La difficile eredità di una proposta cristiana di non agevole imitazione nel corso dei secoli trasforma la memoria del Poverello nella dualità tra frate Francesco in sé e san Francesco per noi. Il volume indaga alcune modalità con cui la letteratura francescana ha affascinato taluni ambiti della cultura italiana, e non solo, del XX e XXI secolo in un processo di metamorfosi caratterizzato da una attrattiva “forza di contemporaneità” in un contesto assai spesso definito di “analfabetismo religioso”. Come si spiega questa apparente contraddizione? Il paradosso viene affrontato in un libro-ponte tra passato e presente attraverso molteplici sguardi (filosofia, arte, cinema, musica, teatro, psichiatria, letteratura, devozione, politica e propaganda) muovendo da un ineludibile punto di partenza: le fonti scritte che hanno trasmesso l’avventura religiosa – dal medioevo ai nostri giorni – di un uomo descritto da Tommaso da Celano come «mediocre di statura, piuttosto piccolo; viso un po’ oblungo e proteso; occhi normali, neri e semplici; capelli scuri; lingua mite, bruciante e acuta; voce veemente, dolce, chiara e sonora; barba nera e rada» che, a sua volta, si presenta nei propri affascinanti scritti.
L’Europa è nata dal cristianesimo ma la sua storia è stata caratterizzata dall’affermazione di diverse eresie che si sono susseguite e ne hanno frammentato l’originaria unità: l’arianesimo, l’islam, il catarismo, la Riforma protestante e il modernismo (di cui un risultato è il comunismo). Il tramonto della teologia, il trionfo dell’opinione personale, la mania dell’innovazione, la messa in discussione di tutto, il rifiuto del dogma e del principio di autorità hanno portato a un regime di eresia generalizzato che ha conseguenze pratiche sulla politica, la società e l’economia di oggi. Lo storico Hilaire Belloc dice che solo identificando e chiamando con il proprio nome ogni deviazione dalla retta dottrina sarà possibile contrastare efficacemente ogni attacco anticristiano.
Occasione preziosa per guardare avanti. Il Cammino neocatecumenale è "una modalità di iniziazione cristiana degli adulti". Questo è forse il dato meno percepito dopo questi primi 50 anni. Gli iniziatori hanno gettato il seme e lo hanno curato a lungo con amore. Dio lo ha benedetto con abbondanti frutti e con il sigillo dell'autorità della Chiesa. Oggi diventa imprescindibile porsi la domanda: "Il Cammino viene da Dio o da Kiko e Carmen?". Questo carisma risponde a un'"urgente necessità": riscoprire la bellezza, la ricchezza del battesimo e della fede. Rievangelizzare, oggi, con la modalità di "una catechesi postbattesimale a modo di catecumenato" (San Giovanni Paolo II): riscoprire, cioè, una "via pastorale permanente" di formazione cristiana.
Il 1929 era cominciato con un'ottima notizia: l'11 febbraio, il cardinale Pietro Gasparri, segretario di Stato di Pio XI, e il capo del governo fascista, Benito Mussolini, avevano firmato i Patti Lateranensi. Un accordo davvero storico che cercava di porre fine a ottant'anni di guerre e tensioni tra la Chiesa e l'Italia. Per quasi un secolo, infatti, i destini del potere temporale del vicario di Cristo, del Vaticano e della stessa città di Roma restarono molto incerti. Tanti gli episodi di quel braccio di ferro: la fuga di papa Pio IX, l'interregno della Repubblica Romana e la restaurazione papale con le armi del «traditore» Napoleone III. E, poi, ancora: la breccia di Porta Pia, il "Sillabo", il Patto Gentiloni fino alla Marcia su Roma. In tutti quegli anni, numerosi protagonisti cercarono inutilmente di instaurare un dialogo tra lo Stato della Chiesa e la nuova Italia dei Savoia. Poi, nel 1929, arrivarono finalmente i Patti Lateranensi, firmati nel Palazzo di San Giovanni in Laterano. Furono il frutto di un intenso lavoro di diplomazia, tra un «incidente» e l'altro, e vennero strutturati in tre parti: il Trattato vero e proprio (che istituiva la Città del Vaticano, una enclave in mezzo a Roma che prevedeva l'extraterritorialità delle basiliche di San Pietro e di San Giovanni in Laterano), il Concordato (che regolava i rapporti tra la Santa Sede e l'Italia) e l'accordo finanziario (che stabiliva un indennizzo a favore della Chiesa in seguito alla rinuncia a qualsiasi rivendicazione sul vecchio Stato Pontificio). Mentre i giornali stranieri criticarono ampiamente la «santa alleanza», la stampa fascista celebrò l'apoteosi del duce. Lo stesso Pio XI definì Mussolini «uomo della Provvidenza», cancellando in un colpo solo il suo passato di mangiapreti socialista. Fu davvero così? Qual è l'eredità di quei Patti considerati allora provvidenziali? E che cosa è rimasto, oggi, dello spirito del '29, anche dopo la revisione concordataria del 1984 voluta dal presidente del Consiglio Bettino Craxi? A novant'anni da quello storico accordo, il libro cerca di rispondere a tante domande, interrogandosi inoltre sul futuro dei rapporti tra libera Chiesa in libero Stato.
