Un instancabile e poliedrico operaio del Signore (1878-1957).
Cristina, eremita e poi badessa del monastero di Markyate, visse nell’Inghilterra del XII secolo. La sua vita la colloca sicuramente tra una delle più determinate e coraggiose donne della sua epoca se si prende in considerazione il concetto e il ruolo che la donna aveva nel Medioevo. Conoscerla fa ammirare la sua forza. Grazie alla sua determinazione riuscì a contraddire lo stile di vita che i suoi familiari le volevano imporre scegliendo, per volontà propria, il suo personale destino: vivere cioè una vita consacrata alla preghiera e all’ascesi nel monastero.
Nata a Huntingdon nell’anno 1100 ca., fatta sposare con inganno con Burtredo, malgrado l’ostilità dei suoi familiari porta a compimento il suo desiderio di diventare una sponsa Christi. Per ottenere questo fugge dalla casa paterna dove viveva anche dopo il suo non desiderato e mai compiuto matrimonio e dove subì moltissime persecuzioni e umiliazioni dalle persone a lei più care.
Dopo la fuga, per non essere ritrovata dal marito e dai parenti, che non smettevano di ricercarla, si nascose per diversi anni a Flamstead dall’anacoreta Alfwena, e poi a Markyate dall’eremita Ruggero. Soltanto dopo la morte del vescovo di Lincoln Roberto Bloet, che apparteneva al gruppo dei suoi detrattori, Cristina finalmente poté uscire dal suo nascondiglio e pronunciare i voti solenni nel 1131.
Il volume è diviso in due parti: la prima, che ha una funzione introduttiva, prende in esame i dati biografici di Cristina (Teodora) di Markyate. Sono analizzati i personaggi importanti che svolsero un ruolo determinante nella sua vita, tra i quali si trovano il vescovo di Durham, Ranulfo Flambard, il vescovo di Lincoln, Roberto Bloet, l’eremita Ruggero e l’abate Goffredo di St. Albans.
Inoltre si presenta la complicata e, allo stesso tempo, affascinante storia del manoscritto, conosciuto oggi con il nome di Cotton Tiberius E1, custodito nella British Library di Londra, nel quale si trova la Vita de Sancta Theodora, que Christina dicitur. Si tratta anche della questione del committente e dell’autore dell’opuscolo.
La seconda parte, invece, contiene l’edizione critica con il testo italiano a fronte.
Tutta la vita di religiosa di suor Maria Francesca Ticchi (1887-1922) - Serva di Dio e clarissa cappuccina - è una continua offerta delle numerose sofferenze fisiche che celava “in perfetta letizia”, sotto un sereno sorriso, comunicando pace e gioia alle sorelle che vivevano al suo fianco. La sua spiritualità fatta di un amore semplice verso il prossimo, di una sofferenza vissuta in modo eroico, nel silenzio e nell’abbandono al divino Amore e nella fedeltà al mistero della Croce ha lasciato il segno nella Comunità e in tante persone che l’hanno conosciuta.
L’Autore ripercorre attraverso le testimonianze di quanti l’hanno conosciuta le tappe più significative della sua brevissima esistenza: dalla scoperta precoce della vocazione, nel monastero di Mercatello sul Metauro (1902), a maestra delle novizie a 27 anni, a badessa a soli 34 anni, fino alla morte sopraggiunta solo un anno dopo.
La seconda morte, la seconda vita non è solo la continuazione di "Svegliati Simone", l'intenso esordio autobiografico in cui Gloria Valenti ha raccontato con intensità e sincerità la sua vita con Simone, il figlio adolescente finito nel lungo sonno dello stato vegetativo permanente dopo un devastante arresto cardiaco mentre andava a scuola sul suo motorino. Dopo sette anni della sua vita sospesa, una vita non vita eppure ancora vita, Simone se n'è andato. Il suo cuore si è fermato per la seconda volta, quella definitiva. La sua mamma torna a raccontarlo, a raccontarsi, a dirci la forza inesauribile della vita che continua, nonostante tutto, attraverso il dolore e sempre nuove tappe nella conoscenza di sé e di quelli che ci vogliono bene. Tra l'Argentina e le Mauritius un diario di viaggio dell'anima. Un libro struggente eppure pieno di speranza.
