"Amate i vostri nemici". La dinamica evangelica dell'amore descrive questa parabola: dall'amore di se stessi ad amare il prossimo come se stessi, a farsi prossimo dell'estraneo e a trovare il prossimo nel nemico. Quest'ultimo stadio è il perdono.
Quando gli uomini si abbandonano alla rabbia e all'odio, precipitano in una spirale senza fine che distrugge gli individui e le società. Solo il perdono un perdono non superficiale e formale, ma frutto della "meditazione profonda" - può spezzare quella spirale e diventare fonte di crescita a livello individuale e fondamento di una pace vera: il perdono e la compassione per il dolore e la sofferenza altrui sono indispensabili per creare un circolo virtuoso che possa migliorare l'esistenza dell'umanità. È questo il messaggio che il Dalai Lama affida a questo libro, frutto delle conversazioni con il giornalista e studioso Victor Chan. Premio Nobel per la pace nel 1989, Tenzin Gyatso, XIV Dalai Lama, è la massima autorità del buddhismo tibetano.
In un tempo in cui la religione diventa il pretesto per giustificare azioni criminali e in cui il sospetto divampa tra chi appartiene a fedi diverse, pur avendo radici comuni, la lettura di questo libro ci restituisce la speranza, la certezza cioè, che il credere nella trascendenza sia un messaggio di pace. Al tempo stesso vivere una fede intensamente significa pure raggiungere la pace interiore e trasmetterla al nostro prossimo.
Il libro racconta l'esperienza ventennale (1963-1982) in Giappone del missionario saveriano padre Marco, alias l'autore, L. Mazzocchi. Questa lunga e ricca esperienza mette in contatto padre Marco con la cultura e la religione giapponese (il Buddismo Zen) attraverso le tante persone che il suo ruolo gli fa incontrare. Da questo incontro il missionario uscirà cambiato in profondità nel suo modo di intendere la sua missione, quella della Chiesa, e nel suo modo di credere e vivere il Vangelo. Il racconto si apre con l'incontro-scontro con lo Zen, che avviene casualmente nell'incontro con un monaco buddista, missionario dello Zen in Italia, durante un viaggio in aereo. I due missionari, costretti a una sosta forzata, fanno amicizia e si scambiano reciproche lettere di valutazione sincera sulle rispettive religioni. Il testo si conclude con due lettere finali (una al monaco buddista e una alla chiesa cattolica) in cui l'autore perviene alla sintesi della sua maturazione personale, raggiunta dopo momenti di ripensamento, di crisi, di illuminazioni, di intuizioni.
Questi dialoghi vedono il Dalai Lama a confronto con cinque scienziati e con uno storico in una approfondita indagine sui nuovi orizzonti aperti dagli studi più avanzati di cosmologia e di fisica. Che posto ha il pensiero in un mondo governato da leggi? E come la conoscenza della natura può aiutare la meditazione sui grandi temi della vita, della morte, del dolore e della felicità? Un confronto tra spregiudicatezza scientifica e profonda spiritualità che rispetta i diritti della scienza come quelli dell'esperienza religiosa senza che l'una pretenda mai di prevalere sull'altra.
Un uomo comune, con responsabilità lavorative e familiari, può raggiungere il nirvana o l'illuminazione? Un manager indaffarato può coltivare la spiritualità? Le emozioni negative sono tutte uguali o ne esistono di tipi diversi? Come possiamo rimanere sereni di fronte alle ingiustizie umane e alle devastazioni ambientali? Nell'ultimo libro Sua Santità il Dalai Lama risponde a queste e ad altre domande interpretando l'ineguagliabile saggezza del Buddha e adattandola al mondo contemporaneo. Parla delle molte strade che conducono alla realizzazione di sé, del bisogno di superare le emozioni negative per sviluppare la consapevolezza.
Il presente lavoro segue l'articolato complesso storico geografico del buddismo come l'evolversi di un unico essere vivente che, 2500 anni fa, percepì la sofferenza e si mise in cammino per trovare e percorrere la via che conduce all'uscita da questa condizione di dolore e si offrì al futuro come testimone di una concreta e distinta possibilità di salvezza. Questo espediente permette di guardare al buddismo come a un continuum, dedicando solo l'attenzione indispensabile agli enunciati formali e alle dottrine. Ne consegue un discorso veloce, scorrevole, dove ognuno può ascoltare quella parte dell'insegnamento buddista in sintonia con lo sviluppo ora della sua propria vita.
GLI AUTORI
Mauricio Y. Marassi, nato a Buenos Aires nel 1950, ordinato nel 1980 nel monastero di Antaiji, Giappone, vive a Fano. Partecipa, dalla fondazione, alla comunità Stella del Mattino. Annualmente tiene un seminario presso l'Università di Urbino.
