Qual è il «centro» della proposta cristiana? L’esperienza dell’incontro con il Signore Gesù. Questo libro prova a mostrare il processo che ci porta a vivere questo percorso di discepolato, scopo dell’annuncio evangelico.
L’itinerario proposto da Ezio Falavegna, un viaggio spirituale alla ricerca dell’essenziale nella vita credente, si snoda all’interno del Vangelo di Marco seguendo alcuni verbi che ne sostanziano il cammino: ospitare, udire, contemplare, presenziare, dare fiducia, annunciare, partecipare, narrare. Queste azioni del discepolo diventano autentici «solchi» nei quali germoglia il Vangelo, spazi concreti e fecondi dentro i quali la parola di Dio può trovare accoglienza. In questo percorso, come ribadito da papa Francesco, la direzione non è perseguire lo scopo di «una Chiesa preoccupata di essere il centro», bensì fare spazio a Colui che chiede di essere il riferimento e la misura del nostro vivere.
La condivisione che sta alla base di queste pagine le rende eloquenti per quanti intendono mettersi in ascolto della Parola in spirito di preghiera e servizio.
«Il Vangelo ci chiede di non mancare a un cammino che dalla periferia, legata alle marginalità della vita, ci conduca al centro, a ciò che è essenziale per dare qualità alla nostra vita» Ezio Falavegna
Troppo spesso la fede cristiana viene vista come un elenco di proibizioni oppure come una lista di precetti da seguire pedissequamente. Niente di tutto ciò, sostiene Adrien Candiard. Facendo eco a Paul Claudel - «per fortuna Gesù ci ha liberato dalla morale!» -, queste pagine ci conducono nel cuore del cristianesimo: il primato della grazia e della coscienza rispetto alla legge. Il perché è presto detto: «Un colpo di fulmine amoroso ci trasforma più profondamente della lettura del Codice penale», argomenta l'autore. Il quale, spaziando da Bernanos ai padri del deserto e facendo eco alla sua esperienza di guida spirituale, ci conduce sul crinale arduo ma affascinante della libertà così come ce la presenta l'apostolo Paolo. Candiard è profondamente convinto di un fatto: «I conti del farmacista non hanno molto a che vedere con un grande amore». Per questo, che si tratti di sesso o di lavoro, di rapporto col denaro o col potere, «il vangelo è sempre una liberazione». Leggere questo libro, tanto breve quanto esplosivo, ne è una potente conferma.
L’espressione «regno di Dio» ritorna 120 volte nei Vangeli, ma molti cristiani ignorano cosa significhi questa affermazione, che è stata «il» motivo della missione di Gesù tra gli uomini. Alejandro Solalinde dà sostanza alla nostra comprensione: «Il regno di Dio è tale quando la sovranità divina è effettiva. Non è una realtà generata dalla nostra volontà di dominio sugli altri, motivata da interessi di potere e di denaro». Regno significa nuove relazioni tra la persona e Dio, tra uomini e donne, tra l’umano e il Creato. Non più il comando sugli altri bensì l’affermazione della dignità dell’altro.
La realizzazione del regno di Dio, intessuto di gratuità, giustizia, rispetto e accoglienza, è questione urgente nella nostra epoca segnata dal «sistema neoliberista capitalista globale che è il principale segno dell’antiregno». Proprio in un mondo caratterizzato dal potere anonimo della finanza, dallo spadroneggiare di multinazionali senza scrupoli, da genti costrette a migrare per guerre, fame e cambiamenti climatici, il Regno diventa profezia del sogno di Dio.
Quelle di Solalinde sono riflessioni radicate nella teologia della liberazione e in una lettura della Bibbia segnata dall’esperienza dei popoli impoveriti. Sono parole di chi ha messo in gioco la propria vita, fino al rischio di perderla, per il Regno. Per questo hanno il profumo dell’autenticità, della libertà e del coraggio.
