La dignità umana è un’idea a cui molti fanno appello nei discorsi pubblici su scottanti temi etici, che riguardano l’inizio della vita umana, le cellule staminali, la medicina predittiva, la povertà infantile e l’equo accesso all’istruzione, il fine-vita.
Per approfondire questo tema è stato applicato con successo un preciso e collaudato metodo ecumenico: guardare a ciò che unisce.
Pastori e teologi luterani e vescovi e teologi cattolici non nascondono le differenze di interpretazione, ma mettono in luce i dati comuni alle due Chiese per superare le divergenze e costruire delle proposte spendibili pubblicamente.
Il testo è di capitale importanza anche perché illustra i vari modelli di argomentazione etica con una chiarezza mai usata prima e dà un’interpretazione ecumenica di Genesi 1-3 e di Matteo 5, il discorso della montagna.
Quando il 13 aprile 1986 Giovanni Paolo II entrò nella sinagoga di Roma la notizia fece il giro del mondo. Non accadeva dai tempi di Pietro che un papa entrasse in sinagoga. Quel gesto, che marcava un eccezionale avvicinamento fra cristiani ed ebrei, era opera di due personaggi a loro volta d'eccezione, papa Wojtyla e il rabbino capo di Roma Elio Toaff. Per Toaff era il coronamento di una vita spesa per intero a servizio dell'ebraismo e degli ebrei. Egli volle allora ricapitolarla in questa memoria, che con un racconto sereno e saggio, ma non indulgente, attraversa il fascismo, la persecuzione, la guerra, la nascita di Israele, il rapporto della società italiana con l'ebraismo, l'antisemitismo ritornante. Arricchito da testi e testimonianze, il ritratto della maggiore e più amata figura dell'ebraismo italiano.
Islam e cristianesimo - pubblicato per la prima volta nel 2004, a dieci anni dalla morte dell'autore - riunisce due testi inediti. Il primo, intitolato I tre pilastri del conformismo, si compone di tre capitoli: «Siamo tutti figli di Abramo», «Il monoteismo» e «Le religioni del Libro», nei quali l'autore analizza e smonta i tre concetti. Secondo Ellul, la comune discendenza abramitica sulla quale si fonderebbe la parentela tra ebrei, cristiani e musulmani è priva di fondamento. Inoltre l'Islam nega al cristianesimo lo statuto di religione monoteista: a Gesù Cristo, incarnazione di un Dio d'amore, i musulmani contrappongono Allah, sovrano unico e inaccessibile nonché giudice implacabile delle azioni umane. L'autore, infine, nell'analizzare i testi sacri alla base delle due religioni, evidenzia alcune differenze inconciliabili: se il Corano è il libro della costrizione, della sottomissione e non offre all'uomo alcuna speranza di salvezza, la Bibbia, al contrario, contiene una promessa di libertà, e la rivelazione di un Dio che parla al credente e soffre con lui. Il secondo testo è una prefazione scritta da Ellul per il libro di Bat Ye'or «The Dhimmi. Jews and Christians under Islam», in cui è affrontato il problema della dhimmitudine, cioè la condizione degli "infedeli" nelle società islamiche. L'Islam vi è presentato come una religione che non si evolve né dal punto di vista giuridico né da quello politico, che ha stabilito uno status di inferiorità per i popoli sottomessi.
È ridicolo se non aberrante pensare a Dio come a Qualcuno che abbia nella Sua agenda l'obiettivo di "vincere". La Sua onnipotenza si ferma di fronte alla nostra libertà, chiamata semmai ad essere "convinta" o meglio "avvinta" in una genuina esperienza religiosa. L'interiorità di quest'ultima è palesemente secondaria o del tutto assente in quasi tutto ciò che si pretende di dire o di fare in Suo nome. Il fine non può che essere l'uomo, vale a dire un'umanità fatta di volti e di storie uniche e irripetibili al servizio della quale ogni occasione dovrebbe apparirci come una suprema grazia dataci non tanto per dimostrare che stiamo dalla parte giusta, ma da quale parte ci situiamo nell'eterno e irrisolvibile confronto fra bene e male, luce e tenebre, vita e morte.
