
Apparso nel 1934, questo libro riassume nel modo più completo i principi letterari maturati da Pound in quasi trent'anni di attività letteraria. Si presenta come un testo abbastanza impersonale da poter essere usato come manuale; in questo senso vanno interpretati il proposito di rifuggire dalla polemica diretta e la dovizia di documenti poetici scelti e commentati. Tuttavia in questa introduzione alla letteratura, dai fini apparentemente scolastici, l'autore non ha potuto, o non ha voluto, astenersi da quella battaglia per una letteratura decente che, con le sue intimazioni e i suoi gesti, offre i connotati ormai quasi leggendari della sua figura di protagonista letterario. La critica letteraria di Pound, un unicum nella cultura contemporanea, si mostra qui "incredibilmente vivace, intelligente e sopraffina" ("The New York Times"). Prefazione di Marzio Breda.
Raccolta di poesie sulla morte della madre con un piccolo saggio sulla B. V. Maria compagna del morente dal titolo "La madre e la morte dei figli. Per somigliare al tuo parlar per sguardi preparo per te un piccolo bouquet annodando pochi fili verdi raccolti fra le erbe di Dio".
"C'è un'aria tesa, di rischio. La poesia qui non è dopo, non è al riparo. È nel vivo della questione. È nell'oscurità chiara del vivente e del senso che non si spiega ma si presenta. Ci sono poeti che puoi sforzarti di seguire, e altri che devi seguire quasi come un cieco. Accettando la cecità che dapprima ti impongono. Chiuchiù è di questa seconda razza. Il suo nome stesso è un misterioso richiamo, come Pascoli volle fermare in suoi versi. Un visionario come lui sospeso tra il sempre morire e il lampo della verità. Questo libro non è addomesticabile. Non finirete dicendo: 'interessante'. Perché prende alla gola, e avvicina una fiaccola alle pupille. E vede se siete ancora vivi". (Davide Rondoni)
Una sintesi di slancio lirico e di meditata religiosità. Vengono attraversati temi universali quali l'origine divina dell'uomo, la sua evoluzione nella spiritualità. In versi ispirati l'autore canta il rapporto tra fede e scienza, tra spirito e materia in una rilettura dei Dogmi, dei Sacramenti, dei Vangeli.
Dai labirinti sotterranei di una memoria legata a un passato anche remoto, o addirittura pre-natale, affiorano brandelli di messaggi, volti e nomi di figure parentali, eventi di presenze ormai inghiottite dal tempo e dai paesaggi che li videro agire e soffrire, nella irredimibile solitudine dei loro destini. Antonella Anedda in "Salva con nome" ci conduce, con fermezza di voce asciutta e tagliente - cucendo con pazienza le proprie parole, come su un ramo il comporsi delle foglie - in una dimensione inquieta tra l'atemporale e l'onirico, dove le immagini si affacciano, quasi spettrali, pronte a dissolversi a contatto con l'aria. Solo il nome, solo la forza della parola riesce a salvarle: una parola, peraltro, sempre fortemente radicata nelle cose, nella realtà, nell'origine, come vediamo anche dall'uso, pur molto controllato, della lingua sarda. Una realtà che riesce a evidenziarsi attraverso i numerosi frammenti sparsi di una minuta quotidianità domestica, dai particolari di una condizione di precarietà ineludibile dove l'idea della morte - o la sua presenza condotta dal ricordo o dall'ansia - coesiste stabilmente, compenetrata nelle cose e negli esseri su cui gli occhi della poesia vengono a posarsi
Bussare più forte alla porta per farsi sentire. Scoprire ciò che si è perso. Capire, con fatica, quello che manca. Sapere cosa abbiamo dimenticato. Riuscire a fermare, addirittura, il tempo! Aspirare all'interezza. Sopportare il peso del vuoto. Sono questi i referti. Poi vengono le domande. E se il cavaliere tanto atteso fosse già dentro di noi e non lo sapessimo? Perché non ci guarisce dagli affanni? A cosa serve tutta la ricchezza di cui disponiamo? Non saranno, i nostri beni, semplici inganni? I traguardi che ci siamo posti sono sbagliati? Dove andremo? Neppure Google Maps ci potrà servire? (dalla prefazione di Eraldo Affinati). Uno dei 91 epigrammi. Eloquente: Il dubbio rimane, anche / dopo accorta disamina: /dove gettarla, l'anima? ( Raccolta differenziata) "E se fossimo noi stessi il castigo che ci meritiamo? Senza Itache. Senza rimpianti. Senza passati remoti. Senza più terre. Se andassimo giù a piombo, in un solo istante e non sapessimo neppure in quale raccolta differenziata gettare l'anima? In quel caso, risponde Marco Furgeri con stupore non privo di malinconia, alla maniera di Terrence Malick nell'ultima grande scena di The Tree of Life, non ci resterebbe che credere nei miracoli. Balzeremo sulle acque, avendo alle spalle il mondo sconosciuto e davanti quello ignoto. Il cuore scelto fra i sassi" (Eraldo Affinati).