Il Vangelo di Marco è il testo che presenta Gesù a chi non ha familiarità con la storia del Nazareno. È il racconto della vicenda di Cristo per quanti vogliono sperimentare la vita piena che egli dona. La lettura che Silvano Fausti offre del Vangelo «missionario» per eccellenza è un sapiente e appassionante viaggio incontro all'uomo-Dio che ha vissuto in Medio Oriente duemila anni fa. Diventa un invito - seguendo i testimoni della fede descritti da Alex Zanotelli - a mettersi sulla scia di colui che ha servito fino all'ultimo gli ultimi, trovando in questa vocazione una libertà più forte della morte.
Meister Eckhart (1260ca-1328ca) ha inteso l'esperienza mistica non nel senso di eventi spettacolari dell'anima o di teofanie celesti improvvise. La sua unione con Dio non è un evento isolato dell'anima, bensì la presenza perdurante del divino nel fondo dell'esistenza umana. Egli ritiene valido soltanto pensare a Dio di continuo, quasi abbracciandolo con il pensiero e senza dirsi mai soddisfatto di un Dio soltanto pensato. La presenza continua e ineffabile di Dio viene colta dallo sguardo nell'atto in cui egli dona in sovrabbondanza la vita.
Bernardo di Chiaravalle si trova alla soglia che conduce dall'era patristica a quella moderna. Considerato l'ultimo Padre della Chiesa - la definizione è dell'umanista Nicola Faber - egli è anche uno dei primi mistici moderni. La sua spiritualità consiste non in una teoria nuova, poiché di fatto egli continua a rifarsi a temi e concetti tradizionali, ma in un modo molto personale di dare espressione alle proprie esperienze e di suscitare nei suoi lettori e uditori esperienze corrispondenti. Bernardo si muove nella corrente di un nuovo stile di pietà che si era imposto in Europa già prima di lui, a partire dalla metà del secolo XI. Caratteristico di questo nuovo stile era un modo diverso di accostarsi a Gesù: l'adorazione della divinità di Cristo, comune nell'ambito romanico e bizantino, lascia infatti il posto alla riflessione spirituale sul destino terreno di Gesù.
Santo, mistico e maestro di vita spirituale, Francesco di Sales (1567-1622) - vescovo di Ginevra in anni di profondi contrasti tra cattolici e calvinisti - insiste sul ritorno al primato dell'amore, sulla dogmatica della testimonianza viva e sulla forza di un pensiero teologico basato sulla preghiera e in grado di condurre alla preghiera. Elaborando una teologia dell'amore egli tocca il centro del rapporto tra Dio e l'anima umana, il mistero che, in mancanza di un'espressione più adeguata, chiamiamo grazia, presenza di Dio al centro dell'esistenza. Nel 1661 viene dichiarato beato da papa Alessandro VII e nel 1685 santo. Nel 1887 Pio IX lo proclama dottore della Chiesa e nel 1922 Pio XI lo dichiara patrono dei giornalisti.
Pensare a fondo la spiritualità dehoniana nel contesto odierno dell'Europa apre le porte a un profilo trans-culturale inatteso e consente di elaborare una riflessione sulla presenza della congregazione religiosa in epoca di globalizzazione. Il testo si concentra simbolicamente intorno alla figura della misericordia, che consente di congiungere la spiritualità dehoniana alla ripresa sorprendente della devozione al Sacro Cuore, che innerva le trame di una sensibilità spirituale quale criterio di analisi della giustizia sociale nella Evangelii gaudium. E permette, d'altro lato, di cogliere l'Anno santo come tempo opportuno per un ripensamento e un riposizionamento di quella spiritualità nel solco tracciato da papa Francesco.
Per esperienza, elaborazione teologica ed espressione letteraria, Giovanni della Croce è considerato al vertice della mistica cristiana e la sua opera risveglia ancora oggi vivo interesse anche nei campi della filosofia, della psicologia e della letteratura.I temi centrali del suo pensiero sono divenuti familiari anche ai lettori di oggi: un Dio intimo e trascendente, la fede e l’amore, la contemplazione e la preghiera semplificata, la notte oscura, il duro cammino della trasformazione.
Le caratteristiche della spiritualità spagnola del XVI secolo offrono un clima favorevole alla sua creazione originale: vita spirituale intensa, importanza dell’orazione mentale,spirito pratico e realista, mistica accompagnata da una profonda preparazione teologica, espressione letteraria di grande valore.
