Un volume intorno alle provocazioni e alle domande fondamentali poste dal libro biblico del Qoèlet: un libro "scomodo" e che incanta.
Il racconto biblico della visita di Gesù alle due sorelle, Marta e Maria, può apparire scioccante: la "parte migliore" è attribuita a Maria che siede ai piedi di Gesù. Che ne è dell'invito incessante del vangelo di mettersi a servizio del prossimo? Le due autrici ci presentano un percorso tra i commentari e le interpretazioni che questo testo ha conosciuto. Dai padri della chiesa alle analisi femministe: venti secoli di letture ininterrotte di un testo che porta in sé una questione sempre attuale.
Nel Vangelo di Giovanni, Gesù e i discepoli condividono un momento di difficoltà e insieme cercano di intravedere atteggiamenti e percorsi per affrontare il futuro. È la narrazione riportata nei capitoli 13-17, comunemente chiamati "discorsi di addio", perché collocati dall'evangelista poco prima della passione e della morte di Gesù, ma in realtà strutturati come "conversazioni". Il volume non si propone di offrire un'esegesi completa ed esaustiva del testo giovanneo, ma di cogliere sollecitazioni e stimoli per rileggere il rapporto personale con Cristo e la sua incidenza nella vita e nella missione delle comunità ecclesiali. Il lavoro è suddiviso in tre parti: la prima ripercorre i capitoli 13-16 del quarto Vangelo per scoprirne le dinamiche e i processi di fondo in ordine soprattutto alla dimensione ecclesiale; la seconda è incentrata sulle cinque promesse dello Spirito Santo presenti nei capitoli 14-16; la terza si conclude con alcune riflessioni sulla preghiera di Gesù (capitolo 17).
Lectio divina per operatori pastorali. Per una carità che supera la beneficenza per un nuovo incontro con il fratello. Incontro, condivisione, servizio, relazione, progetto, missione: sei parole chiave che esprimono il cuore dell'impegno degli operatori pastorali. Proprio per l'alto valore ideale di tale impegno è necessario un costante lavoro di formazione. Il volume delinea un percorso formativo per operatori che rilegge e approfondisce tali parole alla luce della Parola di Dio. Sulla base di una lunga esperienza come formatrice nella Caritas Italiana, Benedetta Rossi individua alcuni episodi biblici, l'incontro tra Samuele e Iesse; la guarigione della emorroissa; l'unzione dei piedi di Gesù; l'elemosina di Pietro presso il Tempio, che offrono spunti di riflessione stimolanti per dare il "giusto senso" ad ogni azione pastorale.
Per quanto le tre Lettere cattoliche commentate in questo volume non siano tra gli scritti più considerati del Nuovo Testamento, esse conservano e trasmettono con singolare efficacia l'evangelo primitivo, che fu vissuto e annunciato al mondo dalle Chiesa dei primi discepoli di Gerusalemme. La memoria riconoscente di quella della Chiesa, composta esclusivamente da giudei, che fu madre di tutte le Chiese, costituisce ancora l'incentivo doveroso e fecondo per ogni futura evangelizzazione. A partire da Gerusalemme, la lettura spirituale della Lettera di Giacomo, della Lettera di Giuda e della Seconda lettera di Pietro interpella la missione delle nostre Chiese di oggi e trasmette un'eredità sempre creativa alle Chiese di domani.
Il grande impulso che lo studio dell'ebraico biblico ha avuto in questi anni, in ambito accademico ma anche a livello pastorale, rende ragione dell'esigenza di proporre una nuova edizione de "Il Libro di Giona. Analisi del testo ebraico e del racconto", come già accaduto in precedenza per il volume di M. Pazzini e A. Niccacci "Il Rotolo di Rut. Analisi del testo ebraico" (Edizioni Terra Santa, 2008). Gli autori affrontano la novella di Giona (48 versetti distribuiti in quattro capitoli) con lo stesso orientamento usato per l'analisi del Rotolo di Rut. Le tre parti che compongono il volume sono opera di Alviero Niccacci (analisi sintattica, capp. 1 e 3), Massimo Pazzini (analisi morfologica, cap. 2) e Roberto Tadiello (analisi narratologica, cap. 4). L'approccio narratologico permette una lettura del testo di tipo "teatrale", con una trama che si snoda in diverse scene suddivise, a loro volta, in quadri narrativi. Il volume è destinato non solo agli studenti di ebraico che abbiano una base elementare della lingua ma anche agli amanti della Scrittura nelle lingue originali.
L'antico libro biblico dei Proverbi si conclude con un poema dedicato al sorprendente ritratto di una donna eroica, perfetta, "di valore". Non sappiamo se si tratta di una figura reale, della destinataria di un elogio funebre o della personificazione della Sapienza. Il poema, infatti, non descrive il suo aspetto fisico, non esalta la sua bellezza, non menziona sentimenti d'amore, ma si concentra sull'attività delle sue mani, delle sue braccia, dei suoi fianchi, sulla saggezza delle sue valutazioni e delle sue decisioni. Contro l'idea di perfezione femminile celebrato nella poesia erotica diffusa nelle corti reali e negli harem del Vicino Oriente antico, il poema biblico del libro dei Proverbi glorifica una donna impegnata in normali affari famigliari e sociali che realizza con decisione anche ciò che, nel mondo antico, è normalmente di competenza dell'uomo.
