Risurrezione indica un avvenimento nuovo e originario, non inquadrabile a partire da esperienze già note. Eppure si tratta di qualcosa che corrisponde al desiderio umano di una pienezza di vita. È un evento irriducibile che riguarda Gesù di Nazareth e che attraverso di lui vuole raggiungere ogni persona come forza di vita nuova, fino a trasformare il mondo intero e il nostro modo di abitare la realtà. La risurrezione cambia tutto e il mondo, con essa, è diventato altro. Siamo al principio e al cuore dell’esperienza cristiana, colta nel suo fondamento in Cristo, nella sua dimensione salvifica e nella sua portata cosmica.
Informazioni sull'autore
Alberto Cozzi è professore ordinario di Teologia sistematica nella Facoltà Teologica di Milano e membro della Commissione Teologica Internazionale.
Il termine apostolico ha acquisito un valore semantico sempre più ampio: dall'indicare primariamente chi incarna la vita degli apostoli, passa alle Chiese apostoliche, fino a riconoscere nel ministero dei vescovi il ministero apostolico e nella sede romana la Sede Apostolica. L'aspetto che permane è la dimensione "missionaria" e "trascendente", legata a un carisma e a un servizio da svolgere nella e per la comunità: in questo modo l'apostolicità non afferma soltanto la continuità, ma l'identità dinamica della stessa Chiesa, offrendole la peculiarità di essere memoria futuri, attualizzazione anticipatrice del futuro regno di Dio, e allo stesso tempo memoria passionis Christi, che scaturisce dall'evento sacramentale che realizza nell'oggi liturgico l'evento salvifico.
La teologia degli stati di vita non è un tema periferico della scienza teologica. Essa è fondamentale per comprendere l'essenza della Chiesa, le sue strutture dinamiche e il suo sviluppo futuro. Molte delle questioni che agitano l'ecclesiologia, la sacramentaria e la teologia spirituale contemporanee hanno un collegamento diretto con il tema degli stati di vita. Se vita laicale, vita consacrata e vita sacerdotale - prese singolarmente - sono state oggetto di una lunga tradizione di studi, nel panorama editoriale mancava ancora una riflessione che approfondisse la logica teologica che le distingue, ordina e gerarchizza. Da questo punto di vista, il presente libro cerca di compensare una dimensione poco esplorata e lacunosa della teologia contemporanea.
Il lemma Storia della Salvezza appartiene a quelle parole della fede che prendono le mosse dalla forma stessa dell'esperienza ebraico-cristiana. È un'espressione che prova a dire come la fede si dia un percorso di umanizzazione grazioso, preceduta sempre dal dono di Dio - che ama per primo (I Gv 4,29) - e al contempo donata all'esistenza dell'uomo.
Nel tentativo di dire la salvezza all'uomo contemporaneo, il Concilio Vaticano II ha fatto della storia il luogo in cui rinvenire Dio e ha detto Dio nel suo darsi in una storia. Il libro di Mario Bracci muove da questa feconda intuizione, indagando come il tessuto storico della Rivelazione abbia nella narrazione la forza con cui manifestare e rinsaldare il rapporto tra realtà e parole, ma anche come solo queste vicende per le Scritture siano la forma attraverso la quale Dio parla al mondo. Nel passato, nel presente e nel futuro per lo Spirito.
Invocare Dio col nome «Padre» non significa proiettare sul mistero assoluto la nostra esperienza della paternità. Si tratta piuttosto del nome con cui Dio si presenta a noi, dicendo di sé e stabilendo una relazione che inscrive nella storia una presenza che accompagna e sostiene. È questo funzionamento del nome divino ciò che emerge con forza dalla testimonianza biblica e culmina nella vicenda di Gesù, il Figlio amato che Dio Padre ha resuscitato per la potenza dello Spirito. Lo stesso Spirito che grida in noi «Abbà, Padre», attestando la nostra identità di figli. Ma il nome del Padre identifica anche una relazione che appartiene da sempre all'essere divino: Dio è Colui che genera il Figlio in un atto di comunicazione di sé totale ed eterno. La portata di questa rivelazione emerge dalla tradizione teologica della Chiesa e viene indagata in dialogo con le attuali istanze della cultura.