Agli inizi del Seicento gli scritti di Giovanni della Croce vengono letti con interesse negli ambienti degli illuminati e dei quietisti e la sua condizione di mistico di frontiera lo espone al rischio di fraintendimenti e alle denunce dell’Inquisizione. Nel 1926riceve il titolo ufficiale di dottore della Chiesa.
Figlio di una nobile famiglia svedese, Dag Hammarskjöld occupò in rapida ascesa vari ministeri svedesi, fino alla nomina a segretario generale delle Nazioni Unite. Perse la vita durante la crisi del Congo, nel 1961, in un incidente aereo dalla dinamica non chiara. Dopo la morte gli venne conferito il Premio Nobel per la pace. Dietro l'immagine del politico freddo, instancabile e piuttosto lontano dalla pratica religiosa che si svolge in chiesa, emerge una figura assolutamente insolita. Mai nella lunga storia della mistica cristiana troviamo un'analoga individualità, così profondamente sola, senza alcun aiutante o assistente spirituale, senza la protezione di una comunità. Il problema della vita di Hammarskjöld è, in ultima analisi, un problema di comunione e di solitudine. Egli non è stato né un teologo né un cristiano di Chiesa. Nella sua esperienza si concentra dunque il fenomeno di un cristianesimo extra ecclesiale, con una radicalità impensabile in qualsiasi teologo di scuola. Al «parlare di Dio», teologicamente garantito dal pulpito e dalla cattedra, si contrappone un «parlare con Dio» e «in Dio» esistenziale, totalmente non garantito.
La vicenda della condanna, del supplizio e della morte di Gesù è la storia del fallimento di Dio. Con la scelta di soggiacere al potere della violenza e della morte Cristo ha deciso di stare da una parte: quella delle vittime, dei peccatori, degli ultimi, degli emarginati. Timothy Radcliffe, autore di spiritualità tra i più apprezzati al mondo, ci guida dentro il mistero delle ultime ore di Cristo svelando davanti a noi il paradosso di quell'avvenimento. Egli attinge alla narrativa, alla poesia, al cinema per rendere ancora più eloquente il modo che Dio ha scelto per salvare ogni persona: la strada della debolezza, non il metodo della forza.
«Toccare un po' Dio nello spirito è una grande felicità, ma comprenderlo è del tutto impossibile». A questo denominatore Agostino riconduce quella che può essere considerata l'eredità della sua vita e del suo pensiero, assorbiti e concentrati in un Dio inafferrabile e incomprensibile. Contro ogni concezione materialistica, egli insiste su questa verità: l'uomo singolo o il mondo intero nella sua estensione non possono abbracciare Dio, che è ovunque e non è afferrabile dal pensiero umano.Autore di un'opera fondamentale della cultura dell'Occidente - le Confessioni - Agostino è stato determinante per la teologia e la filosofia sia sul piano del contenuto che del metodo. La mistica medievale vive del suo patrimonio, della sua ardente ricerca di Dio e del suo «cuore inquieto».
Nella storia della mistica cristiana Lutero occupa un posto peculiare. Egli rimprovera alla pietà del suo tempo soprattutto le forme di vita puramente contemplativa, di immersione totale nel divino, e l’eccessivo apprezzamento religioso di visioni e sogni. Se la mistica medievale aveva attribuito all’amore la forza di unire l’uomo pio con Dio, nella religiosità evangelica questa funzione viene assolta dalla fede nel suo rapporto con la Scrittura e con il racconto dei Vangeli.
Gli accenti ascetici del monaco agostiniano e le sue idee sulla comunione con Cristo portano l’impronta della sua personale e specifica esperienza interiore, che non conduce nella direzione dell’esperienza estatica, ma in quella di una religiosità che culmina nell’unione con il divino.
Sommario
Introduzione. I. Eventi mistici nella vita di Lutero? II. Lutero e gli scrittori di mistica. III. Essere uno con Cristo. IV. Resistere alle tentazioni. V. Fratello e fratello, sposo e sposa. VI. Importanza e influsso di Lutero.
