
Da vent'anni in Italia si gira un film che sembra pura fantascienza, ma poi si trasforma in thriller. Il titolo è "cementificazione" e la trama è fatta di speculazioni, interessi, paesaggi deturpati da ruspe e colate. Gli attori sono molti: banchieri, archi-star, immobiliaristi, politici, cavatori e cementieri. Ma i costi di questa pellicola sono tutti sulle spalle dei cittadini. Come tutti i lungometraggi che si rispettino, non mancano i colpi di scena. Porti turistici, campi da golf, stadi, autodromi: è il "cemento che non ti aspetti". A un certo punto, però, arrivano i nostri: centinaia di comitati che in tutto il paese si battono contro la devastazione del territorio. E spesso vincono. Un'inchiesta straordinaria che traccia il quadro del saccheggio al panorama italiano. Nei "titoli di coda", un dialogo sulla tutela del paesaggio con Salvatore Settis.
L'acqua è ormai una merce. E con la benedizione di politici e media si appresta a diventare - da bene comune e diritto di tutti - un affare per pochi. Una torbida verità la cui fonte è la recente riforma dei servizi pubblici locali. Questo libro ricostruisce la storia della privatizzazione dell'acqua in Italia dal 1994 a oggi, dimostrando come e perché la gestione pubblica degli acquedotti può essere la più efficiente. Per tenere, come scrive Erri De Luca nel prezioso testo inedito che apre il libro, "il conto delle gocce". «L'acqua è un bene comune. Privatizzarne la gestione vuol dire mercificare un diritto. Ma un diritto non si vende, semmai si tutela. Se il mercato vuol farci pagare l'acqua, come fosse un prodotto qualsiasi, noi rispondiamo: l'acqua è già nostra, l'acqua è di tutti noi». Luca Martinelli è giornalista e redattore del mensile "Altreconomia". Ha svolto ricerche in ambito universitario sulla privatizzazione dei servizi pubblici locali. È esperto delle tematiche legate all'acqua.
"Denaro" di Charles Péguy è una straordinaria riflessione sulla modernità e sulla società fondata sul denaro, un saggio breve di grande lucidità su quello che eravamo e su ciò che siamo diventati. Ormai considerato un classico del Novecento, "Denaro" rappresenta forse l'apice stilistico e concettuale di tutta l'opera di Péguy. Alternando il registro autobiografico a quello saggistico, lo scrittore francese descrive con sconcertante chiarezza lo sfaldarsi della società tradizionale - della buona e vecchia società lavoratrice e contadina - a favore della società moderna, pervasa e completamente plasmata dal denaro: nei suoi ritmi, nelle sue consuetudini, nel suo modo di intendere il lavoro e la stessa esistenza. Denaro rappresenta ancora oggi una mirabile cronaca in presa diretta di un passaggio epocale nella cultura e nella civiltà europea. La sua critica durissima e implacabile al sistema "borghese", "moderno", rimane ancora oggi insuperata per genuinità e chiarezza. Il lavoro, la morale, il rispetto: tutto viene inevitabilmente assorbito dal mondo del denaro, dal tempo che il denaro esige.
Storie di vita, di esperienze fondate sui legami sociali, nelle quali gruppi di persone entrano in relazione e cercano soluzioni comunitarie a problemi economici, ispirate a principi di con reciprocità, solidarietà, socialità, valori ideali, etici o religiosi: fuori dalla logica esclusiva dell'homo economicus, ma dentro il mercato; fuori dalla scena politica istituzionale, ma spesso con l'ambizione di portare una propria visione politica nel fare quotidiano; fuori dal binomio Stato/mercato, dentro lo spazio dei beni comuni. Roberta Carlini raccoglie testimonianze e dati, indaga le motivazioni e tratta che portano migliaia di persone a mettere la collaborazione centro della propria attività nella sfera del lavoro, del consumo, del risparmio, della propria impresa, della vita quotidiana. Motivazioni che hanno radici antiche nella dei rapporti tra società ed economia e che trovano nuova forza oggi, per un concorso motivi: la crisi economica che ha rimesso in discussione il modello teorico totalmente concentrato sulla logica dell'interesse individuale ed egoistico; il nuovo contesto dell'economia della conoscenza, nel quale la logica della collaborazione prevale su quella della competizione; il crescente interesse alla tutela dei beni comuni e alle forme organizzative che maggiormente la garantiscano. Emerge un pezzo di società italiana che, essendo concentrata sul fare più che sull'apparire, ha di solito poca visibilità nella narrazione pubblica. Ma che incrocia molti dei temi cruciali della politica e dell'economia: la legalità e l'ambiente, la ricostruzione in Abruzzo e la lotta al racket in Sicilia, la crisi dell'agricoltura e quella delle abitazioni. Da Palermo a Milano, il racconto dell'economia del noi è anche il racconto di un'altra Italia, fatta di persone che cercano di fare qualcosa. Insieme.