Se la fede, per noi cristiani, si fonda sulla comune paternità di Dio e sulla comune vocazione a essere figli nel Figlio per opera dello Spirito Santo, allora la fraternità è la parola della fede in Dio Padre, e il più profondo e forte vincolo di solidarietà e di comunione tra gli uomini. Questo libro ci aiuta a riscoprire il significato originario e autentico della fraternità rintracciandone il fondamento biblico e teologico, e ne offre una possibile attualizzazione nell'insegnamento di papa Francesco, che ha fatto della fraternità non solo un luogo teologico, ma anche uno stile di vita che tutti siamo chiamati ad assumere per costruire un mondo migliore, dove regnino la pace, l'amore e la giustizia.
Il volume, a partire da una lettura del Sacramento della Penitenza alla luce della Scrittura e della ricca tradizione della Chiesa, si propone di delineare i contorni del Perdono di Dio in Cristo, da cui scaturisce l'appello al Perdono reciproco tra gli uomini. La relazione di Perdono è approfondita in modo articolato come cuore luminoso dell'esistenza credente, come ingresso in quegli orizzonti di vita nuova "liberata" dal male e dal peccato che scaturiscono dall'esperienza «della bellezza dell'amore salvifico di Dio manifestatosi in Gesù Cristo, morto e risorto» (Evangelii Gaudium 36).
"Cristiani non si nasce, si diventa", diceva Tertulliano. Nella pastorale odierna si ha l'impressione che tutti gli sforzi siano finalizzati alla preparazione dei fanciulli alla ricezione dei sacramenti. Eppure le nostre parrocchie sentono la mancanza proprio di coloro che prima erano "parte" della comunità, ma, ricevuti i sacramenti, si mettono "da parte": individui "sacramentalizzati" ma non "cristianizzati". Questo libro ci aiuta a riscoprire l'iniziazione cristiana, il rito/cammino graduale e progressivo della Tradizione della Chiesa per "fare i cristiani", inserirli pienamente nel Mistero pasquale di Cristo e nella comunità. Seguendo un approccio liturgico, l'autore si sofferma sull'analisi dei riti del battesimo, della cresima e dell'eucaristia.
Pier Angelo Muroni, sacerdote dell'Arcidiocesi di Sassari, è decano della Facoltà di Teologia della Pontificia Università Urbaniana, dove insegna Liturgia. Tra le sue pubblicazioni, L'ordine dei sacramenti dell'iniziazione cristiana (Roma 2007), Il Mistero di Cristo nel tempo e nello spazio. La celebrazione cristiana (Città del Vaticano 2014) e l'Omelia: Scrittura, liturgia e comunità (Bologna 2018).
Persona nel linguaggio cristiano dice che autonomia e relazione sono inscindibili ed esprime così ciò che di più profondo hanno in comune Dio e la creatura umana. Nella «lingua speciale dei cristiani» persona è entrata per affermare che ciascuno dei Tre della Trinità è l'Assoluto nel suo essere relazione. Nell'incarnazione di uno dei Tre, Dio chiama ogni uomo a riconoscere e ad accogliere di essere «relatività verso il totalmente altro».
Il sacramento costituisce il punto cruciale della comunicazione tra Dio e l'uomo in Gesù Cristo. Ma che cos'è il sacramento? La teologia si è più volte incaricata di delineare un quadro teorico di comprensione di questa realtà. In relazione a questa operazione il movimento liturgico ha riportato al centro la peculiare centralità dell'azione liturgica. L'itinerario proposto vuole mostrare una nuova approssimazione al sacramento tenendo conto di alcune costanti tipiche dell'esperienza umana nel suo dirsi all'interno dello spazio liturgico ed ecclesiale.
La fede cristiana è intrinsecamente connessa all’idea e alla prassi della testimonianza: da quella apostolica a quella dei martiri, da quella dei santi a quella di ciascun battezzato, una catena ininterrotta di testimonianze lega l’evento di Gesù Cristo all’esistenza del singolo credente. Dopo un periodo di relativo oblio, il Concilio Vaticano II ha trattato in più documenti della testimonianza; da qui un rinnovato interesse per la tematica, che ha attraversato sia il magistero post-conciliare sia la riflessione dei teologi. Lungo un percorso biblico, storico e sistematico si cercano così di individuare gli elementi costitutivi della testimonianza cristiana, in una prospettiva ermeneutica di comunicazione inter-personale.