Note sull'autore
Reinhard Schwarz è professore emerito di Storia della Chiesa all’Università di Monaco. È autore di numerose opere sulla teologia e la spiritualità di Martin Lutero e la Riforma.
Riflessioni intessute di Scrittura e teologia per tracciare una spiritualità della cura del creato, vera emergenza dei nostri giorni. Il cristiano deve rifiutare l'idolatria del consumo, causa dell'attuale società predatoria dell'ambiente. La salvezza ha una dimensione cosmica, il credente deve collaborare con essa se vuole dirsi veramente cristiano.
Religiosa benedettina, santa e dottore della Chiesa, Ildegarda di Bingen (1098-1179) è una delle figure più sorprendenti del medioevo europeo. Definita «profetessa tedesca», ha scritto libri di medicina e farmacologia, ha composto inni – forzando i limiti della musica gregoriana – ed è stata per tre decenni consigliera di papi, imperatori, re, vescovi, abati, sacerdoti, monaci e laici.
Badessa del monastero di Rupertsberg, presso Bingen, in Germania – da lei fondato nel 1150 – soffriva per visioni e audizioni che avvenivano in sintonia con gli scritti biblici, anche se non la si può annoverare tra le veggenti tormentate e balbettanti in cerca di esperienze esoteriche. Nel 1165 fondò un altro monastero a Eibingen, tuttora esistente e floridissimo centro religioso e culturale.
Sommario
I.La vita. II.Le opere. III.La spiritualità. 1. La visione mistica di Ildegarda. 2. L’unità della visione di Dio e del mondo. 3. La mistica dei sensi spirituali. IV. L’influsso.
Note sugli autori
Aldegundis Führkötter, benedettina, ha pubblicato numerosi saggi su Ildegarda di Bingen e curato l’edizione di Scivias, l’opera più celebre della santa.
Josef Sudbrack (1925-2010), gesuita, è stato docente di Teologia spirituale a Innsbruck e visiting professor all’Università di Harvard.
Dal suo primo incontro con il Crocifisso in una grotta di Assisi fino al prodigio delle stimmate, vari fenomeni d'ordine carismatico accompagnano, secondo le fonti antiche, l'esperienza mistica di Francesco: apparizioni, rivelazioni private, levitazioni, bilocazioni, scienza infusa, discernimento delle coscienze. Questa profonda dimensione spirituale si associa, nella vita del santo, all'impresa di dare una forma al suo ordine attraverso l'ampia e severa Regola non bollata, presto sostituita con la Regola bollata, scritta con uno stile un po' più curiale, ma pienamente conforme alle aspirazioni del Poverello. Il suo testo più noto resta tuttavia il Cantico delle creature, unica sua opera in volgare, che inaugura l'era dei grandi poeti mistici come Giovanni della Croce, Teresa d'Avila e Pietro d'Alcantara.
Personalità unica e attraente, genio letterario di incredibile fecondità e maestra della vita spirituale contemplativa, Teresa d'Avila appartiene al 'siglo de oro', il periodo che vede l'immensa estensione della potenza spagnola in America centrale e meridionale. Sesta di undici tra fratelli e sorelle, Teresa dà un contributo fondamentale al rinnovamento della Chiesa a partire dalla preghiera, un principio che ispira la fondazione di monasteri in Spagna, Italia, Francia, Polonia, Fiandre e Germania e orienta i suoi scritti. La prima grande opera è l'Autobiografia, seguita dal Cammino di perfezione e dalle Fondazioni, anche se il testo principale resta il Castello interiore, immagine dell'anima che ospita Dio.
La direzione spirituale tocca i dinamismi più delicati e intimi direzione
della vita cristiana e per essere praticata con intelligenza esige profondo rispetto delle persone, saggia discrezione e solida competenza.
Partendo da una lettura teologica della realtà cristiana, l'autore descrive la direzione spirituale come un ministero pastorale inscritto nella comunità ecclesiale e a servizio dell'azione dello Spirito. E con equilibrato senso teologico e umano racconta la pratica del colloquio spirituale, l'educazione degli atteggiamenti cristiani di fondo, l'introduzione alle scelte di vita e al discernimento degli spiriti.
