L'Autore, per celebrare la fine del recente restauro dell'opera in stucco che rappresenta Gesù Crocifisso assieme alla Maddalena, ha voluto raccogliere una serie di meditazioni sulla Passione di Nostro Signore, corredandole con fotografie artistiche.
C'è un ampio e storico rapporto tra Carmelo ed arte. In questo volume gli autori, a partire da diverse prospettive, analizzano il rapporto tra spiritualità carmelitana e pittura, scultura, architettura, letteratura e cinema, a partire dalle opere degli stessi carmelitani e di artisti che si sono ispirati al Carmelo.
n breve
Un’intervista iniziata nel marzo 2006 e conclusa nel 2009. Maldonado e Obrist, con approccio transdisciplinare, parlano di arte e cultura, di nuove avanguardie e nuove tecnologie, di architettura e politica, di futuro e speranza.
Il libro
“La ricerca della trasversalità è stata sicuramente una costante in tutto il mio ormai lungo percorso intellettuale. Ogni volta che sono stato impegnato (praticamente o teoricamente) in un determinato campo di attività, mi sono sempre chiesto quali siano (o potrebbero essere) le possibili convergenze di questo campo con altri vicini o lontani. Il che mi ha portato spesso, nella mia riflessione, ad andare oltre l’attività che stavo svolgendo. Benché la mia formazione sia stata prevalentemente artistica, devo dire che fin dagli inizi i miei interessi sono andati ben oltre il campo specifico dell’arte. Quanto più forte era il mio impegno nella pratica artistica, tanto più si allargavano i miei interessi verso temi che avevano implicazioni filosofiche, scientifiche e sociologiche. E anche, e non per ultimo, politiche. Infatti, già da molto giovane, la mia preoccupazione (io direi quasi la mia ossessione) era quella di poter contribuire a una visione totale della cultura.”
Tomás Maldonado
In questa intervista Hans Ulrich Obrist, noto critico d’arte e curatore di mostre internazionali, discute con Tomás Maldonado di alcuni aspetti della sua poliedrica attività culturale. Maldonado esamina retrospettivamente e per certi versi in modo autocritico le questioni relative all’arte, al disegno industriale e all’architettura.
Catalogo di 29 splendide opere d'arte dedicate a Walter Bonatti, alpinista ineguagliabile ed esploratore indomabile. Il catalogo è disponibile in italino e in francese.
Uomo di temperamento iracondo e selvatico, facile a offendersi e pronto all'occorrenza a vibrare un buon colpo di pugnale all'avversario, Michelangelo Merisi detto il Caravaggio (1571-1610) fu il primo grande artista, dopo il Rinascimento, a liberarsi dall'ossessione della bellezza senza temere la ricerca della verità: venne tacciato di essere un "naturalista", ma allora come oggi la sua opera non ha perso nulla della sua audacia.
In occasione del quarto centenario dalla morte, l'opera del grande maestro viene presentata per intero da Francesca Cappelletti, un'autrice nota al grande pubblico per essere la protagonista di un bestseller dedicato proprio al pittore lombardo e al ritrovamento di una sua tela.
Nel 1989, infatti, l'autrice, all'epoca dottoranda, ritrovò a Dublino il quadro disperso La cattura di Cristo. La vicenda ebbe grande eco e fu ripresa nel romanzo di Jonathan Harr, Il Caravaggio perduto.
Il volume diventa così una nuova autorevole monografia sul maestro, aggiornata agli studi recenti, capace di rivedere la complessa vicenda biografica e artistica del pittore ripartendo dalle fonti. Il testo, illustrato con tutte le opere accertate, dettagli spettacolari - frutto di una apposita campagna fotografica -, immagini di contesto e confronti, è svolto in un linguaggio molto scorrevole, per una lettura avvincente e accessibile anche al pubblico non specialista.
Uscito per la prima volta nel 1997, questo volume non ha perso nulla della sua validità: rimane infatti lo strumento editoriale di riferimento per i collezionisti e i mercanti di cornici in Italia. Curato da tre specialisti, esaurisce il tema attraverso un repertorio di 120 esemplari significativi dal Cinquecento ai primi anni dell'Ottocento.
Ogni cornice è corredata da un'esauriente scheda critica.
