Dopo aver presentato ai suoi fedeli e lettori gli esercizi spirituali a partire dai quattro Vangeli, monsignor Bruno Forte ci offre, con la medesima profondità e ricchezza, un percorso analogo a partire da cinque grandi nuclei del racconto degli Atti degli Apostoli, il libro di Luca che tratta la fondazione della Chiesa dopo la Pentecoste.
I primi tre, attorno ai quali si organizza la riflessione dell'autore, sono capitoli dedicati alla fondazione e alla missione: La vita in comunione (At 2,42-47); L'essere dei primi credenti "un cuor solo e un'anima sola" (At 4,32-35; 5,12-16); Lo slancio missionario della Chiesa nascente (At 13,14.43-52); gli ultimi due capitoli, invece, ci introducono alle figure di Pietro e di Paolo, presentate come le due grandi immagini della predicazione evangelica: l'uno rivolto al governo interno della Chiesa e l'altro come l'apostolo di una Chiesa in uscita.
La prima comunità credente ci viene così ripresentata, secondo il racconto e la meditazione di monsignor Forte.
Questa edizione della Bibbia è stata ispirata da criteri di praticità e di economicità. Eccone le caratteristiche: Il testo è quello della "Nuovissima versione della Bibbia", preparata da un gruppo di esperti; Brevi introduzioni a tutta la Bibbia, all'Antico e al Nuovo Testamento e ai singoli libri danno le informazioni di base per inquadrare la lettura; Note spiegano parole, espressioni, allusioni altrimenti difficilmente comprensibili; Alcuni sussidi aiutano il lettore a orientarsi; Un indice tematico facilita la ricerca dei principali argomenti della Bibbia; Una tavola cronologica mostra in sintesi le varie epoche in cui si sono sviluppate la rivelazione e la storia biblica; Cartine geografiche riproducono le regioni in cui si sono svolte le vicende.
L'autore presenta una grande galleria di figure che hanno esercitato a vari titoli una leadership nel popolo di Israele e nella Chiesa primitiva. Il presente volume parte dall'Antico Testamento per giungere al Nuovo Testamento dove domina la figura di Gesù di Nazareth, che ha inaugurato una leadership rivoluzionaria e controcorrente. Dopo di lui altri sono stati chiamati ad essere pastori e guide nella Chiesa, come Paolo di Tarso. L'esercizio della leadership nel nome di Cristo e del Vangelo, oggi come allora, conosce fasi di entusiasmo e stanchezza, di grande dedizione e di deplorevoli cadute.
Giona è uno strano tipo di profeta, un uomo in fuga dal proprio compito e dal proprio destino, refrattario alle richieste del suo Dio. La sua storia mette in scena, in quattro brevissimi capitoli, un'esperienza universale: per ciascuno di noi esiste una chiamata e affrontarla è una delle sfide più importanti della nostra vita.
Apocalisse è una parola liberatrice che risuona nelle visioni dei liberatori di ogni epoca, religiosi e laici. In greco la parola apocalisse non significa "fine del mondo", bensì "rivelazione". Una lettura del testo biblico che sottolinea il suo carattere profetico e interpreta la caduta di Babilonia, la città perversa, come fine dell'oppressione delle coscienze e dei conflitti che ne scaturiscono.
È noto che la fede non può essere ridotta ad una serie di certezze e non è una bacchetta magica al cui tocco tutto si risolve, ma è sempre esposta o percorsa da incertezze, interpellata o posta in discussione. La fede può essere messa alla prova e questo “esercizio spirituale” può coinvolgere lo stesso credente. Per tanti la fede è un dono non cercato, anzi ricevuto passivamente; è un dato familiare tradizionale, che in seguito va riscoperto perché diventi fondamento della propria vita cristiana. È questo il momento in cui il dono ricevuto diventa pregnante, vitale, decisivo per la maturazione di una fede più consapevole ed ecclesiale. Il cristiano aderisce così ad un annuncio che in qualche modo lo ha raggiunto; poi, in certe situazioni della vita, scopre la verità di quanto ha accolto e ne avverte la grandezza.
1. IL DONO COME PROVA
- Abramo e Sara
prof. ANTONIO NEPI, Professore di Antico Testamento presso “Istituto
Teologico Marchigiano” - Fermo / Ancona;
2. LA PROVA: PROVOCAZIONE, DONO E RIVELAZIONE
prof.ssa BENEDETTA ROSSI, Professoressa di Antico Testamento presso
la “Pontificia Università Urbaniana” - Roma;
3. IL MAESTRO MESSO ALLA PROVA:
GESÙ ARRIVA NEL TEMPIO DI GERUSALEMME
prof. ERMENEGILDO MANICARDI, Professore di Nuovo Testamento
presso la “Pontificia Università Gregoriana” - Roma;
"Provare per credere” è un aforisma popolare che invita a compiere certe azioni per convincersi del loro esito; è un titolo dato tentando di incuriosire gli affezionati o possibili frequentatori dei nostri incontri. Ma al di là di questo, ciò su cui invitavamo a riflettere è stato ed è il tema della “prova”.