Il volume espone infine i principi generali sulla funzione educativa della direzione spirituale, offrendo al lettore orientamenti sull'unione con Dio, l'abnegazione evangelica, la dimensione ecclesiale e apostolica della vita cristiana.
La vita cristiana è l'apprendistato di un amore che nasce dall'incontro tra Dio e l'uomo e che è destinato a diventare unione e comunione. Questa è l'esperienza fondata sulla fede nell'iniziativa di Dio che ci ha amati per primo e che, in suo figlio Gesù, ha stabilito la sua dimora in mezzo a noi. Un panorama magnifico si apre davanti a chiunque voglia mettersi in cammino, ma la marcia è lunga e richiede resistenza, forza e riferimenti. I santi, che ci precedono, sono come dei lumi, fratelli e sorelle maggiori nella fede, che intercedono per noi, ci incoraggiano e ci istruiscono nel nostro pellegrinaggio sulla terra. Il libro, profondamente intrecciato con la pedagogia cristiana, è nato attingendo all'insegnamento di questi numerosi testimoni di ieri e di oggi.
La lettera ai cristiani di Filippi in Macedonia è nota per la frequenza di termini come "gioia", "rallegratevi", "affetto", "affabilità"... Ma è anche il testo in cui san Paolo con più chiarezza parla della kenosis, lo "svuotamento" cui Gesù si sottopose. Padre Zanotelli, servendosi dei moderni studi sull'ambiente sociale dell'epoca, ci guida a leggere la Lettera ai Filippesi in una nuova luce. In quella comunità si stavano riproducendo le stesse logiche di diseguaglianza dell'Impero: certo non per questo Cristo era venuto e si era abbassato fino alla morte di croce. L'apostolo scrive in "catene", deve quindi farlo con un linguaggio in codice. Queste pagine ci aiutano a decriptarlo ... a metterci in una salutare crisi.
Sobrietà, rispetto dell'ambiente, ritmi più lenti, relazioni più umane? Verso questi "nuovi stili di vita" molti credenti e non credenti camminano assieme da tempo. Ma, per un cristiano, questa può essere anche una scelta di fede? Certamente, risponde l'autoore. È l'ora di passare dal "primato della morale" al "primato della fede". Di attrezzarsi con una spiritualità che attinge a fonti bibliche ed ecclesiali, ma anche "trasversale, ossia di tutti, anche degli atei". Prefazione di Rosanna Virgili.
Quanti avevano creduto in Cristo prima della croce, sono rimasti poi attanagliati dalla paura. "Come loro anche noi siamo mendicanti di luce, come loro abbiamo bisogno di una parola che ci scaldi il cuore, di un brivido sulla pelle, di piangere lacrime innamorate". Con parole dolci e forti, grazie alla sua personalissima capacità di ridare corpo e attualità alle pagine del Vangelo, l'autore offre a chi legge - uomini e donne del nostro tempo - alcune meditazioni che fanno rifluire la speranza.
René Voillaume (1905-2003), sacerdote e teologo francese, fondatore dei Piccoli Fratelli di Gesù, è stato un grande maestro spirituale e ha offerto preziosi insegnamenti sul cammino della preghiera con un linguaggio contemporaneo e con indicazioni appropriate alla concreta realtà del mondo attuale. Osservava Paolo VI che l'esperienza di Charles De Foucauld e quella della numerosa famiglia spirituale da lui ispirata, essendo "particolarmente in accordo con le necessità e le aspirazioni del mondo di oggi, sembra marcare nella storia della Chiesa un atto della provvidenza". Toccherà a René Voillaume il compito di esprimere quell'esperienza e di illuminarla con scritti e conferenze. L'influsso e l'attrazione del suo insegnamento sono testimoniati dalla traduzione delle sue opere in 19 lingue e dal fatto che in tanti abbiano trovato la risposta alle proprie inquietudini. Riflesso ed espressione di una vita contemplativa condotta nel "cuore delle masse", l'insegnamento di Voillaume ha consentito a laici, sacerdoti e religiosi di trovare un'eco adeguata alle proprie aspirazioni e alle possibilità reali di preghiera. Voillaume parla di una dimensione contemplativa della vita cristiana. Il tema è ampiamente commentato negli ultimi due capitoli del libro, che costituiscono un vero trattato sulla preghiera. La grande innovazione è che questo cammino, per i Piccoli Fratelli e per molti, non è vissuto nel chiostro ma nel mondo.