Quando, nel 1964, fu pubblicata la prima edizione di questo libro, erano già apparse opere sull’arredamento corredate da ampia documentazione fotografica e da notizie sullo sfondo storico e sociale dei vari stili di decorazione interna. Nessuna di esse, però, era riuscita a penetrare in profondo nelle case del passato. A distanza di quasi mezzo secolo, questo prezioso volume è diventato il classico sull’argomento.
Mario Praz vi traccia la storia degli uomini quale si rispecchia negli ambienti in cui essi hanno vissuto nel corso dei secoli, esplorando il loro «animo» al di là di quel velo di Maia che sono gli stili. A render lo spirito di questi ambienti e dei tempi che essi rappresentano, occorreva uno scrittore di eccezione. Mario Praz, oltre alle doti di ricercatore filologico e di storico della letteratura e dell’arte, possedeva quelle di un malioso saggista, e a tali doti accompagnava la passione del collezionista (più di una delle tavole riproduce quadri o acquarelli da lui posseduti). La documentazione letteraria va di pari passo con quella iconografica, frutto di un’appassionata ricerca che soltanto Praz poteva attuare, raccogliendo raffigurazioni contemporanee che conservano inalterata l’impronta del gusto del tempo anziché ricavarla da fotografie di ambienti allo stato attuale che non sempre rispecchiano l’aspetto originale e che spesso appaiono svuotati di quella vita che un tempo pulsava in loro. Questi interni sono descritti per così dire dal vivo sotto entrambi gli aspetti: interni in funzione di personaggi nella narrativa, ma interni per sé nella pittura, soprattutto da quando nell’ultimo quarto del Settecento comparvero le prime raffigurazioni di camere senza figure umane, anzi viventi di una propria magia di nature morte, un nuovo genere di pittura che sta tra il progetto d’arredamento, la fedele riproduzione di un ambiente quale esiste con tutte le vestigia della vita ivi vissuta, e la camera come espressione di un modo di vita, come paesaggio interiore.
Questo volume non è solo un saggio di storia dell'arte ma un ricco e prezioso manuale per conoscere in modo più approfondito la bimillenaria storia dell'arte sacra cristiana. L'opera destinata a tutti coloro che pensano che l'arte svolga un ruolo primario nell'educazione, nella comunicazione religiosa e nella predicazione evangelica. Appassionati d'arte, docenti e allievi, educatori potranno trovarvi utili percorsi di crescita culturale e religiosa.
In breve
«Il design è il linguaggio che una società usa per creare oggetti che riflettono i suoi scopi e i suoi valori. Può essere usato in maniera cinica e manipolatoria, oppure in maniera creativa e sensata. È il linguaggio che aiuta a definire, o forse a segnalare, ciò che costituisce un valore. Crea gli indizi tattili e visivi che segnalano quel che è prezioso o scadente. Può essere manipolato con sottigliezza e ingegno, o con la mano pesante dell’ovvietà. Ma è la chiave che ci permette di comprendere il mondo fatto dall’uomo.»
Che cos’è il design? Come funziona il linguaggio degli oggetti di cui ci circondiamo? Quali relazioni lo legano alla moda, al lusso, alla pubblicità, all’arte, all’industria, alla nostra storia personale e collettiva? Il designer è un artista o un professionista, è un meticoloso risolutore di problemi o un egocentrico creatore di oggetti inutili? «In tutte le sue manifestazioni, il design è il Dna delle nostre società. Se vogliamo capire la natura del mondo moderno, è questo codice che dobbiamo esplorare.» Gli oggetti parlano e, in un mondo sommerso di cose, il rumore di fondo è diventato così assordante che è giunto il momento di chiedere un po’ di silenzio e lasciar parlare quelli che hanno seriamente qualcosa da dire: capitolo dopo capitolo, pagina dopo pagina, scopriamo con meraviglia quanto ci manchi una seria e approfondita cultura sull’argomento, quanto piacere ci sia nel conoscere attraverso gli oggetti, quanto possiamo coltivare noi stessi e la nostra stessa personalità circondandoci di oggetti, nei quali riconoscerci e ai quali affidare il compito di rappresentarci. Deyan Sudjic ci insegna ad apprendere questo linguaggio e ad ascoltare con giudizio critico, così da renderci più consapevoli del mondo nel quale viviamo.
