Una riflessione incisiva e sapiente sulla messa e sulle ragioni che motivano il credente a partecipare e a vivere ciò che costituisce il centro e la fonte della vita cristiana.
Sommario
Presentazione. 1. Partecipanti alla messa festiva. 2. Accolti da Dio e dalla Chiesa. 3. Perdonati da Dio e dalla Chiesa. 4. Alla scuola della Parola di Dio. 5. Liturgia offertoriale: scambio di doni. 6. Rito e mistero liturgico. 7. Liturgia di lode e di amore. 8. Liturgia misterica: memoriale. 9. Liturgia misterica: transustanziazione. 10. I figli si rivolgano al Padre celeste. 11. Comunione eucaristica. 12. Riti di congedo. 13. La messa continua.
Note sull'autore
Nardo Masetti è sacerdote della diocesi di Modena. Ha pubblicato testi di teologia, di pastorale e di spiritualità, con l’intento di sostenere la formazione delle comunità e delle parrocchie sui grandi temi della vita cristiana. Collabora con il settimanale Nostro tempo.
Lo scopo di questa ricerca è quello di proporre una nuova ipotesi sull’origine del cero pasquale e il suo legame con il battesimo. L’uso del cero sorse nell’Italia settentrionale verso la fine del IV secolo, in un contesto ariano, e fu accolto a Roma, ma non nella liturgia papale, in concomitanza con la condanna del Pelagianesimo. Il punto di partenza dell’indagine è la colonna di porfido, che l’imperatore Costantino fece collocare nel centro della vasca nel battistero lateranense, elemento architettonico che sembra aver ispirato l’immersione del cero nel fonte. Questo rito vuole significare la discesa della grazia santificante sull’acqua per la rigenerazione dei neofiti. In alcune antiche tradizioni liturgiche, il legame tra il cero pasquale e il fonte battesimale venne reso più esplicito collocando la benedizione del cero dopo le letture e prima della benedizione del fonte. Nella liturgia romana, questo legame si allentò gradualmente, quando si cominciò a celebrare la veglia pasquale senza i sacramenti dell’iniziazione cristiana. Recuperare l’intimo legame tra il cero e il fonte serve a render più esplicita l’altissima vocazione che i cristiani ricevono nel battesimo: diventare, per grazia, partecipi della vita divina (cf. 2 Pt 1,4).
Il rinnovamento dell’ecclesiologia, avvenuto durante la prima metà del XX secolo, deve molto all’apporto offerto dal movimento liturgico, e questo per due motivi principali: il risvolto pastorale della liturgia e una rinnovata visione della Chiesa portata alla luce dalla riflessione dei primi teologi della liturgia, assieme ai movimenti di ritorno alle fonti e ai vari fermenti all’interno del pensiero e della vita ecclesiale. Questo volume si occupa proprio di questo prezioso contributo della liturgia al rinnovamento ecclesiologico, che spesso non è debitamente riconosciuto. Accanto a una presentazione del contesto storico, teologico ed ecclesiale, si analizzeranno i contributi di alcuni illustri rappresentanti del movimento liturgico alla rivitalizzazione dell’ecclesiologia. Pilar Río è docente di Ecclesiologia e Sacramenti presso la Facoltà di Teologia della Pontificia Università della Santa Croce. È Professore Visitante presso l’Università di Los Andes (Santiago del Cile) e membro della Pontificia Accademia di Teologia. Tra le sue pubblicazioni, ricordiamo: Teología nupcial del Misterio redentor de Cristo. Estudio en la obra de Odo Casel (2000), Los fieles laicos, Iglesia en la entraña del mundo. Reflexión teológica sobre la identidad de los laicos en un tiempo de nueva evangelización (2015), e altri contributi ecclesiologici in opere collettive, come Dono e compito. La Chiesa nel Simbolo della fede, nonché in riviste specializzate.
"Cristiani non si nasce, si diventa", diceva Tertulliano. Nella pastorale odierna si ha l'impressione che tutti gli sforzi siano finalizzati alla preparazione dei fanciulli alla ricezione dei sacramenti. Eppure le nostre parrocchie sentono la mancanza proprio di coloro che prima erano "parte" della comunità, ma, ricevuti i sacramenti, si mettono "da parte": individui "sacramentalizzati" ma non "cristianizzati". Questo libro ci aiuta a riscoprire l'iniziazione cristiana, il rito/cammino graduale e progressivo della Tradizione della Chiesa per "fare i cristiani", inserirli pienamente nel Mistero pasquale di Cristo e nella comunità. Seguendo un approccio liturgico, l'autore si sofferma sull'analisi dei riti del battesimo, della cresima e dell'eucaristia.
Pier Angelo Muroni, sacerdote dell'Arcidiocesi di Sassari, è decano della Facoltà di Teologia della Pontificia Università Urbaniana, dove insegna Liturgia. Tra le sue pubblicazioni, L'ordine dei sacramenti dell'iniziazione cristiana (Roma 2007), Il Mistero di Cristo nel tempo e nello spazio. La celebrazione cristiana (Città del Vaticano 2014) e l'Omelia: Scrittura, liturgia e comunità (Bologna 2018).
Il recente sussidio, preparato da alcuni docenti della Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale, Sezione San Tommaso d'Aquino di Napoli, è un servizio prezioso reso alla comunità ecclesiale in attesa del Messale. Ha una chiara impronta pastore, per sostenere la fatica degli operatori chiamati a presentare al popolo di Dio il Libro per la celebrazione dell'eucaristia.