Il card. Tagle affronta tre dimensioni fondamentali dell'esperienza cristiana: la Parola di Dio, spesso "annunciata" dai poveri più che proclamata dai biblisti; la dimensione comunitaria, che trova in Maria il suo emblema più eloquente; la missione alle genti, vista in Asia, continente di minoranza per la chiesa. L'autore fa ricorso a uno stile narrativo, in cui la riflessione teologica si coniuga felicemente con la freschezza della vita del pastore d'anime.
Catechesi in chiave missionaria su brani del Nuovo Testamento. Sono nate in gruppi di preghiera giovanili ed hanno per leitmotiv la vocazione a una vita in pienezza. La finalità è accompagnare i giovani in un cammino lungo il quale "scrivere una contro-storia di giustizia e di bellezza" in un mondo che sembra diventato cieco al futuro.
Capire a fondo il nostro tempo e le sue inquietudini vuol dire fare i conti con un mondo profondamente cambiato in cui i segni dello spirito non sono scomparsi ma vanno cercati con occhi e intelligenza rinnovati. Si tratta di avventurarsi a leggere e interpretare la ricerca di Dio che la nostra contemporaneità manifesta in forme inedite e a volte assai confuse. Il percorso dell'autore poggia su quattro colonne portanti: «Dal presente con le sue inquietudini, che sono una domanda spesso inconsapevole di interiorità, si giunge al radicamento che lo spirito ha nel tempo e nel corpo, ove si scoprono i "percorsi epifanici" che nell'oggi e nel futuro si aprono davanti a noi, per veleggiare infine verso "orizzonti ampi"... ossia gli spazi sconfinati del divino e dell'umano» (dalla Prefazione del card. G. Ravasi).
Sommario
Prefazione (G. Ravasi). Introduzione. I. INQUIETUDINI: DA INTERPRETARE. 1. Tra nostalgia e nuovi paradigmi: ascoltare gli ultrasuoni dell'anima in bilico. 2. Brecce all'infinito: interpreti del fruscio delle stelle del mattino. 3. I nuovi "cercatori di Dio": tra ferite, feritoie e scorciatoie. 4. Luce della simbolica biblica per i nuovi "cercatori": per trovare un nuovo paradigma. 5. Dall'icona ai percorsi: elementi costitutivi di un nuovo paradigma. II. ALLEANZA: NEL TEMPO E NEL CORPO. 6. Tempi dell'uomo, tempi di Dio: la parola eterna e i percorsi dell'esistenza cristiana. 7. Tempo e età della vita: la soglia e le linee di fuga, per ripensare gli schemi ereditati. 8. Realizzarsi in Cristo Gesù: cristologia e prassi cristiana. 9. Un corpo per l'alleanza: carne di fraternità e di salvezza. 10. Diventare spiritualmente adulti: ripensare dinamicamente l'itinerario spirituale. III. PERCORSI: DI EPIFANIE NUOVE. 11. Prospettive per nuovi percorsi di santità: una molteplicità di figure senza gerarchie? 12. La santità oggi e domani: dalla sovranità eroica alla resilienza solidale. 13. Contemplazione e mistica: riconoscere i nuovi percorsi epifanici. 14. Mistici nostri contemporanei (1): dentro le necessità dello spirito libero. 15. Mistici nostri contemporanei (2): "Tamquam scintillae in arundineto discurrent" (Sap 3,7). IV. RECOBÒT: ORIZZONTI AMPI. 16. Spiritualità e cultura: una costante da reinventare. 17. Compiti e chances della spiritualità: ridare dignità a questo mondo un po' sgualcito. Conclusione. Indici.
