Il filosofo americano Henry David Thoreau (1817-1862) è uno dei più originali pensatori del XIX secolo. Si ricorda, in particolare, la sua scelta di vivere per un lungo periodo isolato dalla civiltà e a stretto contatto con la natura in una baracca di legno costruita con le proprie mani. Il suo spiccato individualismo, però, non gli impedì di prendere pubblicamente posizione sui principali problemi sociali e politici del suo tempo, come lo schiavismo e la guerra degli Stati Uniti contro il Messico. Il suo dissenso si espresse sia attraverso scritti e pubbliche letture, sia con un'iniziativa che egli definì "disobbedienza civile": dichiarando di anteporre i dettami della propria coscienza alle leggi dello Stato, Thoreau si rifiutò di pagare le tasse che sarebbero servite a finanziare la politica espansionista del governo americano, da lui ritenuta iniqua. In seguito alla sua azione, Thoreau fu imprigionato e dall'esperienza del carcere nacque lo scritto "Disobbedienza civile" (1849), un'opera fondamentale per la nascita e lo sviluppo di quei movimenti di protesta sociale non violenta che hanno avuto come rappresentanti più noti Gandhi e Martin Luther King.
La modernità deve affrontare una prova spaventosa e senza precedenti: come conciliare il benessere materiale con le esigenze della vita spirituale? Solo accettando e vincendo questa sfida paradossale sarà possibile condurre un’esistenza degna di essere vissuta.
Platone, Aristotele, Socrate, Epicuro, Pitagora, Esopo: quanta sapienza! Gli autori di questo libro hanno condensato l’eterna saggezza degli antichi filosofi greci in dieci semplici regole che, se seguite, consentiranno al moderno lettore di vivere una vita ricca e significativa.
Ogni capitolo del volume propone una citazione di un autorevole filosofo o di un grande autore greco, e ne illustra il significato.
In maniera estremamente efficace e coerente, le parole dei grandi pensatori del mondo antico propongono spunti di riflessione sempre assai pertinenti rispetto alla cultura contemporanea.
L’importanza delle dieci regole d’oro risiede nella concreta possibilità di applicarle in un mondo in cui ciò che è vero e prezioso viene talora oscurato dalla superficialità e dalla menzogna.
In definitiva, queste perle di saggezza sono dedicate a chi è interessato a scostarsi la polvere dagli occhi per poter scorgere un mondo nuovo.
«Questo volume prende, innanzi tutto, atto della realtà delle religioni positive, nella loro concretezza storica, e cerca di cogliere la ragione profonda del fatto religioso e l’intelligibilità delle sue manifestazioni». «Il testo è pensato, in primo luogo, per gli studenti di filosofia della religione, ma si spera che possa risultare di qualche utilità per un pubblico più vasto, ossia per coloro che ritengono essenziale interrogarsi sulla religione e sul suo valore per l’essere umano».
L’indifferenza che si accentua, giorno dopo giorno, tra gli amanti, senza che nemmeno se ne accorgano, e così pure le rivoluzioni che si rovesciano, senza clamore, in privilegi, o ancora il riscaldamento del pianeta: tutte modificazioni che si producono apertamente davanti a noi ma in maniera così continua che non le avvertiamo.
Attraverso il pensiero cinese, François Jullien getta luce su quelle “trasformazioni silenziose” che, sotto la risonanza dell’evento, rendono conto della fluidità della vita.
L'autore
François Jullien, filosofo e sinologo, insegna all’Université Paris 7-Denis Diderot. Nella collana Minima sono stati pubblicati Elogio dell’insapore (1999) e Nutrire la vita (2006).
La ricerca storico-filosofica interpreta di solito le produzioni artistiche basandosi su una categoria assunta a priori, derivante da una concezione universalistica delle scienze figlia dell'Illuminismo. I metodi della storia dell'arte e dell'estetica sono quindi spesso applicati a epoche in cui l'idea moderna di «arte» era del tutto assente, o a luoghi in cui essa giunse solo con la colonizzazione. L'inclusione odierna di manufatti extraeuropei nei musei o il problema dei limiti reciproci tra arte e artigianato sono solo alcuni dei temi di dibattito ai quali Larry Shiner fornisce nuovi, dirimenti argomenti.
La tendenza a considerare opere d'arte le tragedie di Sofocle, le cantate di Bach o i dipinti di Leonardo induce a trascurare dati importanti quali il valore politico delle rappresentazioni teatrali nell'antica Grecia, la funzione religiosa e sociale della musica, il ruolo della committenza e dei collaboratori nella pittura rinascimentale. Non si tratta di ridimensionare la qualità del lavoro degli artisti, ma di interpretare correttamente i documenti del passato: se l'apprezzamento delle loro opere si basa oggi su criteri come indipendenza e originalità, ciò non significa che fu sempre cosí.
