In questo libro l'autore riflette sulla relazione fede e ragione ed argomenta della necessaria integrazione delle due realtà, anche per la teologia pastorale.
"Di nessun'idea si sa che è indeterminata, polisensa e soggetta ai maggiori equivoci come dell'idea della libertà" (Hegel). Anche oggi non è facile parlare di libertà, perché significa parlare del cuore di una cultura e della visione di uomo e di Dio. Così, attraverso la storia della riflessione filosofica e teologica sulla libertà in Occidente (dalle origini greche e bibliche fino a oggi), il libro traccia la direzione di percorso per un pensiero della libertà alla luce della tradizione occidentale.
Può una teologia della credibilità centrata sul Rivelatore per eccellenza, Gesù Cristo, e sulla testimonianza della Chiesa, offrire segni convincenti a chi ancora non crede? Il volume esamina senza sconti le implicazioni dell'annuncio del Vangelo nel contesto socio-culturale contemporaneo, accettando che la razionalità filosofica e scientifica facciano da "contrappunto", con le loro obiezioni, alla pretesa cristiana. La Parte I del volume si propone di fondare la legittimità di una teologia della credibilità, sia approfondendone le motivazioni in sede biblica e teoretica, sia rivolgendosi alle modalità della predicazione della Chiesa lungo la storia. La Parte II entra in dialogo con quegli aspetti del pensiero scientifico che sembrano maggiormente sfidare il messaggio cristiano, studiando in qual modo quest'ultimo, anche di fronte al contesto culturale generato dalle scienze, mantiene viva la sua significatività per gli uomini e le donne del nostro tempo. Un'analisi concettuale e una sistematica argomentativa fruibile, con le opportune mediazioni, anche in sede pastorale e catechetica, fornendo a coloro che vi operano un aiuto prezioso per il loro lavoro ecclesiale per la nuova evangelizzazione.
Il libro disegna, con competenza e discrezione, un percorso di riscoperta di alcuni temi fondamentali della fede cristiana. Si concentra sul senso del credere, sul ruolo della Parola di Dio, sui gesti del celebrare, sulla sequela del Risorto, sul perdono dato e ricevuto, sulla scelta di vita nella prospettiva del regno futuro… Ne scaturisce una proposta di grande respiro, che coinvolge non soltanto la dimensione intellettuale del conoscere, ma la vita nella sua totalità.
Descrizione
La fede dei cristiani, sbilanciata com’è sulla persona e sul mistero di Gesù, trae origine da un’intensa esperienza di meraviglia. Nasce dalla meraviglia per il Cristo, colui che svela tutta la verità di Dio e tutta la verità dell’uomo: è il frutto di una passione e di una seduzione esercitata dal suo vangelo.
Questo libro propone un itinerario che, scandito in otto tappe, vuole essere un percorso di riscoperta di alcuni temi fondamentali della fede cristiana, per suscitare ancora una volta quella meraviglia che seduce. Queste semplici pagine – scritte con competenza, ma con un linguaggio semplice, diretto – ambiscono a diventare tassello di altre storie di fede: si rivolgono al giovane e all’adulto che desiderano alcune suggestioni autentiche, così come al catechista o al sacerdote in cerca di uno strumento agile per l’animazione della pastorale giovanile.
Sono testi pensati come supporto di una testimonianza viva, come spunto per una proposta personale. E sprigionano tutto il loro senso – se vogliamo – se posti accanto a un momento di preghiera e a uno scambio dialogico sui temi volta per volta affrontati: il senso del credere, la Parola divina, i gesti del celebrare, la vita della chiesa, la sequela del Risorto, il perdono dato e ricevuto, il futuro del regno che ci attende… Dunque una proposta di grande respiro, che non coinvolge soltanto il sapere e il conoscere, bensì la vita tutta intera.
