Quando estetico e politico si incontrano il loro destino sembra segnato. Attraverso una lettura non convenzionale e ad ampio raggio dell’opera di Hannah Arendt, il libro dimostra che esiste una terza possibilità, oltre gli esiti previsti di una estetizzazione della politica o di una politicizzazione dell’estetica. Senza cedere le proprie prerogative o scalfire i rispettivi ambiti disciplinari, estetico e politico possono convergere, o meglio, trovare una radice comune nello sguardo spettacoriale che percepisce e giudica il mondo come scena pubblica, teatro di gesti, parole, azioni e produzioni umane. Un percorso inedito nel pensiero di Hannah Arendt, interrogato a partire da temi estetico-politici, quali il potere dell’apparire singolare e collettivo, il costruire e l’abitare il mondo con opere e performance, il rapporto tra vita e politica e tra azione e giudizio, il senso comune.
Contenuto
In questo libro vengono presentati tredici religiosi, personaggi nati dalla creazione letteraria che ogni lettore ha incontrato nel corso delle sua formazione scolastica o di cui possiede l’opera da cui sono tratti. Sono figure spesso difficili, attraversate e talvolta consumate da vissuti nettamente in contrasto con quelli della nostra attualità. Il loro essere, però, conserva in sé quasi un’eco delle nostre stesse domande sulla fede, su Dio, su Gesù, sulla grazia, sul perdono, sul mistero della sofferenza e della morte, sulla preghiera. O meglio è in noi che rimane come una lontana eco dei loro quesiti, in un’epoca che ha dimenticato oppure che sembra volere dimenticare tali questioni.
Destinatari
Tutti.
Autore
Lucio Coco,(1961) ha svolto studi filosofici laureandosi con una tesi sulla teoria della conoscenza (Urbino, 1986). Vive e lavora a Verbania. Si è occupato di letteratura greca classica, storia della medicina greca e letteratura cristiana antica greca e latina. Sul tema della depressione ha pubblicato la lettera A Stagirio tormentato da un demone (2002) di Giovanni Crisostomo e sempre del padre antiocheno Le omelie sulla Passione del Signore (2006). È inoltre curatore di antologie patristiche sul tema dell’invidia e della lettura. Attualmente è impegnato nello studio del corpus ascetico di Evagrio Pontico.
Partendo da studi su varie tematiche di ermeneutica, su fondamento veritativo, il testo in una seconda parte presenta alcuni saggi sugli interessi e la ricerca di Gaspare Mura: il personalismo, l'etica dell'alterità e della solidarietà, il problema dell'ateismo, la questione della modernità, i problemi relativi al multiculturalismo ed al dialogo tra le religioni; e su autori, classici e moderni: Boezio, Tommaso, Newman, Gilson, Heidegger, Gadamer, Ricoeur, Edith Stein, Weil. Un omaggio al pensiero e all'opera di Gaspare Mura in occasione del conferimento del titolo di Emerito presso la Pontificia Università Urbaniana.
L'esigenza di incontrare figure esemplari e credibili porta ad analizzare da vicino l'esperienza di Armando Rigobello che, con la sua vita, testimonia una continua volontà di ricerca, di incrocio e scambio fra impegno filosofico, fede religiosa e tensione educativa. Il dialogo, proiettato a risvegliare il coraggio di domande radicali, sviluppa un itinerario che cerca di tenere insieme il valore della testimonianza personale e biografica con le ragioni di un impegno intellettuale e speculativo sulla realtà che viviamo e sulla verità che cerchiamo.
L'ermeneutica filosofica contemporanea, se si considera il tipo di rapporto che essa stabilisce con la verità, si muove in due direttrici diverse: verso un'ermeneutica ispirata al pensiero debole e verso un'ermeneutica veritativa. Il volume prende in esame il pensiero di Betti (1890-1968) che si può considerare il principale esponente di questa "corrente" che non cessa di perseguire la "verità" giungendo a formulare nella celebre Teoria generale dell'interpretazione, una serie di principi e di metodi capaci di aprire l'interpretazione alla comprensione del suo "oggetto".
In queste pagine, diversi geni del pensiero vi accompagneranno passo per passo nelle vostre faccende, in una giornata vissuta filosoficamente. Cominciamo proprio dall’inizio, il risveglio. Cosa significa essere svegli? Come facciamo a essere sicuri che non stiamo ancora sognando? Cartesio sostiene che se siamo in grado di dubitare di essere svegli è perché stiamo pensando, e quindi probabilmente esistiamo... Thomas Hobbes ha qualcosa da dire sul pendolarismo mattutino che scatena il selvaggio che c’è in ognuno di noi, e in palestra Michel Foucault vi correrà accanto sul tapis roulant per spiegarvi che quegli esercizi ginnici costituiscono in realtà una forma di controllo statale. In ufficio Karl Marx vi sussurrerà all’orecchio come liberarvi dalla schiavitù del salario, nel tempo libero Niccolò Machiavelli vi darà consigli sull’organizzazione di una festa ben riuscita e Carl Schmitt vi spiegherà perché litigare con il partner ha i suoi vantaggi. E se intendete ricorrere alla consolazione dello shopping, in camerino,mentre vi ammirate nello specchio, Jacques Lacan ha qualcosa da dirvi sui pericoli del narcisismo...
Allargando il discorso anche all’arte, alla letteratura, alla psicoanalisi, all’antropologia, Rowland Smith illumina di luce straordinaria il nostro ordinario, dando vivacità al monotono e valore alla routine.
“La filosofia come avventura infinita:
una sorta di navigazione a vista
nel gran mare dell’essere.
Per ripristinare il senso più autentico
della domanda filosofica.”
