Storie di vita, di esperienze fondate sui legami sociali, nelle quali gruppi di persone entrano in relazione e cercano soluzioni comunitarie a problemi economici, ispirate a principi di con reciprocità, solidarietà, socialità, valori ideali, etici o religiosi: fuori dalla logica esclusiva dell'homo economicus, ma dentro il mercato; fuori dalla scena politica istituzionale, ma spesso con l'ambizione di portare una propria visione politica nel fare quotidiano; fuori dal binomio Stato/mercato, dentro lo spazio dei beni comuni. Roberta Carlini raccoglie testimonianze e dati, indaga le motivazioni e tratta che portano migliaia di persone a mettere la collaborazione centro della propria attività nella sfera del lavoro, del consumo, del risparmio, della propria impresa, della vita quotidiana. Motivazioni che hanno radici antiche nella dei rapporti tra società ed economia e che trovano nuova forza oggi, per un concorso motivi: la crisi economica che ha rimesso in discussione il modello teorico totalmente concentrato sulla logica dell'interesse individuale ed egoistico; il nuovo contesto dell'economia della conoscenza, nel quale la logica della collaborazione prevale su quella della competizione; il crescente interesse alla tutela dei beni comuni e alle forme organizzative che maggiormente la garantiscano. Emerge un pezzo di società italiana che, essendo concentrata sul fare più che sull'apparire, ha di solito poca visibilità nella narrazione pubblica. Ma che incrocia molti dei temi cruciali della politica e dell'economia: la legalità e l'ambiente, la ricostruzione in Abruzzo e la lotta al racket in Sicilia, la crisi dell'agricoltura e quella delle abitazioni. Da Palermo a Milano, il racconto dell'economia del noi è anche il racconto di un'altra Italia, fatta di persone che cercano di fare qualcosa. Insieme.
Non prendete decisioni importanti quando siete arrabbiati.
Non fate promesse quando siete felici.
Occhio alle carte revolving revolver: se le conosci le eviti. E se le eviti, non fai la figura del pistola.
Attenzione ai discount: se l’etichetta dell’acqua gassata è in cirillico, forse non la passerete liscia...
"Multinazionali della crema snellente, magnati delle merendine e dei fiocchi di cereali, banche e istituzioni finanziarie, grandi catene della distribuzione, nani e giganti dell’auto, ambulanti e telepiazziste del manubrio che promette tartarughe al posto di panze molli…” tutti vogliono solo spingerci a comprare i loro prodotti. Ci convincono (di solito in fretta) seducendoci con le parole, intrappolandoci con le emozioni, contando sulla nostra distrazione e disattenzione.
Questo libro insegna a scoprire tutti i trucchi che ci irretiscono la mente, ci spalancano i portafogli e ci svuotano i conti in banca. Dopo averlo letto, saremo in grado di costruirci un bel paio di indistruttibili mutande di ghisa, che ci proteggeranno dai furbi, dalle fregature e dalle trappole in cui cade il nostro cervello.
Marco Fratini, giornalista, ha lavorato al “Giorno”, al Tg3 Rai, all’ApCom e alla tv del “Sole 24 Ore”. Ora è caporedattore a La7.
Lorenzo Marconi è un analista finanziario specializzato nella consulenza per clientela istituzionale e grandi patrimoni familiari.
Come è successo che il capitalismo si è ingolfato di debiti? Perché i governi hanno salvato i capitalisti mentre risparmiatori, contribuenti e lavoratori hanno pagato un conto salato? L’impressione per la gente comune è che gli interventi delle istituzioni abbiano aiutato i più forti e messo con le spalle al muro i più deboli. È davvero così? Chi si è davvero arricchito in tempo di crisi? A queste e altre domande di stretta attualità risponde Stefano Cingolani, con un’analisi documentata e brillante che racconta di come le bolle speculative siano diventate “balle” facilmente confutabili, mentre i grandi gruppi di interesse aumentavano i propri introiti. Il libro se la prende con i profeti di ventura e di sventura, quelli che credevano di sapere e quelli che facevano finta di non sapere. Ma alla fine, non può sfuggire alla domanda che tutti si fanno: come, dove e quando ci sarà una nuova crisi?
