La vita di tutti, specialmente delle nuove generazioni, si svolge sempre più nella dimensione online, sulle piattaforme social e attraverso le chat. Gli ambienti online non sono una simulazione di realtà, sono la realtà stessa delle relazioni interpersonali e sociali. Per questo occorre rielaborare lo sguardo sulla vita e sulla società nella consapevolezza che «virtuale è reale». Ispirandosi al Manifesto per la Comunicazione non ostile, Giovanni Grandi invita a porre attenzione agli stili comunicativi da preferire - quelli non aggressivi e rispettosi dell'altro - per prendersi cura delle relazioni. Dieci spunti di riflessione e discussione per chi desidera affrontare con semplicità e profondità la sfida etica dell'integrazione tra virtuale e fisico nelle interazioni e nelle relazioni. Prefazione di Rosy Russo, fondatrice e presidente di Parole O_Stili
Byung-Chul Han, tra i pensatori più importanti e più letti dei nostri tempi, affronta con stile nitido e conciso una delle fratture al cuore della società di oggi: la paura del dolore. Il mondo contemporaneo è terrorizzato dalla sofferenza. La paura del dolore è così pervasiva e diffusa da spingerci a rinunciare persino alla libertà pur di non doverlo affrontare. Il rischio, secondo Han, è chiuderci in una rassicurante finta sicurezza che si trasforma in una gabbia, perché è solo attraverso il dolore che ci si apre al mondo. E l'attuale pandemia, argomenta il filosofo tedesco-coreano, con la cautela di cui ha ammantato le nostre vite, è sintomo di una condizione che la precede: il rifiuto collettivo della nostra fragilità. Una rimozione che dobbiamo imparare a superare. Attingendo ai grandi del pensiero del Novecento, Han ci costringe, con questo saggio cristallino e tagliente come una scheggia di vetro, a mettere in discussione le nostre certezze. E nel farlo ci consegna nuovi e più efficaci strumenti per leggere la realtà e la società che ci circondano.
Se pochi intellettuali hanno influito in misura così decisiva nella cultura del Novecento quanto Jean-Paul Sartre, oggi il filosofo francese, per una sorta di vendetta dell'indifferenza, appare messo indebitamente ai margini dal pensiero dominante. Tanto più criticamente suggestivo è per questo il ritratto inedito che ne propone Massimo Recalcati. Al centro il rapporto tra libertà e destino, necessità e contingenza, invenzione e ripetizione, costituzione e personalizzazione. E soprattutto un'idea d'infanzia concepita non tanto come tappa evolutiva o residuo archeologico, quanto piuttosto come presenza inassimilabile che l'esistenza ha il compito di riprendere incessantemente. In tale processo il confronto con Freud e Lacan diventa decisivo: come liberare il desiderio da quel miraggio di totalizzazione compiuta che Sartre definisce «desiderio di essere»? come consegnarlo a una mancanza capace di essere davvero generativa? La filosofia di Sartre è scomparsa dal nostro orizzonte culturale. Con questo libro Massimo Recalcati propone un "ritorno a Sartre". Non tanto rileggendone l'opera alla luce della psicoanalisi, ma mostrando quanto potrebbe essere utile per la psicoanalisi contemporanea non dimenticare la lezione sartriana.
L'odierna ossessione per un'autenticità fondata sul narcisismo dell'Io, la costante ricerca del nuovo e dell'inedito, la bulimia consumistica dell'usa e getta che pervade ogni ambito determinano, nei rapporti e nelle pratiche che caratterizzano la società contemporanea, una sempre più evidente e sintomatica scomparsa delle forme rituali. Tuttavia, la struttura immutabile e ripetitiva, così come la teatralità dei gesti e l'attenzione riservata alla "bella apparenza", conferiscono ai riti un potere simbolico profondamente unificante. Il silenzio, il raccoglimento, il senso di sacralità necessari allo svolgimento del rito fondano un legame tra il sé e l'Esterno, tra il sé e l'Altro - i riti "oggettivano il mondo, strutturano un rapporto con il mondo", creando una comunità anche senza comunicazione. A questa comunità senza comunicazione, propria della società rituale, Han contrappone la comunicazione senza comunità, quel "baccano" in cui, in una società sempre più atomizzante, il soggetto si esprime e "si produce" ritrovandosi a girare a vuoto attorno a se stesso, privo di un mondo e di reali interazioni. Per infrangere questo cortocircuito, e all'interno di una più ampia critica delle patologie del contemporaneo, Byung-Chul Han propone un recupero del simbolismo dei riti come pratica "potenzialmente in grado di liberare la società dal suo narcisismo collettivo", riaprendola al senso di una vera connessione con l'Altro - e reincantando il mondo.
