È tempo di rispolverare la statua esposta nelle nostre chiese. È tempo di darle un volto umano, perché la santità non è ciò che ci allontana dall'umanità, ma ciò che ci impegna infinitamente in essa. Così, Giuseppe di Nazareth non è un padre ideale, ma un padre concreto, travolto, come tutti i padri qui sulla terra, dalla vita che si dona attraverso di lui. E poiché suo figlio è il Figlio di Dio, la Vita in persona, è ancor più sopraffatto di noi, cercando di fare bene, senza dubbio, ma mai all'altezza del suo compito - come si può essere all'altezza dell'Altissimo? - e quindi dovendo sempre affidarsi al Padre eterno. Tra esegesi biblica ed esperienza familiare, Fabrice Hadjadj ci offre in dodici lezioni una piccola guida pratica, intelligente e leggera, per questi nostri tempi così incerti e precari, cercando delle risposte agli interrogativi più profondi ma anche pratici della vita quotidiana. Mostrandoci, così, che oggi come ieri, forse ancora più di ieri, la paternità è la prima e più forte delle avventure.
«Poiché il nostro Salvatore Gesù Cristo, per testimonianza dell’Angelo, “salvando il suo popolo dai suoi peccati”, ci ha mostrato in se stesso la verità, attraverso la quale, con la sua risurrezione, possiamo pervenire alla beatitudine della vita immortale, è necessario che, per portare a termine quest’opera di teologia, dopo aver indagato intorno al fine ultimo della vita umana e intorno ai vizi e alle virtù, la nostra indagine rivolga ora la sua attenzione sul Salvatore di tutti e sui suoi benefici arrecati al genere umano». Così Tommaso introduce la Terza parte della sua Somma e gli argomenti in essa trattati: Il Salvatore medesimo (Parte III, QQ. 1-59) e I Sacramenti salvifici del nostro Salvatore (Parte III, QQ. 60-90)
Pomeriggio come maturità, come periodo di consapevolezza e rinnovamento. Questo ha inteso Tomás Halík scegliendo il titolo del suo libro. Lo spunto gli è venuto dalla metafora che Carl Gustav Jung applica alle dinamiche della vita individuale: l'infanzia e la giovinezza corrispondono al mattino dell'esistenza in cui ciascuno costruisce i tratti fondamentali della propria personalità; poi sopraggiunge la crisi del mezzogiorno, la stanchezza e la perdita di energia per la vita, che però si trasforma in opportunità se si coglie la sfida di interrogare e accettare ciò che di sé si era trascurato o dimenticato. Si è allora pronti a percorrere la via del pomeriggio dell'esistenza, una discesa nell'intimo profondo che porta i frutti preziosi della maturità. Halík applica questa metafora alla storia del cristianesimo. Il mattino è l'epoca premoderna, con la costruzione delle strutture dottrinali e istituzionali. La crisi del mezzogiorno è rappresentata dalla modernità che, con la secolarizzazione e l'ateismo scientifico e ideologico, ha scosso le fondamenta tradizionali della Chiesa. Adesso l'era moderna ha iniziato il suo declino e per i cristiani è il momento di cogliere i segni dei tempi e riconoscere il kairos pomeridiano che viene loro incontro. Resistendo alla tentazione di dissolversi nell'indistinto pluralismo postmoderno e guardando oltre le pastoie dell'isolazionismo, un cristianesimo maturo sarà in grado di impegnarsi in un nuovo ecumenismo, in quella 'fratellanza universale' alla quale ci sollecita Francesco. E in questo senso Halík tratteggia delle linee prospettiche per una riforma della Chiesa che la veda interlocutore attento della cultura e della società del nostro tempo, come popolo di Dio in pellegrinaggio nella storia, scuola di sapienza cristiana, ospedale da campo in mezzo alla famiglia umana, luogo accogliente di accompagnamento spirituale e riconciliazione.
"Dare la vita per l'opera di un altro" (1997-2004) è il sesto e ultimo volume della serie BUR Cristianesimo alla prova, che raccoglie le lezioni e i dialoghi svolti da don Luigi Giussani durante gli Esercizi spirituali della Fraternità di Comunione e Liberazione. L'autore ci mostra, con intensità di pensiero, come nella cultura del nostro tempo si sia prodotto un distacco del senso della vita dall'esperienza. Anche là dove Dio continua a comparire, non viene più concepito come senso della vita, ma come un "ente" che non ha rapporto con l'azione dell'uomo; allo stesso modo, la realtà è svuotata del suo senso e dal suo ruolo di segno. Connessa a questa concezione è la riduzione del cristianesimo a etica o a mero discorso religioso: viene proposto un Cristo senza Chiesa, senza corpo nella storia, e così "l'esperienza che l'uomo fa di Cristo manca della possibilità di verifica della sua contemporaneità, cioè della verità di quanto Lui ha detto di sé". Da dove ripartire dunque? Dallo stupore per l'avvenimento di un incontro con una presenza umana piena di attrattiva - in cui Cristo si rende sperimentabile, nella vita della Chiesa -, di fronte alla quale nasce la domanda: "Ma come fa ad essere così?".
