"Che cosa posso fare io con i miei soldi? Ovviamente tante cose, anche molto diverse tra loro, ma la prima di tutte è farsi delle domande! Sui soldi, sul loro significato, sul loro valore, sul loro valore per noi. Le domande sui soldi oggi, che lo vogliamo o no, sono domande sulla vita". Ugo Biggeri offre un vero e proprio strumento di educazione finanziaria, per capire questioni fondamentali in tema di banche, finanza ed economia. Biggeri, presidente di Banca Etica, invita a pensare l'economia in termini più umani, coinvolgenti e responsabilizzanti, mostrando chiaramente come le nostre piccole scelte siano importanti. Anche spostare un conto corrente può essere un atto di responsabilizzazione, perché i nostri soldi vengono investiti e lavorano anche di notte, ma forse non servono a sostenere la visione del mondo che vorremmo promuovere: spesso, mentre noi ci impegniamo per una giusta causa, i nostri soldi gestiti dalle banche lavorano contro di noi. "Non si può che essere grati a Ugo Biggeri", scrive Stefano Zamagni nella presentazione a questo libro, "per aver scelto di impegnarsi in questa impresa letteraria, un'impresa che, al pari dell'opera che va svolgendo in qualità di presidente di Banca Etica è un "lavoro stabile", modestamente remunerato, ma esaltante perché rende liberi e, soprattutto, perché fa stare in letizia".
Chi è l'imprenditore più audace, l'innovatore più prolifico? Chi finanzia la ricerca che produce le tecnologie più rivoluzionarie? Qual è il motore dinamico di settori come la green economy, le telecomunicazioni, le nanotecnologie, la farmaceutica? Lo Stato. È lo Stato, nelle economie più avanzate, a farsi carico del rischio d'investimento iniziale all'origine delle nuove tecnologie. È lo Stato, attraverso fondi decentralizzati, a finanziare ampiamente lo sviluppo di nuovi prodotti fino alla commercializzazione. E ancora: è lo Stato il creatore di tecnologie rivoluzionarie come quelle che rendono l'iPhone così 'smart': internet, touch screen e gps. Ed è lo Stato a giocare il ruolo più importante nel finanziare la rivoluzione verde delle energie alternative. Ma se lo Stato è il maggior innovatore, perché allora tutti i profitti provenienti da un rischio collettivo finiscono ai privati? Per molti, lo Stato imprenditore è una contraddizione in termini. Per Mariana Mazzucato è una realtà e una condizione di prosperità futura. È arrivato il tempo di questo libro.
Quando nel 1947, dopo due secoli di dominio britannico, l'India divenne indipendente, adottò subito un regime di democrazia parlamentare, che garantiva il pluralismo politico, la libertà di parola e di stampa, e la tutela dei diritti di ogni cittadino. Scomparse le terribili carestie dell'era coloniale, alla stagnazione economica subentrò un'impetuosa fase di crescita, accelerata negli ultimi decenni a ritmi tali da fare dell'India una delle prime potenze commerciali del mondo. Eppure, questi successi non hanno determinato una reale inclusione sociale delle fasce più svantaggiate della popolazione e non hanno migliorato le condizioni della stragrande maggioranza delle persone. Jean Drèze e Amartya Sen individuano la causa dei principali problemi dell'India nella mancanza di attenzione ai bisogni essenziali della gente, specialmente dei poveri e delle donne. Per affrontare queste enormi questioni, dicono i due autori, non serve che l'India abbandoni il suo impegno democratico, ma è necessario riconoscere l'importanza della relazione a doppio senso che esiste tra crescita e promozione delle potenzialità umane, tra sviluppo e progresso sociale, e sconfiggere l'illusione che il paese possa diventare una superpotenza economica con la scandalosa percentuale di bambini malnutriti che ancora la abitano e senza la piena assunzione di responsabilità del settore pubblico nel suo insieme.
Storico delle istituzioni politiche, studioso della Bibbia e teologo protestante, sociologo e critico del sistema tecnico, Jacques Ellul (1912-1994) è uno dei principali precursori della decrescita. Maestro di Ivan Illich e ispiratore di José Bove, nei suoi scritti ha denunciato gli eccessi della società occidentale attraverso la critica della ragione geometrica e la denuncia del disvalore generato dal progresso tecnico e del fallimento della promessa di felicità della modernità, arrivando a teorizzare la riduzione del tempo di lavoro. "Non può esserci una crescita illimitata in un mondo limitato" è il messaggio dei brani scelti per presentare la figura del più grande contestatore della corsa senza freni della tecnica, il cui pensiero è illustrato in modo efficace in un saggio inedito di Serge Latouche.