Insieme con G.J. Forzani ha curato le seguenti opere di Eihei Doghen: Il cammino religioso (Bendowa) (Marietti 1990), Divenire l’essere (EDB 1997), La cucina scuola della via (EDB 1998).
Un vero e proprio viaggio, un percorso accidentato ma intenso, in cui al movimento reale nel mondo fisico e nella geografia dei luoghi indiani (ma anche europei e americani) corrisponde un ben più intenso e profondo cammino di ricerca interiore. Pankaj Mishra viaggia e intanto racconta la storia di Buddha, cerca e mette in discussione se stesso e il suo mondo, guarda la realtà contemporanea con occhi lucidi e spietati, mettendone in mostra le più feroci contraddizioni: la povertà crudele e la corsa agli armamenti nucleari, il terrorismo, la repressione politica e i consumi dissennati. Pankaj Mishra offre un libro di ricerca interiore e sapienziale, un itinerario spirituale alla ricerca del Buddha e della sua verità.
Rivista bimestrale n. 155/settembre - ottobre 2006. Buddhismo.
La bahagav-gita" e un poema scritto in sanscrito, che per milioni di hindu rappresenta il testo sacro nel quale sono condensati in modo mirabile gli ideali e le dottrine religiose di una corrente dell'Induismo" La Bhagavad-gita" e lo scritto piu diffuso e conosciuto dell'Induismo. "Non c'e una sola circostanza nella vita di una persona, in famiglia o nelle sue varie attivita, in cui non si faccia riferimento a questo poema". "Il Canto del glorioso Signore" - e questa la traduzione del titolo - e un episodio tratto dall'immenso poema Mahabharata e presenta un lungo colloquio tra il principe Arjuna e il suo auriga, che si rivela poi essere Krishna, una delle benefiche manifestazioni del dio Vishnu. Nel poema, attraverso le parole del dio, vengono esposte varie dottrine su dio, sull'uomo e sul mondo, che arrivano a comporre una vera lezione di vita impartita da Krishna al principe. Il dio, in questo modo, dissipa i molti dubbi di Arjuna e gli indica la strada da percorrere per essere liberato dal samsara, cioe dal ciclo delle rinascite e delle morti. "
IL LIBRO
Il 6 luglio 1935, da una famiglia di poveri contadini di Taktser, un villaggio nella regione dell’Amdo in Tibet, nasce un bambino di nome Lhamo Thondup.
Nel 1939, dopo aver superato varie prove, il giovanissimo Lhamo viene portato nel monastero di Kumbum e qui, oltre a essere riconosciuto come la reincarnazione del XIII Dalai Lama Thubten Gyatso, è proclamato Dalai Lama a sua volta e ribattezzato con il nome di Tenzin Gyatso, ovvero «Oceano di saggezza».
Inizia così la vicenda di un uomo fuori dal comune, che è allo stesso tempo una grande guida spirituale e la suprema autorità dei tibetani: dall’educazione a Lhasa dove gli viene conferito il titolo accademico più importante, il «Geshe Lharampa», all’assunzione anzitempo, nel 1950, della carica di capo di Stato del Tibet in seguito all’occupazione cinese delle regioni dell’Amdo e del Kham; dai difficili rapporti con Mao Zedong al fallimento della rivolta popolare contro gli invasori e alla conseguente fuga, nel 1959, a Dharamsala, in India, dove risiede tuttora con il governo tibetano in esilio.
Da quel momento, Tenzin Gyatso è diventato il primo Dalai Lama a viaggiare in ogni angolo del mondo, per promuovere la causa del suo popolo e soprattutto per far conoscere i principi del buddhismo.
I suoi appelli per una soluzione della questione del Tibet, sostenuti da una indomita forza morale e dall’insistito richiamo a una resistenza non armata, gli sono valsi, nel 1989, il premio Nobel per la Pace.
L'AUTORE
Sabine Löhr lavora come giornalista e sta conseguendo il dottorato in indologia. è una profonda conoscitrice del Tibet e del buddhismo tibetano.
Tulku Urgyen Rinpoche, nato nel Tibet orientale 1920, è stato un famoso maestro buddhista vajrayana del ventesimo secolo. Studioso e praticante delle scuole tibetane Kagyu e Nyungma, era il detentore di importanti insegnamenti dzogchen e di 'terma' risalenti al guru Padmasambhava. Si distingueva per le sue profonde realizzazioni meditative e per lo stile d'insegnamento chiaro e conciso, capace di condensare in parole semplici, di immediata rilevanza per lo stato d'animo presente dell'ascoltatore, le sottigliezze della filosofia buddhista.