Il profitto e la circolazione delle ricchezze possono avvicinare il cielo alla terra? Fautori di una povertà rigorosa ed evangelica, i francescani sono paradossalmente indotti, proprio da questa scelta «scandalosa», a indagare tutte le forme della vita economica che stanno tra povertà estrema e ricchezza eccessiva, distinguendo tra proprietà, possesso temporaneo e uso dei beni economici. In che modo i cristiani devono fare un uso appropriato dei beni terreni? Per rispondere a tale interrogativo molti francescani, sin dal Duecento, scrivono sulla circolazione del denaro, sulla formazione dei prezzi, sul contratto e sulle regole del mercato, sottolineando l'importanza dell'investimento socialmente produttivo contro la tesaurizzazione improduttiva. In questo libro Giacomo Todeschini indaga lo sviluppo socio-economico in Occidente mediante la chiave interpretativa del concetto di ricchezza introdotto da San Francesco e poi lungamente lavorato, plasmato, in un certo senso snaturato, dalle abili e dotte menti dei suoi epigoni.
Un gruppo di ragazzi parte per Assisi, con l'intento di ripercorrere la vita di san Francesco. Nella città del "poverello" ogni luogo diventa occasione di stupore e di conoscenza dei passaggi fondamentali della sua esistenza: dalla giovinezza scapestrata all'incontro con Dio, alla scelta di vita estrema, al Cantico delle creature, ai viaggi, fino alle prove più dure. Pagine vivaci e ricche di suggestioni, che arrivano dritte al cuore dei più giovani.
Chesterton scrisse questo testo nel 1923, poco dopo il suo passaggio al cattolicesimo. Ma la figura di Francesco gli era familiare fin dall'infanzia. Non è una biografia di stile classico, la sua: è piuttosto un'introduzione a Francesco e al suo mondo, una sorta di «invito alla lettura per gli scettici, a partire da ciò che essi possono comprendere». È quasi una "lezione su san Francesco": ricca, arguta, argomentata. Il lettore, dunque, non vi troverà tutto ciò che si deve sapere sul Santo di Assisi, ma rintraccerà molte cose che potranno permettergli di riscoprirlo in una luce nuova. Francesco, per Chesterton, fu quasi la sintesi di una trasformazione, l'uomo che cambiò con la propria vita il concetto stesso di spiritualità cristiana nel Medioevo, inventandosi una nuova forma di consacrazione, riportando (letteralmente) la fede sulle strade dell'uomo comune e annunciando l'imitazione di Gesù come reale possibilità. In Chesterton Francesco d'Assisi incarna una provocazione assolutamente attuale, per nulla superata; e restituisce anche a noi qualcosa della genuina spontaneità di un mondo di cui abbiamo profondamente bisogno: quello di una fede semplice, libera da troppi orpelli, restituita alla sua essenzialità.
Questo libro è un interessante saggio, unico nel suo genere, che delinea un sentiero mai percorso in precedenza da chi ha voluto studiare san Francesco e il Crocifisso di san Damiano. Un testo che mira a far conoscere più a fondo il santo di Assisi, la figura a cui guardare per comprendere l'essenziale della fede. Lo scritto è frutto non solo dello studio e dell'intuizione dell'autore, ma in modo particolare dell'esperienza di fede che sa legare teologia, arte e letteratura per farle diventare strumento di evangelizzazione attraverso la via della bellezza. Nelle pagine di Valenziano, che evidenziano la poliedrica ricchezza del pensiero cristiano posto dinanzi al mistero della croce, si incontrano diversi autori (da Agostino a Jacopone da Todi, da Efrem il Siro a Bonaventura...), tutti in grado di unirsi verso l'unico obiettivo: il senso dell'amore gratuito, totale e unilaterale rivelato da Dio.
Cos'è una regola se non una bussola che orienta e accompagna il cammino? La Prefazione di Papa Francesco ci introduce a un testo alla portata di tutti in cui ogni lettore potrà trovare nelle provocazioni dell'autore spunti di riflessione e approfondimento. La Regola di san Francesco a confronto con la cosiddetta post-modernità può essere ancora oggi fonte di ispirazione.
Le comunità umane, nel cammino verso un'identità istituzionale, si presentano solitamente anche come comunità testuali, dotate di un corpus di scritti che rende ragione della loro esistenza. Ma è raro che la figura del fondatore vi occupi un posto simile a quello che Francesco occupa nell'insieme dei testi francescani; non solo la sua figura, ma anche il Suo corpo, che prende nelle sue Vite il posto che il il corpo di Cristo occupa nei suoi scritti.
Il paradosso consiste nel fatto che questa selva di testi si sviluppa intorno ad un uomo che era considerato un illetterato e che definiva se stesso "ignorans et idiota".
In questo libro Jacques Dalarun evidenzia la disparata varietà dei testi francescani, senza preoccuparsi di uniformarla, convinto che ogni possibile soluzione alla questione francescana debba partire dal corpo stesso dei testi, cioè dai manoscritti che li trasmettono.
Proprio alla riproduzione dei manoscritti è dedicata infatti la parte più importante e originale del volume, con splendide immagini e brevi didascalie che permettono al lettore di apprezzare il progressivo sviluppo dell'istituzione che a a Francesco d'Assisi si richiama.