Fra il XII e il XIII secolo, al moltiplicarsi delle esperienze religiose fa riscontro l'intolleranza ecclesiastica verso ogni forma di autonomia quale espressione di una volontà di inquadramento tesa a dirigere ogni aspetto della vita degli uomini. La sintesi non fu sempre possibile. Ne derivarono esclusioni, anche violente, e integrazioni proficue. Una parte prevalse, l'altra soccombette: storicamente vinti furono gli eretici, vincitori gli uomini di chiesa. Poiché il conflitto fu tra singoli e gruppi, il libro ruota intorno a figure-cardine individuali e collettive: da Pietro di Bruis a Dolcino di Novara attraverso valdesi, umiliati, catari, amalriciani, apostolici e «santi» eretici.
Le processioni medievali di reliquie si pongono come uno degli atti performativi per eccellenza del sacro. I rituali che le contraddistinguono, regolati di sovente dalle gerarchie ecclesiastiche con il concorso di altre istituzioni, modificano simbolicamente, quando non materialmente, lo spazio in cui si svolgono, contribuendo a creare l'immaginario identitario di una comunità. Questo libro, più che alle costanti individuabili nelle processioni dell'Europa medievale, più che alla ripetitività di gesti e comportamenti, vuole mettere l'accento, attraverso una serie di casi esemplari, sulle variabili e sugli elementi di discontinuità delle processioni medievali, analizzando sì le componenti dei riti e il ruolo in essi svolto in un dato momento dalle reliquie dei santi, ma provando a spiegare questi dati a partire dalla loro storicizzazione sulla lunga durata.
I sondaggi più recenti rivelano che il 40 per cento della popolazione mondiale è costituito da cristiani. Questo, se ci si pensa, è sorprendente: Gesù svolse quasi tutto il suo ministero in Galilea e quando fu crocifisso aveva solo qualche centinaio di seguaci. Come ha fatto un’oscura setta ebraica a diventare la più diffusa religione del mondo?
In questo volume brillante e ben argomentato – vincitore del premio assegnato da «World Magazine» come miglior libro del 2012 – Rodney Stark spiega il successo cristiano fornendo nuove risposte a vecchie domande, e proponendo inedite interpretazioni di eventi storici ben conosciuti.
Anzitutto, la missione dei primi cristiani presso gli ebrei ebbe un discreto successo, e molti ebrei della diaspora si convertirono al cristianesimo. Inoltre, il primo cristianesimo non si rivolse agli schiavi e alle classi povere, ma soprattutto ai privilegiati, e ciò permise di influenzare durevolmente la cultura romana. Quanto al Medioevo, i cosiddetti «Secoli bui» non ebbero niente di oscuro, ma furono una delle epoche più inventive e rivoluzionarie della storia occidentale. L’Inquisizione spagnola, poi, fu responsabile di pochissime morti e, al contrario di ciò che ancora oggi tanti credono, salvò molte vite opponendosi alla caccia alle streghe che imperversava nel resto d’Europa.
Se i risultati dell’indagine sono nuovi, il metodo è quello di sempre: la discussione degli studi più recenti e accreditati e la ricostruzione accurata dei contesti sociali ed economici in cui vissero e operarono i protagonisti della storia cristiana.
«Il mio interesse in questo libro – si legge nell’Introduzione – non è stabilire cosa credeva Paolo, ma chi era. Non è sapere cosa diceva, ma a chi erano indirizzate le sue parole […]. Non [voglio] esaminare la validità del disaccordo di Lutero con la Chiesa di Roma, ma capire come sia giunto ad allontanarsene».
L’Accordo provvisorio del 22 settembre 2018 tra Santa Sede e Repubblica popolare cinese, dopo settant’anni di aspro conflitto, è uno degli eventi più importanti del pontificato di Papa Francesco, sotto il profilo sia ecclesiale sia geopolitico. I saggi di questo volume illuminano il suo significato nella storia del cattolicesimo contemporaneo (A. Riccardi); il percorso religioso, culturale e politico-diplomatico attraverso cui è stato raggiunto (A. Giovagnoli); il suo contenuto giuridico alla luce della dottrina cattolica (B. F. Pighin); il contesto politico cinese in cui si colloca (E. Giunipero); i problemi storici, culturali e politici della Chiesa cinese che si propone di affrontare (Wang Meixiu, Zhu Xiaohong, Liu Guopeg, Ren Yanli); le premesse storiche, giuridiche ed ecclesiali (R. Regoli, J. I. Arrieta, G. Valente, G. La Bella); i problemi rimasti aperti, come la riconciliazione tra “clandestini” e “patriottici” e una nuova evangelizzazione in una Cina sempre più urbanizzata e secolarizzata (Chan Kim-kwong, Zhang Shijiang e V. Martano).