Le riflessioni qui raccolte, attraverso una rilettura dei racconti della risurrezione di Gesù, vogliono aiutare il lettore a riscoprire nella propria vita i segni del Vivente. Oggi, come allora, il Risorto si rende presente e si fa vedere in alcuni segni, che non sono evidenze. Tali segni ci offrono la capacità di passare dalla tristezza alla gioia della sua presenza, dall'immobilità alla forza di riprendere il cammino, dalle delusioni alla capacità di fidarci, dal fallimento alla gioia di assumerci nuovamente impegni.
Per rendere i cristiani più consapevoli della loro identità e del loro impegno nella vita e nella missione della Chiesa, l'ecclesiologia del Concilio Vaticano II ha riscoperto che alla base della loro vita sta la dottrina del "regale sacerdotium" che, a buon diritto, può essere definita come il fondamento dogmatico liturgico della "spiritualità" dei fedeli a ragione dello stretto legame che ha con la visione della Chiesa, Corpo Mistico di Cristo, e con i Sacramenti dell'iniziazione cristiana. Lo scopo del presente studio è quello di provare ad indagare come una tematica teologico liturgica particolarmente attuale, come quella del sacerdozio comune dei fedeli, sia una verità di fede da sempre creduta e affermata nella Chiesa (lex credendi) tanto da confluire nella creazione e nella stesura dei testi liturgici (lex orandi) affinché la partecipazione ai Divini Misteri stimolasse i fedeli ad assumere uno stile di vita più autenticamente cristiano (lex vivendi). Da quest'analisi avremo così la possibilità di osservare come tale dottrina si propone di insegnare ai battezzati che non può esistere dicotomia tra culto e vita in quanto la vita in Cristo, iniziata col Battesimo e rinsaldata con la Confermazione rende sacro ogni aspetto dell'esistenza facendo di ogni azione un'oblazione e un sacrificio spirituale che trova nella partecipazione all'Eucaristia la sua più alta manifestazione.
Nella celebrazione liturgica si realizza in pienezza l'esperienza della fede, è il locus theologicus da cui osservare l'apporto culturale, in base al quale esercitare un discernimento e nel quale accogliere prudentemente quell'universo organico e sistemico che è il punto di riferimento centrale della vita dei fedeli aderenti alla Chiesa, in un luogo e in un tempo, perché in quel luogo e in quel tempo si forma la comunità cristiana come populo congregato. Se nella liturgia si percepiscono conflitti per cui ritus et preces si distaccano dal contesto culturale in cui sono realizzati, significa che un passaggio del linguaggio non ha funzionato perché in uno dei due canali, mittente e destinatario, si è creata una frattura, una discrepanza o un'alienazione che pregiudica l'intero atto di culto. La liturgia deve raccogliere la sfida di essere culturalmente in grado di trasmettere il suo messaggio e di essere efficace. Al termine dei lavori dell'XI Congresso di Liturgia e presentando il volume degli Atti abbiamo notato il fiorire di numerose riflessioni capaci di portare ancora la navigazione al largo. Tentare di riprendere la questione anche per mezzo delle moderne scoperte delle scienze umane e dei dati a disposizione non fa altro che orientare nuovamente la bussola sull'impegno della ricerca.
ANNUNCIARE LA VITA NELL'ORA DELLA MORTE è un sussidio per le persone che sono invitate a formare un'equipe per la pastorale del lutto e delle esequie e a darsi le competenze necessarie per questo importante servizio Presenta tutte le tappe percorribili per un accompagnamento attento e delicato.
Il libro segna un percorso a servizio delle parrocchie, delle comunità, dei singoli fedeli, per aiutarli a entrare nel tesoro stupendo del Vangelo della domenica (anno liturgico A, Vangelo di Matteo), giorno del Signore. Per ogni domenica e festa: un commento essenziale, chiaro e spontaneo nel linguaggio, con un taglio decisamente ”pastorale” nelle sue meditazioni, nate dalla predicazione parrocchiale; una citazione, un aforisma o una breve storia; e infine una preghiera.
Una canonista e un liturgista uniscono le rispettive competenze nel tentativo di rileggere la grande tradizione liturgica, sacramentale e istituzionale, assumendo una «prospettiva di genere». Assumendo questa ottica, si chiedono se le istituzioni ecclesiali sono in grado di reggere alla rilettura che la nuova consapevolezza delle relazioni tra donne e uomini proietta su di loro. O, in altri termini, se le medesime istituzioni hanno la capacità di riconoscere la ricchezza e la forza che il segno dei tempi della emancipazione femminile ha recato nella società e nella cultura. Le problematiche sollevate e le soluzioni prospettate nascono da una duplice convinzione: la comprensione del Vangelo cresce nella coscienza delle persone credenti, e la tradizione progredisce grazie allo Spirito Santo. Avere fede nella presenza viva del Risorto che guida la Chiesa ? non solo in ambito spirituale, ma anche nella sua dimensione istituzionale ? è la condizione per aff rontare le questioni di cui ci si occupa qui, con molta speranza e apertura di cuore.
Riflettere sui riti di cordoglio significa cogliere gli sforzi dell'umanità, delle culture e in particolare delle religioni, per restituire un po' di verità al mondo presente in relazione al mondo che ci aspetta, cercando un improbabile legame tra i due mondi. I due mondi, infatti, l'"aldiquà" e l'"aldilà", appaiono oggi infinitamente lontani tra loro, anche se in realtà sconfinano l'uno nell'altro. I riti religiosi che circondano la morte possono ancora, con la loro ricchezza simbolica, aiutarci a sperare e a vedere oltre questo mondo. Su questo fronte i riti della fede cristiana devono ritrovare la loro forza specifica