È necessario, dunque, chiedersi se è possibile un dialogo tra Cristianesimo ed Islam? A causa dei molteplici e complessi pregiudizi su entrambi le religioni, molti ritengono che il dialogo tra Islam e Cristianesimo sia impossibile. Il dialogo tra Islam e Cristianesimo potrà essere fruttuoso nel momento in cui da entrambe le parti ci si impegnerà a smussare i pregiudizi e i fraintendimenti che rischiano di diventare assunti. Un Dio che cerca a tutti i costi di sottomettere l'uomo a sé non è Dio. Dio non ha bisogno di sentirsi grande, di essere riconosciuto a tutti i costi. Le categorie che usiamo per leggere Dio sono troppo umane e non permettono di accettare che Dio trascende l'uomo e che non usa categorie umane di pensiero. Pertanto, ciò che rende grande una religione è proprio lo spazio che l'uomo dà a Dio, perché si possa rivelare all'uomo. Una religione diventa sempre più povera, quando si pone Dio in parametri umani. Dio non può essere interpretato secondo schemi umani. Dio non può essere conosciuto se non è Lui stesso a rivelarsi. Una religione che combatte una guerra nel nome di Dio sicuramente non risponde al desiderio di Dio.
«Tra il 1951 e il 1955 de Lubac pubblicava a Parigi le due opere principali dedicate al buddhismo: Aspects du Bouddhisme e Amida, frutti di un ventennio di studi e d'insegnamento, poi edite nel 1979 nel volume 21 dell'Opera Omnia in lingua italiana. A queste seguiranno, a breve distanza di tempo, ha rencontre du Bouddhisme et de l'Occident (1952) e, dopo un trentennio, le ultime più mature riflessioni su questo tema nei tre saggi pubblicati in Appendice al tomo il, ventiduesimo volume dell'Opera Omnia edita da Jaca Book nel 1987. Sono questi gli scritti che ora vengono ripubblicati, in un'epoca oggi segnata dalla globalizzazione e da flussi migratori di rilevanza mondiale, che ridanno piena attualità a questi scritti già fondamentali dal primo loro apparire. La prospettiva principale sotto la quale è esaminato il buddhismo è lontana tanto da pregiudizi negativi, quanto da irenismo o sincretismo. Convinto che l'uomo è un mistero a se stesso, e che il fenomeno universale del misticismo esprime l'agostiniana, inesauribile sete di Dio - inquietum est cor nostrum donec requiescat in Te - l'Autore esplora le vette buddiche come un alpinista, attratto dalle vette delle varie religioni e filosofie, che però considera come "tante cime separate da abissi". Sempre vigile e attento nell'evitare "l'orgoglio europeo" denunciato da Camus, e la dipendenza dalle "teorie puramente occidentali" secondo l'ammonimento di Guénon, il Nostro c'introduce nel cuore del pensiero buddhista, traboccante di compassione e verità universali. La mistica buddhista e il suo intreccio filosofico ed etico vanno esaminati, ci raccomanda de Lubac, con il supporto di rigorose analisi storiche, filologiche e scientifiche, ponendo attenzione all'evoluzione plurimillenaria delle dottrine e al vario condizionamento geografico, culturale e sociale nel quale il buddhismo prende forma». (Dall'Introduzione di Pier Francesco Fumagalli alla Sezione sesta dell'Opera Omnia)
La Santa Montagna dell’Athos, ultimo grande rifugio dei monaci dell’impero bizantino, che l’invasione araba prima e poi l’avanzata dei turchi selgiuchidi avevano progressivamente risospinto a occidente, è il cuore spirituale dell’Ortodossia: luogo di ricerca di Dio e accoglienza dell’uomo in ricerca, spazio aperto per la custodia della tradizione (o meglio delle molteplici tradizioni delle Chiese ortodosse: bizantina, slava, romena, georgiana e, fino al XIII secolo, anche latina), ma soprattutto vivente testimonianza della vita secondo lo Spirito.
Con i suoi venti monasteri con monaci di diverse nazionalità, il Monte Athos è un autentico laboratorio d’integrazione della diversità culturale, un ponte per la riconciliazione di culture e tradizioni diverse e, infine, un segno concreto di come, nel rispetto della libertà della persona, l’unità nella diversità sia possibile.