Ripercorrendo la storia dell'arte dall'antichità a oggi, Shiner mette in luce la grande variabilità dei concetti di «arte» come la diversità delle funzioni concrete attribuite a manufatti, composizioni e rappresentazioni, indicando alla storia dell'arte e dell'estetica la via della pluralità del passato e delle culture.
Nel mondo di oggi non è facile parlare di dialogo. Anche per effetto della globalizzazione, del terrorismo internazionale e del cosiddetto "scontro di civiltà", la paura degli altri - siano essi individui, uomo-donna, popoli, culture, religioni diverse - rischia di chiudere gli individui nel localismo e nell'egoismo personale. Lo studio muove dalla domanda: è possibile il dialogo a livello antropologico? Esistono delle caratteristiche umane di base per poter comunicare con gli altri? Attraverso una serie di ricerche filosofiche, teologiche, antropologiche e culturali l'Autore individua nel silenzio, nel dialogo, nella relazione, nell'interiorità e nella comunità i "pilastri" per ripensare le relazioni umane e l'incontro con gli altri.
"All'inizio c'è il mondo. Non è tutto uguale: qui è caldo, lì è mamma, là è rumore. Col tempo impariamo a distinguere e a riconoscere: di nuovo caldo, ancora mamma, altro rumore! Gli oggetti si staccano dallo sfondo e acquistano una loro individualità, cadono, si rompono, si muovono, scompaiono e ricompaiono; le sensazioni non si vedono ma si sentono, si ripresentano, si assomigliano; i suoni cambiano a seconda degli oggetti che ci sono. Questo nostro meraviglioso evolverci è materia di studio per gli psicologi e i biologi, ed eventualmente per i sociologi. Ma per un filosofo esso nasconde un'ambiguità profonda e ancora più misteriosa: stiamo imparando a riconoscere la struttura del mondo o stiamo imponendo al mondo una certa struttura? È la realtà che poco per volta ci rivela i meccanismi secondo cui è organizzata, o siamo noi a organizzare il flusso continuo della nostra esperienza?". Nel volume di Achille Varzi sono discusse le due tesi classiche sull'esistenza e la natura delle cose: da un lato, i filosofi realisti, persuasi che il mondo sia strutturato in entità di vario genere a vari livelli e che sia compito della filosofia 'portare alla luce' tale struttura; dall'altro, gli anti-realisti, convinti che buona parte della struttura che siamo soliti attribuire alla realtà esterna risieda invece nella nostra testa, nel complesso sistema di concetti e categorie che sottendono alla nostra rappresentazione dell'esperienza e al nostro bisogno di rappresentarla.
Giordano Bruno non ha mai cessato di essere una di quelle poderose figure dell’immaginario collettivo attraverso le quali trovano espressione le tensioni ideologiche e culturali di un’intera epoca. È potuto diventare così volta a volta il simbolo del libero pensiero per gli illuministi, di una prepotente volontà anti-intellettualistica per i romantici, dell’anticlericalismo per i laici del Novecento. Il libro di Francis A. Yates – un grande classico della storia delle idee – ricostruisce per intero il pensiero di Giordano Bruno e lo ricollega alla tradizione magica ed ermetica rinascimentale, troppo spesso fraintesa.
Frances A. Yates – scrive Cesare Vasoli – colloca il filosofo in «una prospettiva storiografica veramente nuova, nella quale molti aspetti e motivi della drammatica vicenda filosofica e umana del Bruno trovano finalmente una collocazione più esatta, [...] una vera e propria storia dell’ermetismo, al di là della stessa esperienza bruniana, sino agli anni di Campanella ed oltre, alle origini di tendenze filosofiche, movimenti religiosi e ideologie politiche che continuarono ad operare anche nella nuova realtà dell’Europa seicentesca e settecentesca».
Indice
Prefazione all’edizione italiana - Prefazione - Abbreviazioni - I. Ermete Trismegisto - II. Il "Pimander" di Ficino e "l’Asclepius" - III. Ermete Trismegisto e la magia - IV. La magia naturale di Ficino - V. Pico della Mirandola e la magia cabalistica - VI. Lo Pseudo-Dionigi e la teologia di un mago cristiano - VII. Cornelio Agrippa e la sua rassegna della magia rinascimentale - VIII. Magia e scienza nel Rinascimento - IX. Contro la magia - X. L’ermetismo religioso nel secolo XVI - XI. Giordano Bruno: il primo viaggio a Parigi - XII. Giordano Bruno in Inghilterra: la riforma ermetica - XIII. Giordano Bruno in Inghilterra: la filosofia ermetica - XIV. Giordano Bruno e la cabala - XV. Giordano Bruno: dagli Eroici furori al culto di Elisabetta - XVI. Giordano Bruno: il secondo viaggio a Parigi - XVII. Giordano Bruno in Germania - XVIII. Giordano Bruno: l’ultima opera pubblicata - XIX. Giordano Bruno: il ritorno in Italia - XX. Giordano Bruno e Tommaso Campanella - XXI. Dopo la datazione di Ermete Trismegisto - XXII. Ermete Trismegisto e le controversie fluddiane - Indice analitico
DESCRIZIONE: Il secondo tomo del volume dedicato all’influenza di Aristotele comprende saggi relativi all’età moderna e all’età contemporanea. Per l’età moderna è evidente la persistenza della filosofia pratica di Aristotele, la quale, dopo essersi eclissata nell’antichità ellenistica e nella tarda antichità, ed essere stata riscoperta nel medioevo, sia musulmano che ebraico e cristiano, sopravvive nel Seicento e nel Settecento, soprattutto in Germania.
