La percezione è uno dei campi di studio più affascinanti e difficili: per un verso, dietro l'impressionante immediatezza dell'esperienza percettiva si celano spinosi problemi che hanno fatto la storia della filosofia; per l'altro, una padronanza anche superficiale dei fatti empirici che ne sono alla base richiede impegno e competenza in diversi settori. Questo libro è un'introduzione sistematica, la prima in lingua italiana, alla filosofia (analitica) della percezione.
"Se l'ermeneutica filosofica è una nota a piè di pagina di Platone, felicemente indovinata, diventa allora chiaro una volta per tutte che non si tratta di una disciplina specifica dedicata ad un ambito di oggetti limitato. L'ermeneutica filosofica è in realtà filosofia ermeneutica. Contrariamente alle diverse varietà di 'pensiero postmetafisico', l'ermeneutica non incontra alcuna difficoltà con la tradizione risalente a Platone ed anzi, ne è debitrice e vorrebbe proseguirla. Il che non può avvenire attraverso una conservazione museale e neppure attraverso una restaurazione annunciata con "pathos" fondativo, bensì soltanto nel voler-comprendere, nel dire nuovamente e, in modo diverso, qualcosa che solo in questo modo appare identico. La filosofia ermeneutica vuole trattare il senso del comprendere e corrispondervi ".
I temi della fede e della religione, e del loro conflitto con la cultura laica, sono da qualche tempo al centro di un interesse mediatico crescente, alimentato anche dalle polemiche politiche suscitate dal moltiplicarsi degli interventi e delle "scomuniche" del papa e della Conferenza Episcopale Italiana contro la modernità. Mancava fin qui, tuttavia, un testo di discussione, da punti di vista diversi e reciprocamente problematici, sulle ragioni dell'ateismo e della fede. Un confronto tra gli esponenti di tre posizioni ideologiche molto lontane tra loro, accomunate però dal rifiuto di ogni appartenenza accademica: il cristianesimo nietzschiano del "pensiero debole" di Gianni Vattimo, la saggezza atea di una tradizione antica rilanciata da Michel Onfray e l'empirismo naturalistico-esistenziale della "filosofia del finito" di Paolo Flores d'Arcais. In questo insolito dialogo a tre voci emergono tutti gli interrogativi essenziali legati al problema, a partire da quello più generale: quali devono essere i rapporti tra filosofia e ateismo? L'"ipotesi Dio" deve ormai essere considerata superflua anche dalla riflessione filosofica, visto che le scienze ne fanno metodologicamente a meno? Quali sono le conseguenze etiche e politiche dell'essere atei o, all'opposto, credenti?
Democrito e Diogene, Aristippo ed Epicuro non sono di solito considerati i "campioni" della filosofia greca. Eppure, nelle "Saggezze antiche", Onfray ha dimostrato che non hanno niente da invidiare a Platone e Aristotele. Ora, in questo secondo volume della "Controstoria della filosofia", Onfray, teorico per eccellenza dell'ateismo, non ha paura di andare a scoprire proprio il lato più nascosto della tradizione medievale: il cristianesimo edonista. In questa rassegna filosofica, pertanto, non si troveranno sant'Agostino né san Tommaso, ma personaggi dei quali non v'è quasi traccia nei manuali ufficiali, come gli gnostici Basilide e Carpocrate, accanto ai più famosi Lorenzo Valla, Marsilio Ficino, Erasmo da Rotterdam. Pensatori molto diversi fra loro, accomunati però dalla lontananza dall'ideale ascetico, da un progetto che rimanda la felicità alla sfera oltremondana; e tenaci propugnatori di un modello di vita che realizzi qui, su questa terra, quella "saggezza felice" che è la vera vocazione di un sapere capace di porsi come arte del "buon vivere". Il cristianesimo edonista si chiude con l'analisi della figura di Michel de Montaigne, al quale sono riservate le ultime cento pagine.
Le passioni, a lungo condannate come fattori di turbamento, oggi si puntano a controllare dal punto di vista dell'individuo, mentre si mirano a forgiare come strumenti di dominio politico, dal punto di vista sociale. L'opposizione tra ragione e passione fa parte di una costellazione di senso culturalmente condizionata.