È noto che la fede non può essere ridotta ad una serie di certezze e non è una bacchetta magica al cui tocco tutto si risolve, ma è sempre esposta o percorsa da incertezze, interpellata o posta in discussione. La fede può essere messa alla prova e questo “esercizio spirituale” può coinvolgere lo stesso credente. Per tanti la fede è un dono non cercato, anzi ricevuto passivamente; è un dato familiare tradizionale, che in seguito va riscoperto perché diventi fondamento della propria vita cristiana. È questo il momento in cui il dono ricevuto diventa pregnante, vitale, decisivo per la maturazione di una fede più consapevole ed ecclesiale. Il cristiano aderisce così ad un annuncio che in qualche modo lo ha raggiunto; poi, in certe situazioni della vita, scopre la verità di quanto ha accolto e ne avverte la grandezza.
Nell’antichità, quando il cristianesimo era ancora un fenomeno minoritario all’interno di un contesto culturale pagano, l’atto di diventare cristiani poteva essere visto come un rischio; un rischio che valeva la pena di correre, ma pur sempre un rischio. Rischio di emarginazione sociale, di persecuzione e persino di martirio. In quel contesto la fede era una “prova” di per sé. Ma quando avvenne il mutamento di statuto del cristianesimo all’interno dell’impero romano per essere promosso al rango di religio licita, la prova non venne meno. Cambiò la sua forma: il cristiano non doveva più attendersi prigioni, interrogatori, torture. Pur non essendo più cruento, non per questo era meno pericoloso, come testimonia Ilario di Poitiers (c. 310-367 d.C.): «Combattiamo un persecutore insidioso, un nemico che lusinga... Non ferisce la schiena con la frusta, ma carezza il ventre; non confisca i beni dandoci così la vita, ma arricchisce, e così ci dà la morte; non ci spinge verso la vera libertà imprigionandoci, ma verso la schiavitù onorandoci con il potere nel suo palazzo; non colpisce i fianchi, ma prende il possesso del cuore; non taglia la testa con la spada, ma uccide l’anima con l’oro e il denaro» (Liber contra Constantinum 5). La “prova” della fede diventa così la «lotta della fede» (1Tim 6,12), lotta che nasce dalla fede, che avviene nella fede e che tende alla fede, alla sua salvaguardia e al suo irrobustimento (cf. 2Tim 4,7). Lotta interiore contro le dominanti che seducono il cuore dell’uomo inducendolo all’idolatria, lotta costitutiva di tutta la vita cristiana e connessa col battesimo, come scriveva P. F. Beatrice nel 1992: «Il rivestirsi di Cristo nel battesimo comporta, per l’Apostolo, l’impegno di rivestirsi di un abito di vita rigenerata per entrare nella gloria di Dio e, poiché ciò non è realizzabile senza una continua tensione morale che si può paragonare a una lotta o a un continuo combattimento, con il battesimo il cristiano si impegna a rimanere sempre in tenuta militare, a indossare cioè quelle forze carismatiche che Paolo chiama “armi di giustizia” (Rm 6,13-14) e “armi di luce” (Rm 13,12); in definitiva, come suggerisce quest’ultimo testo, per combattere contro le forze del Male bisogna rivestirsi del Signore Gesù Cristo (Rm 13,14: “Rivestite il Signore Gesù Cristo”)» (L’eredità delle origini, Saggi sul cristianesimo primitivo, Genova, 150).
Questa lotta appare necessaria. Non si rivolge contro uomini, né si svolge con armi mondane. Le armi fondamentali sono la fede, la speranza e la carità (cf. 1Tess 5,8; Ef 6,16; 1Tm 4,10). Anzi, la fede è condizione e fine di tale lotta. Occorre lottare con fede fiduciosi in colui che ha vinto la morte e il diavolo «che della morte ha il potere» (Eb 2,14), ma occorre anche lottare per conservare la fede (2Tim 4,7). Questa lotta la si combatte in Cristo e con armi spirituali (Ef 6,10; 2Cor 10,3-5); necessita di vigilanza e perseveranza (Ef 6,18; Eb 12,1), di sobrietà (1Tess 5,6.8), di temperanza (1Cor 9,25), di rinuncia e di capacità di dominio del corpo e di tutta la persona (1Cor 9,27), della capacità di soffrire per il Signore (Fil 1,29-30; Eb 10,32-33), della pazienza per esercitarsi alla pietà (1Tim 4,8), della preghiera (Ef 6,18-20). Combattere questa lotta rende il credente temprato, provato, saldo nella fede.