Stefano Cingolani, 61 anni, è giornalista e scrittore, specializzato in politica estera ed economia, editorialista del quotidiano “Il Foglio”. Ha lavorato all’“Unità”, al “Mondo”, al “Corriere della Sera” (in particolare da New York e da Parigi), all’agenzia ApBiscom e al “Riformista”. Collabora con “Panorama”. Ha pubblicato per Laterza Le grandi famiglie del capitalismo italiano e Guerre di mercato.
“La via della schiavitù” è probabilmente l'opera di Hayek che ha fatto più parlare di sé, Un libro tornato di recente di gran moda, basti pensare che in America, dopo essere stato citato dal giornalista radiofonico Glenn Beck è improvvisamente balzato in cima alle classifiche diventando in breve tempo settimo (il primo era Stieg Larsson). Alla sua prima edizione (nel 1944) apparve a molti come un libro eretico in quanto criticava fortemente e con passione il controllo dello stato sui mezzi di produzione (formulando così una delle più feroci critiche al pensiero comunista). Gli stati liberali che uscivano dalla guerra dovevano dunque fare attenzione perché rischiavano di perdere non solo la libertà economica ma anche quella politica. Ora, dopo la sbornia di intervento pubblico che abbiamo subito negli ultimi due anni, anche noi italiani cominciamo a capire come la lezione di Hayek sia quanto mai attuale.
Questo libro riflette sull'influenza esercitata dal concetto di vantaggio competitivo. Il vantaggio competitivo - cioè la capacità di offrire all'acquirente prodotti a costi più bassi degli altri, o benefici unici che giustifichino un premium price - è particolarmente rilevante nel determinare il successo di un'impresa. In che modo essa raggiunge una leadership di costo? E come si differenzia dai concorrenti? Porter dimostra come le imprese possano creare e sostenere un vantaggio competitivo all'interno del proprio settore e come i manager possano valutare la posizione competitiva della propria impresa, realizzando le azioni capaci di migliorarla. Il libro illustra principi e strumenti volti alla creazione di un vantaggio competitivo nei costi o nella differenziazione, mostra come la scelta dell'ambito competitivo giochi un ruolo essenziale nella creazione del vantaggio competitivo, e introduce lo strumento fondamentale per chi opera scelte strategiche della catena del valore, che permette di analizzare le principali attività che un'impresa svolge per progettare, produrre, vendere e distribuire prodotti o servizi.
Il manuale, completamente rivisto e integrato con nuovi riquadri di approfondimento, si rivolge a tutti coloro che si accostano per la prima volta allo studio dell'economia politica, e più in generale a chi voglia comprendere il funzionamento del sistema economico. Proprio per questo l'esposizione, che include i principali argomenti sia della micro che della macroeconomia, procede attraverso costanti riferimenti all'economia italiana, con l'intento di indurre il lettore a confrontare i risultati della teoria economica con il mondo reale. Il volume ha due caratteristiche. Innanzitutto, non richiede particolari nozioni di matematica: i limitati strumenti formali richiesti sono esposti in un capitolo a parte e opportunamente evidenziati; inoltre, l'esposizione più formale di alcuni argomenti trova posto in apposite appendici. In secondo luogo, il lettore è accompagnato nello studio dell'economia con una continua verifica del proprio apprendimento attraverso esempi ed esercizi.
La fede nel libero mercato ci ha portato al disastro.
Occorre confutarne i dogmi e riscoprire un’economia più equa.
E più efficace.
L’ennesima recente crisi lo ha confermato: il capitalismo non è una scienza esatta e, proprio come il socialismo, ha limiti intrinseci che rischiano di portare la società al collasso, non solo economico. Dopo anni di fede cieca e immotivata nel libero mercato, come trasformare questo sistema empirico e imperfetto in uno che finalmente funzioni? Bisogna renderlo più giusto, risponde Hans Küng, perché l’etica è un principio di comportamento che va applicato in ogni settore, economia compresa. Alla base devono esserci due imperativi morali: la reciprocità, cioè non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te, e l’umanità che – sembra ovvio dirlo ma alla prova dei fatti non lo è – impone di trattare ogni essere umano come tale. Su queste linee si fonda un’etica intesa non come dottrina teologica o filosofica, bensì come “atteggiamento morale interiore” di fondo, un ethos ispirato a un patrimonio di norme e modelli comuni a tutte le grandi religioni e culture, e come tale condivisibile da credenti e non.
