
Questo saggio analizza la trasformazione del linguaggio politico avvenuta in Italia durante il lungo processo di transizione ancora in atto e che ha interessato le tre dimensioni della politica, "politics, polity e policy", ossia: la sfera del potere, l'identità della comunità organizzata e i processi decisionali. Il linguaggio della transizione si configura, pertanto, come linguaggio dell'assoluta contingenza della politica, incapace di tradurre le "issues" politiche e sociali in formule programmatiche adeguate, e di effettuare una concreta politica di governo nell'interesse generale del paese.
Questo libro nasce dall'esperienza di due giornalisti, Giuseppe Cultrera e Cesare Protettì, che per anni si sono occupati di tecnologie legate ai processi editoriali e delle tematiche legate all'emergere dei nuovi media. La loro esperienza si è arricchita nel rapporto con gli studenti dei corsi universitari. Raffaele Pizzari, proviene da questi corsi e, da ricercatore competente e appassionato oltre che giovane imprenditore della new economy, ha contribuito a dare un taglio più applicativo a questa seconda edizione del libro. Questo testo fornisce al lettore le basi culturali per affrontare gli sviluppi futuri dei new media e si rivela utile anche a chiunque voglia capire quello che sta succedendo sulla giostra della comunicazione multimediale.
Le comunicazioni si fanno rapide e semplici e le possibilità di essere in- formati e di relazionarsi si moltiplicano. Come orientarsi in questo universo sempre più complesso?
Nel libro l’autore offre una analisi dei singoli fenomeni comunicativi, definendone la tipologia, descrivendone la storia e lo sviluppo; sottolineandone le opportunità, che interpellano educatori, insegnanti e pastori, senza tuttavia tacere i limiti e le minacce.
Accogliere come una grande risorsa, e dunque con atteggiamento positivo, gli strumenti di informazione e relazione che la Rete sviluppa, significa suggerire un approccio in termini educativi che può aiutare a scegliere, selezionare e utilizzare con coraggio e intelligenza.
punti forti
Tema attualissimo, come conferma «testimoni digitali» per i nuovi media, il convegno nazionale CEI che si tiene a Roma (22- 24 aprile 2010);
Sussidio che incrocia uno dei punti dell’emergenza educativa della CEI. Ottimo sussidio informativo formativo in occasione della settimana della comunicazione.
destinatari
Educatori - insegnanti - animatori pastorali - sacerdoti.
autore
Antonio Spadaro, gesuita. Laureato in filosofia, diplomato in Comunicazioni Sociali e dottore di ricerca in Teologia, è rettore della comunità de La Civiltà Cattolica; redattore della Rivista e curatore delle «Conferenze di La Civiltà Cattolica». Professore presso la Pontificia Università Gregoriana, fondatore e presidente della Federazione BombaCarta (Associazioni e gruppi di espressione creativa e riflessione critica); coordinatore del Comitato Scientifico «La sfida e l’esperienza» e direttore della collana di poesia «L’Oblò» delle edizioni Ancora.
La prima storia organica e completa dell’informazione letteraria dal fascismo a oggi, su terze pagine e supplementi, riviste letterarie e mensili librari, fogli politici e settimanali di attualità, rubriche radiotelevisive e siti internet. Un reticolo fittissimo di tendenze critiche e formule informative, che si articola nel vivo dei processi sociali e della spettacolarizzazione mediatica, della produzione e del mercato editoriale, dei dibattiti intellettuali e del lavoro di critici come Cecchi e Montale, Pampaloni e Pasolini, Baldacci e Cherchi, via via fino alle ultime generazioni. Tutto questo attraverso un discorso che armonizzando la rigorosa documentazione di prima mano e il vivace gusto dell’aneddotica, lo studio e l’intervento, il manuale e il racconto, con tante piccole e grandi riscoperte e scoperte, si rivolge sia agli operatori dell’informazione e dell’editoria, sia ai docenti e studenti delle discipline relative, sia al pubblico dei lettori.
Qual è il rapporto tra i media, le tecnologie e la vita quotidiana? In che modo questi entrano a far parte delle abitudini e delle routine di individui e famiglie? Il libro risponde a queste domande ripercorrendo le origini del concetto di domestication e il suo evolversi in un contesto mediatico e sociale sempre più dinamico e complesso. In particolar modo, attraverso la domestication si analizza e si descrive il ruolo dei media e delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione nella vita quotidiana, i processi di appropriazione e incorporazione delle tecnologie mediali nei contesti familiari e le relazioni che si configurano tra queste, gli individui e la società.
