Non c'era malvagio, né emarginato di fronte al quale san Francesco mettesse freni alla sua misericordia. Come non ricordare suoi incontri con il lebbroso e con il lupo di Gubbio, che egli affronta e ammansisce, o l'episodio della tavola imbandita per i briganti? Fra Beppe Prioli è un suo degno figlio. Nel 1997 un evento drammatico fa da spartiacque nella lunga missione di questo frate: una brutta caduta, il coma, il lento risveglio. Inizia, per fra Beppe, una seconda vita che egli, ne è certo, lo deve anche all'affetto dei suoi "lupi", quegli uomini in gabbia che la cronaca spesso dipinge come "mostri" e che lui invece, da ormai quarant'anni, incontra come fratelli, nello spirito di Francesco.Nel libro si racconta il "dopo" di fra Beppe. Di grande pathos le lettere dei detenuti al francescano. Il libro si apre con la prefazione di don Luigi Ciotti, amico di fra Beppe ed estimatore del suo impegno nel "pianeta carcere", e con l'introduzione di Fabio Finazzi, che passa idealmente il testimone alla giornalista Emanuela Zuccalà e alle intense storie che racconta, storie "da ascoltare" più che "da leggere". La Postfazione è di Alfredo Bonazzi, la "belva di viale Zara", graziato negli anni Settanta per meriti letterari, che da anni affianca fra Beppe in convegni e incontri nelle scuole sul tema del carcere e della devianza.
In questo libro Cannavò racconta i lunghi mesi trascorsi nel carcere milanese di San Vittore facendo parlare i detenuti, cercando di capirne la sofferenza, ammirandone l'incrollabile speranza nel futuro, scoprendo un mondo di solidarietà che noi, dall'altra parte delle sbarre, non possiamo neppure immaginare. E il mondo femminile del carcere, un universo che ci lascia stupefatti per le esperienze umane che ci racconta, la solidarietà delle guardie di custodia, i volontari che s'impegnano per rendere meno dura l'esperienza carceraria, i modi per fare passare il tempo senza sprecarlo.
Il volume raccoglie i risultati delle ricerche condotte dalle autrici sui temi legati al significato evolutivo del comportamento solitario in relazione all'acquisizione delle competenze sociali ed emotive. Il focus viene posto non più sulle rappresentazioni degli adulti, ma sui comportamenti dei bambini osservati e valutati rispetto ai correlati sociali ed emotivi. Emerge, rispetto all'orientamento classico degli studi sull'argomento, una nuova modalità di classificare i bambini "solitari" e una correlazione positiva tra alcuni tipi di comportamento solitario e le capacità socio-relazionali ed emotive nei bambini di età prescolare. Dato che consente di affermare come lo stare soli possa avere un valore evolutivo nello sviluppo del bambino.
Il pregiudizio è contagioso. Ogni giorno incontriamo razze, religioni, culture, tendenze sessuali e capacità diverse. Le differenze possono sembrare strane e opprimenti, fare persino paura. È possibile imparare a rispettare le differenze, vederle come sorgente di forza per la nostra vita e per la nostra società, addirittura esaltarle. Per affrontare tale sfida sono necessarie però preparazione ed esperienza. Questo testo offre ai genitori ed educatori suggerimenti fondamentali, abilità e strategie, oltre che prospettive tratte dalla vita reale, per insegnare a trasformare nei bambini e nei ragazzi la paura e il pregiudizio in coraggio e collaborazione, ossia nei risultati di una relazione di comprensione e di rispetto.
Sotto la parola droga si ritrova sia il giovane vacanziero alle Baleari che lo storico "tossico" della periferia urbana. Persone insospettabili, con vite compatibili e persone ai margini della disperazione, con vite di strada. Il mondo racchiuso nella formula "consumo di sostanze stupefacenti" è divenuto più complesso, articolato, diffuso come il lavoro di quanti si muovono nel campo della prevenzione, della terapia, della riduzione dei danni. Non solo cannabis ma anche un vasto mercato che giunge fino alle bevande colorate, originali, fresche in cui superalcolici si mescolano alla frutta. La questione droga interroga la società italiana e nascono all'interno di lunghi anni di esperienze delle comunità che si riconoscono nel C.N.C.A.
Il volume si propone di stimolare la riflessione sulle reti di sostegno e volontariato al problema della disabilità. Oltre a rilevare i nodi critici e le potenzialità del sistema, l'indagine individua possibili spazi di intervento.
Il volontariato non sta bene. Dopo anni di impetuoso sviluppo, accusa segni di stanchezza. Qualche medico, forse un pò frettoloso, ne pronostica già la fine imminente. Quali sono i sintomi di questo disagio? E, soprattutto, ci sono indicazioni utili per la guarigione? In questo libretto, frutto di trentennali esperienze sul campo e riflessioni teoriche, si propongono alcune risposte a queste domande. Tesi centrale è che il volontariato meriterà di sopravivere solo se porterà a termine la faticosa, ma appassionante, trasformazione da attività consolatorio-assistenzialistica di breve scadenza ad un impegno critico-progettuale di lunga distanza.