Per quanto riguarda l’Ottocento i saggi riguardano la critica di Hegel al principio di non contraddizione, e l’influenza di Aristotele sui critici di Hegel: Feuerbach, Trendelenburg, Marx e Kierkegaard. Per la Germania è anche massiccia l’influenza di Aristotele su Brentano e, attraverso di lui, su tutti i suoi discepoli, da Husserl a Meinong, a Twardowski, a Freud. Interessante è anche il rapporto intrattenuto con Aristotele da Paul Natorp, che ebbe ad influenzare, insieme con la dissertazione di Brentano, Martin Heidegger.
I capitoli dedicati all’età contemporanea illustrano la presenza di Aristotele in Heidegger e nella filosofia analitica inglese, ovvero nell’analisi del linguaggio ordinario condotta da J. Austin, G. Ryle, P. Strawson, D. Wiggins e altri. Indi illustrano la cosiddetta riabilitazione della filosofia pratica, prima in Germania, ad opera di filosofi come H.-G. Gadamer e J. Ritter, e poi negli USA, ad opera di A. MacIntyre, H. Jonas, Martha C. Nussbaum. La raccolta si conclude con un saggio sul “tomismo analitico”.
COMMENTO: Il secondo tomo dell'ultimo volume dell'opera sulla filosofia aristotelica di Enrico Berti si occupa delle recezione del pensiero aristotelico nell'età moderna e contemporanea, con particolare attenzione a Heidegger, Gadamer, Marx, Kierkegaard... Un capitolo inedito della storia culturale dell'Occidente.
ENRICO BERTI è professore ordinario di Storia della filosofia nell’Università di Padova. Tra le sue pubblicazioni: La filosofia del “primo” Aristotele (Padova 1962, II ed. Milano 1997), L’unità del sapere in Aristotele (Padova 1965), Studi aristotelici (L’Aquila 1975), Aristotele: dalla dialettica alla filosofia prima (Padova 1977), Profilo di Aristotele (Roma 1979, III ed. 1994), Le ragioni di Aristotele (Roma-Bari 1989), Aristotele nel Novecento (Roma-Bari 20082), In principio era la meraviglia (Roma-Bari 2007). Presso la Morcelliana ha pubblicato: Nuovi studi aristotelici. I- Epistemologia, logica e dialettica (2004, in corso di traduzione in portoghese); II - Fisica, antropologia e metafisica (2005, in corso di traduzione in portoghese); III - Filosofia pratica (2008, in corso di traduzione in portoghese), IV/1 - L'influenza di Aristotele. Antichità, Medioevo e Rinascimento.
Il rapporto tra la filosofia e la religione cristiana è un tema che è stato affrontato diverse volte. Una ‘filosofia cristiana’ risulta spesso essere il risultato della relazione tra ‘fides’ e ‘ratio’. Questa ‘filosofia cristiana’ non risulta però essere senza dissenso. Tale dualità prende però maggior significato una volta il dissenso entra all’interno della stessa religione cristiana.
Questo saggio “Sulla ‘vera’ filosofia – Un’archeologia della filosofia cristiana” propone una lettura diversa del tema, basata su due periodi specifici all’interno della storia cristiana che si qualificano per la loro contraddittorietà per quel che riguarda esattamente il tema della ‘filosofia cristiana’: le prime due generazioni di Padri della Chiesa e gli anni Trenta durante i quali si animò la discussione sulla filosofia cristiana.
Decisivo risulta, pertanto, il riferimento al pensiero filosofico contemporaneo, rappresentato in questa occasione da Michel Foucault e Jacques Derrida. Attraverso una rilettura di questi due periodi storici basata sul pensiero dei due filosofi francesi, il saggio propone una lettura originale che fa riflettere sulla possibilità di esprimersi circa l’eventuale esistenza di una filosofia definita cristiana.
Kristof K.P. Vanhoutte
ha conseguito la laurea in Filosofia presso l’Istituto Superiore di Filosofia dell’Università Cattolica di Lovanio (Belgio) e la specializzazione in Filosofia presso la Pontificia Università Antonianum. Ha svolto inoltre studi in Teologia Spirituale presso la Pontifica Università Gregoriana ed è stato Postdoctoral Reseach Fellow presso The institute for Advanced Studies in the Humanities dell’Università di Edimburgo.