Se Simmel fosse stato un consumatore di mass media e Weber avesse potuto conoscere lo star system hollywoodiano? Se Benjamin avesse avuto la possibilità di navigare in internet e Mead di partecipare a una chat online? Se Foucault avesse assistito a una puntata del Grande Fratello e Luhmann all’espansione dei mondi virtuali? Che cosa ne avrebbero potuto scrivere e quali riflessioni ne avrebbero tratto questi grandi maestri delle scienze sociali? «Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quello che ha da dire», ha scritto Italo Calvino. Così i classici della sociologia possono dire ancora molto e fornire spunti di riflessione preziosi per interpretare l’universo dei media, anche nelle sue più recenti articolazioni. Questo libro approfondisce le ragioni della loro attualità alla luce delle scienze della comunicazione. Da un lato, intende mostrare come la comunicazione mediata sia il cuore pulsante dei processi di modernizzazione sociale; dall’altro, mira a sottrarre il controllo dei fenomeni comunicativi al senso comune, per restituirlo alla più ampia e autorevole tradizione delle scienze sociali.
Nella nostra società si confrontano due modelli di conoscenza. Quello "aperto", che ha le sue radici nell'affrancamento della scienza moderna dalla magia e dalla religione, trova oggi espressione nel successo di Internet e nella proposta del software libero e open source, ma anche in diverse altre esperienze: il rifiuto dell'Unione Europea di brevettare il software (come invece accade negli Stati Uniti), la legge italiana sui farmaci generici, la scelta di rendere pubblici i risultati della ricerca sul genoma umano. Il modello "chiuso" si è invece affermato negli ultimi trent'anni con l'industria del software, la privatizzazione della ricerca scientifica, l'estensione della proprietà intellettuale e in generale una visione della conoscenza come prodotto industriale. Sulla linea che unisce i due poli, sta a noi valutare - sottolinea l'autore di questo libro - la posizione capace di salvaguardare libertà individuali e bene collettivo. Rimaniamo infatti responsabili delle conseguenze che le nostre opzioni educative, morali e politiche avranno sulle generazioni future.
Luciano Paccagnella insegna Sociologia della comunicazione e Sociologia della conoscenza e delle reti nella Facoltà di Lettere e filosofia dell'Università di Torino. Con il Mulino ha pubblicato "La comunicazione al computer. Sociologia delle reti telematiche" (2000) e "Sociologia della comunicazione" (2004).
Gli affannati eredi
di Gutenberg
e gli equivoci pionieri
di Google, i social network
che hanno eletto Obama
e i tecnocrati
che decidono come
leggeremo nel futuro.
Stiamo costruendo
l’informazione
senza carta
o il giornalismo senza
informazione?
Il “Los Angeles Times” ha dichiarato bancarotta prima di essere salvato, il “Washington Post” resiste a malapena, ovunque le redazioni chiudono, i corrispondenti esteri fanno fagotto e tornano a casa. In tutto il mondo, quotidiani con secoli di storia alle spalle ormai vivono alla giornata. E se fino a qualche tempo fa il web, potente vetrina promozionale, sembrava un utile alleato, oggi infuria una guerra senza quartiere tra chi vuol mettere ogni notizia a portata di click e chi cerca di proteggere contenuti di qualità faticosamente prodotti. Nelle battaglie tra i giovani leoni dell’informatica e le vecchie volpi dell’editoria, sono queste ad avere la peggio, mentre monta l’onda del giornalismo “dal basso”, con lettori che chiedono di partecipare in maniera sempre più attiva al flusso delle notizie: un cinguettio di Twitter, un link condiviso su Facebook, l’inchiesta fai da te di un blogger, le news di un aggregatore sono ormai più fruibili del classico quotidiano. È l’Apocalisse? In un certo senso sì, come dimostrano Massimo Gaggi e Marco Bardazzi in questa disamina felicemente ricca di aneddoti quanto acuminata nell’analisi. Ma ciò non significa che non si possa ripensare e reinventare il giornalismo nell’“era di vetro” che ci sta regalando un’informazione più trasparente ma più fragile. Nel nuovo “ecosistema” dei media c’è posto per un techpresident come Obama e per i dilettanti del citizen journalism, c’è il lutto per la figura romantica del cronista con le dita macchiate di inchiostro e nicotina ma anche l’emozione delle nuove avveniristiche tecnologie della lettura, c’è la morte di una tradizione secolare ma anche la nascita di una nuova bellezza digitale. Perché l’informazione del futuro è già pronta a risorgere da ceneri tutt’altro che spente.
