Costante è stato il confronto di Ricoeur con Kant, in particolare con la dottrina del male radicale contenuta in La religione nei limiti della semplice ragione. I saggi qui per la prima volta tradotti e raccolti possono essere visti come la ricapitolazione di questo confronto, una messa a punto sulla filosofia della religione kantiana, intesa come «ermeneutica filosofica della speranza». Un'ermeneutica che ha a suo fondamento un enigma storico-esistenziale - «il fatto che il libero arbitrio esiste solo sotto la forma del servo arbitrio» - e un paradosso antropologico: l'inerenza nell'uomo di una tendenza al male morale innestata su una disposizione al bene. Il male - quale inversione, nelle massime dell'azione, della priorità tra il dovere e il piacere - è sì radicale ma non originario: sta qui, nota Ricoeur, il pelagianesimo di Kant. Per lui la religione è, nella sua essenza, rigenerazione del principio buono nella volontà cattiva. Una rigenerazione che è una dialettica tra sforzo morale e dono della grazia.
In questo straordinario «resoconto» di un viaggio a Lourdes, compiuto per osservare con imparzialità scientifica i fenomeni considerati miracolosi presso il famoso santuario, Carrel narra come venga coinvolto nella vicenda di una ragazza ammalata, gravissima e incurabile, che viene condotta dalla Madonna in una estrema speranza di guarigione prodigiosa. Contrariamente a ogni sua previsione di medico saldamente legato a una visione «positiva» dei fatti biologici, egli assiste al miracolo, che descrive con partecipazione ansiosa, incredula e poi stupefatta. L'autore non depone il suo atteggiamento da scienziato, tuttavia entra «in una indicibile confusione di pensiero», poiché nelle domande che gli si affollano dentro non si tratta «di una semplice adesione ad un teorema di geometria, ma di cose che possono cambiare l'orientamento della vita». Ed ecco la conversione, della mente e del cuore, e lo sbocciare in lui della preghiera. L'autore, pur non diventando un «bigotto» e mantenendo la sua vigile disposizione critica, diventa e rimane un cristiano, come attestano le originali Meditazioni e i Frammenti di diario qui aggiunti.
Conoscere Edith presenta la vita di santa Teresa Benedetta della Croce, al secolo Edith Stein, con accenni al suo pensiero filosofico e religioso.
Il profilo attinge fedelmente dai suoi scritti autobiografici, scoprendo una vita che è un quadro multicolore: dipinto con le dolci tinte degli affetti familiari, i vivaci colori delle amicizie, le intense tonalità degli amori, dei sogni e delle ambizioni.
Una storia di vita vissuta in Germania, in un ambiente colto e borghese, nel cuore dell’Europa novecentesca, segnata dal succedersi di due guerre mondiali, dalla nascita di nuove scienze, dal fiorire di un nuovo pensiero... anche quello di Edith.
Antonella Pezzo è laureata in Scienze Religiose e insegna Religione Cattolica. Da alcuni anni tiene corsi di formazione gratuiti sugli angeli a bambini e adulti.
Nel 1453, subito dopo la conquista di Costantinopoli da parte dei Turchi, mentre i più progettavano una nuova crociata, Niccolò Cusano scrisse il De pace fidi. In esso si immagina un Concilio tenuto in cielo tra i filosofi di tutte le religioni, alla presenza del Verbo, cioè Cristo, degli apostoli Pietro e Paolo e del Signore stesso, per ricercare la pace tra le diverse fedi. Essa viene effettivamente trovata grazie al generale riconoscimento che, al di là delle diversità teologiche e di culto, è sempre un unico Dio quello che in realtà tutti i popoli hanno adorato, nella comune ricerca della beatitudine eterna. Religio una in rituum varietate: una sola religione nella diversità dei riti, è la formulazione sintetica che Cusano offre per una vera e duratura pace religiosa. Opera straordinaria per i tempi in cui fu pensata e scritta, La pace della fede è un testo che ha ispirato nei secoli molti filosofi sul tema dei conflitti religiosi, ma che non manca di rivelare tutta la sua attualità nel nostro tempo.
In una società che diventa sempre più multiculturale è ancora possibile garantire una convivenza armoniosa, fondata su valori condivisi? O dobbiamo rassegnarci all'idea di un inevitabile scontro, o almeno di una inevitabile incomunicabilità, tra "noi" e "loro"? Questa domanda rinvia a quest'altra: esiste oggettivamente una comunanza essenziale tra tutti gli esseri umani? E la ragione umana è in gradi di cogliere verità e valori realmente universali, perciò universalmente condivisibili? In questo testo la risposta affermativa va di pari passo con la tesi che la verità oggettiva vada ricercata collaborativamente, come dice il titolo: con un dia-logo in cui ogni soggetto non rinunci al logos, cioè alla sua inestirpabile competenza a conoscere il vero. Prefazione di Massimo Borghesi.
I problemi legati all'estetica non erano mai stati al centro degli interessi filosofici di Bolzano fino agli anni Quaranta dell'Ottocento, quando vide la luce Sul concetto di bello, l'inizio di una serie di scritti che rimase incompiuta. In questo saggio l'autore definisce l'estetica come una teoria del bello: il suo primo compito è quello di indagare questo concetto, per distinguerlo da tutti quegli oggetti che hanno qualche affinità con esso - ma che con esso non vanno confusi - e per indicare con precisione quali siano le proprietà di un oggetto bello e le sue tipologie che non si limitano al bello artistico. Attraverso un'analisi rigorosa, in continuo confronto con i massimi pensatori antichi e del suo tempo - da Platone e Aristotele a Kant e Hegel -, queste pagine ci presentano un Bolzano inedito, che dà prova di chiarezza concettuale. «La successione di pensieri cui ci abbandoniamo alla vista di un oggetto bello, nella misura in cui vogliamo godere appunto soltanto della sua bellezza, scorre velocemente davanti alla nostra anima con una tale facilità e rapidità che generalmente non siamo in grado di elevarla a chiara coscienza». Bernard Bolzano.
