Noi non siamo mondi isolati, ma mondi aperti all'ascolto in una circolarità di esperienze che ci rendono consapevoli di quanta sia la nostra responsabilità nel determinare i modi di essere e di comportarsi degli altri. Sentiamo tale responsabilità nello scorrere delle giornate in cui siamo continuamente chiamati ad ascoltare gli altri, a rispondere alle loro angosce e alle loro speranze. Conoscere se stessi e gli altri è il modo piú intenso di essere responsabili. Nessuno si conosce del resto fino a quando è soltanto se stesso, e non, al medesimo tempo, anche un altro. Quale rapporto lega la responsabilità alla speranza? Quest'ultima è apertura al futuro, ci obbliga a pensare non solo alle conseguenze presenti e passate delle nostre azioni e delle nostre parole, ma anche a quelle future. Non lasciamo morire in noi la speranza se vogliamo aiutare chi la sta perdendo. Lo dice Walter Benjamin: "Solo per chi non ha più speranza ci è data la speranza".
Il libro raccoglie i contributi di vari esperti, elaborati dopo l'approvazione della legge n. 134/2015 sull'autismo, che si pongono sostanzialmente due obiettivi: mettere a fuoco i quesiti che con maggiore frequenza riguardano il tema dell'autismo, cercando di comprendere perché sia indispensabile parlare di autismi o, comunque, di Disturbo dello Spettro Autistico (OSA) e di ragionare su ciò che oggi realisticamente si può e si deve fare per migliorare la qualità di vita delle persone comprese nello spettro autistico. Nel libro vengono presentati tempi e modi dei diversi interlocutori che si interfacciano con la persona con OSA: la famiglia, la scuola, i centri specializzati per la sua presa in carico, il mondo del lavoro e del tempo libero. I vari autori si pongono davanti alla realtà dell'autismo con il giusto livello di problematicità. Dalla lettura dei vari contributi emerge con chiarezza che l'unico modo per costruire, a livello personale, un rapporto efficace con una persona che rientra nello spettro autistico, è aiutarla a superare la sua tendenza alla frammentazione, imparare a rispondere alle sue sollecitazioni in modo verbale e non verbale, ricorrendo al linguaggio corporeo, a quello dei simboli e delle parole, dando risposta alle domande implicite nelle sue osservazioni, cogliendo i significati che si intuiscono e offrendo le necessarie rassicurazioni sul piano affettivo ed emotivo.
I veri uomini si fanno giustizia da soli. Potere e prestigio: a questo punta il vero uomo. Ci sono cose da maschi e cose da femmine. Meglio morto che gay. O no? Questo è un libro che insegna ad andare oltre: oltre la violenza come soluzione del conflitto, oltre gli stereotipi di genere e i falsi miti che ancora fanno credere che ci sono professioni maschili e professioni femminili, oltre i confini mentali che troppo spesso sono alla base di episodi di bullismo e di omofobia. Ma questo è anche un libro che invita i maschi a "sentire": "sentire" quali emozioni sperimentano di fronte alle cose importanti della vita, "sentire" la voce delle ragazze che parlano in questo libro e soprattutto "sentire" la parte più vera di se stessi, l'unica che li può aiutare a diventare ciò che davvero vogliono essere. Età di lettura: da 12 anni.
Quest'opera di Bruner è qualcosa di più di un'autobiografia. Alla ricerca della mente va infatti letto come un cammino intellettuale lungo il quale è possibile rintracciare la storia stessa della psicologia di questi ultimi cinquanta anni: gli incontri, in veste di studente prima e di collega poi, coi più celebrati maestri, i congressi internazionali che hanno segnato delle svolte, incrinato miti o aperto nuove prospettive e il costante obbiettivo di dare al proprio impegno il senso di un contributo che superasse i confini della fredda indagine scientifica per tradursi in conquista umana e sociale.
Si chiama Pensicchio, è un criceto e corre notte e giorno su una ruota. Dentro la nostra testa. La sua principale occupazione è renderci la vita impossibile. Lo fa in tanti modi diversi, come uno zelante, cattivissimo consigliere: ci istiga, gioca con l'insicurezza e l'insoddisfazione che covano dentro di noi. Genera ansia, nervosismo, stress e ci paralizza in un loop di inutili pensieri negativi. Il Dottor Marquis, medico con oltre trent'anni di esperienza in ambito di riduzione dello stress, conosce bene il diabolico roditore e ha scritto questo libro per smascherarlo una volta per tutte: "Mi piacerebbe presentarti questo famigerato criceto che vive alle tue spalle e insegnarti a placarne gli ardori. Perché, diciamolo chiaro e tondo, niente ti obbliga a subirne la presenza". Come un kit di pronto soccorso antistress il suo metodo ci accompagna, tappa dopo tappa, alla riconquista di uno stile di vita soddisfacente e soprattutto sereno, insegnandoci a strappare la nostra mente alla terribile ruota del criceto e a riprenderne il controllo. Per raggiungere così la pace interiore, o almeno indire una tregua!