Segretario Generale del PCI dal 1972 al 1984, Enrico Berlinguer (1922-1984) è protagonista di una ricerca politica e di una vicenda umana che alludono alla critica di un modello consumistico che a partire dagli anni '60 stava corrodendo la società italiana e l'Occidente tutto. Nei due discorsi sull'austerità del 1977, inseriti in questo volume al termine di un esauriente saggio di Giulio Marcon, sono contenute la critica al modello di sviluppo e la visione dell'economia capitalistica che più lo avvicinano all'attuale riflessione sulla decrescita. Pensieri di un leader sobrio, timido e austero, carismatico senza cedere al narcisismo, alle apparenze e al culto dell'immagine.
Di lavoro oggi si discute molto, principalmente riguardo alla sua profondissima crisi e alle scelte politiche che dovranno sanarne le drammatiche emergenze. Ma il lavoro non ha soltanto a che fare con la produzione di ricchezza e benessere materiale: esso 'fonda' la Repubblica italiana, come recita l'articolo 1 della nostra Costituzione, e soprattutto fonda tutti noi, che siamo veramente cittadini perché lavoriamo, lavoreremo, abbiamo lavorato (o perché non possiamo lavorare pur volendolo fare). Spesso, in questo parlar molto del lavoro, ci si sofferma troppo, se non esclusivamente, sui suoi aggettivi - precario, dipendente, autonomo, nero... - mentre viene elusa la domanda decisiva: che cosa è il lavoro? Su questo riflette qui Luigino Bruni, esplorando i temi del lavoro non sotto forma di un trattato sistematico, bensì con felici escursioni tra la vita e la teoria, senza mai perdere di vista la valenza fondativa del lavoro nella vita umana. Ecco allora la ripresa in questa prospettiva della lunga storia del lavorare degli uomini e delle donne, fino al rapido tramonto delle forme del lavoro contadino e poi di quello della fabbrica, dove si erano condensati secoli, se non millenni, di storia di arti e mestieri, di professioni e abilità. Un tramonto dopo il quale non si intravede ancora con chiarezza quale sarà il futuro delle nuove forme di produzione di beni e servizi: se una modalità più umana e umanizzante o invece il ritorno di una dipendenza quasi servile, una sorta di neo-feudalesimo. E poi, l'attenzione alle realtà giovanili, schiacciate tra la fine dei mestieri e la chiusura dei mercati, eppure miniere di speranza che la scuola e la formazione possono ancora far fiorire. E infine, la rilettura sotto una nuova luce delle 'parole' del lavoro: a cominciare da charis, 'gratuità', passando per oikonomia, la vera 'economia', cioè il bene comune domestico, per arrivare a 'festa', la dimensione autentica del lavoro come lo intende Bruni, vale a dire la produzione all'interno della dimensione relazionale e simbolica, della fraternità e del dono reciproco.
Come la nave dei folli lanciata verso il maelström, il mitico gorgo abissale che simboleggia il potere distruttivo delle nostre illusioni, sembriamo destinati a una realtà dominata dall'avidità, dall'incuria verso ciò che ci circonda e dall'iniquità. È inevitabile tutto ciò? Possiamo ripensare noi stessi calati in un contesto dove le idee di amore, giustizia e verità facciano assumere un significato diverso all'"essere o al diventare ricchi"? La risposta emerge ripercorrendo gli insegnamenti di tutte le guide spirituali dell'umanità e nella riscoperta del patrimonio perduto delle antiche saggezze che hanno esaltato l'ideale concreto della "ricchezza naturale": un'immensa tradizione, religiosa e filosofica, che è oggi quanto mai attuale e che costituisce l'unica reale speranza per un futuro più giusto per tutti. Come infatti già premontano le grandi veggenti del secolo scorso, Etty Hillesum e Simone Weil, quello che veramente occorre è una rivoluzione nello spirito dell'uomo. Non basta parlare di diritti e di persona. Occorre tendere ancora più in alto. E ciò che cerca di fare Massimo Jevolella nel racconto di questo drammatico e coinvolgente confronto tra un povero e un professore di economia, invitando a considerare, come fa Simone Weil nel suo saggio La persona e il sacro, che: "Solo ciò che proviene dal cielo è in grado di imprimere realmente un marchio sulla terra".