Michele De Lucchi
Indice
Introduzione Un mondo che annega negli oggetti - I. Linguaggio - II. Archetipi - III. Lusso - IV. Moda - V. Arte - Note - Referenze iconografiche - Indice dei nomi e delle cose notevoli
Le tempere di Duilio Cambellotti nel Palazzo del Governo di Ragusa
Fotografie di Giuseppe Leone
Il 6 dicembre 1926 Ragusa diventò capoluogo di provincia, staccandosi dalla tutela di Siracusa. La città decise allora di dotarsi di una sede adeguata e, alacre promotore l’onorevole Filippo Pennavaria, vicinissimo al nuovo Cesare di Roma, affidò all’architetto Ugo Tarchi il progetto e la costruzione dell’edificio.
Progetto e costruzione posti sotto la diretta “responsabilità artistica” di Pennavaria. Il quale, a palazzo ultimato, fece sì che, dopo un concorso pro forma, la decorazione, che si voleva grandiosa e “a buon fresco”, venisse affidata all’artista italiano più noto e capace in questo campo, Duilio Cambellotti. Nel 1933, a due anni dalla costruzione del palazzo, dopo aver vinto la battaglia a favore della tempera contro il più fragile e secco affresco, Cambellotti diede mano alla decorazione parietale dei tre ambienti maggiori, il Salone d’Onore, la Sala del Camino, la Sala da pranzo. Obbligati i temi: la Vittoria di Vittorio Veneto e la Marcia su Roma per il Salone d’Onore, le immagini e le attività del territorio ragusano per la Sala del Camino, i prodotti della terra per la Sala da pranzo. Obbligati gli spazi e gli arredi, tutti a opera del Tarchi. Obbligati i tempi e gli stanziamenti finanziari. Cambellotti comunque, da grande artigiano e rigoroso professionista, seppe onorare l’impegno e l’arte, stendendo nei trittici del Salone d’Onore e sulle pareti delle altre sale immagini di grande maestria, d’impeccabile rigore stilistico, di elevata qualità tecnica. Tant’è che, al di là delle circostanze e delle pesanti ipoteche ideologiche che gravavano su questo lavoro, non ci si può che rallegrare per lo scampato pericolo quando, nel dopoguerra, qualcuno propose di distruggere queste scene che certamente potevano dar luogo a situazioni imbarazzanti. Fortunatamente ci si limitò a coprirle con bianche cortine, così da rendere possibile in seguito possibile un recupero nel momento in cui le passioni, i rancori e i protagonisti erano solo un lontano ricordo.
Duilio Cambellotti, “il tecnico più esperto, inventivo e geniale dell’arte italiana a cavallo dei due secoli,” come è stato definito da Giulio Carlo Argan, nasce a Roma nel 1876, da un padre artigiano del legno. Nella bottega paterna si sviluppa la sua vocazione per le arti applicate e la decorazione, vocazione che in più di mezzo secolo di sterminato lavoro farà di lui un vero maestro nel campo della scenografia, dell’illustrazione, della scultura e dell’incisione, e uno degli ultimi grandi della decorazione parietale. Fin dal 1896 crea manifesti e cartelloni teatrali, disegna oggetti e arredi, in una visione unitaria erede di Morris e Ruskin. Nel 1908 firma la scenografia per La nave di D’Annunzio e da allora questa attività costituirà una delle principali direzioni del suo lavoro, culminando nell’impegno per il Teatro Greco di Siracusa, per il quale creerà scene e costumi dal 1914 al 1947. docente di Ornato Modellato all’Istituto d’Arte di Roma, si lega dal 1908 al gruppo di intellettuali e letterati impegnati nel riscatto dell’agro romano: per la mostra sull’agro e per la scuola Cambellotti produce allestimenti, libri, manufatti, decorazioni ad affresco e a tempera. Ormai famoso nei vari campi dell’arte applicata, mantiene negli anni un’alta e pregevole produttività, e non a caso nel 1933 gli viene commissionata la prestigiosa decorazione per il Palazzo della prefettura di Ragusa. Nel dopoguerra continua la sua molteplice attività: insegna all’Accademia di Belle Arti di Roma, illustra libro per ragazzi e raffinate edizioni di poesia e letteratura, continua della decorazione di edifici pubblici e privati. Muore a Roma il 31 gennaio 1960.