Il cofanetto raccoglie i volumi che gli autori hanno dedicato alla rilettura dei più importanti testi evangelici attraverso grandi capolavori della storia dell'arte e della letteratura; i tre libri sono dedicati rispettivamente al Natale, alla Pasqua e alle parabole.
Questo cofanetto regalo contiene la serie completa della collana L'arte racconta la Bibbia che si propone di insegnare la "grammatica" dell'arte cristiana, mostrando come l'arte di tutti i tempi abbia riletto e interpretato personaggi ed episodi della Bibbia. A partire dal testo biblico e dalle altre fonti che hanno ispirato gli artisti, l'autrice esplora i vari temi iconografici con linguaggio divulgativo, ma fondato su rigorose basi scientifiche. Ogni capitolo presenta in apertura il testo biblico o degli apocrifi, a cui segue la presentazione dei modelli iconografici, per descrivere poi l'ambientazione della narrazione pittorica, i suoi protagonisti e gli elementi simbolici utilizzati. Scandaglia poi i riferimenti artistici, organizzati secondo categorie fondamentali che aiutano il lettore a orientarsi con precisione: i protagonisti e gli altri personaggi, l'ambiente, gli elementi simbolici, i modelli iconografici (che mostrano con quanta creatività gli artisti reinventano i moduli codificati preesistenti).
Come si comportò Giuseppe nei confronti del figlio adottivo Gesù? E come hanno interpretato i pittori di ogni epoca il loro singolare rapporto? Prefazione di Isabel Iribarren
A un primo sguardo, molte delle più significative icone russe del XIV e XV secolo sembrano viziate da assurde incongruenze, violazioni inspiegabili del canone prospettico e della conseguente ‘unità’ della rappresentazione: edifici di cui vengono raffigurati insieme la facciata e i muri laterali; libri (i Vangeli) di cui si scorgono tre o addirittura tutte e quattro le coste; volti con «superfici del naso e di altre parti» che non dovrebbero vedersi; e, a sintesi di tutto, un policentrismo che fa coesistere «piani dorsali e frontali». Eppure, simili icone ‘difettose’ – fondate proprio sull’eresia di prospettive «rovesciate» – risultano infinitamente più creative ed espressive rispetto ad altre più corrette, ma inerti. Come mostra Pavel Florenskij in questa perorazione fiammeggiante – con un excursus storico che si estende dalle scenografie del teatro tragico greco ai vertici della pittura rinascimentale e oltre –, quelle violazioni, lungi dal dipendere da una « grossolana imperizia nel disegno», sono «estremamente premeditate e consapevoli». Di più: riassumono una ribellione, cognitiva prima che estetica, alla stessa egemonia della rappresentazione prospettica e alla sua presunzione di detenere «l’autentica parola del mondo». Ne deriva una sorta di invettiva, in cui il regesto delle carenze della prospettiva lineare e della visione del mondo che la presuppone si traduce, a contrario, in quello dei caratteri richiesti dall’«arte pura»: la sola che ci permetta di accedere – come le dorate «porte regali» dell’iconostasi – all’«essenza delle cose» e alla «verità dell’essere».
«Le porte regali» uscì in Italia nel 1977 con traduzione dal russo e introduzione di Elémire Zolla. Ora che molti scritti florenskijani sono noti al pubblico italiano, questa edizione procura l'occasione rara di immedesimarsi attraverso la parola di Florenskij e il commento empatico di Zolla nel mistero di un dipingere che si fa strumento di conoscenza soprannaturale giacché l'icona - scrive l'autore - è la reminiscenza di un archetipo celeste. Le fasi del dipingere equivalgono a una cosmogonia: dalla campitura di biacca sulla tavola all'abbozzo, alla stesura del colore di base, alla modellatura dell'immagine, alla luce sul volto con le ripassate dell'oro in polvere. Gli stili della pittura di icone in Russia e nelle altre terre di fede ortodossa hanno conosciuto un'ovvia evoluzione attraverso i secoli mantenendo però intatta la fedeltà al canone la cui formulazione esemplare è nel sillogismo: «Esiste la Trinità di Rublev, perciò Dio è».
Quattro grandi artisti ci accompagnano nella rilettura dei quattro Vangeli: Michelangelo Merisi, detto "il Caravaggio" (1571-1610), Domínikos Theotokópoulos, detto "El Greco" (1541-1614), Rembrandt Harmenszoon van Rijn, noto più semplicemente come Rembrandt (1606-1669) e Pieter Bruegel, conosciuto come Bruegel il Vecchio (1525-1569). Da sempre l'arte invita a contemplare quanto la Parola annuncia: gli affreschi nelle catacombe, le incisioni sui sigilli, i bassorilievi sulle tombe, i mosaici, le pitture, le sculture... Colori, forme, giochi di luce, sguardi, scorci di umanità... Molteplici sono le finestre con cui l'arte si affaccia sul mistero di Dio e dell'uomo. Tra i capolavori di questi grandi artisti sono state selezionate venti tavole cercando di evidenziarne il messaggio e i tratti spesso nascosti, mostrando come essi costituiscano una vera e propria esegesi silenziosa delle pagine evangeliche.