Tra analisi concreta e spiritualità, Küng passa in rassegna le nuove sfide del nostro tempo, esaminando da una parte la globalizzazione e l’evoluzione dei mercati, dall’altra interrogandosi su concetti chiave come giustizia, equità, remunerazione. E, in nome di un’economia “onesta” che abbia sempre come fine ultimo l’uomo e la sua dignità, lancia un appello per una moralizzazione del capitalismo, sulla scorta dell’esperienza renana dell’economia sociale di mercato: la creazione di un nuovo canone di valori e regole di condotta che guidi il comportamento dei soggetti garantendo la sostenibilità e la salvaguardia del bene comune.
HANS KÜNG (1928) è un sacerdote, teologo e filosofo svizzero. Ha partecipato come esperto al Concilio Vaticano II. Nel 1979 la Congregazione per la dottrina della fede gli ha revocato l’autorizzazione a insegnare la teologia cattolica. Con Rizzoli ha pubblicato tra gli altri Ebraismo (1993), Cristianesimo (1997), Islam (2005), tutti presenti in BUR, e Ciò che credo (2010)
Nato dall’esperienza dei master in Social Media Marketing & Web Communication dell’università IULM di Milano, questo libro è il primo vero manuale sulla comunicazione e il marketing digitale, realizzato a più mani dai maggiori esperti italiani di marketing dei social media. Il lavoro condensa in un’unica guida tutto quanto è necessario sapere per: comprendere il cambio di paradigma che l’affermarsi della rete e dei social media nelle pratiche d’uso di milioni di consumatori impone alla comunicazione aziendale; acquisire tutti gli strumenti e le abilità necessarie per utilizzare in maniera corretta ed efficace i nuovi canali di comunicazione offerti dall’evoluzione tecnologica e dagli ambienti 2.0.
Dopo una prima parte introduttiva e di scenario, il volume affronta tutte le fasi necessarie alla realizzazione di attività di comunicazione e marketing attraverso il web e i social media, approfondendo: gli aspetti strategici e di progettazione della presenza aziendale in rete (le nuove regole del marketing, web & brand reputation, marketing non convenzionale); le competenze tecniche necessarie a utilizzare e gestire tatticamente i vari canali della comunicazione e del marketing digitale (Search marketing, SEO, E-mail marketing, Mobile search marketing, Social media marketing, Affiliate marketing);
le logiche e gli strumenti attraverso i quali è possibile monitorare i comportamenti degli utenti e ascoltare le loro conversazioni nei social media per entrare in relazione con loro e misurare i risultati delle attività di comunicazione (Web analytics, Social media monitoring).
Nell’anestesia generale riusciamo a provare il sentimento di generosità necessario per salvaguardare il pianeta, il nostro Paese, la nostra città, la nostra casa, il nostro cervello? Quali sono i dispositivi economici e ambientali che si possono attuare nelle aree produttive? Quali sono le azioni possibili e concrete per salvarci dalla pulsione distruttiva? Quali sono i progetti da incoraggiare e le ricerche di lungo periodo da promuovere? Quali sono le riflessioni sull'ambiente da comunicare immediatamente ai bambini che avranno vent’anni fra vent’anni?
Una radiografia, un censimento, con due facce: da una parte l'agenda delle cose da farsi subito con tanto di indirizzo e specialità della struttura proposta, e dall'altra un motivo di riflessione in più per le scuole di ogni ordine e grado.
Ci sono in Italia quasi sessantamila complessi scolastici: è da lì che bisogna iniziare. Una radiografia (chi fa cosa e dove e perché) sulle capacità di ragionare, progettare, determinare innovazione del nostro Paese.
La nostra volontà è immaginare (e raccontare) uno scenario di potenzialità con valore e portata culturale internazionali.
Una visione grandangolare: dal sistema del credito finanziario, alla pianificazione dei contenuti della conoscenza, dal territorio alla comunicazione, fra la ricerca dei saperi e le attività economiche e imprenditoriali.
