“La distizione tra différence e différance non è la stessa che separa l’oralità dalla scrittura. Nella différance non si tratta solo del tempo,
ma anche dello spazio. È un movimento in cui la distinzione dello spazio e del tempo non era ancora avvenuto: la spaziatura, divenire-spazio del tempo e divenire-tempo dello spazio, differenziazione, processo di produzione di differenze ed esperienza dell’alterità assoluta”.
Jacques Derrida
Prendendo le mosse dal concetto di iterabilità, collegandolo alle moderne tecnologie e alle questioni etiche che ci impongono, in quest’intervista del 2001, Derrida attraversa molti nodi problematici della sua filosofia – la traccia, il resto, la rimanenza, il supplemento, il fallogocentrismo e la sua necessaria decostruzione, la distinzione tra différence e différance e quella tra oralità e scritturala – e della sua biografia – il controverso rapporto con la sua ebraicità, la “difesa” di De Man e il “caso” che ne è seguito, le sue posizioni riguardo al “nazismo” di Heidegger – producendo un intreccio molto interessante tra vita e pensiero, filosofia e biografia, che troverà nella letteratura un suo grande punto di forza e una felice sintesi.
Jacques Derrida (El-Biar 1930 – Parigi 2004) è considerato tra i massimi filosofi contemporanei, padre della decostruzione. Ha diretto dal 1983 l’École de Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi. Tra le sue molteplici opere, ricordiamo Della Grammatologia, Introduzione all’origine della geometri di Husserl e, per le edizioni Mimesis, Il tempo degli addi, «Il faut bien manger» o il calcolo del soggetto e Marx & Sons.
Samantha Maruzzella laureata in Estetica con una tesi sull’alterità e il desiderio mimetico nell’opera di Jacques Derrida e René Girard. Si occupa prevalentemente di filosofia contemporanea, con particolare attenzione alla decostruzione e alla fenomenologia. Ha pubblicato un saggio sul nesso economia e sacrificio (Lithos 2008) e ha curato la traduzione di «Il faut bien manger» o il calcolo del soggetto (Mimesis 2009).
il contenuto
Costa Azzurra, autunno 1932. Una filosofa di trentasette anni, priva di status accademico e di notorietà, scrive a Daniel Halévy per raccontargli il suo incontro con un libro tedesco uscito nel 1927 e destinato a segnare il pensiero del Novecento: Essere e tempo. L’autore, Martin Heidegger, all’epoca è pressoché sconosciuto in Francia. La giovane lettrice va subito al cuore di quel testo denso, quasi intraducibile, e sa spiegarlo al suo interlocutore con una limpidezza che ancora oggi lascia stupefatti. Le bastano poche pagine per toccarne i punti salienti, che «rendono palpabile la presenza del nulla», e per intuire come perfino i passi più ardui non siano frutto di pura «ingegnosità verbale», bensì rispondano al bisogno di «vincere in noi l’opacità e l’impermeabilità che si oppongono alla nostra chiaroveggenza». Legge Essere e tempo anche da musicista, come se si trattasse di una partitura di Bach: un’Arte della fuga sul tema dell’Essere.
l'autore
Rachel Bespaloff (1895-1949), ebrea di origini ucraine, visse in Svizzera e in Francia, riparando negli Stati Uniti nel 1942, dove insegnò Letteratura francese presso il College di Mount Holyoke, nel Massachusetts. Morì suicida. Aveva una formazione musicale: alla filosofia arrivò solo a metà degli anni venti, quando conobbe il conterraneo Lev Šestov. In seguito fu l’interlocutrice di intellettuali francesi di spicco, tra cui Jean Wahl e Gabriel Marcel. Raccolse i suoi saggi in Cheminements et Carrefours (1938, n. ed. 2004). Di recente sono apparse le Lettres à Jean Wahl 1937-1947 (2003). In italiano è disponibile Dell’«Iliade» (2004).
