La Chiesa si presenta come un'istituzione che, pur fondata sul ministero della manifestazione di Dio, è costantemente sottoposta allo scorrere del tempo, a processi di trasformazione indotti sia dalle necessità della missione sia dai comportamenti di chi la forma e dagli orientamenti di chi la governa. Essa subisce le incursioni della storia e si sviluppa talvolta guardando al passato e alla sua forma originaria, talvolta proiettando la propria identità nel futuro, prestandosi a tentativi di riforma che implicano mutamenti nei costumi, nella dottrina e nelle strutture organizzative. Il testo analizza il percorso di un'istituzione che per definizione è semper riformando, come si coglie dai tentativi della Riforma luterana, del Concilio di Trento e del Vaticano II, e da quelli oggi messi in atto grazie a Papa Francesco, che chiama tutti i fedeli a diventare protagonisti del rinnovamento che il Vangelo e il mondo attuale richiedono.
Fin dai tempi del Vaticano II, anche nella chiesa cattolica si è aperta una intensa discussione sul rapporto fra cristianesimo e altre religioni. Al riguardo, la coscienza pubblica si è ritirata in massima parte su una posizione di indifferenza. La discussione teologica, invece, mostra spesso di prediligere un certo pragmatismo oppure, per altri versi, si dilunga in interminabili dibattiti teorici.
Nel panorama generale delle discussioni, il taglio di questo libro esibisce un profilo particolare. Pone al centro dell’interesse non tanto il dialogo interreligioso in senso pratico, quanto piuttosto la comprensione di sé che il cristianesimo sta maturando di fronte alla pluralità delle religioni. In quale modo la percezione di molti sistemi di fede diversi porta a un ripensamento dell’immagine biblica di Dio? Il fenomeno di un pantheon globale costringe forse i credenti cristiani a un costruttivo giudizio autocritico? Stante la sua decisa pretesa di possedere una validità universale, il cristianesimo è effettivamente in grado di intavolare un dialogo con l’altro, con il diverso?
Da teologo dogmatico e adottando una prospettiva di storia dei dogmi, Stubenrauch parte dalla convinzione dell’unica e insuperabile incarnazione della Parola divina. La teologia cristiana delle religioni, allora, non deve portare alla relativizzazione del proprio patrimonio di fede, né al disprezzo di quello altrui. Essa, piuttosto, è la possibilità di parlare del Dio di tutti gli uomini senza pregiudizi per le loro convinzioni religiose.
In questo senso, la riflessione lancia un segnale a favore della preziosa cattolicità della fede cristiana.
Questo libro vuole aiutare i cristiani a comprendere quanto la difesa della vita, in tutte le sue forme, inglobi di diritto anche la realtà ambientale, vista come creazione e dono del Dio vero, Trinità d'amore e sorgente della vita. L'enciclica Laudato sì di Papa Francesco, ci offre in questa direzione, indispensabili indicazioni. Il libro è realizzato con una copertina non plastificata.
Il carattere pastorale del Vaticano II, nel suo significato più profondo, rimanda al fatto che la riflessione conciliare sulla missione della Chiesa si è confrontata con una realtà umana e storica in mutamento, alla ricerca di una mediazione capace di tenere insieme la fedeltà al vangelo del Signore Gesù e una reale assunzione della realtà umana nella sua concretezza effettiva e nelle trasformazioni storiche cui è soggetta. In questo orizzonte, l'espressione di Paolo VI che presenta la Chiesa esperta in umanità suggerisce che l'ambito dell'antropologia è un terreno decisivo per questo incontro. Nel volume contributi di carattere generale dedicati al Vaticano II e al contesto storico e culturale nel quale si è svolto e con il quale si è misurato si intrecciano con approfondimenti più puntuali dedicati alla riflessione di Paolo VI, alla sua concezione del compito pastorale della Chiesa, ai temi del suo magistero e alla visione antropologica sottesa al suo insegnamento. Particolare attenzione è dedicata ai temi della relazione tra uomo e donna, della generazione, del matrimonio e della famiglia, la cui attualità è confermata dalle due assemblee del Sinodo dei vescovi del 2014 e 2015, così come dall'esortazione apostolica Amoris laetitia di papa Francesco.