Daniel Cohen è riuscito in un'impresa impossibile: raccontare la storia dell'economia in maniera chiara e brillante, appassionando decine di migliaia di lettori. La prosperità del vizio racconta 4000 anni, dagli antichi Babilonesi a oggi, appoggiandosi alla lezione dei grandi maestri (Keynes, Marx, Schumpeter, Hirschmann…) ma anche all'esperienza quotidiana. E dimostra che l'economia è una scienza che collega cause ed effetti in maniere sorprendenti: lo fa parlandoci del tenore di vita degli schiavi nell'antica Roma o dell'effetto delle telenovelas sulla demografia del Brasile, della ricerca di finanziamenti pubblici da parte di Cristoforo Colombo o dei rendimenti decrescenti dell'agricoltura. La prosperità del vizio offre così una visione scanzonata ma illuminante della storia dell'umanità, che non nasconde problemi e paradossi: come quello di Mandeville, che sosteneva che per la prosperità delle nazioni il vizio è necessario quanto la virtù; o quello della crescita infinita.
Viaggiando nel passato, Cohen guarda sempre anche al futuro: «Per comprendere il mondo multipolare di oggi, bisogna guardare alla storia dell'Europa di cui è l'erede», spiega.
«Dobbiamo immaginare un diverso tipo di sviluppo. Dobbiamo tendere verso una nuova economia, che nasce oggi via via che emergono nuovi problemi: come l'economia dell'immateriale, dell'arte e della conoscenza.»
La felicità in un mondo con risorse limitate: meno consumi materiali e più ricchezza interiore, meno «ben essere» e più «ben vivere», ecco l’«utopia concreta» che ha fatto del “Breve trattato sulla decrescita serena” un caso editoriale in Europa. Dopo “Breve trattato sulla decrescita serena” Latouche riprende in questo libro la sua riflessione sulla necessità di abbandonare la via della crescita illimitata in un pianeta dalle risorse limitate. Non si tratta, a suo giudizio, di contrapporre uno sviluppo “buono” a uno “cattivo”, ma di uscire dallo sviluppo stesso, dalla sua logica e dalla sua ideologia. Per questo è innanzitutto necessario «decolonizzare l’immaginario», cambiare la propria visione del mondo. E la scuola, l’educazione è dunque un terreno di lotta privilegiato. La crisi stessa dello sviluppo e della crescita può essere una «buona notizia», se servirà ad aprire gli occhi sulla insostenibilità del «progresso» che l’Occidente ha realizzato fin qui. Per Latouche, infatti, la via della decrescita serena passa in primo luogo per una presa di coscienza del fatto che lo sviluppo è un’invenzione dell’uomo, e che il rapporto tra uomo e natura può essere rimodellato in una dimensione «conviviale», rispettosa della legge dell’entropia e finalizzata alla felicità piuttosto che all’appropriazione delle cose.
Circa un miliardo di persone nel mondo è denutrito. Un altro miliardo è obeso. Quasi metà della popolazione mondiale vive quotidianamente il problema di un'alimentazione insufficiente. L'altra metà soffre dei tipici problemi legati a un'alimentazione sovrabbondante e alle disfunzioni che ne derivano: diabete, eccesso di peso, problemi cardiocircolatori.
È un paradosso? Solo apparente, argomenta Raj Patel, perché questo stato di cose è l'inevitabile corollario di un sistema che consente solo a un pugno di grandi corporation di trarre profitto dall'intera catena alimentare mondiale.
I padroni del cibo è un'indagine appassionante che svela per la prima volta i retroscena della guerra in corso per il controllo delle risorse alimentari: un vero e proprio giro del mondo che spazia dall'aumento dei suicidi tra i contadini asiatici alle sventurate conseguenze degli accordi commerciali tra Messico e Stati Uniti, dall'emergere dei movimenti dei senza terra in Brasile al fallimento di molte produzioni agricole africane, fino a toccare le sofisticate tecniche di manipolazione dei consumatori nel ricco Nord del mondo.
In una fase storica in cui assistiamo all'aumento dei prezzi di tutti i prodotti di base, anche nei paesi occidentali, conoscere e comprendere le politiche alimentari mondiali significa confrontarsi con i temi della globalizzazione e della giustizia sociale, ma soprattutto significa capire quali strategie produttori e consumatori possono mettere in atto per proteggere la propria salute e contrastare lo strapotere delle multinazionali.