dall'introduzione di Alberto Bigarelli
Samuele è un testo che contiene personaggi ed episodi tra i più popolari della Bibbia, ma per essere pienamente compreso richiede un preciso esercizio e una specifica, intenzionale ascesi. Bisogna essere capaci di non temere le impurità, i meticciati, le contaminazioni, i peccati; di guardare in faccia i delitti che spesso accadono nelle zone di confine e in quei luoghi insicuri e bui che sono i crocicchi delle strade, le loro croci, i loro crocifissi. Samuele è un libro ambientato in un passaggio epocale della storia teologica di Israele, tra la fine del tempo dei Giudici e la nascita della monarchia (che la cronologia classica colloca attorno al Mille a.C.). È un libro sul confine, un libro del confine. La stessa figura di Samuele è un confine e un passaggio; ultimo Giudice e consacratore del primo Re, egli è primizia di una nuova profezia in Israele e nel mondo, ma anche erede dell'arcaica figura del veggente-sciamano, molto comune nei popoli Cananei e in Egitto. Promiscuo e meticcio come tutti i confini, fine e inizio, tramonto e alba, Giacobbe e Israele.
Il tema del corpo è argomento di grande complessità perché è la base per molti altri temi. A esso si lega la finitudine e la limitatezza dell'uomo, quindi il soffrire (e per opposizione, il piacere). Il corpo permette il contatto, l'incontro tra uomini, nonché tra uomo e donna. E solleva la questione della morte, tema certamente chiave perché pone il problema di come possa un Dio morire. Con tutto il ripensamento che questo comporta sulla figura di Gesù come Messia: poteva il Messia soffrire, essere denudato, ferito, deriso e venire ucciso? Eppure proprio di fronte al corpo del Cristo morto nasce la speranza della risurrezione. Parola spirito e vita n. 81. Quaderni di lettura biblica. Semestrale n. 1 - gennaio-giugno 2020
Competenza unita a chiarezza espositiva, per capire i passi incompresi e incomprensibili di Vangelo e dintorni.
Nel 1895, un comitato di donne legate al movimento suffragista statunitense mise per la prima volta in discussione l'interpretazione tradizionale dei testi sacri, che sanciva la subordinazione della donna nei confronti dell'uomo. Dal loro impegno nacque The Woman's Bible , un'opera da cui prende spunto, oltre un secolo più tardi, il lavoro di un gruppo di teologhe, pastore e donne consacrate protestanti e cattoliche che si è posto l'obiettivo di una rilettura critica della Bibbia dal punto di vista femminile. Un commento alla luce degli studi più recenti che porti il fermento della discussione dentro le Chiese, nella teologia e nelle pratiche, ovunque persistano resistenze e chiusure nei confronti delle donne. Le studiose - di differenti provenienze geografiche e culturali - affrontano vari temi legati sia al corpo, con i suoi attributi di genere, sia ai ruoli: la bellezza, il pudore, la verginità, la sterilità da un lato; la sottomissione, la responsabilità, la spiritualità dall'altro. Le loro ricerche offrono uno sguardo nuovo su alcune delle figure di donne più significative: Marta e Maria, le sorelle messe in contrapposizione nel Vangelo di Luca; Maria Maddalena, la discepola presente sul Golgota, la prima testimone della resurrezione di Cristo; e ancora la samaritana, Rut, Sara, Abigàil, Rebecca e Betsabea. Attraverso le loro storie le autrici indagano i simboli femminili del divino e mostrano che la Bibbia contiene un immenso potenziale liberatorio per le donne, «un incoraggiamento per arrivare a un'umanità piena e condivisa, scopo della Rivelazione cristiana». Presentazione: Letizia Tomassone.
Il re Davide è tra i più famosi e affascinanti personaggi della Bibbia: l'arte, la letteratura e la cinematografia hanno trovato in lui una inesauribile fonte di ispirazione e hanno cercato di illustrarne la complessità: il coraggio del condottiero, l'astuzia del conquistatore di Gerusalemme, la saggezza del re, la poesia dell'autore di salmi e inni. Senza dimenticare gli elementi di debolezza, come nel caso dell'uccisione di Urìa a motivo della sua bella moglie Betsabea. Fratel Luca esplora in questo libro un altro aspetto del grande re d'Israele, il più importante anche se probabilmente il meno noto ai lettori: Davide è un uomo scelto da Dio perché è "secondo il suo cuore". E ciò che rende ancor più significativo questo titolo di merito è il fatto che non sia attribuito ad altri in tutte le Scritture. Se dunque Davide è secondo il cuore di Dio, allora conoscere Davide - è la tesi dell'Autore - ci avvicina al cuore stesso di Dio, ce ne fa conoscere e incontrare qualche tratto.
Il vanto negativo, censurato dall'apostolo Paolo, è per sua natura idolatrico, in quanto nasce da un cuore ostinato, incirconciso e in sé diviso. Altro è il vanto «in Cristo», reso possibile dall'effusione dello Spirito nel cuore dei credenti! Benché l'argomento del vanto in Paolo non sia nuovo, originale è la prospettiva con cui è rivisitato dall'Autore in chiave antropologica. Questo volume si segnala sia per la sua chiarezza espositiva, che lo rende accessibile a un ampio pubblico di lettori interessati a temi biblici, e per il rigore scientifico.