L'esperienza vissuta dalle comunità cristiane nel tempo della pandemia ha suscitato una serie di pensieri che travalicano i confini della stretta emergenza.
Uno specifico ambito di riflessione è quello riguardante la dimensione sacramentale della fede e, in particolare, la prassi penitenziale. Proprio la prassi "eccezionale" attuata in quel frangente da alcune diocesi italiane ha rappresentato una preziosa opportunità per sondare nuovi percorsi, riaprendo la riflessione e rilanciano il dibattito ecclesiale.
La "terza forma" della penitenza, quella che prevede una dimensione comunitaria nella celebrazione (senza confessione individuale), viene qui messa a fuoco da studiose e studiosi di diverse discipline. Quella forma celebrativa, da considerarsi fino ad oggi straordinaria, li provoca a riflettere sulla riconciliazione nel suo complesso.
I saggi pubblicati in questo volume - completati da una sezione a carattere documentale - offrono una pluralità di riletture e una ricchezza di prospettive teologico-pastorali sul tema, nell'intento di contribuire a un sapiente rinnovo dei riti e della sensibilità di fede che li innerva.
I contributi riprendono una serie di istanze sul sacramento della riconciliazione che, nonostante gli sforzi dei decenni della riforma conciliare, sono rimaste "in sospeso". E reclamano oggi con urgenza una riflessione che sia coraggiosa.
È necessario aver fede per sposarsi in Chiesa? Se questa domanda non è l'oggetto di un trattato articolato nell'opera di J. Ratzinger/ Benedetto XVI, pone comunque una questione che torna spesso nei suoi scritti, nei quali il tema della fede occupa un ruolo rilevante. Lo studio cronologico dell'opera di J. Ratzinger/Benedetto XVI sul matrimonio fa emergere un'evoluzione nel suo pensiero. È, infatti, a partire dalla fede che: 1) la riflessione si sposta dalla questione della "validità" a quella della "pienezza" del matrimonio; 2) è possibile cogliere una maturazione nel pensiero di Ratzinger riguardo la comprensione del concetto di "natura" e della "Comunione ai divorziati risposati". Il volume offre al lettore una raccolta di tutti i testi di J. Ratzinger/Benedetto XVI sul sacramento del Matrimonio, dai quali affiora in modo chiaro che per viverlo in pienezza il cammino di fede è indispensabile.
La chiesa trova se stessa se esce da sé. Se diventa rilevante per l'umanità e per le sfide del presente. Se, mettendosi alla sequela di Gesù, contribuisce all'"unità di tutto il genere umano". In conformità con questo principio teologico del Vaticano II, Stefan Silber illustra anzitutto il contesto socio-culturale della chiesa di oggi. Approfondisce, in un secondo passaggio, diversi aspetti della "chiesa dei laici" con concretizzazioni della dottrina della "chiesa dei poveri" (con un particolare riferimento da Dom Hélder Câmara e a papa Francesco). Nell'ultima parte del saggio discute le conseguenze pratiche di questa impostazione, in relazione a cinque diversi temi. I contributi riflettono così la necessità fondamentale di una conversione pastorale e missionaria per la chiesa e indicano in quale direzione essa dovrebbe puntare - e dove questo avviene già. Papa Francesco ci invita a chiederci sempre di nuovo come vogliamo comprendere la chiesa; non solo, ma ci domanda soprattutto di viverla in modo nuovo. Questo libro ha lo scopo di fornire impulsi per entrambi questi aspetti, prendendo posizione su vari temi e fornendo proposte su diverse sfide.