Informazioni sull'autore
Riccardo Ferri, dottore in filosofia e teologia, è professore di Teologia Trinitaria e decano della Facoltà di Teologia della Pontificia Università Lateranense (Roma). Docente anche presso l’ISSR della medesima Facoltà, è prelato segretario e accademico ordinario della Pontificia Accademia di Teologia.
La modernità si caratterizza per il fatto che l’uomo non "riceve" il mondo, ma lo costruisce. Ciò che appare
dipendere da altro è visto come negazione libertà personale. D'altra parte è sotto gli occhi di tutti l'insufficienza della "buona" volontà dei molti a risolvere alcuni dei conflitti fondamentali che segnano l'esistenza: la violenza, l'ingiustizia, ogni forma di negazione degli altri.
Come colmare questa insufficienza senza negare la resposabilità personale? La teologia della grazia tenta di rispondere a questa domanda alla luce della rivelazione e dell'esperienza della presenza di Dio nella vita dei credenti.
La riscoperta della centralità dell’evangelizzazione per l’identità della Chiesa che è avvenuta nel post-concilio ha dato vita a numerosi tentativi di ripensare il modo con cui comunicare la fede a chi non crede o a chi vive l’esperienza cristiana in modo frammentario. In realtà, la storia dei fondamenti teologici dell’annuncio evangelico, di cui questo volume offre una lettura sintetica, mostra che la qualità e l’efficacia della missione ecclesiale dipendono anzitutto dal fatto che il popolo di Dio, sotto la guida del magistero che ne è parte integrante, sia disponibile a reinterpretare continuamente contenuto dottrinale della fede, ponendolo in correlazione con le istanze dell’esistenza umana individuale e collettiva. L’evangelizzazione, insomma, risulta essere primariamente un’attività ermeneutica.
Nell'esperienza ecclesiale è possibile cogliere sia meravigliosi esempi di unità sia drammatici momenti di divisione. Il Concilio Vaticano II ha indicato le dimensioni essenziali, che possono aiutare i credenti a preservare, purificare e far crescere l'unità, che è un dono e un compito per la Chiesa. Nel dono dell'unità la Chiesa annuncia al mondo che la comunione con Dio e tra gli uomini è possibile, se si accoglie e si vive nello Spirito Santo il Vangelo del Regno di Dio. Nonostante il dramma delle divisioni, la Chiesa è segno profetico per il mondo, in quanto accoglie e cerca di testimoniare il dono della carità, che è il frutto della vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte ed è il segno del dono della pace e dell'unità, offerto a tutta l'umanità.
Un affascinante viaggio sulle strade del credere, dove fede e ateismo si cercano, si incontrano, si toccano a vicenda. Pagine aperte e prive di conclusioni affrettate, per scoprire che nel cuore di ogni uomo un credente e un incredulo dialogano da sempre.
Il cristianesimo si è sempre presentato come religione rivelata in cui Dio ha detto se stesso e tutto di sé: in particolare nell’evento Cristo, la parola definitiva di Dio poiché Verbo incarnato. Il volume ripercorre il senso biblico dell’autocomunicazione di Dio, la declinazione storica dell’idea di rivelazione con particolare attenzione allaDei Verbum del Vaticano II e offre alcune riflessioni sistematiche insistendo sul rapporto tra rivelazione, parola e storia.
Quando si dice “missione” si intende una realtà complessa e mutevole. Dalla Rivoluzione francese alla Seconda Guerra Mondiale, le forme più correnti di “missione” si fondavano su un modello di “conquista” e di “propaganda” della fede. All’inizio del Novecento si fa largo, con Charles de Foucauld, una nuova rappresentazione della “missione”: “presenza” e “testimonianza” di vita tra i musulmani, movimento in cui entrare piuttosto che attività da fare, secondo il paradigma dell’incarnazione di Dio. Nella seconda metà del Novecento, la fine del colonialismo imprime una drammatica accelerazione al processo di trasformazione della “missione”. Il Concilio Vaticano II registra al suo interno due missiologie: una più tradizionale – “le missioni” al plurale – come attività ad extra; l’altra teologica – “la missione” al singolare – come dimensione costitutiva della Chiesa. Papa Francesco riporta la missione nel cuore della Chiesa, come pilastro fondamentale della sua conversione pastorale: «Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa».