La Chiesa di oggi sembra in cerca di un varco per il futuro. Mossa dal potente impulso riformatore di papa Francesco, diventa sempre più consapevole della necessità di un cambiamento al proprio interno per essere all'altezza di quanto richiestole dal vangelo di Gesù. Ma quali priorità deve assumere? Quali nodi deve sciogliere? Che forma dare all'istituzione ecclesiastica perché non finisca con l'oscurare il volto del Dio di Gesù, ma riprenda quell'arte di tenere accesa la luce della fiamma evangelica che sa attirare moltitudini? Sono le domande a cui la riflessione di Giuliano Zanchi offre una risposta lucida e persuasiva. Molto va ripensato delle figure che popolano la Chiesa: quella del laico, ancora in posizione subordinata rispetto al clero; quella della donna, marginale nei processi decisionali; quella del prete stesso, il cui profilo è diventato precario e incerto. Ma perché il vangelo possa parlare alla storia è necessaria anzitutto l'esistenza di una comunità. La testimonianza credente può darsi nel mondo solo grazie a una comunità di uomini e di donne che danno alla loro vita la forma del vangelo, solo attraverso il loro laborioso esercizio di quotidiana fraternità che si fa largo nei gesti di costruzione della città, della storia, della convivenza umana. Questa è la posta in gioco della presenza dei cristiani nel mondo. A questo essi servono.
Parlare di misericordia porta con sé il rischio della riduzione a una comprensione del tema puramente spirituale, interiore, morale, quasi si trattasse di un generico atteggiamento di bontà un po' ingenua.
Questo volume si propone, al contrario, di mostrare come la misericordia sia, nel solco del magistero di papa Francesco, una categoria profondamente significativa e operativa da[ punto di vista teologico e di immagine e forma della Chiesa. Una categoria che impone ripensamenti strutturali oltre che personali e che può essere la linea guida della riforma ecclesiale e della vita cristiana che molti si augurano.
Da che cosa nasce il pensiero? Che rapporto ha con la sfera dei significati e con la sedimentazione del senso? Si può pensare fuori di una tradizione? Sono questi gli interrogativi che hanno animato la ricerca dell'Istituto di Filosofia della PFTIM in un itinerario che ha inteso esplorare l'intreccio inscindibile tra tradizione e pensiero, nella convinzione che il pensiero non comincia mai da sé ma si struttura lungo i percorsi di elaborazione dei significati e che l'esercizio della ragione necessariamente si situa nel grembo fecondo della tradizione.
Perché una persona crede e un'altra no? Quali sono quelle motivazioni che spingono la persona ad aderire a Gesù di Nazaret? Esse sono sempre e del tutto pure e pulite? Basta una catechesi adeguata per ridestare la ricerca di Dio in chi è lontano dal mondo della fede? Come risolvere il problema della dissociazione tra "dire" e "fare" nel vissuto credente cristiano? Sulla scia della teoria sequeriana dell'affectus fidei come dimensione originaria-originante della coscienza credente cristiana, questo lavoro di ricerca ha l'intento di approfondire la realtà dell'affectus, quale entità alla base della genesi della fede ed elemento indispensabile del suo sviluppo. Nei dati della ricerca teologica saranno innestati i contributi provenienti dalle scienze psicologiche al fine di mettere in luce la portata della libertà effettiva nei confronti della recezione della grazia e la forza trasfigurante-umanizzante dell'agape divina nel vissuto credente cristiano.
«Sarebbe bello venire al mondo e trovare per noi amore, se c’è. E’ bello venire al mondo e trovarlo, ma in alcuni casi l’amore non c’è. È bello trovarlo anche continuando a essere e a camminare per il mondo, anche al momento di andarsene [...]. “Amatevi come io ho amato voi?”. Ah sì, e come? Dove sono i segnali dell’amore? Non sono certo la prima ad aver notato una contraddizione tra gli attributi divini, soprattutto tra quello di bontà e quello di potenza. Di fronte a questo argomento, teologi moderni preferiscono pensare che Dio non sia onnipotente» (Francesca Rigotti).