Il libro, finora unico nel suo genere, raccoglie storie di donne consacrate che hanno subito un abuso sessuale in tempi diversi della loro vita da preti e consorelle di comunità. Ed è la testimonianza di come si possa riemergere dalle ferite e ricominciare a vivere. L'intento è anche di portare alla luce ciò che si trova in quest'angolo buio della realtà della Chiesa. «Il tono della presentazione delle storie delle donne consacrate è forte, la presa di posizione è molto chiara e drastica, e questo è comprensibile non solo perché l'autrice ha ascoltato e ha accompagnato le donne abusate che parlano della loro esperienza, ma anche perché questo testo vuole svegliare la coscienza e motivare a rompere il silenzio», scrive nella presentazione il gesuita Hans Zollner, preside dell'Istituto di Psicologia della Pontificia Università Gregoriana e membro della Pontificia commissione per la protezione dei minori. «I racconti riportati in questo libro e la descrizione del cammino di accompagnamento mettono in evidenza la complessità dei vari fattori che contribuiscono a infliggere ferite e a creare situazioni di enorme dolore e disperata solitudine».Tra le diverse prospettive di lettura se ne propongono due particolarmente importanti: quelle dell'integrazione e quelle delle domande pedagogiche che interpellano.
Viviamo in un'epoca che è stata definita l'età dell'ansia. Soffre spesso di crisi d'ansia e di attacchi di paura non solo chi è affetto da disturbi psichiatrici più o meno gravi, ma anche chi è considerato mentalmente e fisicamente sano. Joseph LeDoux, neuroscienziato universalmente riconosciuto come il massimo esperto dei meccanismi neurali alla base di ansia e paura, ci mostra in questo volume come tali sentimenti non debbano essere ridotti a meri stati cerebrali, ma vadano compresi come esperienze consce tipicamente umane, costruite cognitivamente sulla base di processi inconsci che la nostra specie condivide con molte altre. Il terapeuta, per essere davvero efficace, deve saper agire sia sulle esperienze consce sia sui processi inconsci: il cervello è plastico, impara anche a governare ansie e paure. Le generazioni future potrebbero dunque essere meno inclini della nostra a percepire la propria epoca come un'età dell'ansia.
"Il libro di Ivano Spano è un grande connettore. Srotola, pagina dopo pagina, una moltitudine di opere e autori creando una polifonia là dove si è soliti incontrare una monotonia. Traccia percorsi tra saperi e indica il posto migliore per guadare, raggiungendo l'altra riva. Forse come non mai siamo in presenza di un nomadismo concettuale sorretto da una precisa idea di viaggio. Infatti, i concetti spesi in queste pagine migrano da nord a sud, da est a ovest, eppure sempre accompagnati da precise coordinate. Restando nell'alveo del linguaggio metaforico del titolo ('La malattia dell'Occidente'), non si può che partire dalla diagnosi dell'esistente. E senza indugiare su conflitti di etichettamento (modernità, post modernità, tarda modernità, e così via), è sotto gli occhi di chiunque la constatazione di un rapido mutamento dei codici della convivenza. Saltati - ma non tramontati definitivamente - gli assetti societari della tradizione, ai più pare di essere proiettati in un mondo caotico - nessuno sembra in grado di indicare una direzione - e non è certo un caso che il termine 'crisi' sia associato a una condizione di stato e non di processo. Non più una fase passeggera ma una costante." (Dalla Presentazione di Adriano Zamperini, Università di Padova)
La prima edizione del volume aveva risposto all'esigenza di poter trovare descritta in modo particolareggiato ogni fase della mediazione familiare, questa seconda edizione è stata resa più attuale pur seguendo la stessa struttura. Il testo è stato aggiornato e maggiormente adattato al contesto italiano: è stata aggiunta una descrizione puntuale dei modelli di intervento, dell'evoluzione della pratica e della speculazione teorica e della regolamentazione in Europa e in Italia. I numerosi esempi sulla base di casi condotti dagli autori e la descrizione del materiale di lavoro ne fanno un testo che continua ad essere adatto alla formazione di base dei mediatori familiari, che può essere utilizzato dai mediatori che stanno facendo pratica per risolvere la maggior parte dei problemi, e che potrà risultare interessante non solo per chi si occupa di mediazione familiare, ma anche per gli studenti universitari, gli avvocati, i magistrati, i mediatori civili e commerciali, gli psicologi clinici, gli assistenti sociali, i counselor e i consulenti familiari.
