
Una dichiarazione d'amore, per l'amore. Non c'è attimo della giornata in cui possiamo vivere senza pensare, senza cercare, senza interrogarci, senza perdere o ritrovare l'amore per conquistare fiducia. L'amore è una perla nella conchiglia. Può attrarci con la brillantezza della luce, può persuaderci che dobbiamo aprire un'altra conchiglia e continuare. La perla più preziosa equivale a un primo bacio. La luce e lo sguardo aiuterà altri baci, altre confidenze, altre intimità. Il libro di Italo Moscati è una storia fatta di tante storie, intorno al gioco disincantato, divertente, dell'amore, degli amori. I corteggiamenti, i simboli, l'allegria, le malinconie, l'entusiasmo di un colpo di fulmine. Vi compaiono i protagonisti conosciuti o sconosciuti, nel grande scenario che parte da vicino per andare lontano, e da lontano pervenire vicino. Dai divi famosi, dai modelli del cinema e dello spettacolo, della Tv, alle persone messe in luce dai fatti di cronaca; da figure che nella cultura e nell'arte hanno rappresentato i pensieri, i moti del cuore, le speranze, le illusioni, e ancora le speranze. L'autore ha attraversato le epoche, fino alla contemporaneità, con attenzione per gli amori della classicità ma soprattutto per sedurre il lettore con immagini e vicende che parlano soprattutto di lui e della incrollabile tenacia nell'inventarsi l'amore, una grande avventura personale. Moscati preferisce non fare nomi, invita a scoprirli.
Nel corso della millenaria storia della Chiesa la distinzione netta tra canto liturgico e canto popolare sta diventando sempre più sfumata, dando vita ad un fenomeno completamente nuovo e in continua evoluzione secondo cui la musica sacra popolare costituisce la spina dorsale delle piccole comunità religiose. In questo volume, grazie ad un minuzioso lavoro di indagine, l'autore prende in esame proprio questa evoluzione della musica sacra, proponendo un ventaglio di osservazioni e riflessioni puntualmente documentate. Al termine di ogni capitolo è presente infatti un appendice di grande utilità, nella quale vengono raccolti dei testi a sostegno dell'argomento trattato. Il libro risulta dunque un utile strumento per tutti gli educatori ed operatori musicali del mondo ecclesiastico, affinché possano perseguire la loro attività di animazione e formazione delle comunità religiose.
Il post-classicismo è una tendenza trasversale dell'arte italiana. La animano alcuni tra i protagonisti dell'Arte Povera e della transavanguardia e solitarie personalità delle ultime generazioni. Sono artisti accomunati da precise intenzioni poetiche: il desiderio di radicare le loro opere in regioni lontane, il bisogno di riaffermare il valore della memoria, la volontà di guardare indietro in modo originale. Sottraendosi alle mitologie del nuovo, distanti dai citazionismi postmodernisti e da vaghe riproposizioni anacronistiche, i post-classici scelgono di frequentare le stanze della storia dell'arte. Pur con sensibilità differenti, pensano la loro pratica come un gesto fondato non sul creare dal niente, ma sul "ritrovare". In particolare, tornano ad attraversare i luoghi della classicità, intesa come archivio di icone e di categorie senza tempo: da reinventare, oltre ogni nostalgia. Non meta, ma "strumento" per misurarsi con i disorientamenti del presente. Patrimonio da rimodulare con disinvoltura. Spazio che può alimentare ansie e inquietudini. Territorio da sottoporre a infinite e continue riscritture, in un gioco di celebrazioni e di profanazioni. Costellazione che, per dirla con Italo Calvino, tende a relegare l'attualità al rango di un rumore di fondo di cui non si può fare a meno.
