Ci sono amori che rubano anima e cuore, passioni che bruciano per l'arco di una vita. Come quella che Paolo Scarpa, giovane spiantato di belle speranze, nutre per la contessina Anna Vendramin, rampolla di una ricca famiglia veneziana. Tra i banchi di scuola, nella Venezia del secondo dopoguerra, Paolo perde la testa per Anna. E lei, fragile e inquieta, un po' risponde e un po' si nega, in un ambiguo gioco di seduzione. Mentre Paolo intraprende una fortunata carriera nel giornalismo, Anna insegue vaghe ambizioni letterarie e intreccia una relazione con il grande Ernest Hemingway. Ma né i lunghi soggiorni all'estero di Anna, né la gelosia per il geniale rivale, riescono ad incrinare i sentimenti di Paolo.
Un colpo di pistola chiude la vita di un ricco imprenditore tedesco. È un incidente? Un suicidio? Un omicidio? L'esecuzione di una sentenza? E per quale colpa? La risposta vera è un'altra: è una mossa di scacchi. Dietro quel gesto si spalanca un inferno che ha la forma di una scacchiera. Risalendo indietro, mossa per mossa, troveremo due maestri del gioco, opposti in tutto e animati da un odio inesauribile che attraversano gli anni e i cataclismi politici pensando soprattutto ad affilare le proprie armi per sopraffarsi. Che uno dei due sia l'ebreo e l'altro sia stato un ufficiale nazista è solo uno dei vari corollari del teorema.
Nazareno, il cercatore di sogni, abita sulla montagna in una casa nella foresta. Immerso nella natura, crea con le erbe rimedi che guariscono le malattie del corpo e dell'anima, e ricette che fanno sognare chi lo desidera. Nazareno possiede infatti poteri miracolosi e molti si recano sulle montagne per incontrarlo. Un giorno riceve una bella ragazza, Marta, gravemente malata. Nello scenario della foresta, tra creature fantastiche e alberi parlanti, l'amicizia tra Nazareno e Marta si trasforma in tenerezza e poi in amore.
Pubblicato nel 1947, "Spaccanapoli" è il libro d'esordio di Domenico Rea che cominciò a scrivere assai giovane, in quella particolare atmosfera che si era venuta a creare a Napoli durante l'occupazione militare alleata. Accolto con favore dalla critica, ma confuso da alcuni con le vane operazioni neorealistiche di quegli anni, "Spaccanapoli" rivela già per intero le doti di uno scrittore incatalogabile, che descrive un mondo - quello della plebe - in una lingua sonante, ellittica, nervosa. La novità di questi racconti che Emilio Cecchi definì "al lampo di magnesio", risiedeva nella compresenza e alternanza di alto e basso, di dialettale e letterario, di quel dialetto "avviluppato e attaccato alle cose".
Il volume, curato da Geno Pampaloni, raccoglie romanzi celebri come "L'uomo è forte", "L'età breve", "Mastrangelina", "Tutto è accaduto", e due serie di racconti che sono senza alcun dubbio passati alla storia e hanno contrassegnato profondamente lo sviluppo della narrativa italiana: "Gente in Aspromonte" e "L'amata alla finestra". Completa il volume una attenta Cronologia, la Fortuna critica e la Bibliografia delle opere di Alvaro.
Come appare evidente da questi scritti, qui per la prima volta radunati, Sciascia aveva per Stendhal un'ammirazione appassionata e intima, imparagonabile a quella che nutriva per altri autori amati. E questo lo ha naturalmente indotto a studiarlo in tutte le giustapposizioni, le efflorescenze e le cristallizzazioni della sua scrittura, nel tentativo di coglierne le strutture e gli scatti psicologici più celati. E, come osserva Colesanti nel saggio contenuto nel volume, Sciascia ha indagato, con gusto poliziesco, "i congegni, le 'finzioni', i trucchi anche, di cui quella scrittura è costruita".
Luisito Bianchi scrive questo romanzo negli anni Settanta, rappresentando con i mezzi della letteratura un'esperienza per lui profonda e cruciale, seppur vissuta in giovanissima età: la Resistenza italiana. Nel 1989 - dopo una profonda revisione da parte dell'autore - gli stessi amici ne curano la prima pubblicazione, autofinanziata e ora esaurita. Il libro inizia così a diffondersi "da mano a mano, da amicizia ad amicizia", secondo le stesse parole dell'autore. L'editore Sironi, imbattutosi come tanti altri in quest'opera e convinto della sua forza, la propone ora al grande pubblico.
L'opera raccoglie in un unico volume gli scritti di viaggio di Lalla Romano ("Diario di Grecia", "Le lune di Hvar") e alcuni racconti composti in diverse occasioni e riuniti in "Un sogno del Nord". Accanto a questi, uno scritto inedito su due viaggi in Ungheria.
Nell'anno di grazia 1935, quello della guerra d'Abissinia, Michilino è un "picciliddro". Figlio della Lupa, fascista perfetto, arruolato nella milizia di Cristo grazie a prima comunione e cresima, il bambino si cerca a tentoni tra un padre che si "ringalluzza con la creata di casa" e una madre che si dà alla "penetrante conversazione" con un prete. Il professore Gorgerino, pedofilo e capo dell'opera nazionale balilla, lo introduce alla ginnastica degli spartani brutalizzandolo per festeggiare di volta in volta la presa di Macallè, di Tacazzè, Axum. Ed è proprio durante i festeggiamenti per la presa di Macallè che il bambino dall'infanzia manomessa decide di farsi vendicatore, trasformandosi in un pluriomicida soldato della milizia del Duce e di Cristo.
Anno Domini 476. Nella pianura fra Pavia e Piacenza, una coltre di nebbia ricopre il paesaggio. Ad un tratto un'orda di cavalieri barbari emerge dalla foschia e si abbatte sul campo della Legio Nova Invicta, leggendario baluardo della romanità a difesa di Romolo Augustolo, un ragazzo di tredici anni, l'ultimo imperatore romano d'Occidente. Ma non tutti muoiono nel massacro. Dal campo risorge un gruppo di legionari che paiono immortali. A loro si aggiunge Livia Prisca, formidabile guerriera. La loro disperata missione è liberare Romolo Augustolo insieme a Meridius Ambrosinus, il suo enigmatico precettore, anche a costo della vita.