Che cosa è l'opera d'arte? Cosa si rivela in essa? Qual è la relazione fra l'opera d'arte e l'artista? Lettere, discorsi, saggi: sono qui per la prima volta raccolte le riflessioni di Romano Guardini intorno all'esperienza artistica, dagli anni giovanili alla maturità. Il confronto è con le opere d'arte classiche e contemporanee, dall'arte medievale a Rembrandt, da Van Gogh all'astrattismo. Proprio perché senza scopo, «l'opera d'arte è escatologica: proietta il mondo al di là, verso qualcosa che verrà». Chi fruisce di essa sperimenta una trasformazione interiore: è chiamato «a diventare un'opera d'arte vivente davanti a Dio». Quella di Guardini è una estetica del concreto artistico, che vive delle polarità uomo-mondo, mondo-Dio, uomo-Dio: le polarità dell'esistenza.
Perché distruggiamo anche ciò che è buono? Cosa possiamo fare per rimediare alla distruzione? Cosa significa attraversare il male? In che relazione stanno riparazione e speranza? Sono alcune delle domande alle quali il volume cerca di rispondere. Il problema che si pone anzitutto al centro dell'attenzione è quello della distruzione che esercitiamo verso ciò da cui dipendiamo. La distruzione diventa fonte di un'angoscia che è tanto più grande e spaventosa quanto più viene rivolta contro ciò di cui abbiamo bisogno per esistere. D'altro canto, se non fossimo capaci di rimediare in alcun modo agli attacchi distruttivi di cui siamo responsabili, rimarremmo chiusi per sempre all'interno del male e della colpa angosciante che a noi si riconduce. Il libro, delineando un'etica del riparare, analizza l'intenzionalità riparativa nelle sue dinamiche fondamentali e nelle sue fondamentali applicazioni pratiche: la cura della sofferenza altrui, la rigenerazione e la salvaguardia della natura, lo studio e la trasmissione della cultura, la restaurazione della giustizia, sono tutte modalità secondo cui operiamo la riparazione del bene in opposizione all'accadimento del male. E sono, queste, anche le forme principali che assume il nostro più concreto impegno etico per un mondo migliore.
Scriveva Leopardi nelle Operette morali: "Un uomo fatto all'antica" è un uomo "dabbene e da potersene fi dare". Oggi questa immagine virtuosa è andata smarrendosi. Attribuire tale qualità morale a qualcuno può signifi care accusarlo di essere un conservatore, se non un reazionario. Nel migliore dei casi, si è tacciati di non stare "al passo con i tempi", di non saperne vedere i vantaggi. Questo libro mostra invece che l'essere all'antica implica alcune delle nostre qualità migliori. Fra queste, la sensibilità per le memorie personali e altrui, per la conoscenza storica, per virtù e valori che paiono dimenticati. E poi, si è tali per modi di fare, parlare, desiderare, non volti nostalgicamente al passato ma orientati a sentimenti in controtendenza, ostili verso ogni forma di volgarità. Piuttosto propensi alla pratica della lealtà, della generosità, dell'amicizia. L'essere all'antica, su cui il libro sfata i pregiudizi più frequenti, arricchisce e non sminuisce il nostro modo di esistere. Per non vivere di solo presente e non esserne troppo contagiati.
Nel quadro del progetto editoriale «Percorsi Mechrí», la collana «Mappe del pensiero» mette annualmente a disposizione dei lettori i risultati della ricerca condotta dall'Associazione milanese «Mechrí / Laboratorio di filosofia e cultura», con la direzione organizzativa di Florinda Cambria e la supervisione scientifica di Carlo Sini. Preceduto da "Vita, conoscenza" (2018) e "Dal ritmo alla legge" (2019), il nuovo volume collettaneo "Le parti, il tutto" propone una retrospettiva sui lavori svolti a Mechrí nel 2017-2018. Tali lavori sono riattraversati dalla curatrice mediante un montaggio di testi e materiali grafici che rammentano il senso delle ricerche svolte da ciascuno degli Autori nel Laboratorio di Mechrí. Oggetto d'indagine condiviso è la relazione fra il molteplice e l'intero, interrogata entro una costellazione di linguaggi diversi. Filosofia e matematica, cinematografia e scienze naturali tracciano così un orizzonte transdisciplinare, nel quale ogni prospettiva testimonia il proprio essere manifestazione di un «sapere comune». Il volume è arricchito da un'ampia riflessione sul tema della transdisciplinarità, come criterio compositivo di funzioni o forme del conoscere, e da un'ampia riflessione sulla nozione stessa di «forma». In Appendice una raccolta di scritti, nati durante i recenti mesi di confinamento per emergenza sanitaria, esaminano gli effetti di didattica e «formazione a distanza» sulle attuali dinamiche di trasmissione e costruzione di conoscenza e coscienza collettiva. Contributi di Mario Alfieri, Enrico Bassani, Eleonora Buono, Florinda Cambria, Andrea Cavaggioni, Riccardo Conte, Francesco Emmolo, Rossella Fabbrichesi, Giovanni Fanfoni, Gianfranco Gavianu, Lorenzo Karagiannakos, Egidio Meazza, Manuela Monti, Andrea Parravicini, Gabriele Pasqui, Enrico Redaelli, Carlo Alberto Redi, Carlo Sini, Michela Torri, Fernando Zalamea.
