e contestuale, se ben letti, offrono una prospettiva organica della Chiesa a carattere prevalentemente spirituale-misterico. La ricerca costituisce un'interessante e necessaria integrazione alla storia dell'ecclesiologia.
Per quale motivo seguire e amare la Chiesa? Con parole chiare e semplici, attingendo anche a quanto si dice nel Nuovo Testamento e a quanto hanno detto i Padri della Chiesa, l'Autore cerca di rispondere a questo interrogativo.
La fine del tempo di cristianità non significa tramonto del cristianesimo. È semmai tramonto di un mito che aveva alimentato l’ideologia teologica del compimento, della “cattura” della fine: il regno di Dio – si pensava – è realizzabile grazie alle strutture tipiche della cristianità. Liberata da quello schema plurisecolare la Chiesa può ritrovare la sua nativa freschezza, recuperare la tensione escatologica e valorizzare una sana pneumatologia sulla strada tracciata dal concilio Vaticano II.
Ma quali processi pastorali devono essere attivati dalle comunità cristiane affinché queste ultime siano in grado di gestire bene l’attuale momento di transizione verso una cultura fortemente caratterizzata dal pluralismo? E come vivere la novità di una Chiesa minoranza, senza considerarla una sconfitta, ma piuttosto una risorsa? Sono questi i principali nodi che l’autore si propone di affrontare nel suo saggio.
Da decenni i problemi che la fine della cristianità pone alla pastorale sono motivo di riflessione. Il volume ricostruisce i termini del dibattito allo scopo di giungere a una proposta di Chiesa e di parrocchia che risponda alla nuova situazione. Muove dalla constatazione del cambiamento intervenuto nella seconda metà del ’900, quando viene a spezzarsi la stretta connessione tra comportamento sociale e individuale e organizzazione ecclesiale (1a parte); esamina poi come questa problematica è affrontata nei documenti della Santa Sede, dei dialoghi ecumenici, degli episcopati francese e italiano (2a parte); individua infine alcune proposte di pastorale, che conservano il modello della parrocchia, ma lo rivalorizzano dall’interno (3a parte).
La figura di Chiesa che l’autore propone è costruita su quattro riferimenti fondamentali: la domenica, il primato della Parola, l’ascolto della realtà umana che la comunità esprime, l’iniziazione cristiana.
Sommario
Introduzione. I. La cristianità. II. Quale cristianesimo per un tempo di post-cristianità. III. Per una Chiesa “piccolo gregge”, comunità eucaristica. Conclusioni. Bibliografia. Indici.
Note sull'autore
Carmelo Torcivia, del clero di Palermo, è incaricato di teologia pastorale fondamentale alla Facoltà teologica di Sicilia ed è docente di teologia alla Facoltà di giurisprudenza della LUMSA, sede di Palermo. È stato per dieci anni (1985-1995) responsabile della pastorale giovanile diocesana. Nel 1994 ha fondato la comunità ecclesiale Kairòs. Ha pubblicato, per i tipi della Facoltà Teologica di Sicilia, «Andate ed insegnate». Pastorale, evangelizzazione e catechesi nel pensiero di Pierre-André Liégé, Palermo 2002.
Dalla quarta di copertina:
Come può la Chiesa, in quanto Sposa del Signore, rappresentare il medium intrinseco dell’evento salvifico di Gesù Cristo all’uomo di ogni tempo e luogo sempre radicato in una comunità? O, in altri termini, in che modo la Chiesa può rendere Gesù Cristo effettivamente contemporaneo alla libertà del singolo? Per rispondere a queste domande un’ecclesiologia adeguata urge, oggi più che mai, una doppia “concentrazione”: l’una in chiave antropologica, l’altra in chiave sacramentale. L’espressione “concentrazione” suggerisce il tentativo metodologico di attraversare tutti i contenuti dell’ecclesiologia secondo una prospettiva sintetica che conservi al mistero della Chiesa il suo insostituibile carattere dinamico di evento salvifico e al “trattato” la sua natura intrinsecamente “pastorale”.
Indagando la propria indole “pastorale” la Chiesa testimonia la sua sollecitudine per il singolo uomo con le sue relazioni costitutive e la sua capacità di interazione con il cosmo. Essa può allora affrontare, tra gli altri, sia i temi scottanti della partecipazione e della rappresentanza, sia quelli della natura e delle condizioni per l’esercizio del ministero ordinato. Un’ecclesiologia così rinnovata potrà inoltre consentire la piena assunzione dell’urgenza ecumenica e del dialogo interreligioso come dimensioni intrinseche e non puramente contingenti dell’atto di fede.