Raccolta di poesie. Partendo dal primo disegno di suo figlio, Franzin compone una mappa di luoghi e affetti, una sorta di caccia al tesoro dei sentimenti; in sintonia con la lezione del Manifesto del terzo paesaggio" di Clément: perchè sono sempre segnati nei margini gli indizi rivelatori. "
"Non casta, non pia talvolta, sebbene devota e superstiziosa, apparirà la materia e la forma: ma il popolo è questo; e questo io ricopio" avverte Belli nell'Introduzione ai suoi Sonetti. E non si tratta di un eccesso di cautela: nei testi qui riuniti l'oltraggiosa, icastica violenza del romanesco belliano esplode, ad esempio, sino a ribattezzare con decine di sinonimi la "madre de le Sante", che non è affatto, come nell'inno manzoniano, la santa Chiesa, ma l'organo sessuale femminile. E di questi triviali, e insieme lietamente giocosi, sinonimi - quelli che affiorano alle labbra di "nnoantri fijjacci de miggnotta" - l'ultimo è, sarà un caso?, "ssepportura". Nel "Commedione" il motivo erotico, dell'impulso passionale, della gioia vitale, è infatti strettamente connesso a quello della cupa malinconia, della consapevolezza dell'effimero, sicché radunare e leggere insieme i versi amorosi e lugubri, sensuali e pensosi significa addestrarsi a una diversa percezione dell'intero corpus, rendersi conto, come nota Gibellini, che "sotto la tinta brillante dell'erotismo scanzonato o l'oscenità sguaiata sta il fondo scuro della meditazione, così come sul drappo buio della morte appressante, et ultra, ancora giunge, per memoria del passato o immaginazione dell'eterno futuro, il cono di luce della mondanità". Eros e Thanatos, Carnevale e Quaresima, sesso e fede convivono, dunque, sono facce della stessa abbagliante medaglia: come nel sorprendente "La bbella Ggiuditta"
II Meridiano presenta tutte le raccolte poetiche della Spaziani. Dopo la raccolta d'esordio, "Le acque del sabato" (1954), caratterizzata da una spiccata tensione lirico autobiografica e dalle suggestioni delle avanguardie europee, in "Luna lombarda" (1959), "Il gong" (1962), "Utilità della memoria" (1966), "L'occhio del ciclone" (1970) nel dettato poetico della Spaziani si stagliano passioni costanti; le cose concrete, i volti e i paesaggi del mondo, la gioia dei sensi e dei sentimenti, degli amori e dei disamori si fondono in un impasto caldo e affabile con le tessere della sua prolifica memoria letteraria - che attinge sia alla letteratura classica che a quella moderna, alla grande poesia europea (Montale su tutti), al teatro francese dal Rinascimento al Novecento. Le ultime raccolte - da "Geometria del disordine" (1981, Premio Viareggio) a "La stella del libero arbitrio" (1986) alle recenti "Poesie della mano sinistra" - testimoniano il passaggio a una scrittura via via più diaristica, "impura" e aforistica, il lato insomma più sapienziale e ironico della sua ispirazione
In questo volumetto l'autore, partendo da un'esperienza personale della vita passata, si sofferma sul problema universale dell'esistenza umana. Egli, sorretto dalla fede, vede la vita come dono di Dio, bella in tutte le sue forme, ma anche come un soggiorno umano che passa veloce e porta l'uomo verso la morte, superata a sua volta dall'eternità; l'uomo in quanto creatura di Dio, ha uno spirito eterno ed un posto preparato per lui in cielo. Il lettore potrebbe dissentire dalla concezione filosofico-religiosa dello scrivente, ma non può escludere che per tutti resti il problema della morte e del rapporto fra l'umano e l'eterno.