Antonio Gnoli, responsabile delle pagine culturali della "Repubblica" e grande esperto della filosofia tedesca del Novecento, e Franco Volpi, che è stato professore di Storia della Filosofia all'Università di Padova e curatore delle opere di Heidegger per la casa editrice Adelphi, tornano con una preziosa raccolta di scritti, in parte inediti, in parte usciti su "la Repubblica" tra il 1996 e il 2008, che indaga i capisaldi della riflessione filosofica del Ventesimo secolo, rileggendo un'epoca attraverso le figure di grandi maestri, da Heidegger a Gadamer, da Jünger a Schmitt, Brandt, Nolte. I temi trattati spaziano da vicende di vita privata, come il legame dei coniugi Heidegger e la testimonianza del figlio Hermann sul padre, a questioni di impronta più prettamente politica, come il controverso rapporto di alcuni di questi autori con il nazismo, per approdare comunque sempre al nucleo essenziale di ogni speculazione di pensiero: la vita e il suo più profondo significato. Un viaggio, per tutti, nella filosofia.
L'Autore traccia una storia filosofica dell'identità in tre tappe fondamentali: la visione dell'identità come corporeità razionale, la visione moderna dell'identità come autocoscienza, e la visione post-moderna del rifiuto dell'identità e della sua sostituzione con le differenze. Il saggio vuole descrivere il rapporto fra identità" e "relazione", apparentemente così lontane le une dalle altre, perchè - e questa è la tesi centrale - l'origine ed il destino della libertà umana si trova nella relazione con altre persone."
Coscienza e autorità, religione e libertà, rinnovamento e tradizione: alcuni tra i principali interrogativi posti da Frederick Denison Maurice (1805- 1872) sono tuttora al centro del dibattito filosoficoantropologico ed etico-politico. Maurice, sacerdote anglicano, a lungo professore di teologia e filosofia morale a Londra e a Cambridge, focalizza la sua riflessione sui concetti di conscience, social order e divine order, confrontandosi con alcuni dei pensatori più significativi dell'epoca, come J. Bentham, A. Comte, J.S. Mill, H. Mansel e J.H. Newman. Dopo aver ripercorso gli anni della formazione di Maurice, il volume esamina a fondo i suoi scritti, mostrando come il punto di confluenza delle diverse problematiche filosofiche, religiose e sociali, di cui essi si occupano, sia reperibile nella questione della natura e del dinamismo della coscienza: in aperta polemica con il soggettivismo razionalista e lo scetticismo empirista di certa modernità, Maurice rivendica alla coscienza un'apertura oggettiva e una capacità veritativa, che ne fanno il fulcro dell'identità personale e il fondamento della moralità, individuale e sociale.
"Il più autentico e grande filosofo italiano del dopoguerra" (Giacomo Marramao)
Con "Il problema dell'ateismo" Augusto Del Noce si confronta con la modernità, compiendo una serrata critica della sua filosofia come processo di secolarizzazione che conduce all'idea dell'uomo creatore e trova il suo compimento nell'antropologia materialistica del marxismo. Autentico classico del pensiero cattolico, in questa nuova edizione il libro è arricchito da un saggio di Massimo Cacciari
Augusto Del Noce (1910-1989) ha insegnato nelle Università di Trieste e di Roma. Il Mulino ha pubblicato anche "Riforma cattolica e filosofia moderna" (1965) e il postumo "Giovanni Gentile. Per una interpretazione filosofica della storia contemporanea" (1990).