«Venire al mondo è un incrocio di responsabilità perché quando qualcuno viene al mondo vuol dire che qualcun altro lo ha voluto. Esserci. Noi ci siamo e non è scontato, né qui, né altrove. Un istante e il coro di chi resta potrà recitare salmi di meraviglia. Era giovane... certo è anziana, ma stava bene... ha due figli... non si sa mai quando capita.... Come se morire fosse una sorpresa, eccezione alla regola di un restare perenne. C’è del vero in questo pensare un po’ sprecone alla nostra vita, che tanto il tempo ce l’abbiamo. C’è il desiderio che questo continui» (Mariapia Veladiano).
Prefazione di Silvano Zucal
«Il credente è [...] un uomo che sa stare con gli altri uomini, quali che siano le loro credenze e le loro incredulità, perché condivide con loro l’umanità, perché condivide con loro la passione per l’umano, la passione per la vita, la passione per la storia. Anzi, sarebbe ora che la smettessimo di parlare di credenti e non-credenti: si tratta di uscire dalle contrapposizioni ideologiche, ormai stantie, e ritrovare nel comune terreno dell’umano, nella comune opera di ricostruzione di una grammatica dell’umano, il compito che ci sta davanti. Che siamo monaci o banchieri» (Luciano Manicardi).
«Lo stare al mondo si configura come un cambiare lo stato delle cose [...]. Sono convinto che ognuno di noi gestisce del potere in qualche forma, anche in famiglia, o nella comunità [...]. Dobbiamo cancellare l’accezione negativa che usualmente diamo alla parola “potere”. Chi dunque ha potere credo debba avere il desiderio di cambiare il mondo; ma per cambiare il mondo ti devi compromettere, devi accettare che esiste l’altro: devi cambiare gestendo il consenso e gestendo quella capacità di dialogo che è basata sull’ascolto» (Alessandro Profumo).
Prefazione di Francesco Ghia
«Il rischio per noi economisti è quello di restare chiusi in una torre d’avorio, pensare magari delle cose molto belle ma che poi restano lì. Tutti insieme ogni giorno, scambiandoci informazioni, contenuti e riflessioni in rete, possiamo costruire lentamente – attraverso i nostri contributi orientati alla gratuità – un enorme bene comune; un’economia diversa che cresce lentamente ma con costanza grazie alla nostra iniziativa dal basso e alle scelte quotidiane di noi cittadini-consumatori: il “voto col portafoglio”» (Leonardo Becchetti).
«Oggi amministrare è durissimo perché ci si deve scontrare anche con la rabbia della gente. E l’unico interlocutore che i cittadini hanno sul campo è il sindaco. Non si va a parlare con il parlamentare, non lo si vede, è troppo lontano. Di questa esperienza, di questa idea di cambiamento, io mi riterrò soddisfatta se qualche ragazza di Rosarno deciderà di dire: “Anch’io, da donna, mi posso cimentare in una società che sembra arretrata, meno incline ad accettare i cambiamenti, mi metterò alla prova in politica e proverò a dare il mio contributo a cambiare la realtà che ci circonda”» (Elisabetta Tripodi).
Prefazione di Enrico Zaninotto
La crisi delle narrazioni tradizionali, le visioni apocalittiche nella letteratura e nel cinema, l'affermazione di cyborg, zombie o vampiri nella cultura pop sollevano un interrogativo: l'uomo è una macchina insensibile che abita mondi virtuali anestetici e invulnerabili? Le teologie cristiane hanno perso il loro rilievo anche perché si sono immunizzate nei confronti di queste domande, creando mondi separati nei quali gli sviluppi sociali e culturali sono stati poco o per nulla considerati. Se ci si è confrontati con la cultura, lo si è spesso fatto nella prospettiva della presunta superiorità e sicurezza del mondo redento. Le pagine del volume si interrogano sul contributo che il cristianesimo può dare a un nuovo umanesimo recuperando la comprensione della mortalità e uno sguardo rivolto alla fragilità e alla vulnerabilità, due aspetti che ricollocano al centro della riflessione la virtù della misericordia.