Dopo le dimissioni del precedente "amministratore delegato" - papa Ratzinger - la Chiesa ha terminato definitivamente la "stagione dei saldi". Con papa Bergoglio ha aperto una nuova era, affrontando alla radice l'ormai riconosciuta obsolescenza del prodotto - la Dottrina cattolica - e una evidente inadeguatezza di fronte alle istanze della società moderna. Per dare un segno di vicinanza con i suoi "consumatori" - i fedeli - papa Francesco ha dato avvio alla riforma dello IOR, alla costituzione di un Consiglio di Amministrazione di otto saggi cardinali, a un ripensamento globale della sua "rete vendita" di vescovi, sacerdoti e cardinali, giungendo addirittura a intraprendere l'insolita iniziativa di un sondaggio a livello mondiale su come le parrocchie affrontano oggi questioni sensibili: controllo delle nascite, divorzio, unioni omosessuali. La rivoluzione della Chiesa è in corso e le sorprese non mancheranno. Questo papa ha dimostrato non solo di essere un grande comunicatore, ma un maestro di leadership, uno stratega in grado di mettere in atto il "marketing del significato": una grande operazione di recupero di valori autentici capace di scatenare una rivoluzione etica non solo in ambito ecclesiale, ma anche politico, economico e mediatico.
Il libro costituisce una guida per comprendere il comportamento dei mercati finanziari sia da un punto di vista operativo sia da un punto di vista psicologico. L'autore descrive le varie situazioni mentali (timore, paura, ansia, cautela, ottimismo, euforia, esaltazione) nelle quali ogni investitore si può trovare e che possono incidere sulle sue scelte operative. La prima parte del testo evidenzia come la mente umana si relaziona con i soldi e con gli investimenti in generale. In particolare, sono descritti i vari passaggi psicologici che si verificano prima, durante e dopo ogni operazione. Vengono quindi illustrate nel dettaglio alcune strategie mentali che possono essere adottate per impostare una profittevole attività di trading. Nella parte centrale del libro sono approfondite le principali tecniche operative fornite dell'Analisi Tecnica, analizzate sotto l'aspetto psicologico e tecnico. Viene presa in considerazione l'analisi dettagliata dei pattern grafici ottenuti con le candele giapponesi, dei movimenti di mercato identificati con le onde di Elliott e delle indicazioni fornite dai principali indicatori quantitativi. L'obiettivo è quello di evidenziare quali sono state le dinamiche e le forze di mercato che hanno creato una certa situazione e come l'investitore può sfruttarla a suo vantaggio. Con l'aiuto dell'analisi dei volumi e di alcuni schemi pratici si descrivono inoltre numerosi casi pratici reali, tratti dall'esperienza personale dell'autore.
La popolazione africana raddoppierà entro il 2050, tornando a rappresentare un quinto del totale mondiale, come nel XVI secolo. Quale sarà il ruolo del continente e della sua giovane popolazione nell'economia globalizzata del XXI secolo? L'eredità coloniale, le inadeguate politiche economiche, la mancanza di infrastrutture, la corruzione e una governance inefficace, la piaga dell'AIDS e l'indifferenza del mondo industrializzato hanno a lungo condannato l'Africa ad essere la regione più povera del mondo. Oggi le cose sono cambiate. L'Africa contemporanea, nonostante persistenti problemi strutturali, è una realtà in movimento: come sta evolvendo questa crescita? Quali saranno le sue ricadute sullo sviluppo e sul benessere delle popolazioni? Presentazione di Romano Prodi.
"La crisi devastante delle economie occidentali avrebbe dovuto portare con sé la dottrina economica egemone del neoliberismo. Non è stato così. Perché? La risposta di Crouch, densa e polemica, è che le teorie neoliberiste sono funzionali al potere di un'entità che pesa sempre più: l'impresa gigante. I partiti di sinistra e i movimenti della società civile dovrebbero fare argine contro lo strapotere delle megaimprese. L'opera non è affatto semplice, ma la diagnosi esatta di Crouch può essere un buon inizio." (Leopoldo Fabiani, "la Repubblica)