Note sull'autore
BRUNO SECONDIN (1940), carmelitano, dal 2010 docente emerito alla Pontificia Università Gregoriana, sin dal 1975 vi ha insegnato storia della spiritualità moderna e principi di teologia spirituale. Ha studiato a Roma, in Germania e a Gerusalemme, interessandosi specialmente della tradizione spirituale carmelitana, di nuovi modelli di lectio divina e delle nuove esperienze spirituali emergenti nel contesto della crisi della modernità. Presso le EDB ha pubblicato: Profeti di fraternità. Per una visione rinnovata della spiritualità carmelitana (1985); Alla luce del suo volto. I. Lo splendore (1989); Il profumo di Betania. La vita consacrata come mistica, profezia, terapia (1997); ha diretto la collana Cammini dello Spirito e - dopo la morte di E. Ancilli - la collana di Storia della Spiritualità in 15 volumi. Molti dei suoi libri sono tradotti in altre lingue.
Il Cantico spirituale del grande mistico spagnolo (1542-1591) - fondatore dell'Ordine dei Carmelitani Scalzi, santo e dottore della Chiesa, considerato uno dei maggiori poeti in lingua spagnola - nasce come poesia nel carcere di Toledo, dove furono composte le prime 31 strofe, mentre le restanti (32-40) con il relativo commento dell'opera sono il lavoro svolto a Granada.
Il Cantico non viene composto come opera dottrinale, ma è, prima di tutto, un canto d'amore sgorgato nello spazio dell'orrore della prigionia, che narra l'esperienza dell'unione trasformante tra Dio e Giovanni a partire dall'interscambio dell'amore. Esso rappresenta l'icona più bella dell'uomo Giovanni della Croce, non solo perché riflette la bellezza della sua capacità di amare e di lasciarsi amare, richiamando l'esperienza biblica del Cantico dei cantici, ma anche per il fatto che comunica un clima positivo, rispetto a quello della Salita e della Notte, facendo trasparire che l'uomo mistico è uomo felice perché innamorato.
La specificità della traduzione di Luisito Bianchi sta nell'estrema fedeltà al pensiero dell'autore, ma soprattutto nello sforzo di aderenza al suo stile (rispetto dell'andamento sintattico, con tutte le subordinate, gli incisi, le ripetizioni, le riprese del pensiero).
Sommario
Nota preliminare (L. Bianchi). CANTICO SPIRITUALE. Prologo. Strofe tra l'anima e lo sposo. Argomento. Commento delle strofe d'amore fra la sposa e lo sposo Cristo. Giovanni della Croce (1542-1591). Notizia storica e letteraria.
Note sul traduttore
LUISITO BIANCHI è nato a Vescovato (CR) ed è sacerdote dal 1950. È stato insegnante e traduttore, prete-operaio e inserviente d'ospedale. Attualmente svolge funzione di cappellano presso il monastero benedettino di Viboldone, nel comune di San Giuliano Milanese (MI).
Il trattato la Notte Oscura del grande mistico spagnolo (1542-1591), - fondatore dell'Ordine dei Carmelitani Scalzi, santo e dottore della Chiesa, considerato uno dei maggiori poeti in lingua spagnola - costituisce un dittico dottrinale con la Salita del Monte Carmelo, a cui si ispira. In esso Giovanni commenta e spiega il significato del suo testo poetico, in cui descrive il viaggio dell'anima dalla propria sede corporea verso l'unione con Dio. Il testo ha un forte significato teologico e letterario.
La specificità della traduzione di Luisito Bianchi sta nell'estrema fedeltà al pensiero dell'autore, ma soprattutto nello sforzo di aderenza al suo stile (rispetto dell'andamento sintattico, con tutte le subordinate, gli incisi, le ripetizioni, le riprese del pensiero).
Sommario
Nota preliminare del traduttore. NOTTE OSCURA. Prologo per il lettore. Canzone dell'anima. Libro primo. In cui si tratta della Notte (passiva) del senso. Libro Secondo. Della Notte oscura. Si parla della più intima purificazione costituita dalla seconda Notte (passiva) dello spirito. Giovanni della Croce (1542-1591). Notizia storica e letteraria (p. L. Gaetani ocd).
Note sul traduttore
LUISITO BIANCHI è nato a Vescovato in provincia di Cremona, ed è sacerdote dal 1950. È stato insegnante e traduttore, prete-operaio e inserviente d'ospedale. Attualmente svolge funzione di cappellano presso il monastero benedettino di Viboldone (Milano).