Recensioni:
[...] L’attenzione posta dall’A, sull’aspetto metodologico ci sembra lodevole; altrettanto positiva è quella dedicata alla concentrazione dei temi ecclesiologici sulla doppia dimensione sacramentale e antropologica. Essa costituisce, insieme ad altri elementi ricorrenti – fondamentale è la fondazione cristologica della riflessione sulla natura e sulla missione della chiesa –, il fil rouge che attraversa, a partire dalla prima parte dell’opera, anche le altre due. [...]
S. Mazzolini, in La civiltà cattolica 157 (4/2006) 410s.
La Chiesa dei Padri - The Church of the Fathers, qui pubblicata in versione italiana, comprende una serie di articoli di Newman apparsi nella rubrica «Correspondance» del «British Magazine» fra l’ottobre 1833 e il maggio 1837, raccolti quindi in un unico volume nel 1840 appunto sotto il titolo The Church of the Fathers ed editi successivamente, nel 1873, come prima parte del secondo volume degli Historical Sketches.
La penna del giovane Newman già rientrato da quel viaggio per i paesi mediterranei che tanto influsso avrà nella sua vita rivela già lo scrittore sicuro, dalle idee limpide e vigorose e dallo stile chiaro e pieno di fascino, intento a ripercorrere le alterne vicende della Chiesa antica, molte delle quali si sono svolte in luoghi che da secoli non sono più cristiani, quali l’Africa di Antonio e Agostino e l’Asia Minore di Gregorio e Basilio; né manca un vivido riferimento all’Europa cristiana, nella presentazione della vicenda di san Martino. Si trovano così delineati con rara finezza e con evidente ‘simpatia’ i profili di Padri e di Dottori che hanno illuminato il cristianesimo antico e continuano ad essere una preziosa e inesauribile sorgente di luce.
Si tratta di composizioni anzitutto di carattere storico; e, pure, risaltano in esse l’approfondimento della dottrina cristiana e la scoperta dei valori della Chiesa cattolica, che hanno permeato, si può dire, l’intera vita e attività scientifica di Newman, volta all’accoglienza lucida e appassionata del mistero rivelato e insieme all’esigente e penetrante approfondimento delle risorse razionali della fede.
Il metodo teologico caratteristico di Avery Dulles viene applicato in quest'opera in modo rigoroso e sistematico, identificando cinque modelli fondamentali di ecclesiologia: la chiesa è vista come istituzione, comunione mistica, sacramento, annunciatrice della parola, a servizio del mondo. Di ogni modello Dulles ricerca il fondamento biblico, l'aderenza alla realtà storica e la dimensione ecumenica, mostrando così la necessità di una visione della chiesa che bilanci e tenga conto delle varie prospettive, poiché nessun modello preso isolatamente potrebbe dar ragione del «mistero» della chiesa. Infine, senza opporsi ai cinque modelli descritti, Dulles ne introduce un sesto, la comunità dei discepoli, che insiste sul tema della sequela di Gesù, come chiave per comprendere dal di dentro le vitalità sempre rinnovatesi della chiesa. Per la precisione analitica con cui esprime il suo pensiero e quello dei vari autori esaminati, il libro è un ottimo esempio di quella «balanced theology» che aiuta i credenti a vivere la fede da cristiani adulti.
Destinatari
Quanti, religiosi e laici, desiderano capire le ragioni della propria fede e viverla da cristiani veri.
Autore
AVERY DULLES, si convertì al cattolicesimo nel 1940 e, dopo la guerra, divenne gesuita conseguendo il dottorato in Teologia dogmatica alla Gregoriana di Roma. È il primo teologo americano creato cardinale da Giovanni Paolo II in riconoscimento dei suoi grandi meriti accademici. È autore di numerosissime pubblicazioni.
«Una sola complessa realtà>: è la nota espressione conciliare che la Lumen gentium 8 riferisce alla Chiesa, poiché in essa coesistono misteriosamente l'aspetto visibile sociale e quello interiore divino. Alla luce di tale espressione, il presente volume si propone di mettere a fuoco la sfida a cui la Chiesa odierna è chiamata, prendendo coscienza della sua capacità e responsabilità di produrre una visione organica globale di se stessa, sia nell' orizzonte della storia della salvezza che in quello dell'intera storia umana. La Chiesa, offrendo alla società la risposta ai suoi bisogni religiosi, esercita in tal modo la sua peculiare diaconia culturale e si propone come istituzione ecclesiastica aperta, capace di intrecciarsi e collegarsi con tutte le altre istanze della vita, nella luce del Vangelo. Gli studi qui ospitati, distribuiti organicamente in tre parti, vogliono essere una ripresa metodologica delle istanze che emergono da tale compito dell' ecclesiologia, in un' ottica secondo cui la riflessione ecclesiologica non avviene al di fuori del tempo e dello spazio, bensì è influenzata da una nuova comprensione dell'universo antropologico, in un intreccio pluridisciplinare che vale la pena di essere indagato.