
In questo libro, Luce Irigaray, uno dei più innovativi pensatori del nostro tempo, torna a interrogare il rapporto con l'alterità. Siamo infatti abituati a considerare l'altro come un individuo tra tanti senza dedicare abbastanza attenzione al mondo e alla cultura a cui appartiene. La nostra maniera di vivere l'alterità risulta quindi sottoposta ai nostri propri valori e l'altro, sia esso il nostro compagno o la nostra compagna, un figlio, un amico, un'amica, oppure uno straniero, è avvicinato come un simile. La differenza tra noi è allora percepita in modo esclusivamente quantitativo, non qualitativamente, e questo non favorisce la coesistenza, la pace, l'amore. Dopo la critica nietzcheana alla tradizione culturale dell'Occidente e la decostruzione heideggeriana della nostra concezione della verità, Luce Irigaray, in quanto donna, chiama in causa la validità dei concetti di similitudine, similarità, identità e, perfino, uguaglianza, che stanno alla base della logica occidentale. L'autrice spiega come, prima di cercare la trascendenza in qualche ideale soprasensibile, che non corrisponde alla nostra totale e universale umanità, sia necessario rispettare la trascendenza dell'altro, qui e vicino a noi, cioè la sua irriducibile alterità.
UNITÀ IN DIALOGO
Un nuovo stile per la conoscenza
L’uomo non funziona come un calcolatore: non riceve informazioni, non le elabora, non codifica internamente la realtà esterna. Questa la posizione teorica di un indirizzo eterodosso della scienza cognitiva protagonista di un tentativo di innovazione radicale: sostituire il modello classico di riferimento della disciplina – lo schema ingegneristico dell’elaboratore – con un disegno di nuova concezione – lo schema naturalistico del sistema auto-organizzatore. Una proposta rivoluzionaria, che sollecita tutte le scienze a passare a un nuovo paradigma epistemologico e che invita a praticare la conoscenza scientifica come “dialogo”. Il volume delinea l’evoluzione del nuovo modello e ne mette in luce le potenzialità, proponendolo al dibattito della filosofia della scienza, della biologia e della psicologia della cognizione, dell’epistemologia delle scienze umane.
INDICE
Prefazione di Gianluca Bocchi e Mauro Ceruti
Introduzione generale. Genealogia e attualità di un oggetto teorico rivoluzionario
PARTE I – AUTONOMIA E CONOSCENZA. LA SCIENZA IN DIALOGO CON LA NATURA
SEZIONE 1 – L’auto-organizzazione e il dialogo con la natura. Un modello disegnato su uno sfondo epistemologico
L’eredità teorica della ricerca pioniera. Lineamenti genealogici e teorici dell’equazione tra autonomia e cognizione
L’eredità euristica della ricerca pioniera. L’autonomia come esperienza, comprensione teorica e stile di conoscenza
Intermezzo I – Autonomia e metamorfosi della scienza: la genesi di nuovi alberi della conoscenza
SEZIONE 2 – Autopoiesi e descrizione di coordinazione. Costruzione del punto di vista interno, ricostruzione del concetto di cognizione
Teoria dell’autopoiesi ed euristica del dialogo. L’albero della conoscenza nato dalla trasposizione immaginativa nello spazio dell’altro
Il dialogo con l’unità autopoietica. Costruzione teorica dello spazio dell’altro, simmetrizzazione dei rapporti di forza, descrizione di coordinazione
Intermezzo II – Enazione e dialogo
PARTE II – UNITÀ IN DIALOGO. LA CONOSCENZA CHE CREA UNITÀ
Unità dialoganti. Impalcature di una mente radicalmente incorporata
Mirror neurons e meccanismi di mirroring.
La neurofisiologia sperimentale incontra il soggetto emergente interindividuale
La conoscenza che crea unità. Angolazioni sulla regione dell’intellegibilità dialogica
Un elogio dell'immoralismo contro il moralismo ortodosso di vedute ristrette e contro l'eccesso di immoralità. Tenendo come riferimento costante il pensiero di Nietzsche e spaziando dalla filosofia antica a quella contemporanea, l'autore traccia il percorso della morale nei secoli, considerando come disposizione più favorevole alla conoscenza la tendenza a dubitare delle verità precostituite e la ricerca autonoma, fondata sull'esperienza, delle proprie norme di comportamento.
La modernità va verso la fine. Nel postmoderno sembra riaprirsi la dimensione etica e religiosa della coscienza in cui la secolarizzazione non è l'ultima parola, mentre muta il rilievo assegnato al fatto religioso nell'odierno contesto culturale. Le questioni sulla presenza delle religioni nel mondo contemporaneo e sulla possibilità di una teologia volta verso la politica, restano centrali in specie dopo i recenti sviluppi del pensiero laico, in cui alla filosofia si chiede di riappropriarsi dello stimolo proveniente dalle dottrine salvifiche. Tali problematiche esigono di riaprire la domanda sulla verità: di fronte alla presenza del fondamentalismo religioso, è ancora legittimo parlare di verità della religione? È difendibile il teismo dinanzi al dominante naturalismo?
Considerato uno dei massimi filosofi della scienza viventi, sempre in linea e in dialogo sia con un gigante della filosofia come Husserl sia con la semiotica e con Umberto Eco, Jean Petitot ci offre una riflessione approfondita su alcuni dei temi emergenti, i più importanti, delle scienze contemporanee. Attraverso il ripensamento di alcune assunzioni della filosofia trascendentale di Kant, Petitot arriva a un ripensamento radicale del trascendentalismo attraverso una decisa storicizzazione delle scienze. In questo preciso contesto la tradizione italiana del razionalismo critico, variamente sviluppato da pensatori come Antonio Banfi, Giulio Preti e Ludovico Geymonat, costituisce una preziosa fonte di ispirazione e un momento di confronto irrinunciabile.