Nella riflessione scientifica attuale sull'essere umano ci sono questioni scomode e ancora irrisolte. Vere e proprie pietre d'inciampo? L'aborto è veramente traumatico? Internet ci rende più felici? Come ha modificato la nostra capacità di relazionarci? L'omosessualità e la fede cosa hanno da dirsi? Quali problematiche ha creato la legge Basaglia sulla chiusura dei manicomi? Sono solo alcune delle questioni spinose affrontate nel volume. Questioni che non trovano risposte definitive, ma piuttosto spunti di riflessione. Duplice è il filo che lega i capitoli, ognuno dei quali se, da una parte, si sofferma su temi "scottanti" della psicologia contemporanea, dall'altra ripercorre il cammino di uno psichiatra credente, quale è Cantelmi, che è intervenuto su tali temi, talvolta in modo perfino pionieristico, con competenza e a fronte di una intensa attività clinica, ma anche con fermezza di valori, talvolta mettendo in discussione le stesse attese della comunità scientifica.
"Il coraggio, uno non se lo può dare!" protestava il don Abbondio dei Promessi Sposi. Francesco Alberoni rovescia questa famosa massima rivendicando l'urgenza di un valore dimenticato e sostenendo che "il coraggio si può imparare". Audacia e timore sono legati a doppio filo. Chi non ha paura non sarà mai capace di atti di eroismo. Proprio per questo l'ardimento non va confuso con l'inconsapevolezza o l'incoscienza. La riflessione di Alberoni si concentra su una "virtù morale e sociale" che investe tutti gli aspetti dell'esistenza: amore, amicizia, lavoro, famiglia. E quel "coraggio quotidiano" che ci permette di plasmare il nostro destino è forza d'animo, rifiuto delle ipocrisie proprie e altrui, gesto che sovverte un sistema ingiusto, ricerca di ciò che innalza. La mediocrità, l'indifferenza e la vigliaccheria sono facili: basta lasciarsi andare, nascondersi e adagiarsi nella propria nicchia. C'è invece un gran bisogno di opporsi alla cultura della comodità, del disfattismo e della codardia. Partendo dal presupposto che ogni essere umano ha una missione da scoprire e da compiere nell'arco di una vita, il coraggio va esercitato per essere fedeli a se stessi, per non farsi confondere dalla complessità del reale e, a volte, per superare se stessi. Il presente volume è la nuova edizione rivista e aggiornata del titolo "Abbiate coraggio" (1998).
I cambiamenti disorientano sempre, e la vita ce ne offre di continuo. Molti accadono senza che ce ne accorgiamo e sono così impercettibili da produrre effetti trascurabili. In altri casi, invece, i loro effetti sono radicali e potenzialmente dirompenti. Di frequente preferiamo rimuoverli o ignorarli. Talvolta, invece, vorremmo tanto cambiare, uscire da una situazione insoddisfacente e inseguire un sogno. Ma non ne siamo capaci, perché, per cambiare, non bastano i sogni. Spesso, infatti, sull'impulso al cambiamento vitale prevale il desiderio di lasciare tutto com'è per non dover affrontare la paura del nuovo, dell'incerto, di perdere l'amore o l'approvazione da parte dei nostri cari o di chi ci sta vicino. Così si finisce con il restare fossilizzati in situazioni che non amiamo o, al contrario, con lo sprecare energie alla ricerca di strategie introvabili per impedire che le novità irrompano nella nostra vita, anziché accoglierle. "Sfruttare la creatività volontaria per avere un'esistenza appagante": questo è l'obiettivo che l'autrice si prefigge e che definisce le tappe dello straordinario percorso in cui ci guida, mescolando consigli pratici e concreti con riflessioni che vanno in profondità e che ei impediscono di nasconderei a noi stessi. Per imparare ad accettare, o finalmente a osare, qualcosa di nuovo.