Non prendete decisioni importanti quando siete arrabbiati.
Non fate promesse quando siete felici.
Occhio alle carte revolving revolver: se le conosci le eviti. E se le eviti, non fai la figura del pistola.
Attenzione ai discount: se l’etichetta dell’acqua gassata è in cirillico, forse non la passerete liscia...
"Multinazionali della crema snellente, magnati delle merendine e dei fiocchi di cereali, banche e istituzioni finanziarie, grandi catene della distribuzione, nani e giganti dell’auto, ambulanti e telepiazziste del manubrio che promette tartarughe al posto di panze molli…” tutti vogliono solo spingerci a comprare i loro prodotti. Ci convincono (di solito in fretta) seducendoci con le parole, intrappolandoci con le emozioni, contando sulla nostra distrazione e disattenzione.
Questo libro insegna a scoprire tutti i trucchi che ci irretiscono la mente, ci spalancano i portafogli e ci svuotano i conti in banca. Dopo averlo letto, saremo in grado di costruirci un bel paio di indistruttibili mutande di ghisa, che ci proteggeranno dai furbi, dalle fregature e dalle trappole in cui cade il nostro cervello.
Marco Fratini, giornalista, ha lavorato al “Giorno”, al Tg3 Rai, all’ApCom e alla tv del “Sole 24 Ore”. Ora è caporedattore a La7.
Lorenzo Marconi è un analista finanziario specializzato nella consulenza per clientela istituzionale e grandi patrimoni familiari.
Come è successo che il capitalismo si è ingolfato di debiti? Perché i governi hanno salvato i capitalisti mentre risparmiatori, contribuenti e lavoratori hanno pagato un conto salato? L’impressione per la gente comune è che gli interventi delle istituzioni abbiano aiutato i più forti e messo con le spalle al muro i più deboli. È davvero così? Chi si è davvero arricchito in tempo di crisi? A queste e altre domande di stretta attualità risponde Stefano Cingolani, con un’analisi documentata e brillante che racconta di come le bolle speculative siano diventate “balle” facilmente confutabili, mentre i grandi gruppi di interesse aumentavano i propri introiti. Il libro se la prende con i profeti di ventura e di sventura, quelli che credevano di sapere e quelli che facevano finta di non sapere. Ma alla fine, non può sfuggire alla domanda che tutti si fanno: come, dove e quando ci sarà una nuova crisi?
Stefano Cingolani, 61 anni, è giornalista e scrittore, specializzato in politica estera ed economia, editorialista del quotidiano “Il Foglio”. Ha lavorato all’“Unità”, al “Mondo”, al “Corriere della Sera” (in particolare da New York e da Parigi), all’agenzia ApBiscom e al “Riformista”. Collabora con “Panorama”. Ha pubblicato per Laterza Le grandi famiglie del capitalismo italiano e Guerre di mercato.
“La via della schiavitù” è probabilmente l'opera di Hayek che ha fatto più parlare di sé, Un libro tornato di recente di gran moda, basti pensare che in America, dopo essere stato citato dal giornalista radiofonico Glenn Beck è improvvisamente balzato in cima alle classifiche diventando in breve tempo settimo (il primo era Stieg Larsson). Alla sua prima edizione (nel 1944) apparve a molti come un libro eretico in quanto criticava fortemente e con passione il controllo dello stato sui mezzi di produzione (formulando così una delle più feroci critiche al pensiero comunista). Gli stati liberali che uscivano dalla guerra dovevano dunque fare attenzione perché rischiavano di perdere non solo la libertà economica ma anche quella politica. Ora, dopo la sbornia di intervento pubblico che abbiamo subito negli ultimi due anni, anche noi italiani cominciamo a capire come la lezione di Hayek sia quanto mai attuale.