La linfa dello Spirito unifica la Chiesa e la rende santa; il peccato in essa ne oscura il volto, snatura la missione e nasconde la destinazione: il Regno di Dio. La Chiesa ha bisogno di costante purificazione per santificarsi nelle sue membra e rivelare il dinamismo trinitario dell'amore. La testimonianza della santità della Chiesa, nella vita santa dei cristiani, è rilevante per la trama ecclesiale e per i molteplici riverberi nella vita sociale. La vicenda umana in cui è incarnata, in ogni epoca e condizione, esige una costante ricontestualizzazione delle forme ecclesiali per tradurne la santità in santificazione della vita.
Tema fondamentale della tradizione e della vita cristiana, la conversione è stata spesso identificata con la penitenza e il sacramento della riconciliazione. Il suo orizzonte si è allargato e comprende a volte una proposta di rinnovamento antropologico, a volte un cammino di riforma ecclesiale. Oggi la conversione è un programma di missione universale e di rinnovamento dell'umanità. Intesa non come conquista ma come incontro e dialogo, la conversione aggiunge al tradizionale impegno interiore una precisa proposta di rinnovamento della Chiesa, di dialogo con le scienze umane, di cammino comune tra le religioni e di ripensamento dell'umano.
"Di nessun'idea si sa che è indeterminata, polisensa e soggetta ai maggiori equivoci come dell'idea della libertà" (Hegel). Anche oggi non è facile parlare di libertà, perché significa parlare del cuore di una cultura e della visione di uomo e di Dio. Così, attraverso la storia della riflessione filosofica e teologica sulla libertà in Occidente (dalle origini greche e bibliche fino a oggi), il libro traccia la direzione di percorso per un pensiero della libertà alla luce della tradizione occidentale.
Il tema della riforma della Chiesa è tornato ad essere di grande attualità e urgenza in questi anni. Per la sua realizzazione, senza facili retoriche, è però indispensabile domandarsi che cosa sia e debba essere la Chiesa nel progetto di Dio rivelato in Cristo. Oggi si parla molto della chiesa, anche perché sono avvenuti e stanno continuando ad accadere mutamenti che toccano, in modo radicale, i modi tradizionali con cui essa si è pensata e strutturata per diversi secoli. Non sempre, però, al molto parlare di chiesa corrisponde un'altrettanto lucida consapevolezza di che cosa essa sia o debba essere. Il testo rappresenta il tentativo di chiarificare, alla luce della Rivelazione di Dio attestata dalla Scrittura e trasmessa nella lunga vicenda ecclesiale, che cosa sia stato e che cosa sia sotteso al termine chiesa. L'auspicio è che questo scritto possa sostenere il desiderio espresso da papa Francesco e corrispondente anche alle attese di "tutti i cristiani di buona volontà", di "una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa" della realtà ecclesiale.
Che cos'è un concilio? Qual è il suo significato per la Chiesa? Quali elementi sono essenziali per una sua interpretazione teologica? Queste domande di fondo guidano la scrittura del libro, che indaga l'origine e lo sviluppo dell'istituto conciliare da un punto di vista sia storico, sia teologicoecclesiologico. Mediante tale indagine è messa a tema la natura squisitamente ecclesiale del "concilio", attuazione peculiare dell'identità apostolica della Chiesa-comunione.
La conoscenza dello Spirito non è un optional per i cristiani. Il volume è un buon viatico che introduce al Suo mistero.Se lo Spirito Santo è l'Abisso del mistero di Dio com'è possibile parlare di Lui? La Tradizione cristiana e la testimonianza di tanti credenti ci attesta che lo Spirito, anima della Chiesa, concede ai discepoli di Gesù di parlare di Sé e della sua opera, Egli, infatti "rimane presso di voi e sarà in voi" (Gv 14,17).
Il volume segue il percorso storico dei quattro momenti in cui il Vangelo ha preso forma. Il primo è l'annuncio di Gesù di Nazaret, incentrato sul regno di Dio reso attuale nella sua dedizione agli emarginati morali e sociali. Il secondo è l'annuncio pasquale della prima comunità cristiana, incentrato sul Crocifisso Risuscitato. Il terzo sta nel passaggio da Israele ai confini del mondo. Il quarto esamina la transizione dal primo Vangelo orale ai vari vangeli scritti, canonici e apocrifi. Infine si precisa l'impatto del Vangelo sulla identità del cristiano, della chiesa e dell'uomo.