"Tra tutte le opere di Mises - scrive M.N. Rothbard nella prefazione a 'Teoria e storia' - spiccano quattro immensi capolavori: 'Teoria della moneta e dei mezzi di circolazione' (1912); 'Socialismo' ( 1922); 'L'azione umana' (1949) e 'Teoria e storia' (1957). 'Teoria e storia' - dice sempre Rothbard - resta di gran lunga il capolavoro più trascurato di Mises. E tuttavia fornisce il retroterra filosofico e l'elaborazione della filosofia sottostante a "L'azione umana". È la grande opera metodologica di Mises, che spiega la base del suo approccio all'economia e fornisce critiche brillanti di concezioni decisamente inconsistenti come lo storicismo, lo scientismo e il materialismo dialettico marxista". Lucido sui bersagli da colpire, altrettanto chiaro sull'oggetto e sul metodo delle scienze storico-sociali, come anche sui presupposti e sulle conseguenze politiche di quelle concezioni della storia elaborate dai teorici che hanno combattuto, senza conoscerla, l'economia di mercato, l'economista Mises con "Teoria e storia" ha proposto un'opera che costituisce una pietra miliare nel tormentato ed affascinante sviluppo del Methodenstreit relativo alle scienze storico-sociali.
L'uomo tende a interpretare tutto quanto non rientra nella propria esperienza diretta o nel cerchio rassicurante della tribù come un pericolo, una minaccia anche mortale. Di qui i suoi atteggiamenti aggressivi, per cui il diverso e l'altro vengono intesi come un nemico potenziale o reale. Un pregiudizio che continua ad alimentare i tanti conflitti che squassano le società contemporanee. (Introduzione di Ernesto Ferrero)
Questa introduzione alla filosofia della mente, rivolta in primo luogo agli studenti universitari di filosofia e di psicologia, è focalizzata su di un problema specifico, l'intenzionalità, e proprio per questo si differenzia dai testi attualmente in circolazione, che sono in prevalenza rassegne generali. Presentandosi come un'introduzione teoricamente orientata, il volume permette di allineare, in forma compatta, una serie di problemi utili allo studente per addentrarsi direttamente nello specifico della materia, attraverso la ricognizione ragionata delle varie posizioni degli autori che si sono occupati dei diversi criteri di intenzionalità: da Russell, Husserl e Wittgenstein fino a Searle, Fodor, Dennett e Putnam.
Il confronto tra il giusnaturalismo e il liberalismo è senza dubbio fruttuoso da molti punti di vista. In primo luogo aiuta a meglio definire la natura dell'uno e dell'altro e la loro rispettiva identità. Da un altro profilo permette di evidenziare i punti di contatto e di conflitto fra una concezione etico-politica dei valori e una dottrina politico-giuridica delle istituzioni di governo. Infatti, da una parte, il liberalismo, a partire da John Locke, sarebbe impensabile senza la concezione della legge naturale e dei diritti naturali sviluppata dalla modernità. Dall'altra, l'oggettivismo etico sembra soprattutto agli occhi dell'uomo contemporaneo - difficilmente compatibile con l'ammissione di un pluralismo delle concezioni della vita umana che un governo liberale è per definizione tenuto a rispettare. Questo libro intende soltanto offrire alcuni spunti di riflessione su questo tema generale, scegliendo alcune prospettive settoriali molto limitate e incomplete. Lo sforzo degli autori è quello di collocarsi nella posizione più favorevole all'incontro tra giusnaturalismo e liberalismo, ma non certo in modo acritico e neppure settario.
Come i Greci, Goethe era convinto della necessità di vivere nel presente, di cogliere la felicità nell'istante anziché perdersi nella nostalgia romantica del passato o nel vagheggiamento del futuro. Gran lettore di Goethe, Hadot analizza qui come il maestro tedesco si inserisca nella tradizione della filosofia greca. Una magnifica meditazione sull'epicureismo e sullo stoicismo antichi attraverso la poesia di Goethe che faceva dire a Faust: "Solo il presente è la nostra felicità".
Cos'è l'anima? Dove si trova? Da dove viene? Sin dalle origini della sua esistenza l'uomo ha tentato di rispondere nei modi più diversi a tali interrogativi, nell'ambito di una riflessione sull'anima che ci accompagna da sempre. Scrivere una storia del concetto di anima, come si propongono queste pagine, significa cercare i punti di contatto tra posizioni molto diverse, quando non opposte. L'anima infatti non è mai stata un oggetto univoco, ben definito, semplice, evidente. Il libro si addentra in modo rigoroso nella pluralità di senso che è intrinseca al concetto e che è espressione di una varietà e di una ricchezza sorprendenti. Infatti, trasformandosi continuamente, l'anima ha sempre fatto ritorno dopo ogni dichiarazione di morte, di volta in volta trasfigurata da nuove idee o da rinnovate polemiche, ma capace di adeguarsi a ognuna di esse.
Questa Storia è un sintetico ma esaustivo percorso nella conoscenza della filosofia antica. Ha scopi e impianto spiccatamente didattici che consentono di: fornire allo studente le cognizioni di base necessarie ad orientarsi nella storia del pensiero filosofico; favorire l'apprendimento dei contesti storici e delle costellazioni concettuali più importanti della filosofia con lo scopo di restituire la fisionomia dei movimenti intellettuali all'epoca in cui sono sorti e si sono sviluppati, illustrandone la genesi e gli influssi sui momenti successivi del pensiero. Giuseppe Cambiano insegna Storia della filosofia antica alla Scuola Normale di Pisa. Tra le sue prinicipali pubblicazioni, la traduzione di Platone, 'Dialoghi filosofici' (Torino 1970-81).