L'immortalità dell'anima e la risurrezione dei corpi, il giudizio universale e quello individuale, l'inferno e il paradiso sono i temi ricorrenti nei saggi raccolti nel volume, dedicati alle tematiche escatologiche nell'iconografia medievale. Il principale argomento della trattazione è tuttavia la morte, considerata sia nella sua portata analogica - la riflessione cristiana ha conosciuto da sempre differenti accezioni e livelli - che in quella dialettica, che coglie della morte un volto positivo e uno negativo. Prefazione di Severino Dianich. Con un saggio in collaborazione con Agnese Maria Fortuna.
Attraverso le sue rappresentazioni, l'arte sacra ci proietta in alcuni momenti della vita di Gesù, di Maria e dei santi, aiutandoci a trovare e a mantenere il giusto raccoglimento. Guardando un'opera d'arte abbiamo la possibilità di superare le barriere del tempo e dello spazio ed essere presenti lì, con Cristo, nei luoghi della sua passione; lì, con Maria e Giovanni, sotto la croce; lì, con la Maddalena, a piangere di gioia davanti al sepolcro vuoto.
Grazie all'arte sacra abbiamo la possibilità non tanto di guardare quello che è avvenuto in un tempo lontano, ma di rivivere oggi, di partecipare ora, in prima persona, agli eventi che le scene rappresentano. Secondo sant'Ignazio di Loyola, nella preghiera è necessario immaginare le scene evangeliche oggetto di meditazione, facendosi aiutare dalle immagini dei testi biblici, per poi entrarvi a far parte e divenire contemporanei al Mistero.
In queste pagine Franco Nembrini affronta un tema che collega le altezze della poesia dantesca con la ricchezza, mai abbastanza approfondita, della devozione mariana anche popolare e lo fa soffermandosi su tre visioni, diverse e però convergenti. Da un lato ci conduce alla scoperta di un affresco attribuito a Dono Doni, un vero e proprio unicum fra le rappresentazioni della Sacra Famiglia: "L'accettazione della maternità di Maria da parte di Giuseppe-. Dall'altro, commenta per il lettore il XXXIII Canto del Paradiso, introducendoci alla poetica dantesca riguardante la Madre di Cristo nella gloria dei beati. Infine, ci avvicina a un bassorilievo che spicca nell'opera di Gaudí per la sua originale prospettiva mariana. Questi tre sguardi a Maria e Giuseppe, attraverso l'arte poetica e figurativa, ci offrono una prospettiva nuova e originale per tornare a leggere la nostra quotidianità di padri, madri e figli nella prospettiva dell'infinito e dell'eterno. Un piccolo gioiello di fede, intelligenza e passione per la bellezza.
I fiori del mandorlo, essendo i primi a sbocciare in primavera e talvolta già nel tardo inverno, simboleggiano la speranza e il ritorno alla vita della natura. Tuttavia, per il loro rapido sfiorire, rappresentano anche la delicatezza e la fragilità. Oltre ai fiori, anche la mandorla, ovvero il seme commestibile racchiuso nel guscio del frutto, ha ispirato miti e leggende, trovando un ruolo di rilievo nelle religioni, nell'arte e nelle tradizioni culturali. L'autore, dopo aver esplorato miti, racconti biblici, tradizioni talmudiche, islamiche e orientali legate al mandorlo e al suo seme, guida il lettore alla scoperta dell'iconografia della mandorla. Questa figura è presente non solo nell'arte romanica, gotica e del primo Rinascimento, ma anche nella comunicazione pubblicitaria contemporanea. L'intento è quello di presentare la mandorla come un seme non solo gustoso per il palato, ma anche ricco di significati mitologici, religiosi, artistici e culturali. Un tesoro prezioso, dai molteplici significati, che l'homo symbolicus di oggi, al pari di quello di ieri, dovrebbe custodire, proteggere e tramandare.
In tutto il mondo la basilica di San Marco in Venezia, che custodisce fin dall'anno 828 d.C. le spoglie dell'evangelista Marco, è nota come la basilica d'oro. Tale appellativo lo si deve alle migliaia di tessere d'oro che compongono in gran parte la decorazione musiva delle cupole, degli archi e delle volte che costituiscono questo meraviglioso capolavoro dell'arte bizantina. Tra i numerosi cicli musivi, che raffigurano l'intera storia della salvezza compiutasi in Cristo, nell'atrio sud-ovest della cattedrale un posto privilegiato occupano i mosaici che stanno all'inizio della narrazione marciana. La "Cupola della Creazione", entusiasmante opera musiva tornata ai suoi vividi colori con l'ultimo restauro terminato nel 2011, ci riporta all'origine dei tempi. Nelle 24 scene distribuite su tre ordini, viene riportato - si direbbe minuto per minuto - l'atto d'amore con cui Dio crea il cosmo e ciò che contiene, ponendone al centro l'uomo creato a Sua immagine e somiglianza. È un racconto attuale che ci interroga sulla nostra origine, sulle domande di senso che l'uomo da sempre si pone e ci svela che il creato - quando non viene ridotto ad un uso ordinario - rende l'uomo cosciente di se stesso e delle relazioni originarie che lo costituiscono.
Parliamo di chiese, quelle affascinanti testimonianze della Tradizione cristiana. Il volume è concepito innanzitutto come un corso, che pretende di offrire una trattazione organica e interdisciplinare sulla natura degli edifici di culto cristiani. Questo è un libro di Teologia: gli edifici di culto sono studiati alla luce del Mistero di Dio rivelato in Cristo. Ma questo è anche un libro di Architettura. L'Architettura è il modo per mezzo del quale lo spazio liturgico si è "incarnato" nella Storia, diventando materia, forma, luce, arte, bellezza.