Presunta morte naturale" è l'epitaffio di Stefano Cucchi, morto a Roma il 22 ottobre 2009 all'ospedale-carcere "Sandro Pertini". Una settimana prima era stato arrestato per spaccio: sette giorni nelle mani dello Stato, dai carabinieri alla polizia penitenziaria, dai magistrati ai medici di carcere e ospedale. La famiglia lo rivedrà dietro una teca di vetro: sul suo corpo, inequivocabili segni di percosse. Ma lo Stato, dopo averla alzata, nasconde la mano, negando la propria responsabilità. Ne è prova la sentenza di primo grado del processo, che commina pene lievi ai medici, assolvendo i tre agenti di polizia penitenziaria imputati solo per lesioni. Il pestaggio, infatti, è riconosciuto ma resta "orfano". Un'inchiesta dalla parte dei "vinti" che minuto per minuto, attore per attore - recupera le testimonianze accantonate, le ragioni delle parti civili e depura i fatti da ogni omissione. Ma non solo: affronta temi quali l'"esercizio esclusivo della forza" da parte dello Stato, il reato di tortura, la legge Fini-Giovanardi sulle droghe. Prefazione di Luigi Manconi e Valentina Calderone. Testi di Ilaria e Giovanni Cucchi, Patrizio Gonnella (Antigone), Mauro Palma (giurista) e Lorenzo Guadagnucci (giornalista).
Oltre a notizie dettagliate sulla vita del giovane seminarista Rolando Rivi, il volume contiene una lunga serie di testimonianze sul carattere, sul comportamento, sugli ideali, sulla spiritualità del giovane e sui vari episodi che ne hanno caratterizzato la breve esistenza; e soprattutto sulle assurde dolorose circostanze che hanno provocato la sua tragica fine. L'autore ha inoltre evidenziato l'imprevedibile risonanza che la figura di Rolando ha suscitato dopo la sua morte, l'accorrere di tante persone che si sono affidate alla sua intercessione e ancora i convegni organizzati per approfondirne l'intensa spiritualità.
"Ma che c'azzecchi tu con le previsioni?", chiese Padre Pio a Padre Mariangelo da Cerqueto, agli esordi come Frate Indovino. L'iniziatore del Calendario aveva già fama di uno che sapeva leggere nel futuro e non solo prevedere il tempo atmosferico. Padre Pio, che provava affetto per il confratello, lo incoraggiò e stabilì con lui una sorta di patto angelico. Gli disse che ogniqualvolta si fosse avventurato nel futuro, gli avrebbe mandato in appoggio il suo angelo custode. Oggi il Calendario di Frate Indovino è il più appeso d'Italia (e non solo). Di più: con gli anni, è diventato un marchio del Bel Paese, un veicolo d'identità nel mondo. La formula magica di questo "taccuino" fu inventata proprio da Padre Mariangelo, che voleva essere d'aiuto agli agricoltori nel dopoguerra. Allora le previsioni meteorologiche si basavano sull'esperienza, sui proverbi, ma anche su conoscenze accumulate nei secoli dentro i conventi. Nacque così il calendario che tutti conosciamo e che informava su sole, vento, pioggia, fornendo anche indicazioni pratiche e utili per chi doveva seminare, falciare l'erba, mietere, coltivare la vite, curare l'orto, fare il vino. Giuseppe Zois, che avvicinò più volte per lavoro Frate Indovino, diventandone amico, racconta in questo libro la vita di un imprenditore in saio e la storia di un'invenzione capace di distribuire pillole di serenità e di allietare il lettore con una inesauribile vena di ottimismo. L'autore riporta inoltre molte curiosità - perché fu rinviata di un anno l'uscita del Calendario, le parole preferite da Padre Mariangelo, le predizioni avveratesi - l'ultima profezia di Frate Indovino, che con la sua lungimiranza vide con un anticipo di dieci anni ciò che stiamo vivendo.
