Da tempo teologi e sociologi cercano di capire che cosa succede oggi nel cattolicesimo. Mentre tutto cambia, nel disorientamento generale della società e della cultura, la Chiesa vive uno dei momenti forse più critici della sua storia. Un vero "inverno". Ci si interroga sul futuro e c'è chi si chiede se siamo gli ultimi cristiani. Molti sintomi ci fanno temere di esserlo davvero, almeno in Europa, dove si rischia il processo di estinzione toccato alla civiltà cristiana del Medio Oriente. Dal luogo dove otto secoli fa Francesco di Assisi si spogliò fino alla nudità per esprimere la sua scelta radicale di Cristo, obbedendo alla voce del Crocifisso che gli chiedeva di "riparare la sua casa in rovina", l'Autore dà uno sguardo generale al nostro tempo, additando le vie di un nuovo slancio evangelizzatore centrato sulle piccole comunità plasmate di Vangelo e fraternità. Una "nuova primavera" della Chiesa, possibile se, come i discepoli di Emmaus, ascoltiamo il Risorto che cammina al nostro fianco e ci riscalda il cuore.
Il cammino sinodale che ha coinvolto le Chiese dell'Amazzonia e i documenti che lo hanno accompagnato (dal Documento Preparatorio all'Esortazione postsinodale Querida Amazonia, passando per l'Instrumentum Laboris e il Documento Finale) consegnano una visione ecclesiologica particolarmente significativa, che sollecita le Chiese di tutto il mondo. Una Chiesa dal volto amazzonico, che vuole custodire le sue radici culturali e la sua sapienza antica. Una Chiesa che ascolta il grido del povero e della terra e leva la sua voce profetica, davanti alla crisi ecologica e a un sistema economico ingiusto, fino al martirio. Una Chiesa che, con coraggio, ha prospettato "nuovi cammini" per essere una comunità tutta ministeriale, di uomini e donne, per garantire a tutti l'ascolto della Parola e la possibilità di partecipare all'eucaristia, con linguaggi, liturgie, attività pastorali adeguati ai diversi contesti sociali e culturali. Una Chiesa locale che offre la sua esperienza e la sua storia come contributo alla crescita della Chiesa intera, per tutti "casa comune".
Hanno scritto in questo numero:
A. Anzani / Gv. Benzoni / G. Benzoni / F. Castelli / E. Castellucci / V. Colmegna
E. D’Agostini / F. Dalla Vecchia / I. De Sandre / P. Ferrazzo / M. Gatti / F. Geremia
U. Leone / L. Maggi / L. Malfi / V. Perini / M.P. Persico / G. Scatto / M. Sclavi
Sei teologi rispondono alla richiesta di papa Francesco esaminando il secondo capitolo della Lumen gentium a partire della «scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa» (Evangelii gaudium, n. 27).
Il loro contributo si presenta come complemento alle diverse proposte che hanno esaminato essenzialmente l'aspetto pratico e giuridico della riforma missionaria, della decentralizzazione e della sinodalità.
Esso vuole offrire una riflessione teologica che possa accompagnare misure concrete di riforma, sostenere la pazienza di chi vuole risultati immediati e mantenere i cuori aperti alla novità del Vangelo, il quale sempre ci sorprende. Gli scritti sono a firma di: Giovanni Tangorra; Philip Goyret; Pilar Río; Sandra Mazzolini; Aimable Musoni,sdb; Miguel de Salis. La Prefazione è a firma di Marcello Semeraro, Vescovo di Albano.
L'Autore si interroga sua quale debba essere la corretta interpretazione da riconoscere all'espressione conciliare Ecclesia Christi subsistit in Ecclesia Catholica", oggetto di alcuni chiarimenti post-conciliari della Congregazione per la Dottrina della Fede, sui quali pure si sofferma. "
Il sinodo dedicato all’Amazzonia si è concluso con un’esortazione apostolica di papa Francesco, Querida Amazonia, che rischia di lasciare tutti insoddisfatti. I progressisti non vi hanno ritrovato le “aperture” nelle quali speravano a proposito di fine del celibato sacerdotale e sacerdozio femminile; i conservatori osservano che il testo resta comunque viziato da ambiguità, perché, pur non entrando direttamente nelle due questioni spinose, presenta molteplici “fessure” (come ha osservato monsignor Nicola Bux) attraverso le quali far rientrare ciò che è rimasto fuori. Dal sinodo amazzonico (durante il quale i popoli di quelle terre sono stati strumentalizzati al fine di promuovere un certo progetto di Chiesa elaborato in Occidente e soprattutto in Germania) i cattolici escono ancora più divisi. Due Chiese si fronteggiano. E non si tratta di uno scontro di potere. In gioco c’è la Verità. In gioco c’è la fede.