Lo scritto più universalistico del NT (Luca-Atti) è in pari tempo il più attento alla esplicitazione delle radici ebraiche del cristianesimo e - dopo Paolo - il più interessato al futuro di Israele. Partendo dal finale dell'opera (At 28,17-31), dove il rapporto chiesa-Israele-pagani emerge in tutta la sua portata e complessità, il lavoro prosegue con l'analisi di At 13,13-52 e 18,1-18, dove troviamo le stesse problematiche di At 28,17-31 (cf 28,26-27.28 con 13,46 e 18,6). Conclude la tesi una serie di riflessioni sul rapporto chiesa-Israele oggi. Di questo complesso e fondamentale tema vengono ripercorse le tappe fondamentali dalla dichiarazione conciliare "Nostra aetate" del Concilio Vaticano II a oggi e si offre, a partire dall'opera lucana, qualche spunto di attualizzazione utile per l'approfondimento e lo sviluppo dei rapporti tra ebrei e cristiani.
Il "Libro delle regole" o "Libro delle sette regole" di Ticonio è il più antico manuale di ermeneutica biblica dell'Occidente cristiano. Assai apprezzato da Agostino, che lo ritiene "di aiuto non piccolo nel penetrare ciò che è tenuto nascosto nelle Parole della Scrittura", il testo ha avuto nei secoli una vasta accoglienza: Cassiodoro ne raccomanda la lettura e lo studio, Cassiano ed Erasmo lo citano, Isidoro di Siviglia, Beda il Venerabile e Ugo di San Vittore lo usano nei loro commenti biblici. La riflessione di Ticonio individua alcuni principi ermeneutici fondamentali per rendere accessibili i segreti della Legge a chiunque si trovi a percorrere l'immensa selva della profezia. L'enunciazione delle sette regole, accompagnata dalla citazione di numerosissimi testi dell'Antico e del Nuovo Testamento, forma un unico edificio concettuale. Compito essenziale dell'esegeta - insegna Ticonio - è distinguere i diversi livelli di lettura del testo (il piano storico, la tipologia, il senso allegorico) per coglierne la profondità teologica e trarne un arricchimento etico-spirituale.
A che serve il nostro denaro? Per che cosa lo usiamo? Che ne è dell’essere umano di fronte al denaro? L’autore si sofferma su tali interrogativi e ci presenta l’originalità dell’approccio biblico e, in particolare, del messaggio di Gesù. Accolto come un dono di Dio, il denaro non è più condannato a essere luogo delle nostre paure. Può divenire un segno di gratuità, può essere reinvestito per permettere la relazione e l’attenzione gli uni agli altri, in modo che l’utilizzo dei beni non manifesti più la dismisura delle nostre brame, ma l’amore del Dio che dona.
Daniel Marguerat (Losanna 1943), pastore della chiesa riformata del cantone di Vaud e professore emerito alla Facoltà di teologia dell’Università di Losanna, è un rinomato biblista, esegeta del Nuovo Testamento e specialista della ricerca su Gesù e sulle origini cristiane.
Il volume analizza la relazione tra la Bibbia e la teologia morale, in funzione del dialogo interdisciplinare e della formazione dell'identità morale biblica del credente. L'articolazione del lavoro consta di cinque capitoli. Nei primi tre capitoli si affronta la questione dei "fondamenti" su cui si basa la relazione tra Bibbia e teologia morale: il fondamento teologico, il fondamento epistemologico, il fondamento ermeneutico. Segue un capitolo riguardante l'analisi di alcuni "modelli" basati sul ruolo che il testo ispirato svolge nell'elaborazione della teologia morale. Nell'ultimo capitolo si offrono alcuni "orientamenti" per contribuire ad individuare un'adeguata relazione tra Bibbia e teologia morale.
Eva, Sara, Rebecca, Rachele, Lea, Rut, Noemi, Ester, Giuditta, Marta, Maria, la Maddalena, la Samaritana... Nell'Antico e nel Nuovo Testamento non compaiono solo figure maschili ma anche tante donne. Sono fondatrici di stirpi, profetesse, donne qualunque che si trovano perciò a svolgere un ruolo cruciale, memorabile nella storia della loro comunità e della loro religione. Sono donne che hanno la forza di essere protagoniste del proprio destino. Osano sfidare Dio, come Eva, la madre dei viventi, che trasgredisce l'ordine divino e si assume la responsabilità di una vita autonoma; osano opporsi all'autorità maschile, come Miriam che rivendica il proprio ruolo di profetessa con Mosè, o come Giuditta che uccide il nemico Oloferne; osano anteporre alle leggi umane principi superiori, come le levatrici che salvano Mosè contravvenendo alle leggi del faraone, o come Ester che aiuta il suo popolo sfidando le leggi dell'Impero persiano; osano piegare le leggi maschili a difesa dei diritti delle donne, come fanno Tamar e Rut. Compiono scelte ardite ma sono ugualmente difese e accolte da Dio. Oltre a loro, ci sono teologhe che hanno letto diversamente il racconto dei testi sacri e ne hanno tramandato un'altra versione. La presunta inferiorità femminile ricavata dall'interpretazione di certi passi della Bibbia è servita soprattutto a legittimare discriminazione e subalternità della donna, ma non è scontato che questo ne sia l'autentico e unico senso. Prefazione di Marinella Perroni.