Se fosse possibile azzardare un paragone musicale quando si parla dei tanti contributi critici che - nel corso del tempo - sono stati generati dall'opera di Jacques Derrida, si dovrebbe ricorrere necessariamente al contrappunto, vale a dire al rapporto tra voci che sono indipendenti rispetto al ritmo e interdipendenti rispetto all'armonia. Il 12 e il 13 dicembre 2006, presso l'Università degli Studi di Bergamo, si è svolto un convegno che ha messo alla prova la verità di tale polifonia e ha sviluppato linee di fuga e passaggi tonali a partire da quattro parole - scrittura, decostruzione, ospitalità, responsabilità - che, come note su un pentagramma, scandiscono il percorso filosofico di uno dei maestri più importanti del Novecento. Consapevoli del fatto che Derrida non amava celebrazioni o monumentalizzazioni, gli studiosi che sono intervenuti (i quali, tra l'altro, appartengono a generazioni diverse), non si sono chiesti soltanto che cosa Derrida può ancora dare, ma hanno cercato di comprendere in che senso tutto ciò che lo concerne si gioca ora, avviene ora, vale a dire nella piena corresponsabilità del suo gesto di lettura.
Questo libro raccoglie uno dei più interessanti, ma anche dei meno noti, epistolari del Novecento, quello tra il filosofo Martin Heidegger e la moglie Elfride. Si tratta di una eccezionale testimonianza, che svela particolari inediti della vita privata di Heidegger, ritenuto universalmente uno dei più complessi e controversi filosofi del secolo scorso, il cui pensiero appassiona ancora oggi milioni di studiosi. Le lettere scritte da Heidegger alla moglie permettono di ricostruire la figura del grande pensatore tedesco, rivelando il lato nascosto di una personalità ricca di passione ma anche incline alle più comuni debolezze umane. Il libro, pubblicato nel 2005 in Germania ha suscitato un grande scalpore per le rivelazioni che conteneva sulla vita privata del grande filosofo (per esempio si è scoperto che il "figlio" Hermann in realtà era nato in seguito ad una relazione adulterina della moglie).
Quante volte siamo rimasti colpiti da una frase? Alcune frasi hanno il potere di toccarci in profondità, tanto da farci non solo esclamare "È vero!", ma anche individuare i nostri punti nevralgici, sciogliere nodi d'incertezza, illuminare scenari mentali prima immersi nell'oscurità e aprirci prospettive fino a quel momento invisibili. Come spiega l'autore di questo efficace prontuario, le frasi magiche appaiono universali e, nello stesso tempo, cucite su misura per noi; si tratta solo di sapere quando usarle e perché. E qui entra in gioco Matteo Rampin che ha raccolto e opportunamente "etichettato" le 100 migliori citazioni da lui usate nella pratica professionale. Sono citazioni da poeti, filosofi, uomini politici, film e commedie, pronte per una veloce consultazione e un uso immediato, ma anche utili da scorrere una dopo l'altra, in un ripasso, piacevole e illuminante, dei nostri meccanismi mentali e delle nostre domande e risposte su noi stessi, sugli altri e sul mondo che ci circonda.
In questo volume viene presentata per la prima volta la traduzione italiana del Commentario alla Metafisica" di Aristotele. Con testo greco a fronte."
Il volume è una raccolta di oltre 8000 citazioni di massime, pensieri, aforismi, paradossi di tutti i tempi e tutti i paesi. Secondo un criterio alfabetico sono raggruppati per categorie, da abitudine a volubilità, l'essenza della saggezza antica e moderna con citazioni, note e meno note, di autori come Dante, Bacone, Balzac, Boccaccio, Byron, Carducci, Santa Caterina, Chamfort, Cicerone, Confucio, Diderot, Euripide, Flaubert, Foscolo, Galileo, Goethe, Guiccardini, Hugo, Kant, La Rochefoucauld, Leonardo, Leopardi, Machiavelli, Manzoni, Marco Aurelio, Mazzini, Moliere, Montaigne, Montesquieu, Nietzsche, Orazio, Ovidio, Pascal, Petrarca, Plutarco, Quintiliano, Renard, Rousseau, Ruskin, Schiller, Schopenhauer, Seneca, Shakespeare, Stendhal, Swift, Tacito, Tolstoj, Voltaire, Wilde. Di ogni autore in lingua straniera viene offerta anche la versione in originale. Completa l'opera un indice degli autori e un indice delle materie.
Vi hanno mai raccontato quella di Platone al bar con un ornitorinco (anzi un'ornitorinca)? Che cosa centra Aristotele con i nipotini della signora Goldstein? Che ci fa il Padreterno in un casinò di Las Vegas? Se pensavate che la filosofia fosse una disciplina ostica e noiosa dovrete ricredervi. Dall'agnosticismo allo zen, dall'ermeneutica all'eternità, in questo libro i concetti filosofici vengono chiariti da barzellette, e ogni battuta trasuda filosofia. Perché, in fondo, inventare e raccontare barzellette è come costruire ed esporre concetti filosofici. Ancora non sapete quanti filosofi ci vogliono per avvitare una lampadina? Lo scoprirete nel libro, dove paradossi, dialoghi, aneddoti e barzellette si susseguono a ritmo incalzante per ridere della filosofia e, finalmente, capirla.