Nella lunga crisi della grande filosofia seguita alla fine del sistema hegeliano, Heidegger ci ha restituito il senso di cosa significhi pensare in grande stile. Non solo per la grandezza e lo spessore della sua opera, venuta alla luce in tutta la sua imponenza. Non solo per l'acuta sensibilità che Heidegger ha mostrato nei confronti dei problemi fondamentali della nostra epoca: il venir meno della coscienza religiosa, la crisi dei valori tradizionali e la sfiducia nei confronti di una ragione solo strumentale, la fine dell'assoluto sulla terra e il chiudersi dell'orizzonte epocale della tecnica. Ma anche e soprattutto per il fatto che, con una radicalità che nessun altro dopo Hegel aveva osato, Heidegger ha saputo ripensare nel suo insieme l'accadere della filosofia occidentale, riproponendo come problema filosofico la questione dei fondamenti dell'epoca presente e della sua connessione essenziale con il pensiero greco. In quest'orizzonte, la presenza di Aristotele nel pensiero heideggeriano non è circoscrivibile nelle forme di una semplice interpretazione. Essa è piuttosto una presenza generalizzata che pervade tutta l'opera di Heidegger e che si configura nei termini di una forte assimilazione e di un confronto mediante cui il filosofo tedesco si è appropriato dell'ontologia e della filosofia pratica di Aristotele.
Quando estetico e politico si incontrano il loro destino sembra segnato. Attraverso una lettura non convenzionale e ad ampio raggio dell’opera di Hannah Arendt, il libro dimostra che esiste una terza possibilità, oltre gli esiti previsti di una estetizzazione della politica o di una politicizzazione dell’estetica. Senza cedere le proprie prerogative o scalfire i rispettivi ambiti disciplinari, estetico e politico possono convergere, o meglio, trovare una radice comune nello sguardo spettacoriale che percepisce e giudica il mondo come scena pubblica, teatro di gesti, parole, azioni e produzioni umane. Un percorso inedito nel pensiero di Hannah Arendt, interrogato a partire da temi estetico-politici, quali il potere dell’apparire singolare e collettivo, il costruire e l’abitare il mondo con opere e performance, il rapporto tra vita e politica e tra azione e giudizio, il senso comune.
Contenuto
In questo libro vengono presentati tredici religiosi, personaggi nati dalla creazione letteraria che ogni lettore ha incontrato nel corso delle sua formazione scolastica o di cui possiede l’opera da cui sono tratti. Sono figure spesso difficili, attraversate e talvolta consumate da vissuti nettamente in contrasto con quelli della nostra attualità. Il loro essere, però, conserva in sé quasi un’eco delle nostre stesse domande sulla fede, su Dio, su Gesù, sulla grazia, sul perdono, sul mistero della sofferenza e della morte, sulla preghiera. O meglio è in noi che rimane come una lontana eco dei loro quesiti, in un’epoca che ha dimenticato oppure che sembra volere dimenticare tali questioni.
Destinatari
Tutti.
Autore
Lucio Coco,(1961) ha svolto studi filosofici laureandosi con una tesi sulla teoria della conoscenza (Urbino, 1986). Vive e lavora a Verbania. Si è occupato di letteratura greca classica, storia della medicina greca e letteratura cristiana antica greca e latina. Sul tema della depressione ha pubblicato la lettera A Stagirio tormentato da un demone (2002) di Giovanni Crisostomo e sempre del padre antiocheno Le omelie sulla Passione del Signore (2006). È inoltre curatore di antologie patristiche sul tema dell’invidia e della lettura. Attualmente è impegnato nello studio del corpus ascetico di Evagrio Pontico.
Partendo da studi su varie tematiche di ermeneutica, su fondamento veritativo, il testo in una seconda parte presenta alcuni saggi sugli interessi e la ricerca di Gaspare Mura: il personalismo, l'etica dell'alterità e della solidarietà, il problema dell'ateismo, la questione della modernità, i problemi relativi al multiculturalismo ed al dialogo tra le religioni; e su autori, classici e moderni: Boezio, Tommaso, Newman, Gilson, Heidegger, Gadamer, Ricoeur, Edith Stein, Weil. Un omaggio al pensiero e all'opera di Gaspare Mura in occasione del conferimento del titolo di Emerito presso la Pontificia Università Urbaniana.