Un giovane di Assisi era figlio di un ricco mercante e banchiere (nonché, forse, usuraio). Il padre, che lo conduceva con sé nei suoi viaggi d'affari in Francia, volle rinominarlo 'Francesco' in omaggio alla dolce terra della poesia cortese, che il ragazzo amava. Francesco non era né nobile né particolarmente bello e il suo fisico era fragile, cagionevole. Ma era ricco, brillante, affascinante, spiritoso, sapeva cantare, suonare e danzare: era il 'principe della gioventù' della sua città. Sognava la gloria, le imprese cavalleresche in paesi lontani, l'amore. Poi venne la lotta civile nella sua città, alla quale prese parte, e infine la guerra contro Perugia: combatté, forse uccise, restò alcuni mesi prigioniero. Quando tornò a casa, gli amici avrebbero voluto vederlo riprendere la vita spensierata di prima. Ma non era più lui. Il contatto con la guerra e con il dolore lo aveva cambiato. Una volta incontrò un lebbroso: la lebbra gli aveva sempre fatto paura e orrore. Ma quel giorno scese da cavallo e abbracciò quel miserabile. Da allora, sarebbe diventato cavaliere del Cristo.
Sono uscito di casa e mi sono messo in strada, sulla "Via di di Francesco". Ho chiuso la porta alle spalle con uno zaino di pochi chili, dicendo a me stesso: «Quello che mi serve per i prossimi giorni sta tutto qui dentro».
E nove giorni di cammino sono diventati nove parole, nove modi per cercare e custodire nella vita quotidiana qualcosa che passo dopo passo mi è rimasto tra le mani, come un'eredità preziosa.
Nove parole o forse nove passi, quelli che danno sostanza alla vita
MARCO BOVE è sacerdote della Diocesi di Milano dal 1987. Ha lavorato nella formazione dei giovani preti sino al 2007 quindi è stato parroco Milano. Attualmente è presidente della Fondazione Sacra Famiglia Onlus, che da oltre 120 anni si prende cura di persone fragili; è assistente di Fede e Luce, associazione che riunisce oltre 1600 comunità in più di 80 paesi, formate da persone con disabilità mentale e da familiari e amici.
Il libro tratta un argomento profondamente attuale: una corrente di pensiero francescano che, attraverso un vigoroso bisogno di semplicità e di ritorno all'essenziale, continua a ispirare il mondo delle arti contemporanee, letteratura, cinema, teatro, arti plastiche e fotografia - delineando un immaginario della povertà. Come spiegare l'interesse, a volte la passione totale di personalità tanto diverse, italiane e francesi, per san Francesco, figura di un Medio Evo lontano, nomi come Palazzeschi, Pasolini, Fo, Merini, Pistoletto oppure Delteil, Cheng, Bobin o Simone Weil. Frutto di un lavoro di ricerca decennale, il libro esplora l'attualità del Poverello di Assisi: la figura di un santo gioioso, il primo poeta della lingua italiana, l'inventore di un sentimento medievale della natura, colui che fu all'origine di una rivoluzione mentale oggi resa cruciale dalla crisi esistenziale e ambientale della nostra società.
I "Fioretti" sono una raccolta di cinquantatré episodi della vita di san Francesco e dei suoi compagni, redatti da un autore toscano rimasto anonimo, nella lingua volgare del tempo, tra il 1370 e il 1390. Egli ha usato come fonte una serie di miracoli ed esempi del Santo, composta una cinquantina di anni prima in lingua latina dal frate marchigiano Ugolino di Monte Santa Maria. Al corpo dei "Fioretti" sono solitamente accomunate le cinque "Considerazioni" sulle stimmate del Poverello, scritte dallo stesso autore toscano dei "Fioretti", che ha utilizzato come fonti le biografie del Celano e di san Bonaventura da Bagnoregio. I "Fioretti" e le "Considerazioni" ci presentano lo spirito, candido e poetico, del francescanesimo.
La relazione e i legami sono la vita di ogni persona umana. Tuttavia, sperimentiamo sempre più, a livello globale e intersoggettivo, come essi siano fragili e costantemente da coltivare e custodire. Il libro nasce dalla contemplazione del desiderio eterno di Dio che tutti gli uomini e le donne vivano in fraternità e armonia, in dialogo e nella pace; tutti noi siamo stati pensati, desiderati e creati come la grande famiglia dei figli di Dio - nel Figlio Gesù - e siamo chiamati all'eschaton finale della ricapitolazione di tutta la creazione in Cristo. Queste pagine guardano alla vita e alla fede di Francesco d'Assisi, per coglierne la sua vocazione alla fraternità e la sua testimonianza di riconciliazione universale. Le relazioni - redente - vengono fortemente proposte all'antropologia attuale, quale fonte di realizzazione per ogni uomo e donna del nostro tempo; nel triangolo tra Dio, l'Io e il Tu, e nella generatività di legami contagiosi di bene.
Fu scritta nel 1223, nel cuore del medioevo cristiano impegnato a preparare la sesta crociata, ma ancora oggi è punto di riferimento per tutto il mondo cristiano e non ha perso nulla della sua originalità e del suo spirito evangelico. Che cosa è stata e cosa è oggi la Regola Francescana? Può essere ancora considerata una mappa esistenziale che orienta il vivere quotidiano? Padre Giuseppe Buffon, uno dei massimi esperti di storia del francescanesimo, offre una rilettura moderna di un testo che ha rivoluzionato la cristianità, tornando al suo spirito originario: non un ricettario di norme, ma una propedeutica al Vangelo. Cosa ci possiamo davvero aspettare da un tale documento, a 800 anni dalla sua stesura? Con il testo integrale della Regola bollata. Padre Giuseppe Buffon, uno dei massimi esperti di storia del francescanesimo, offre una rilettura moderna di un testo che ha rivoluzionato la cristianità, tornando al suo spirito originario: non un ricettario di norme, ma una propedeutica al Vangelo. Cosa ci possiamo davvero aspettare da un tale documento, a 800 anni dalla sua stesura? Con il testo integrale della Regola bollata.