«Nel bene e nel male, [i media] sono così incarnati nella vita del mondo che sembra davvero assurda la posizione di coloro che ne sostengono la neutralità, rivendicandone di conseguenza l’autonomia rispetto alla morale che tocca le persone». Orientati e ispirati dal pensiero di Benedetto XVI che, nella sua recente enciclica Caritas in Veritate così si esprime a proposito dei mezzi di comunicazione, il saggio (e i suoi otto contributi) intende esplorare le interconnessioni tra uomo e tecnologia. Attraverso una premessa di orizzonte che indaga i territori di un ambiente ricostruito e riconfigurato dai media, l’autore/curatore prova a raccontare gli abitanti di questo ambiente, le loro percezioni, abitudini e comportamenti e introduce il lettore ad un approccio inedito ai media: quello neuroscientifico. La seconda parte è rappresentata da un ventaglio di contributi originali: social network, amicizia, rispetto e dialogo nel mondo digitale, nuove forme di produzione culturale, giornalismo online, identità in rete, responsabilità ed etica dei media; il saggio si conclude con il racconto di un’esperienza reale vissuta da un gruppo di insegnanti e di studenti alle prese con l’uso quotidiano delle tecnologie digitali. Il volume intende offrire un’articolata analisi dei fenomeni tecnomediali in corso, proponendosi come un agile strumento di sapere e approfondimento su una realtà - quella mediale - che sta diventando invisibile e normale, avvolgendo, come un involucro, la contemporaneità.
Massimiliano Padula
è professore a contratto di Comunicazione istituzionale presso l’Istituto pastorale Redemptor Hominis della Pontificia università lateranense. Insegna materie sociologiche presso la Pontificia facoltà di scienze dell’educazione Auxilium. Ha pubblicato, tra l’altro, Crisis Communication. Come comunicare le emergenze (Effatà, 2005) e Immersi nei media. Il nuovo modo di essere vivi (Rubbettino, 2009).
Il libro
Divenuto onnipresente in meno di un decennio, grazie alle promesse di libertà e di contatto costante, il telefono cellulare ha trasformato radicalmente il modo di comunicare, e l’intero comportamento sociale, degli adolescenti.
Basandosi sulla trascrizione di vivaci conversazioni e scambi di messaggi, gli autori mostrano come i teenager abbiano addomesticato e reinterpretato le nuove tecnologie comunicative, esplorando anche fenomeni come la genitorialità a distanza, la creazione di nuovi linguaggi e le comunità culturali mediate dalla tecnologia.
Gli autori
Letizia Caronia insegna Pedagogia generale e sociale all’Università di Bologna.
André H. Caron dirige il Centre for Interdisciplinary Research on Emerging Technologies dell’Università di Montreal.
Questo libro parte da una composizione di tempo e di luogo che riguarda la situazione della stampa cattolica in Italia e i precedenti e la storia del quotidiano "Avvenire", collocandovi il ruolo che Narducci ha svolto negli anni cruciali dell'avvio del giornale.
La Green Economy è qualcosa di più della somma di tutti i possibili lavori collegati a una svolta "verde" nel campo dell'economia. È una rivoluzione del modo di vivere degli abitanti del pianeta per cercare di cambiare un sistema che ci sta portando all'autodistruzione. I dati parlano chiaro: il fattore umano sta influenzando il clima con vaste emissioni di gas serra dovute non solo allo sfruttamento di combustibili fossili ma anche alla deforestazione, all'agricoltura e agli allevamenti intensivi e naturalmente all'industrializzazione. La rivoluzione verde è dunque il primo tentativo collettivo di salvare la specie. È appena iniziata, ma come tutte le rivoluzioni che partono dal basso cambierà la nostra realtà fino a diventare normalità. L'energia che fa girare il mondo non sarà più la stessa e, come è accaduto in passato con il carbone prima e con il petrolio poi, trasformerà radicalmente la società in cui viviamo. La crisi che stiamo attraversando è un aspetto della trasformazione in corso: nasce dalla follia della finanza creativa e dall'ingordigia delle banche, ma anche dalla nuova figura del consumatore, consapevole, informato, autonomo, sempre meno influenzato dalla comunicazione commerciale. Il cittadino-consumatore ha un potente mezzo a sua disposizione, il Web, dove le conversazioni tra gli utenti, le opinioni dei blogger, valgono più di ogni spot e dove le regole del gioco sono chiarezza e trasparenza. La campagna elettorale di Obama ne è la dimostrazione.