Il regno di Dio è il fulcro della predicazione di Gesù e il nucleo della fede cristiana. Oggi sembra però trascurato nell'annuncio ecclesiale e nella teologia. Vi domina infatti ampiamente una dottrina della redenzione incentrata sulla croce e la risurrezione: per il Catechismo della Chiesa cattolica, centro della buona novella è essenzialmente il mistero pasquale; per la teologia, salvezza e redenzione non si ricollegano in modo incisivo con la predicazione di Gesù; nelle preghiere eucaristiche è raro che compaia in modo esplicito il messaggio di Gesù sulla venuta del Regno; la signoria di Dio, concetto chiave in teologia biblica, è estranea a molti fedeli... Christoph Böttingheimer cerca perciò di riportare al centro dell'attenzione il messaggio sul regno di Dio, spiegandone il senso e l'importanza. Il regno di Dio è già presente o deve ancora venire? In che misura il ritorno di Cristo, che sembra prendere il posto della venuta del Regno, si riferisce all'universo intero? La redenzione e la salvezza derivano soltanto dalla passione e morte di Gesù in croce, o c'è di più? Dato che l'odierna crisi ecclesiale è di fatto una crisi della fede, è essenziale chiedersi: l'annuncio attuale riflette integralmente il messaggio del Gesù consegnatoci dai vangeli canonici? Una indagine rigorosa che si interroga in modo specifico sul messaggio centrale di Gesù, finito in secondo piano. Il teologo di Eichstätt intende quest'opera in chiave molto personale: come espressione di proprie ricerche e anche di proprie lotte, come appello a "pensare oltre".
Questo libro nasce come risposta alla grande sfida che Benedetto XVI lanciò al nostro mondo, stanco e smemorato di Dio: vivere come se Dio esistesse. È una sfida per sentire con i cinque sensi i tempi di Dio, per avvicinarsi con i nostri sensi a Dio stesso. È un libro che desidera, mediante la pratica concreta, condurre le persone, giorno dopo giorno, anno dopo anno, ad acquisire il senso di Dio e la memoria di Dio, esercitando i propri sensi a sentire l'odore della Domenica, i colori del Natale, il gusto della Pasqua.
Se c'è un ambito che è oggetto di dibattiti e controversie nella Chiesa è la liturgia. C'è chi si schiera, a seconda della sensibilità, per "la Messa di sempre" e chi a favore della riforma del Vaticano II. Papa Francesco, lungi dal fare della liturgia un pomo della discordia, non perde occasione per mostrare quanto essa sia importante per la fede e l'unità. Proprio questo è lo spirito con cui scrive Chauvet. Pur prendendo atto dei cambiamenti nel rapporto della società contemporanea con il sacro, il rito e il celebrare, egli riprende passo dopo passo la struttura della liturgia eucaristica per spiegarne il senso profondo e la coerenza. Consapevole del fatto che in molti avvertono l'esistenza di un problema - la liturgia non attrae più i nostri contemporanei -, l'autorevole studioso indica la strada per uscire dall'impasse. L'obiettivo di Chauvet è semplice: tornare ai fondamenti. La liturgia, come la Chiesa, non esiste per se stessa, ma per alimentare la vita di fede. La liturgica, come la Chiesa, non esiste per se stessa, ma per alimentare la vita di fede. Chauvet non si dedica al "solito" libro sulla messa, ma si concentra sui "fondamentali": punta alla logica di funzionamento, ai criteri di fondo.
Per una Chiesa chiamata a riformarsi, Francesco sollecita il ripensamento e la valorizzazione della ministerialità. L'Editoriale presenta e discute i documenti recenti sui ministeri del lettorato, dell'accolitato e del catechista. Il corposo dossier dedicato all'Eucaristia si sviluppa in chiave sistematica (Bozzolo, Repole) e in un'ampia riflessione ecumenica, anzitutto con riferimento ai testi del Concilio di Trento (Maffeis); poi a diretto confronto con la prospettiva della Teologia ortodossa (Canobbio); infine nell'approfondimento della pratica della comunione eucaristica tra I fedeli di differenti confessioni cristiane (Rota).
Pierre Teilhard de Chardin è il teologo e lo scienziato che ha innovato come nessun altro la teologia del Novecento. Il suo pensiero religioso, che ha rivoluzionato il cristianesimo, può ancor oggi fare da traino a una Chiesa in cerca di universalità e di un linguaggio che sappia incontrare l'umano secolarizzato della Postmodernità. La teologia di Teilhard de Chardin è stata visionaria in molti ambiti: il rapporto con la scienza, la cosmologia, l'ecclesiologia, la sacramentaria, la soteriologia, la spiritualità, il dialogo interreligioso. Dalle sue intuizioni originali il cammino teologico della chiesa, agli inizi del suo terzo millennio, non può assolutamente prescindere. Il testo raccoglie allora quindici contributi, stesi dai massimi esperti italiani e internazionali dell'autore, che ne passano in rassegna l'eredità spirituale in diversi ambiti del sapere, dalla teologia naturale all'intelligenza artificiale.