Della poliedrica eredità culturale e della viva realtà spirituale della Santa Montagna, testimoniano anche i saggi raccolti in questo secondo volume della collana Monte Athos: Percorsi di spiritualità, dal titolo suggestivo di L’Athos e l’Occidente
Il volumetto di Fulvio Ferrario e William Jourdan si rivolge a quanti intendono acquisire gli strumenti essenziali per conoscere e capire l’ecumenismo nonché a quanti, in una fase assai difficile del dialogo tra le chiese, desiderano approfondire la riflessione.
Con queste pagine Fulvio Ferrario e William Jourdan propongono «un abc dell’ecumenismo e del dialogo, in particolare tra le confessioni cristiane» in un’ottica protestante, con la consapevolezza della propria parzialità ma anche del contributo che le chiese evangeliche hanno offerto, e ancora possono offrire, a quel cammino in direzione dell’unità che ha iniziato a cambiare la storia del cristianesimo.
Un piccolo libro introduttivo, dedicato al pubblico non specialistico, per ripercorrere la storia, in particolare del XX secolo, le speranze, i risultati raggiunti, i problemi aperti e le prospettive del lungo cammino ecumenico.
Nel 1931 Gandhi è a Roma per una visita ufficiale. Uno degli incontri che più gli stanno a cuore è quello con una religiosa italiana pressoché sconosciuta ai più: Sorella Maria. Un'anima mistica, colta ma senza pretese intellettuali, in contatto con centinaia di persone d'ogni origine e nazionalità. Indipendente ed estroversa nelle manifestazioni religiose, questa donna, nel suo eremo umbro, ha iniziato un'originale avventura spirituale e umana all'insegna dell'amicizia e del dialogo, al di là delle barriere religiose e culturali. Questo volume, attraverso l'epistolario tra Sorella Maria e Gandhi (durato vent'anni, dal 1928 al 1948, quando il Mahatma fu ucciso da un estremista) svela un'amicizia tra mondi diversi che oggi può essere di aiuto a comprendere e a vivere, senza lasciarsi condizionare dalla paura, questi anni diffìcili di inizio millennio.
Incontro, confronto pacifico, reciproca conoscenza, senso di fraternità: di tutto ciò sono imperniate le riflessioni di papa Francesco riguardo alla questione del dialogo tra le religioni. Nell'arco del suo pontificato sono stati diversi i momenti in cui il pontefice ha affrontato questi temi il cui approfondimento si rivela estremamente necessario e urgente oggi. Ecco una raccolta dei più significativi passaggi tratti da documenti, esortazioni, encicliche e discorsi del papa.
In un periodo storico nel quale non è chiaro quali siano i percorsi ecclesiali e teologici da intraprendere, il pensiero di Paolo De Benedetti (1927-2016) è essenziale e provocante. Mette in dubbio la logica occidentale nel fare Teologia. La mette in crisi e ci mette in crisi. Costringe chi lo ascolta a non essere banale nel parlare di Dio, della Bibbia, della fede e della vita. Nel leggere le Scritture Paolo De Benedetti spinge l’intercolutore a non fermarsi mai al primo “senso”, ma ad andare sempre oltre, fino ad arrivare al “settantunesimo senso”, cioè al “proprio” senso. Per De Benedetti la realtà della fede è misteriosa e sfuggente. Come il volto di Dio, che si mostra ma nello stesso tempo si nasconde, in un gioco quasi sempre incomprensibile. Le pagine di questo piccolo libro rileggono la vicenda esistenziale di Paolo De Benedetti come vicenda teologico- ecclesiale capace di aprire nuove piste di riflessione e di azione.
Il monaco benedettino Henri Le Saux (1910-1973) è stato protagonista di una delle vicende teologiche e spirituali più singolari del Novecento. Egli, infatti, nel 1950, insieme a Jules Monchanin, ha prima fondato in India l'ashram di Shantivanam - che rappresenta a tutt'oggi una pionieristica testimonianza di inculturazione monastica -, ed ha successivamente condiviso la vita ascetica degli eremiti e dei monaci itineranti indù, giungendo a sperimentare, come prete e monaco cattolico, l'esperienza spirituale dell'advaita, ovverosia quell'unione mistica col divino che l'induismo vedantico legge in termini di non-dualità, che egli ha cercato di ricomprendere in chiave cristologica e trinitaria.