Claudio Cesa, uno dei più importanti studiosi di Hegel, ha chiamato a raccolta i maggiori studiosi del filosofo che, seguendo un metodo rigorosamente storico, ne analizzano e ne descrivono in modo sistematico e completo il pensiero. Un libro per tutti coloro che vogliono accostarsi alla sua riflessione filosofica, utile per chi voglia studiarlo.
La nonviolenza non è l’opzione di un’élite intellettuale, ma un’alternativa pratica che inizia dalla quotidianità di ciascuno. Essa non può dunque essere confusa con la passività o con l’indifferenza poiché sposta il piano del confronto dalla prova di forza a quello della riflessione sui valori e sulla giustizia, imponendo una modifica radicale nel modo di pensare della società civile. La riflessione di questo libro si snoda su due livelli: uno è storico, attraverso l’interpretazione di alcuni avvenimenti a partire dalla prospettiva nonviolenta, l’altro è filosofico-politico, sia attraverso il confronto con la tradizione occidentale sia proponendo una concezione tipicamente orientale, in cui la dimensione spirituale dell’essere umano svolge un ruolo essenziale.
Sommario
Prefazione (Debora Tonelli). Introduzione. 1. Non violenza nell’induismo, nel jainismo e nel buddismo. 2. Cristianesimo e non violenza. 3. Islam e nonviolenza. 4. Fondamenti filosofici della nonviolenza. 5. Gandhi e la nonviolenza. 6. La nonviolenza pragmatica. 7. Critiche alla nonviolenza. 8. La nonviolenza nel XX secolo. 9. La nonviolenza nel XXI secolo. Conclusioni: democrazia e nonviolenza. Ringraziamenti. Bibliografia.
Ramin Jahanbegloo, filosofo iraniano naturalizzato canadese, è professore di Scienza politica all’Università di Toronto. Nel 2006 è stato arrestato dalle autorità di Teheran con l’accusa di tramare per il rovesciamento del regime iraniano. Il Consiglio dell’Unione Europea e numerosi intellettuali – tra i quali Chomsky, Coetzee, Eco, Habermas e Rorty – sono intervenuti per la sua liberazione, avvenuta dopo quattro mesi di carcere. Nel 2009 ha ricevuto in Spagna il Premio per la Pace delle Nazioni Unite.
Debora Tonelli è ricercatrice senior presso il Centro per le Scienze Religiose della Fondazione Bruno Kessler di Trento.
"La filosofia di Umberto Eco" e stato pubblicato in prima edizione nella Library of Living Philosophers, fondata nel 1938, serie in cui, nel tempo, sono usciti volumi dedicati, tra gli altri, a Bertrand Russell, Albert Einstein, Jean-Paul Sartre e Hilary Putnam. La formula della collana prevede una Autobiografia intellettuale e il contributo critico di una ventina di studiosi, a livello internazionale, con la risposta per ciascuno da parte dell'autore. Eco, unico italiano nella serie, viene presentato al lettore di lingua inglese come "il più interdisciplinare studioso ad oggi e il più ampiamente tradotto". Fondatore della semiotica moderna, e noto in tutto il mondo per i suoi lavori sulla filosofia del linguaggio e l'estetica. Con la sua narrativa, e diventato figura di riferimento della letteratura contemporanea. I suoi scritti abbracciano ambiti fondamentali e disparati come la pubblicità, la televisione, le arti visive e i fumetti, come pure questioni filosofiche riguardanti la verità, la realtà, la cognizione, i linguaggi e la letteratura. I saggi critici di questo volume coprono tutto l'arco di tale produzione, spaziando attraverso i più vari territori di indagine. L'esito e un grande caleidoscopio, con tutti i volti di Eco e tutti i suoi "mondi", dove ciascun lettore potrà trovare il percorso a sé più affine. Partendo da un unicum, la sua Autobiografia, dove racconta come e successo che un bambino curioso di libri, che disegnava storie ispirate ai pirati dei Caraibi, sia diventato Umberto Eco.
Filosofo, logico, matematico e attivista, Bertrand Russell non è stato soltanto una figura centrale per il suo contributo alla logica e alla disciplina matematica nel XX secolo, ma anche un uomo di grande spessore etico, tormentato dalle profonde inquietudini della sua epoca e desideroso di lasciare un segno, intellettuale e civile, nel mondo. In questa straordinaria autobiografia, Russell torna sulla sua difficile infanzia trascorsa in un ambiente vittoriano intriso di ipocrisia e tabù, ricorda l’esaltante scoperta della filosofia e della matematica e rievoca la sua inesauribile battaglia pacifi sta, che a più riprese lo portò a scontrarsi contro il potere, al punto da finire in carcere.
Bertrand Russell (Trellech 1872 – Penrhyndeudraeth 1970) è stato una delle figure più importanti del XX secolo in virtù della sua straordinaria capacità di accostare la riflessione filosofica alle discipline scientifiche, in particolare alla logica e alla matematica. Nel 1950 è stato insignito del premio Nobel per la letteratura. Di Russell, Mimesis ha pubblicato Sintesi filosofica (2018).