Questo Accordo, con il quale Francesco è riuscito a superare le pesanti eredità storiche del colonialismo europeo e della guerra fredda, mostra quanto lontano – sotto il profilo geografico, politico, culturale, antropologico ecc. – può giungere la “Chiesa in uscita” perseguita da questo Papa e proietta l’intera Chiesa cattolica verso una nuova collocazione nel mondo del XXI secolo.
Paolo VI parla ancora oggi all’uomo, alla Chiesa e al mondo. La sua incisiva parola conserva inalterata la forza di interpellare le coscienze, consolare i cuori e illuminare il cammino dei discepoli di Gesù.
Alcuni sacerdoti Oblati diocesani riflettono sulla figura dell’Arcivescovo di Milano, diventato Pastore della Chiesa universale e ora associato alla comunità dei santi, mettendo in rilievo i tratti principali della sua testimonianza. Incontriamo così Montini come l’uomo ricco di doni di Dio e di virtù; l’innamorato di Cristo; l’orante che ci regala stupendi testi di preghiera; il pastore che ama appassionatamente la Chiesa e la serve con piena dedizione; il padre proteso all’incontro con i “lontani”, al dialogo ecumenico e alla promozione della pace; l’apostolo che sprona il popolo di Dio, e specialmente gli amati sacerdoti, a intraprendere nuove vie per la missione evangelizzatrice della Chiesa nel mondo.
I signori del Vaticano non dicono che lo scopo di aver un accordo è di favorire l’evangelizzazione della grande nazione? Si ricordino che il potere comunista non è eterno! Se oggi vanno dietro il regime, domani la nostra Chiesa non sarà benvenuta per la ricostruzione della nuova Cina. In questo momento tutto il mondo vede un terribile peggioramento per la libertà religiosa in Cina. C’è da sperare qualche guadagno nel venire a patti con questo governo? Quando dico che è quasi come sperare che San Giuseppe possa ottenere qualcosa da un dialogo con Erode, non è una battuta. Allora cosa dobbiamo fare? Tornare alla lettera di Papa Benedetto, all’inizio della quale egli prega il Signore perché “abbiate una piena conoscenza della sua volontà...rafforzandovi con ogni energia secondo la sua gloriosa potenza per poter essere forti e pazienti in tutto” (Inizio lettera ai Colossesi).
Nella Chiesa cattolica è tempo di grandi divisioni, divisioni su temi importanti e di grande impatto per i fedeli e anche per coloro che non si professano cattolici. Ecco un libro che porta avanti dei dialoghi su alcuni dei nodi più importanti dietro a queste divisioni, un libro appassionato e sofferto, scritto da Aldo Maria Valli, noto vaticanista e Aurelio Porfiri, musicista di Chiesa e scrittore. Tutti e due impegnati in una intensa attività giornalistica, hanno condensato in questa pagine ore di discussioni, meditazioni, riflessioni anche contro corrente. Come ha detto il notissimo teologo Mons. Antonio Livi nella prefazione: "Conosco Aurelio Porfiri e Aldo Maria Valli da molti anni, anche se per ragioni diverse. Sono lieto di poter dire alcune parole su questo testo, "Sradicati", in cui i due autori cercano di prendere di petto alcuni problemi di pressante attualità nella Chiesa, una Chiesa in grande crisi, quasi "liquida", come si dice nel sottotitolo del libro. Aurelio Porfiri e Aldo Maria Valli, gli autori, parlano da cattolici, sinceramente e profondamente credenti, e non temono che quanto scrivono possa attrarre nemici: la verità ha dei diritti che sono anche superiori al proprio tornaconto personale. Come dice il Vangelo, la verità ci farà liberi, non le convenienze dettate da esigenze di carriera". Proprio commentando su queste difficoltà così Mons. Livi conclude la sua prefazione: "Vorrei dire a questi due miei amici: non vi fate zittire o impaurire da quanti vi ostacolano pubblicamente o di nascosto. Piuttosto, nella consapevolezza certa di difendere la verità del Vangelo dalle eresie o dalle strumentalizzazioni politiche, rallegratevi ed esultate di fronte alla persecuzione! Soffrire per la verità di Cristo su questa terra è un titolo certo di merito per godere della pace e della gioia in paradiso quando nostro Signore Gesù ci dirà: “Avanti, servo buono e fedele: sei stato fedele nel piccolo, e io adesso ti concedo un premio grande!”".Un testo scorrevole ma denso e di grande importanza per il dibattito fra le diverse anime del cattolicesimo nel nostro tempo.SommarioPrefazione (Mons. Antonio Livi)Siamo nati cattoliciLa giovinezza nella Chiesa postconciliareQuando siamo cambiatiTradizionalisti?Il nodo dell'ubbidienzaLa Chiesa della misericordiaDivisioni nella ChiesaCattolici ma...Il nodo della famigliaChiesa cattolica e omosessualitàSacerdoti in crisiPovera liturgiaIl ruolo dei social mediaParlare... malgrado le nostre imperfezioniMoriremo cattolici?49