Sacerdoti e scienziati: chissà perché, all'orecchio dell'uomo contemporaneo, questa accoppiata suona male. Il punto è che i dogmi del positivismo, sposati sia da molti ambienti liberali sia dalle dittature novecentesche, detti e ripetuti infinite volte, hanno fatto breccia nell'immaginario collettivo, nutrito da una versione banale, zoppa e antistorica dell'affare Galilei. La realtà, però, è facilmente verificabile: all'origine della scienza sperimentale moderna vi sono essenzialmente uomini religiosi, profondamente religiosi; uomini per i quali studiare la natura altro non è che cercare di leggere il libro scritto dal Creatore, andare alla ricerca delle sue tracce, delle sue orme. Senza nessuna presunzione di possedere ogni verità, di ridurre la causa prima alle cause seconde, di trasformare la scienza sperimentale in una fede, di farne una metafisica onnicomprensiva... Così è stato per Keplero, Newton, Maxwell, Volta, Galvani, Planck, e per tantissimi altri giganti del pensiero scientifico. Così è stato anche per numerosi sacerdoti che hanno contribuito con il loro lavoro alla nascita della citologia, della biologia, della genetica, della cristallografia, della geologia, dell'astronomia... Nomi a tutti noti, come quello di Gregor Mendel, e meno noti, come quello di Georges Lemaître, padre del Big Bang, o del tutto dimenticati come quelli dell'Abbé René Just Hauy, di padre Corti, padre Venturi, padre Bertelli.
Per Alessandro Cecchi Paone la laicità è un metodo, non una religione. E proprio per contrastare ogni forma di ideologia laicista - i cui unici valori non negoziabili sono libertà, fraternità e uguaglianza - ha accettato il confronto con un interlocutore esperto in tematiche religiose per esporre le ragioni della sua scelta di campo su alcuni nodi che animano da tempo il dibattito fra laici e cattolici: libertà di coscienza, autonomia della ricerca scientifica, etica economica, orientamento sessuale, eutanasia, fecondazione assistita, parità di genere. Una disputa senza esclusione di colpi sulle grandi questioni dell'esistenza e del vivere civile, che secondo il famoso giornalista e divulgatore necessitano di una legislazione più aggiornata ai tempi, libera dalle ingerenze del Vaticano, ma anche di tanti atei-devoti, perbenisti e benpensanti, che difendono la necessità di una religione civile. In sintonia con papa Francesco, che dalle colonne di "Repubblica" ha recentemente invitato credenti e non credenti a dialogare in modo aperto e senza preconcetti sulle realtà della fede, questo libro spalanca orizzonti nuovi e traccia piste di ricerca appassionanti.
Essere il figlio della "coppia più bella del mondo" non lo ha reso un ragazzo felice, ma lo ha costretto a un lungo cammino di ricerca interiore. In questa confessione a cuore aperto Giacomo Celentano - secondogenito di Adriano e di Claudia Mori - racconta la sua esperienza di depressione e il percorso di guarigione psichica e spirituale che lo ha portato all'accettazione di sé e alla serenità grazie a un cammino di fede iniziato a Lourdes, durante un pellegrinaggio con i suoi genitori. Sono rievocati gli anni sereni dell'infanzia, quando papà Adriano gli parlava di Gesù, le prime crisi dell'adolescenza, fino al profondo disagio della fatica di vivere e della malattia. Sono pagine toccanti, in cui Giacomo racconta anche i suoi quaranta giorni in monastero, il desiderio confuso di farsi monaco e poi la scoperta dello straordinario potere curativo della preghiera. Una storia di malattia e guarigione. Una testimonianza di fede.
In questo libro l'autore riflette sulla figura del sacerdote delineandone un profilo che combacia perfettamente con l'insegnamento della Chiesa e della tradizione cattolica aggiornata con il Concilio Vaticano II. Introduzione di Giampaolo Crepaldi.