Questo libro riflette sull'influenza esercitata dal concetto di vantaggio competitivo. Il vantaggio competitivo - cioè la capacità di offrire all'acquirente prodotti a costi più bassi degli altri, o benefici unici che giustifichino un premium price - è particolarmente rilevante nel determinare il successo di un'impresa. In che modo essa raggiunge una leadership di costo? E come si differenzia dai concorrenti? Porter dimostra come le imprese possano creare e sostenere un vantaggio competitivo all'interno del proprio settore e come i manager possano valutare la posizione competitiva della propria impresa, realizzando le azioni capaci di migliorarla. Il libro illustra principi e strumenti volti alla creazione di un vantaggio competitivo nei costi o nella differenziazione, mostra come la scelta dell'ambito competitivo giochi un ruolo essenziale nella creazione del vantaggio competitivo, e introduce lo strumento fondamentale per chi opera scelte strategiche della catena del valore, che permette di analizzare le principali attività che un'impresa svolge per progettare, produrre, vendere e distribuire prodotti o servizi.
Il manuale, completamente rivisto e integrato con nuovi riquadri di approfondimento, si rivolge a tutti coloro che si accostano per la prima volta allo studio dell'economia politica, e più in generale a chi voglia comprendere il funzionamento del sistema economico. Proprio per questo l'esposizione, che include i principali argomenti sia della micro che della macroeconomia, procede attraverso costanti riferimenti all'economia italiana, con l'intento di indurre il lettore a confrontare i risultati della teoria economica con il mondo reale. Il volume ha due caratteristiche. Innanzitutto, non richiede particolari nozioni di matematica: i limitati strumenti formali richiesti sono esposti in un capitolo a parte e opportunamente evidenziati; inoltre, l'esposizione più formale di alcuni argomenti trova posto in apposite appendici. In secondo luogo, il lettore è accompagnato nello studio dell'economia con una continua verifica del proprio apprendimento attraverso esempi ed esercizi.
La fede nel libero mercato ci ha portato al disastro.
Occorre confutarne i dogmi e riscoprire un’economia più equa.
E più efficace.
L’ennesima recente crisi lo ha confermato: il capitalismo non è una scienza esatta e, proprio come il socialismo, ha limiti intrinseci che rischiano di portare la società al collasso, non solo economico. Dopo anni di fede cieca e immotivata nel libero mercato, come trasformare questo sistema empirico e imperfetto in uno che finalmente funzioni? Bisogna renderlo più giusto, risponde Hans Küng, perché l’etica è un principio di comportamento che va applicato in ogni settore, economia compresa. Alla base devono esserci due imperativi morali: la reciprocità, cioè non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te, e l’umanità che – sembra ovvio dirlo ma alla prova dei fatti non lo è – impone di trattare ogni essere umano come tale. Su queste linee si fonda un’etica intesa non come dottrina teologica o filosofica, bensì come “atteggiamento morale interiore” di fondo, un ethos ispirato a un patrimonio di norme e modelli comuni a tutte le grandi religioni e culture, e come tale condivisibile da credenti e non.
Tra analisi concreta e spiritualità, Küng passa in rassegna le nuove sfide del nostro tempo, esaminando da una parte la globalizzazione e l’evoluzione dei mercati, dall’altra interrogandosi su concetti chiave come giustizia, equità, remunerazione. E, in nome di un’economia “onesta” che abbia sempre come fine ultimo l’uomo e la sua dignità, lancia un appello per una moralizzazione del capitalismo, sulla scorta dell’esperienza renana dell’economia sociale di mercato: la creazione di un nuovo canone di valori e regole di condotta che guidi il comportamento dei soggetti garantendo la sostenibilità e la salvaguardia del bene comune.
HANS KÜNG (1928) è un sacerdote, teologo e filosofo svizzero. Ha partecipato come esperto al Concilio Vaticano II. Nel 1979 la Congregazione per la dottrina della fede gli ha revocato l’autorizzazione a insegnare la teologia cattolica. Con Rizzoli ha pubblicato tra gli altri Ebraismo (1993), Cristianesimo (1997), Islam (2005), tutti presenti in BUR, e Ciò che credo (2010)