"A volte azzardare ipotesi è solo un modo di chiarirsi certe domande. È il caso, ad esempio, di questo libro. A leggerlo può sembrare soprattutto una collezione di certezze: ma scriverlo è stato soprattutto un modo di mettere a fuoco dei dubbi. Interrogativi che dovrebbero sorgere spontanei in chi frequenta per amore o per mestiere la musica colta: che senso ha ancor oggi parlare di un suo primato culturale e morale? Il modo in cui la si consuma replica anacronistici riti o ha qualcosa a che vedere con il nostro tempo? E la Nuova Musica - totem indiscusso e scomodo - è stata un'avventura intellettuale della modernità o solo una sofisticata truffa? E continuare a scrivere musica oggi, è una cosa che ha un senso o è un esercizio gratuito per pochi eletti stabilitisi fuori dal mondo?" (Dalla Nota introduttiva)
Rinnovamento o restaurazione? L'Italia è un Paese di funamboli in bilico tra queste due scelte. Vogliamo novità: ed ecco lo tsunami grillino. Ma vogliamo anche stabilità: voilà il governissimo. Intanto succede di tutto: presidenti uscenti che rientrano, elezioni "non perse" ma neanche vinte, ex premier dati per spacciati che risorgono, candidati che cadono crivellati dai colpi dei franchi tiratori. Scene dal declino di un impero? O fotogrammi di un nuovo Sessantotto? Dario Fo veste i panni del saggio giullare per raccontare la corte senza più miracoli della politica allo sbando. Spiega, dall'ottica privilegiata del collega clown, chi è e dove va Beppe Grillo, il castigamatti sbucato dalla Rete per travolgere un intero sistema di potere. Indaga le radici dell'autolesionismo in fase terminale che ha annientato in poche settimane gli eredi dell'onorato Pci. E ricordando altre rivoluzioni e altre piazze, ricostruisce in pochi tratti scanzonati e veri il filo di una narrazione del nostro passato e del nostro presente. Restituendoci, con rabbia e speranza, il senso del futuro.
A partire dal secolo XIII si moltiplicano in tutta Europa narrazioni che accusano gli ebrei dei crimini più efferati contro la cristianità: crocifissioni di innocenti, assassini, cannibalismo rituale. Fra queste chimere, e in concomitanza con la crescente importanza attribuita al sacramento eucaristico culminante con l'istituzione della festività del Corpus Domini, compare e si diffonde rapidamente quella di furto e sacrilegio ai danni dell'ostia consacrata. Un evento miracoloso fa sì che, scoperti, i colpevoli siano puniti con la tortura e il rogo. Di tale fantasia persecutoria compaiono più tardi alcune trasposizioni sceniche: nell'Inghilterra centro-orientale della seconda metà del secolo XV, l'anonimo "miracle play" in volgare medioinglese "La conversione di Ser Jonathas Giudeo" - noto anche come "The Play of the Sacrament" - si distingue dalle analoghe rappresentazioni teatrali francese e italiana, oltre che per la presenza di un intermezzo farsesco, per un tono meno marcatamente virulento nei confronti degli ebrei e perché restituisce alla vicenda, in luogo della conclusione sanguinaria, quella edificante della conversione che caratterizzava le più antiche cronache e narrazioni.
Mattia Preti, detto il Cavalier calabrese, nasce a Taverna, in Calabria, nel 1613 e muore a La Valletta, Malta, nel 1699. Nella sua vasta produzione pittorica, come ricorda Vittorio Sgarbi, «riparte da Caravaggio nello stesso momento in cui la parabola caravaggesca declina e finisce la febbre che aveva contagiato tutta l’Europa pittorica». Il caravaggismo di Mattia Preti, sostiene Sgarbi, «è sempre recitato, non è mai preso dalla realtà ma trasferito sulla scena teatrale con tutti gli effetti speciali richiesti, prediligendo ambientazioni notturne e luci strisciate che drammatizzano anche uno sguardo». Dalla Calabria a Roma e poi Malta, passando per Napoli, la sua arte raccoglie molteplici apprezzamenti da parte di papi, Gran Maestri dell’Ordine dei Cavalieri di Malta, principi, nobili famiglie e mercanti, particolarmente per «il suo virtuosismo che gli consente ogni acrobazia», come ricorda Sgarbi, nella sua «lunghissima avventura pittorica che si spegne e si consuma nello sguardo di un uomo che ha tradotto ogni emozione, ogni tormento, ogni entusiasmo, ogni dolore in immagini nelle quali si esprime il senso della vita». Il catalogo raccoglie tutti i capolavori dell’artista, la cui datazione è certa, insieme a opere non documentate ma sulle quali è unanime il riconoscimento della critica.