Edgar Morin propone il racconto di un'opera-vita, una vita che ha nutrito nel corso del tempo l'opera, che a sua volta ha alimentato la vita. È l'avventura di trent'anni di scrittura del Metodo, che questo volume integra con un capitolo fondamentale: "Per una razionalità aperta", inizialmente previsto nel piano generale dell'opera ma rimasto finora inedito. Attraverso questo cammino della vita nella mente e della mente nella vita, il libro traccia la via per una rifondazione dell'umanesimo con le idee del Metodo.
Questo libro porta in superficie il lato nascosto del pensiero e della personalità di Marshall McLuhan. È il lato costituito dalla sua esperienza religiosa. I suoi critici sono stati già messi a dura prova nell'esaminare le sue "provocazioni" come "il mezzo è il messaggio" che spostavano l'analisi dei media dal contenuto al canale che lo veicola. Men che meno si sono cimentati nel cogliere l'intima connessione tra le sue tesi sul mondo fisico, riguardanti l'universo dei media e i suoi slanci metafisici, orientati a cogliere ciò che sta oltre la parvenza delle cose. E tanto meno hanno letto tutta la profondità e complessità della sua vita, segnata da un momento topico, quello della sua conversione a 25 anni dalla tradizione protestante della famiglia all'adesione alla vita della Chiesa Cattolica. Questo libro raccoglie i testi fondamentali in cui egli ha espresso, con pudore ma con fermezza, questo suo itinerario culturale e spirituale. Ed ha anche proiettato nel futuro i tratti fondamentali della nostra transizione verso la società postalfabetica, immaginando la non lontana apertura del Concilio Vaticano III necessario per ricollocare il cristiano e l'uomo d'oggi come un protagonista del cambiamento in atto.
La prospettiva pedagogico didattica ermeneutica esistenziale si è andata progressivamente affermando negli ultimi decenni fino ad occupare oggi un posto significativo tra le visioni educative e i
modelli didattici utilizzati nella prassi educativa. Il testo costituisce la decima e conclusiva pubblicazione della collana “Educare oggi”, nata nel 2017, in memoria di Zelindo Trenti, primo teorizzatore della visione ermeneutica esistenziale e docente di pedagogia religiosa all’Università Salesiana di Roma. Si intende con esso offrire, a conclusione del percorso di studio e sperimentazione pluriennale,
una sintesi dei più quotati studiosi della materia, sui diversi aspetti: filosofico, teologico, psicologico, pedagogico e didattico.
“Nella grande Esposizione internazionale di Parigi, del 1900, una vasta Galleria fu dedicato al radicale evoluzionismo. Una enorme scritta lo additava all’ammirazione del pubblico, ammonendo che riallacciare l’uomo a tutta la catena degli animali inferiori, mentre sconvolgeva la fantasia, era l’unica ipotesi che appagava la ragione. Dopo oltre un secolo di insistenza e di divulgazione sull’origine totalmente evolutiva delle specie e dell’uomo, la fantasia non è più sconvolta e trova, in genere, la cosa assolutamente naturale. Ma è appagata la verità scientifica e la ragione? O, rispetto a quella scritta, si sono invertite le parti? Di fronte ai grossi ed eruditi volumi sull’argomento, questo libretto mira al solo vantaggio di presentare in modo concentrato la problematica essenziale, per facilitare l’orientamento del lettore”. (Pier Carlo Landucci)
In questo sintetico studio mons. Pier Carlo Landucci (1900-1986) che oltre ad essere un grande teologo fu un filosofo della scienza profondo e documentato, sottopone la teoria dell’evoluzionismo al vaglio di una rigorosa analisi scientifica e filosofica, dimostrandone l’inconsistenza e anticipando molti risultati del dibattito critico contemporaneo.
Essere significa avere tempo. Eppure abbiamo continuamente la sensazione di non avere tempo. Ma che cos'è, allora, questo bene di cui lamentiamo la mancanza? Forse è il tempo di qualità. E come trovarlo? La nostra civiltà, sostiene Pascal Chabot, vive sotto quattro regimi temporali che si scontrano: Fato (imperativo biologico della vita fino alla morte), Progresso (imperativo del futuro), Ipertempo (tirannia del presente e tecnocapitalismo: il tempo è ovunque e da nessuna parte) e Scadenza (conto alla rovescia verso la catastrofe ecologica). Prima d'ora mai si è sperimentato l'antagonismo di tante concezioni incompatibili del tempo, che il più delle volte si uniscono contro di noi e che dobbiamo tuttavia conciliare per affrontare la quotidianità. Perché l'atteggiamento che assumiamo nei confronti del tempo ha un impatto profondo sulle nostre vite: navighiamo tra nostalgia del passato, dipendenza dal presente e speranza per il domani. Ma quale temporalità dovrebbe essere preferita? La sfida, scrive l'autore, è costruire una saggezza del tempo commisurata all'attualità: una cronosofia.