Il tema della missione della Chiesa - missione vista come connaturale al suo esserci - desta oggi un forte interesse sul piano sia teologico, sia magisteriale, sia pastorale. Non è detto tuttavia che al parlare di missione corrisponda sempre una ripensamento della stessa, che permetta di uscire realmente da vecchi schemi e assuma fino in fondo la necessità di rileggere la missione ecclesiale dentro un contesto, come quello occidentale, profondamente e visibilmente mutato. Il presente studio di Roberto Repole intende assumere questa sfida offrendo la proposta di un nuovo paradigma, quello del dono. Appare così come la Chiesa viva di un dono, quello divino, e come ciò che essa realmente trasmette non sia altro che il dono di cui vive, il quale può essere mantenuto solo in quanto donato da altri: nell'unica forma possibile, quella del dono appunto, che è autentico solo a determinate condizioni. Si tratta di un paradigma adatto ad evitare una delle accuse che esplicitamente ed implicitamente viene fatta oggi ad ogni proposta di missione, di rappresentare cioè sempre e comunque una forma di violenza - senza cadere, per questo, in una riduzione della missione a dialogo in assenza di verità. Si tratta altresì di un paradigma capace di farsi carico di alcune delle sfide attuali più incalzanti: la fine della cristianità, la secolarizzazione, il pluralismo religioso e gli effetti di una globalizzazione in cui la logica economicista rischia di permeare tutto.
Jean Daniélou è un autore noto, ma si son dovuti riscattare anni di oblio per una certa diffidenza a proposito della scientificità della sua teologia. Risulta allora decisivo scoprire il sottofondo teologico che ha portato a quella rigorosa elaborazione dottrinale, da cui trarre una lezione per la teologia di oggi. Questo studio parte dalla consapevolezza che è necessario l'accostamento analitico ai testi di Daniélou, qui proposto come contributo inedito e originale in quanto integrale, con l'esito, altrettanto originale, di riconoscere nell'ecclesiologia non solo una lettura tematica, ma la struttura portante della sua teologia e del suo vissuto. Decisivo è il tema del "giorno del Signore": nella Domenica, grazie alla Chiesa, si apre al credente il varco tra la successione del tempo e il tempo definitivo del nuovo Paradiso, che esprime in pienezza il primo Paradiso.
L'autore studia nel dettaglio la recezione cattolica e ortodossa dell'appello di Giovanni Paolo II contenuto in Ut Unum Sint 95-96, là dove il Papa domanda ai teologi e ai rappresentanti delle confessioni cristiane di cercare insieme una forma nuova dell'esercizio del primato petrino che non contraddica la sua natura. Lo studio comparato di alcune autorevoli voci cattoliche e ortodosse che si sono espresse nel ventennio 1995-2016 diventa un esercizio fecondo di ecumenismo recettivo, attraverso cui cattolici e ortodossi possono imparare nuovamente a comprendersi e a camminare insieme. Prefazione di Michelina Tenace.
La riflessione teologica sulla Chiesa richiede la capacità di comporre l’ascolto della Rivelazione mutuata dalla Tradizione, il riconoscimento dell’autorità del Magistero, ma anche la disponibilità a leggere i vissuti e i fatti ecclesiali quali loci rivelativi di ciò che lo Spirito compie nella storia degli uomini e delle comunità radunate nel nome di Gesù. L’ecclesiologia, in altre parole, non esaurisce il suo compito semplicemente ricostruendo, come in un laboratorio asettico e con la debita strumentazione ermeneutica, gli elementi strutturali che compongono la vita del soggetto ecclesiale.
In ragione di ciò, anche l’analisi ecclesiologica è determinata dal dinamismo che caratterizza l’oggetto della propria indagine; per tale motivo, insieme allo sviluppo teologico delle questioni che riguardano la Chiesa e i soggetti in essa coinvolti, essa è chiamata pure a osservare il corpo ecclesiale in azione, per interpretarne i processi in atto, lasciando intravedere i possibili ulteriori sviluppi, come pure gli immancabili snodi critici.
Il volume si colloca in una collana di testi rigorosi e agili a un tempo, rivolti soprattutto al pubblico di università, facoltà teologiche, istituti di scienze religiose e seminari.
