Un fatto è certo. Il panopticon esiste, ed è il web: un panopticon singolare, cieco, e con al posto di controllo non un essere umano ma una memoria infinita, e con un sapere che è essenzialmente burocratico. Tutto questo urta frontalmente con quanto ci era stato detto all'apparire del web, e cioè che i nuovi media avrebbero portato emancipazione, e tendenzialmente una riduzione del lavoro. Per quello che abbiamo visto sin qui, il web non è emancipazione ma mobilitazione. Non si limita a fornire ai suoi utenti nuove possibilità informative ed espressive; diviene lo strumento di trasmissione di responsabilità e ordini finalizzati al compimento di azioni. Trasformando ogni contatto in una richiesta che esige una risposta individuale, il web è un grande apparato su cui non tramonta mai il sole, in cui si lavora senza neppure sapere di stare lavorando. La risposta fondamentale che vuole il web è quella suggerita dallo smartphone quando si digita la s: "Sto arrivando!".
La collana "Piccola filosofia di viaggio" invita Riccardo Barlaam, giornalista e sportivo di resistenza, a raccontarci la vertigine della salita a pedali, sfida al proprio limite e alla fatica che, per una strana alchimia, si trasforma in ebbrezza e gioia intima soltanto all'arrivo, in alto. Dove l'infinitamente piccolo si trasforma in tutto.
Che cos'è la giovinezza? Che cosa è stata per le innumerevoli generazioni che ci hanno preceduto? E che cosa significa essere giovani, oggi? È una condizione trionfante e privilegiata dell'esistenza, tanto che il giovanilismo è diventato il paradigma di vita nelle società neoliberiste (si è giovani finché si è in grado di consumare), oppure è qualcosa di altamente problematico e di falso? Di "terribile"? Sono queste le domande che si pone uno dei maggiori filosofi viventi in questo breve ma ricchissimo libro. La giovinezza vi viene considerata come quella fase cruciale della vita in cui si decide se costruire la propria esistenza o bruciarla. Se nelle società attuali, venuto meno il potere che aveva la tradizione di dare un senso alle cose, si è condannati a un'adolescenza infinita, e l'adulto diventa niente più che un adolescente con qualche mezzo in più per consumare, quale idea è ancora in grado di radicarsi nei giovani perché attingano quella "vera vita" di cui Rimbaud, il poeta della giovinezza, diagnosticava l'assenza? Badiou offre una risposta paradossale: bisogna, socraticamente, corrompere i giovani, distoglierli dall'universo luccicante delle merci, creare per loro le condizioni di un nuovo pensiero che sappia farsi fratello del sogno.
Alle soglie del nuovo millennio, la meditazione di Nietzsche sull'uomo appare sempre più quella di un veggente, capace di diagnosticare per primo la solitudine dell'individuo di fronte al crollo della metafisica e della morale. "Al di là del bene e del male" è il testo in cui la filosofia del nichilismo si addentra nella maniera più inquietante nel groviglio di contraddizioni in cui "la morte di Dio" ha precipitato l'esistenza. Il risultato è un grande "romanzo" sui due mali del mondo contemporaneo: l'alienazione e la nevrosi.
Nei momenti di difficoltà la realtà diviene sfuggente e il coro dei ben pensanti prova a districare la complessità del sociale attraverso discorsi astratti e razionali. Michel Maffesoli, invece, invita il lettore a riconciliarsi con il silenzio, abbandonandosi al mistero. Le parole non sono in grado di cogliere il reale, perché esso è fatto della potenza dei sogni, di fantasmagorie, di fantasie. Il reale è sfuggente, ineffabile e giunge a conoscibilità solamente quando prende corpo negli oggetti del quotidiano, nel "divino sociale". Attraverso la sua analisi erudita, l'autore tenta di comprendere il ritorno del "sacrale", ovvero del bisogno collettivo di una comunione emozionale, della condivisione e della scomparsa nell'Altro: l'altro della comunità, del cosmo, della deità.
Tre motivi per leggerlo: perché è una lettera illuminante scritta da un filosofo più di tre secoli fa e ancora oggi essenziale. Perché è un manifesto contro la malinconia e l'eccesso di serietà. Perché è un inno alla leggerezza che è l'anticamera della libertà.
