Il libro intende guidare il lettore alla riflessione sulla persona umana, ma senza la pretesa di essere un trattato di atropologia filosofica bensì una introduzione allo studio di tale materia. Sono diventato un enigma per me stesso" dice Sant'Agostino e se c'è un argomento che dovremmo conoscere bene è proprio la persona umana, giacchè si tratta di quel che siamo. Addenarsi in questo campo non è facile, anche se mai come oggi le conoscenze sull'uomo sono state presentate in modo così insstente e affascinante. Il presente volume vuole essere un viggio intorno all'uomo e alle sue problematiche. "
Il volume propone un'analisi critica del pensiero di Sebastiano De Apollonia (1792-1864) soffermandosi dapprima sulla teoria della conoscenza e sulla metafisica e quindi sulle conseguenti posizioni etiche e politiche. Sacerdote e docente di filosofia presso il seminario di Udine, De Apollonia fu sospeso dall'insegnamento su ordine delle autorità austriache a causa della sua presunta compromissione con i moti del "48 in Friuli. Il testo propone elementi utili ad approfondire la conoscenza del periodo risorgimentale italiano, permettendo di capire le ideologie che si confrontavano nelle vicende che condussero all'unità d'Italia, e il ruolo degli uomini di chiesa nei moti rivoluzionari
La denominazione "filosofia dei valori" ha la sua matrice nella dottrina kantiana del primato della ragione pratica e suoi padri sono i pensatori tedeschi della seconda metà dell'Ottocento. Pur convinto che i fatti umani non possano essere imprigionati in rigide categorie, l'autore li ha raccolti in cinque gruppi a seconda della concezione che hanno dei valori: metafisica, sentimentale, psicologica, relativistica, oggettivo-relazionale. L'inclusione di alcuni filosofi in un gruppo anziché in un altro è stata fatta con non poche perplessità e non a tutti apparirà convincente.
Il volume offre gli strumenti critici essenziali per comprendere l'opera di Paul Ricoeur alla luce delle diverse prospettive storiografiche. Francesca Brezzi analizza il contesto in cui il filosofo francese ha operato, ne analizza le opere, offre una cronologia della vita e delle opere, presenta la storia della critica e un'ampia bibliografia.
Un sisma di inedita forza sollecita lo spazio del politico e le sue categorie. L'esigenza di un ripensamento radicale del politico è diventata ineludibile. Attraverso un confronto con l'intera opera di Derrida, l'autore rilegge, in un'ottica decostruttiva, i principali temi che innervano la tradizione filosofico-politica dell'Occidente: il "lògos" come elemento che definisce la politicità specifica del vivente umano; l'invenzione del "nòmos" in Grecia antica e la nascita del teologico-politico; il potere sovrano nel suo essenziale legame all'eccezione e al sacrificio; il rapporto tra ius e iustitia; l'eredità di Marx, il messianico e l'a-venire della democrazia. Le undici tesi sono però anche un tentativo di ripensare la decostruzione del politico al di là dei limiti del testo in senso stretto e dell'interpretazione. La decostruzione del politico non può muoversi, semplicemente, nella biblioteca filosofica della vecchia Europa. Perché la decostruzione - come Derrida ha scritto - e ciò che accade: nelle cose stesse, nella storia, nello spazio reale del politico; è l'essere-in-decostruzione dell'epoca fallogocentrica in cui si è costituito ed è stato pensato lo spazio del politico come spazio dell'Uno sovrano e comunitario, o meglio, co(im)munitario, teso alla salvaguardia della vita - bios o zoé.
Tra gli autori che hanno maggiormente influenzato l'attività filosofica e culturale di Max Scheler (1874-1928) si deve senz'altro annoverare la figura epocale di Nietzsche. Ricostruendo le principali tappe del dialogo che Scheler intraprende con la filosofia nietzschiana, il presente lavoro risale alle origini della "svolta antropologica" che ha preso avvio nei primi decenni del Novecento e perdura fino al nostro tempo. Da questo confronto emerge la necessità di porre con forza nuova rispetto al passato il problema dell'uomo, prendendo atto delle conseguenze antropologiche generate dai concetti fondamentali del pensiero nietzschiano, dalla sua rivalutazione radicale della "vita" sotto il segno della "morte di Dio". Scheler è consapevole della condizione "ambigua" in cui si trova l'uomo moderno, teso tra gli aspetti pulsionali della vita e le istanze ideali dello spirito, tra l'affermazione di sé e l'amore per l'altro. Per questa ragione ritiene che l'antropologia filosofica non possa fermarsi in ultima istanza alla prospettiva parziale indicata da Nietzsche e ridurre quindi il senso dell'umano ad un unilaterale vitalismo e ad un rigido individualismo. La "peculiare posizione dell'uomo nel cosmo" è infatti quella di un essere aperto allo schiudersi di uno spazio metafisico-religioso e all'incontro con l'alterità.