Questo libro è un percorso attraverso le innumerevoli storie che la Madonna Sistina, la maestosa opera creata da Raffaello tra il 1512 e il 1513 (esattamente cinque secoli fa) ha attraversato e ha ispirato. Una narrazione, articolata e avvincente, delle sue peregrinazioni: dal monastero benedettino di San Sisto a Piacenza, per il quale fu commissionata da papa Giulio II, alla collezione di opere d'arte di Augusto III di Sassonia a Dresda, fino all'approdo a Mosca - portata in trionfo dalla vittoriosa Armata Rossa -, dove fu idolatrata dai russi come raramente era capitato a una icona non ortodossa, e quindi il ritorno a Dresda, la sua "patria tedesca", al culmine di una nebulosa trattativa non priva di intrighi. Il libro è anche l'esposizione dell'impatto che lo spazio post-rinascimentale e pre-cubista di questo quadro ebbe sull'arte contemporanea, da Cézanne a Picasso, da Malevic a Schwitters, fino a Warhol, divenendo in breve l'immagine più famosa e riprodotta del mondo. Ma è inoltre un'esperienza più intima, un racconto di sguardi, un catalogo delle molteplici, e sempre profonde, impressioni che la Madonna Sistina produsse in uomini tanto diversi fra loro - Dostoevskij e Freud, Goethe e Schopenhauer, Florenskij e Benjamin, Hegel e Nietzsche -, fino alla sorprendente esclamazione di un sergente sovietico, il quale così descrive la sua meraviglia di fronte al quadro ritrovato in un tunnel ferroviario dove era stato nascosto dai tedeschi per proteggerlo dai bombardamenti...
Nonostante il governo cinese si sforzi di rappresentare la Cina come una società aperta e moderna, in cui diritti individuali e libertà di espressione vengono pienamente rispettati, la brutale repressione delle forme anche più sfumate di critica racconta una realtà del tutto diversa. È il caso della vicenda dell'artista e attivista Ai Weiwei, noto oppositore del regime antidemocratico cinese, che con la sua arte, ma anche con i suoi scritti, diffusi attraverso Internet e in particolare Twitter, ha dato dura battaglia alle autorità, pagando pesantemente in prima persona. Questo libro raccoglie le folgoranti riflessioni di Ai Weiwei su temi quali la libertà di espressione, il senso dell'arte e dell'attivismo politico, il mondo digitale, le scelte morali, rispecchiando l'intera filosofia dell'artista e una profonda conoscenza del sistema sociale cinese.
"Vite segrete dei grandi artisti" narra le vicende meno note dietro le quinte dell'arte, con aneddoti curiosi e a volte scandalosi sui grandi maestri di tutti i tempi, da Leonardo (accusato di sodomia), a Caravaggio (colpevole di omicidio), a Edward Hopper (violento nei confronti della moglie). Scoprirete che Michelangelo emanava un odore così disgustoso che i suoi assistenti non sopportavano di lavorare accanto a lui, che Vincent van Gogh ogni tanto mangiava il colore direttamente dal tubetto e che Georgia O'Keeffe amava dipingere senza veli. Una lezione di storia dell'arte che non dimenticherete facilmente!
Bruce Springsteen ha sessantatre anni, incendia gli stadi, continua la sua battaglia politica a fianco di Obama, scrive ballate memorabili. David Remnick, il direttore del "New Yorker", dà una lettura del Boss che è insieme analisi e definitiva canonizzazione. "We are alive" è una microbiografia, un ritratto, una evocazione, a tutto sesto, del personaggio a partire dal suo ultimo album e dal tour a esso intitolato. Remnick gioca con sapienza fra presente e passato, fra l'armeggiare della band sul palco e l'infanzia a Freehold, fra la morte di Clarence e la scena provinciale di Asbury Park, fra il sostegno a Obama e il viaggio a New York in autobus. Lo guarda spendersi come un vero animale da palco nei concerti, tocca il delicato tema del padre, Doug, così presente nelle sue canzoni, celebra l'amicizia con Jon Landau, fa cenno alla relativa tranquillità degli ultimi venti anni insieme alla moglie Patti Scialfa. Sottolinea spesso il "duro lavoro" con cui Bruce si è guadagnato l'eternità, e, insieme, anche il tempo per leggere finalmente "I fratelli Karamazov".