Il trattato Salita del Monte Carmelo del grande mistico spagnolo (1542-1591), - fondatore dell'Ordine dei Carmelitani Scalzi, santo e dottore della Chiesa, considerato uno dei maggiori poeti in lingua spagnola - costituisce quasi un dittico dottrinale con La notte oscura. Rimasto incompleto, si presenta come uno dei testi di Giovanni della Croce meno lineari e comprensibili, in quanto di stile ibrido tra l'elaborazione dottrinale e il commento alle strofe poetiche.
La Salita si divide in tre libri e tratta della purificazione attiva dell'uomo. Il tema della salita alla vetta simboleggia lo sforzo ascetico dell'anima in ricerca dell'unione perfetta con Dio. Il testo ha un forte significato teologico e letterario.
La specificità della traduzione di Luisito Bianchi, sta nell'estrema fedeltà al pensiero dell'autore, ma soprattutto nello sforzo di aderenza al suo stile: rispetto dell'andamento sintattico, con tutte le subordinate, gli incisi, le ripetizioni, le riprese del pensiero.
Sommario
Nota preliminare del traduttore. SALITA DEL MONTE CARMELO. Prologo. Libro primo. Libro Secondo. Libro terzo. Giovanni della Croce (1542-1591). Notizia storica e letteraria (p. L. Gaetani ocd).
Note sul traduttore
LUISITO BIANCHI è nato a Vescovato in provincia di Cremona, ed è sacerdote dal 1950. È stato insegnante e traduttore, prete-operaio e inserviente d'ospedale. Attualmente svolge funzione di cappellano presso il monastero benedettino di Viboldone (Milano).
Descrizione dell'opera
Pubblicato postumo e incompleto, il piccolo Trattato sul sacerdozio offre un profilo di prima mano del modello tridentino di sacerdote. Pur risentendo del linguaggio e della temperie culturale in cui è stato pensato e scritto, nella misura in cui si abbevera alla fonte biblica e ai Padri (abbondano le citazioni di Agostino, Ambrogio, Crisostomo, Gregorio Magno) riesce a trasmettere una visione spirituale intensa, a consegnare una parola di verità e uno stimolo serio al fine di ripensare la vita del prete anche oggi.
Il Maestro d'Avila nel Trattato non si limita a disegnare un ritratto ideale del prete ma, in risposta alle attese riformistiche che avevano trovato eco autorevole al concilio di Trento, si premura di dare indicazioni concrete per la formazione e la vita dei ministri. Innanzitutto - ed è questo il messaggio di fondo del libretto - il sacerdote è configurato a Cristo non solo quando amministra i sacramenti, ma attraverso l'intera sua esistenza. Il prete è sempre offerta gradita a Dio: quando svolge funzioni ministeriali e anche quando soffre, spera, gioisce, si ammala. Una tale dimensione esistenziale totalizzante, che senza l'aiuto della grazia non è immaginabile sostenere, deve essere quindi costantemente alimentata da quella grazia che si ricava da una intensa vita di preghiera, dallo studio delle Scritture e da una pratica della virtù dell'umiltà che comprende la povertà e la fuga da ogni carrierismo.
Sommario
Introduzione al "Trattato" (G. Forlai). Introduzione. I. Ragione d'essere del sacerdote ministro. II. Orazione, ministero sacerdotale. III. Sacrificio, farsi vittima con Cristo sacerdote. IV. Rinnovazione sacerdotale. V. I sacerdoti in cura d'anime. VI. I confessori. VII. I predicatori.
Note sull'autore
Giovanni d'Avila (1499-1569), semplicemente chiamato Maestro d'Avila, canonizzato da Paolo VI il 31 maggio 1970, fu il "Giovanni Battista" del siglo de oro spagnolo: formatore di preti e di laici, si dedicò alla predicazione e alla formazione delle coscienze, indicò senza mettersi in vista, formò senza la pretesa di proporsi come modello. Con la sua predicazione convertì Giovanni di Dio e Francesco Borgia, con il suo discernimento consigliò Teresa d'Avila, con la sua fraternità sostenne Ignazio di Loyola.