Nella Scrittura, la Parola di Dio si trasmette con la parola umana. In essa Dio fa dono di se stesso: ci offre la sua verità in un modo totalmente divino e totalmente umano insieme. La realtà dell'ispirazione riguarda il piano di salvezza di Dio, è segno della sua fedeltà ed è per questo fortemente legata alla Rivelazione. Proprio alla luce della Rivelazione, possiamo capire il senso della Scrittura nella sua verità e interpretarla con lo stesso spirito con il quale è stata scritta.
Chi, oggi, parla volentieri della morte, del giudizio, del paradiso, dell'inferno, del purgatorio, non solo nella predicazione e nella catechesi, ma perfino nella teologia? Eppure riflettere sui cosiddetti novissimi vuol dire fissare lo sguardo sull'aldilà per vivere il presente, il penultimo, alla luce dell'ultimo e del definitivo, senza dimenticare le brutture della storia, le sue contraddizioni, il peccato e il male. Significa pensare le realtà escatologiche non come delle "favole edificanti" per bambini o come dei racconti gotici che non fanno più paura a nessuno, ma come il contenuto della speranza di quanti attendono la venuta ultima di Cristo.
Tutte le professioni di fede della Chiesa antica annoverano l'incarnazione tra le verità fondamentali da credersi riguardo a Gesù di Nazaret, insieme alla passione, alla morte e alla resurrezione. Tuttavia, nel corso della storia della teologia, questa verità di fede è stata più volte messa in discussione dal punto di vista del suo contenuto. Questo studio si propone di tornare a considerare l'incarnazione come un evento fondamentale per comprendere l'identità e la missione di Gesù Cristo e di approfondirne il significato, alla luce dell'insegnamento del Concilio Vaticano II.
Nei confronti della natura l'uomo prova timore e rimane affascinato, per questo continua a porre la questione degli inizi del cosmo e cerca di comprenderne il fine. Di fronte alle risposte date e alle domande della scienza, i cristiani attingono alla rivelazione per afferrare la verità sul rapporto tra Creatore e creazione, dialogando con le acquisizioni filosofiche e scientifiche della modernità. L'affermazione dell'autonomia della natura e della sua dipendenza da Dio ha segnato il percorso teologico della comunità cristiana, fino a cogliere il legame tra l'amore trinitario, la nuova creazione operata da Cristo e il processo evolutivo del cosmo. L'uomo, insieme a tutte le creature e a tutto il cosmo, verrà introdotto nella pienezza della gloria divina; ma già oggi il creato, nella sua armonia, riverbera la bellezza ordinata del Logos.
Poche espressioni sono cariche di forza evocatrice come Popolo di Dio. La formula è diventata comune con il Concilio Vaticano II, che ha parlato della Chiesa come "nuovo Popolo di Dio", recuperando una categoria pressoché dimenticata, soprattutto per via di una concezione clericale della Chiesa. Il riferimento è al capitolo II del De Populo Dei della Lumen Gentium, per il quale, a ragione, si è parlato di "rivoluzione copernicana" in ecclesiologia. Così l'Autore introduce il suo lavoro che indaga il tema nel Primo e nel Nuovo Testamento, nella Tradizione teologica e nei documenti del Concilio Vaticano II, per verificare quale ricezione sia stata riservata a questa idea di Chiesa nella teologia e nella prassi della Chiesa di oggi.
Oggi si è sempre più consapevoli dell'importanza della liturgia per la vita della Chiesa, del suo valore evangelizzante e di testimonianza. Questo libro intende favorire un approccio alla celebrazione liturgica che, a partire dai suoi fondamenti biblici e percorrendo l'esperienza della Chiesa, giunge alla riflessione conciliare, fino alle prospettive che si sono aperte dopo il Concilio e alle questioni oggi dibattute. Fa da sfondo a questa riflessione il desiderio più volte espresso da J. Ratzinger, il quale auspica un rinnovato impulso "a qualcosa come un Movimento liturgico, un movimento verso la liturgia e verso la sua giusta celebrazione esteriore e interiore".