Un’avventura che non vuole traghettarci da nessuna parte; ma farci fare un’autentica esperienza di pensiero. E condurci nel cuore di alcune tra le grandi questioni della filosofia. Insomma, un modo per cercare di capire in cosa consista veramente quella in-servibile forma di conoscenza che da molti viene giustamente guardata con sospetto e perplessità. O anche: un modo per accompagnare il lettore alle radici di quella pratica intellettuale che sta alla base delle discipline specialistiche che i più ormai ritengono finalmente libere da ogni nefasta tentazione unitaria. Un volume che pretende di rivolgersi anche a chi non abbia mai avuto occasione di imbattersi in quella enigmatica forma di interrogazione che ha sempre caratterizzato il non-sapere filosofico. Sì, perché l’avventura della ricerca filosofica ha questo di caratteristico: di non pretendere alcun prerequisito, alcuna carta di identità, alcuna pregiudiziale attestazione d’appartenenza, ma di offrirsi piuttosto alla libera disponibilità di una mai appagata docta ignorantia.
A diciassette anni dalla sua prima edizione in lingua inglese (Oxford 1993) e a sei dalla seconda in francese (Fribourg-Paris 2004), si presenta qui in edizione italiana il volume di Dominic J. O’Meara, Plotino. Introduzione alle «Enneadi». Esso è rivolto segnatamente a coloro che intendono intraprendere la lettura dell’opera plotiniana, uno dei testi indubbiamente più grandi e complessi dell’Antichità nonché dell’intera tradizione filosofica. Attraverso l’esame di alcuni tra i suoi trattati più intensi e significativi, O’Meara mostra come nel suo insegnamento a Roma e nel confronto con i predecessori Plotino sia giunto a sviluppare un pensiero particolarmente originale e audace, basato su un’interpretazione fortemente innovativa di Platone e destinato a esercitare una profonda influenza sulle vicende della metafisica occidentale. Una breve Prefazione della Curatrice (Sofia Mettei), la Premessa dell’Autore alla traduzione italiana e taluni aggiornamenti testuali (Cronologia della vita di Plotino, Cronologia dell’opera di Plotino) e bibliografici colmano la distanza critica dalle precedenti redazioni, confermando altresì la rilevanza di tale lavoro in seno all’attuale panorama degli studi sul neoplatonismo..
Autore
Dominic J. O’Meara, nato a Dublino nel 1948, è professore emerito di Storia della Filosofia Antica all’Università di Friburgo (Svizzera). Già membro del comitato direttivo della Fédération Internationale des Societés de Philosophie (1999-2003) e della European Science Foundation «Philosophy in Late Antiquity and its Heritage in Arabic Thought» (2000-2004), ha cofondato e diretto la collana «Vestigia» (Cerf, Parigi) e la «Academia Platonica Septima» (Münster). Attualmente direttore (con P. Hadot e J.-F. Balaudé) della collana «Les écrits de Plotin» (Cerf, Parigi), collabora a varie riviste scientifiche ed è autore – oltre che dell’opera qui offerta in edizione italiana – di numerosi saggi sulla filosofia plotiniana e la tradizione platonica, tra i quali Structures hiérarchiques dans la pensée de Plotin (Leiden 1975), Pythagoras Revived: Mathematics and Philosophy in Late Antiquity (Oxford 1989), The Structure of Being and the Search for the Good. Essays on Ancient and Early Medieval Platonism (Aldershot 1999), Platonopolis. Platonic Political Philosophy in Late Antiquity (Oxford 2003).
Un'esposizione della Politica aristotelica secondo canoni moderni, svincolata dal suo contesto storico.
Partendo dall'idea di storicismo, religiosamente laico, critico e problematico, come tentativo di individuare una nuova razionalità, che, senza etica ripugnanza per il tema della "relatività", sia capace di intendere lo spazio autonomo del molteplice come "connessione" e "relazione", processo di universalizzazione dell'individualità, la "religione dello storicismo" si afferma in queste pagine come un originale paradigma della filosofia della religione. Una concezione inquieta e inquietante, rigorosamente anti-fondamentalistica perché affidata alla responsabilità dei soggetti, alla forza etica del loro irresistibile tendere oltre, sempre dinanzi al rischio della spietatezza della storia da essi stessi costruita. "Evacuata est crux Christi". Il libro, dopo un preliminare tentativo di chiarificazione teoretica del problema, delinea i tratti di una possibile storia di questa categoria, a partire da una serie di "sondaggi" storiografici su figure, grandi e minori, sempre autenticamente significative, dell'Otto-Novecento europeo.
Aldo Capitini (1899-1968), il filosofo italiano della nonviolenza ed una delle più significative voci europee della cultura della pace, figura di spicco dell’antifascismo liberalsocialista, promotore nell’Italia repubblicana di vaste esperienze di democrazia diretta e “dal basso”, intellettuale ritenuto da molti un maestro di vita civile e di moralità laica, oggi può essere considerato anche un classico della pedagogia italiana. Questo suo primo importante scritto pedagogico raccoglie i temi maggiori delle riflessione capitiniana, ancora oggi di sconcertante attualità.
Prendendo le mosse dal concetto di iterabilità, collegandolo alle moderne tecnologie e alle questioni etiche che ci impongono, in quest'intervista del 2001, Derrida attraversa molti nodi problematici della sua filosofia - la traccia, il resto, la rimanenza, il supplemento, il fallogocentrismo e la sua necessaria decostruzione, la distinzione tra différence e différance e quella tra oralità e scritturala - e della sua biografia - il controverso rapporto con la sua ebraicità, la "difesa" di De Man e il "caso" che ne è seguito, le sue posizioni riguardo al "nazismo" di Heidegger - producendo un intreccio molto interessante tra vita e pensiero, filosofia e biografia, che troverà nella letteratura un suo grande punto di forza e una felice sintesi.