Quattro compagni di treno occasionali parlano di stregoneria e scienza, della verità, della differenza tra credere, sapere ed essere certi di qualcosa, dei valori morali e del loro ruolo nelle nostre decisioni, e di molte altre cose. Soprattutto - è questo il filo dell'intero dialogo - parlano del relativismo, di cui uno di loro, Zac, è un convinto difensore. Secondo Zac, in caso di dissenso ("io ho ragione, tu sbagli") è sempre questione di punti di vista: ciascuno dei contendenti può aver ragione dal proprio punto di vista. Se il relativismo uscirà malconcio dalla discussione, persino nei casi in cui sembrerebbe a prima vista del tutto plausibile, quella che emerge con forza è l'utilità della filosofia nella vita delle persone.
Nella situazione filosofica contemporanea si danno le condizioni per una nuova attenzione alla "tradizione", contro la quale si è svolta una linea ben determinata del pensiero moderno. Recuperato il concetto di "tradizione", il pensiero tradizionale sviluppa, confrontandosi con la modernità, una visione dell'uomo - nel suo rapporto essenziale con la Trascendenza, in un orizzonte di mistero, e nella sua situazione di peccato - alternativa a quella del pensiero moderno, che tende a definirlo unicamente per il suo rapporto con il mondo, ora esaltandone le capacità di dominio ora riassorbendolo in esso (il pensiero forte e il pensiero debole). Il testo affronta gli aspetti fondamentali del pensiero tradizionale (il nesso verità-libertà, il problema sociopolitico e il rapporto fra persona, corpo e natura) svolti sulla base della sua definizione dell'uomo.
Il problema religioso è inscindibile da quello filosofico: non si può arrivare al vertice e conquistarlo che partendo dalla base. Quest’opera di appassionata e profonda ricerca filosofica ha impegnato l’Autore per decenni: non a caso la chiamava «l’opera di tutta una vita». In essa si coglie il cominciamento metafisico ch’è un atto di libertà verso la verità che salva.
Questo volume ha uno scopo ben preciso, ch'è quello d'introdurre alla comprensione diretta della «dialettica» marxistica com'essa si trova nelle sue fonti che sono Hegel, Feuerbach e Marx per attingere il significato originario e cogliere i momenti cruciali della sua problematica; ecco perché l'A. ha scelto testi fortemente teoretici ma meno conosciuti, soprattutto del primo Marx. L'antologia di testi scelti e tradotti da Fabro è preceduta da una profonda introduzione di oltre cento pagine dove l'A. mostra la convinzione – e dà volentieri atto a Feuerbach e a Marx –, che l'esito nel senso di conclusione essenziale o essenzializzazione del principio moderno della coscienza è, e non può essere, che l'ateismo.
Una teoria generale del Significato nella scienza, nell'arte, nel mito, nella religione. Michael Polanyi è l'audace teorico della conoscenza scientifica come "conoscenza personale". In Significato (Meaning), l'ultima sua opera pubblicata nel 1975, realizzata con l'aiuto di Harry Prosch, allarga il suo precedente disegno teorico traducendolo in una teoria generale del significato. Non solo i territori della scienza, ma anche quelli dell'arte, del mito, della religione, l'intero universo degli esseri viventi, sono visti come inesauribili riserve di senso entro le quali l'uomo, attraverso la forza dell'immaginazione, realizza la sua vocazione più autentica, quella di essere creatore e portatore di significati. L'ampia e dettagliata Introduzione di Carlo Vinti ne illustra analiticamente i temi più rilevanti.
In tempi ormai poco propensi ad accogliere con facili entusiasmi gli sforzi di organizzazione globale delle summae, particolarmente nel campo estetico, l'Intuizione creativa di Jacques Maritain si impone ancora per l'acutezza dell'analisi e la poderosità della sintesi, per la sicurezza del gusto e la vastità di una cultura che spazia audacemente per i tempi e per le ragioni della creatività artistica, sorretta da un'idea e da una fede. Nella visione di Maritain la lezione degli amati maestri francesi e anglo-americani, da Baudelaire a Mallarmé a Poe a Breton a Eliot, si fonde organicamente e intelligentemente con l'insegnamento non solo di san Tommaso, ma anche di Platone e Aristotele, in una sintesi tanto pronta all'astrazione filosofica quanto attenta ai valori concreti del singolo testo e della singola opera d'arte. Il terreno su cui si muove l'indagine non è quello, chiuso e finito, di precedenti sistemazioni, ma quello vivo e inesauribile delle poetiche e dei testi poetici. Questo spiega l'originale struttura del libro, in cui ogni capitolo è concluso da un elenco di Testi senza commento degli autori più diversi, e che si avvale di un ricco corredo iconografico, che illustra l'arte degli antichi templi indiani così come quella di un Klee o di un Kandinskij. In un doppio e reciproco movimento, Maritain parte dai suoi autori per dare l'impostazione della propria indagine, e insieme torna a loro per trovarvene una conferma.