Contenuto
Quali sono i modi di fare chiesa oggi? Di fronte a modalità anticonvenzionali e innovative, sono presenti e convivono altri che spudoratamente guardano indietro (Lc 9,62), «restaurano» un passato nello smarrimento più totale. Volenti o nolenti è cambiata un’epoca, è cambiata l’umanità e in essa gran parte dei battezzati. Si parla ormai tanto di «chiesa che verrà»: CredereOggi lo fa come sempre cercando di offrire le coordinate di fondo della questione per aiutare il lettore a farsi un’idea tutta sua. Bisogna innanzitutto comprendere che non saranno i (presunti) cambiamenti della curia romana, nei suoi pletorici dicasteri che offriranno un nuovo volto alla chiesa tutta. Le parole e l’immagine di papa Francesco spaesa il senso comune anche dei cristiani, spostando la chiesa dal centro alle periferie in ogni settore… Un nuovo stile di chiesa, oppure l’avvio di una durevole riforma? Un discorso attrattivo, a volte irrequieto, quasi sempre inquietante.
Destinatari
* Tutti. * seminaristi, educatori, formatori, catechisti, parroci, insegnati di religione, direttori spirituali, counselor, terapeuti, religiosi e religiose,
Autore
La rivista «CredereOggi» è pubblicata dalle «Edizioni Messaggero Padova» sotto la responsabilità dei Frati minori conventuali di sant’Antonio di Padova. AUGUSTO BARBI - CALOGERO CALTAGIRONE – GIACOMO CANOBBIO - GIOVANNI GRANDI - VITO MIGNOZZI - SIMONE MORANDINI - MASSIMO NARDELLO - SERENA NOCETI - GIANLUIGI PASQUALE
Il contributo della Chiesa Ortodossa alla realizzazione della pace, della giustizia, della libertà, della fraternità e dell'amore tra i popoli e l'eliminazione delle discriminazioni razziali e di ogni altro tipo. Ispirata continuamente dall'attesa e pregustazione del Regno di Dio, la Chiesa non resta indifferente ai problemi dell'uomo di ogni epoca; al contrario, partecipa alla sua angoscia e ai suoi problemi esistenziali, portando, come il suo Signore, la sofferenza e le lacerazioni che il male suscita nel mondo e versando, come il buon Samaritano, olio e vino sulle sue ferite (Lc. 10,34), attraverso la parola "della perseveranza e della consolazione" (Rom. 15,4 - Eb. 13,22) e l'amore attivo. La sua parola verso il mondo mira prima di tutto non a giudicare e a condannare il mondo (cfr. Gv. 3,17 e 12, 47), ma a offrirgli come guida il Vangelo del Regno di Dio, la speranza e la certezza che il male, sotto qualsiasi forma, non ha l'ultima parola nella storia e non deve essere lasciato a dirigere il suo cammino.
«Nel 150° anniversario del Concilio Vaticano I si offre questo studio storico-teologico sulla ricezione della dottrina, sul primato e l’episcopato nella teologia e nel magistero fra i due concili, e in quale modo essa è stata integrata nel capitolo III della Lumen gentium, grazie agli interventi di teologi romani come Umberto Betti, Michele Maccarrone e Pietro Parente. Questo volume ha il merito di sottolineare il merito di teologi “romani” che “riuscirono a mettere in equilibrio tradizione e rinnovamento”. Nella moltitudine di studi sul Vaticano II pubblicati sino ad oggi, probabilmente non è stato valutato appieno il contributo di alcune figure, presenti nella cosiddetta “minoranza”, rappresentanti di correnti e di scuole di teologia ben definite, il cui apporto non è stato però sufficientemente considerato, oppure, è stato connotato da orientamenti conservatori, o tradizionalisti che hanno oscurato la comprensione oggettiva dei fatti. Titolo non indifferente di merito è il fatto di avere attinto informazioni e utilizzato documenti provenienti dal Fondo del Concilio Vaticano II, conservato presso l’Archivio Segreto Vaticano. Con questi titoli, il presente volume assume certamente un posto di rilievo nel complesso, ormai ingente, di studi sul Vaticano II» (dalla Prefazione di Marcello Semeraro).