La collegialità episcopale fu un’estemporanea novità introdotta dal Concilio Vaticano II? La vita delle antiche Chiese africane rivela una collegialità certamente vissuta, anche se non fissata dottrinalmente. L’epistolario agostiniano racconta la vita sinodale africana tra il 390 e il 430: un racconto articolato cui non manca un’unitarietà, data proprio dal tema della collegialità. I vari aspetti di vita ecclesiale considerati in questo volume sono come rami frondosi di un albero, mentre la sinodalità-collegialità è il tronco che li tiene uniti.
Il rinnovamento dell’ecclesiologia, avvenuto durante la prima metà del XX secolo, deve molto all’apporto offerto dal movimento liturgico, e questo per due motivi principali: il risvolto pastorale della liturgia e una rinnovata visione della Chiesa portata alla luce dalla riflessione dei primi teologi della liturgia, assieme ai movimenti di ritorno alle fonti e ai vari fermenti all’interno del pensiero e della vita ecclesiale. Questo volume si occupa proprio di questo prezioso contributo della liturgia al rinnovamento ecclesiologico, che spesso non è debitamente riconosciuto. Accanto a una presentazione del contesto storico, teologico ed ecclesiale, si analizzeranno i contributi di alcuni illustri rappresentanti del movimento liturgico alla rivitalizzazione dell’ecclesiologia. Pilar Río è docente di Ecclesiologia e Sacramenti presso la Facoltà di Teologia della Pontificia Università della Santa Croce. È Professore Visitante presso l’Università di Los Andes (Santiago del Cile) e membro della Pontificia Accademia di Teologia. Tra le sue pubblicazioni, ricordiamo: Teología nupcial del Misterio redentor de Cristo. Estudio en la obra de Odo Casel (2000), Los fieles laicos, Iglesia en la entraña del mundo. Reflexión teológica sobre la identidad de los laicos en un tiempo de nueva evangelización (2015), e altri contributi ecclesiologici in opere collettive, come Dono e compito. La Chiesa nel Simbolo della fede, nonché in riviste specializzate.
Nell'estate del 1932, a pochi mesi dall'ascesa al potere di Hitler, il ventiseienne Dietrich Bonhoeffer tiene un corso universitario sull'essenza della Chiesa. Sviluppate dal punto di vista della teologia protestante, le riflessioni di Bonhoeffer si concentrano sul rapporto tra l'istituzione ecclesiastica, espressione di Dio nel mondo, e la società che la circonda. Con un'analisi lucida e schietta, il giovane teologo riconosce le difficoltà della Chiesa di rappresentare adeguatamente nel mondo la realtà divina, indicando allo stesso tempo la necessità di continuare a trasmettere ai fedeli il significato dell'appartenenza a una comunità spirituale. Per non perdere il contatto con il mondo, in cui è storicamente collocata, la Chiesa deve recuperare l'autenticità e la passione delle origini, deve cioè ritornare ad essere il "luogo" di Dio in Terra. La presente edizione è arricchita da due lettere inedite scritte nel 1936 dal seminario clandestino di Finkenwalde, in cui Bonhoeffer prosegue la sua riflessione sulla vera natura dell'istituto ecclesiastico.
Il Concilio Vaticano II è il momento in cui la coscienza storica diviene decisamente l'orizzonte della teologia e della vita della Chiesa. La difficile «conversione intellettuale» che ha segnato il post Concilio giunge con papa Bergoglio a un kairos. Per questo si rivela importante il confronto tra il pensiero di Francesco e quello del gesuita Bernard Lonergan, considerato uno dei maggiori teologi del Novecento. «Non dico che Francesco abbia letto Lonergan», osserva Whelan; «suggerisco che il loro pensiero sia convergente, tanto che Lonergan può risultare utile a comprendere Francesco quale "segno dei tempi" per la teologia e per la vita della Chiesa».
L’assedio contro la Città di Dio. Dalle premesse dottrinali ai più recenti assalti contro l’ordine divino
In the present work the author studies how efforts at understanding the juridic relationship between the Apostolic See and the Eastern Catholic Churches over the past roughly five hundred years have led to the increased recognition of the juridic autonomy of those Churches. The work first focuses on the early jurisprudence concerning the binding force of papal legislation on Eastern faithful, highlighting an important though unapproved decision made by a particular congregation of the Sacred Congregation for the Propagation of the Faith in 1631, which declared that the popes did not intend to bind the subjects of the sees of the schismatic patriarchs by certain types of apostolic constitutions except in three particular cases. The work then reviews the jurisprudence of Pope Benedict XIV, who cited this decision three times in his writings; the events of the pontificate of Pope Pius IX, particularly those surrounding the First Vatican Council when the preconciliar commission on the Churches of the Eastern rite sought to suppress the praxis based on this decision; the period of the first codification of canon law, when this decision was reaffirmed in praxis; and, finally, the Second Vatican Council and the second codification period, when this decision became the basis for canon 1492 of the Eastern code. This study emphasizes the impact that the jurisprudence surrounding the 1631 decision has had on how the understanding of Eastern juridic autonomy has developed in the Catholic Church. It also shows how the current canonical norms impacting Eastern autonomy can be better understood in light of this historical development.