
La testimonianza di un proetto politico perseguito in un quinquennio denso di avvenimenti significativi per l'Europa e il mondo, dall'introduzione della moneta unica all'allargamento dell'Unione a 25 paesi, all'attacco alle torri gemelle, alla guerra in Iraq. Di quegli anni trascorsi alla guida della Commissione, Romano Prodi racconta i fatti, le emozioni, le sfide, al servizio di un'idea di un'Europa più forte e politicamente integrata.
Italia, anni Settanta. Mentre piombo e tritolo infiammano il Paese, si combatte una guerra più sotterranea e silenziosa tra le cosiddette fonti ufficiali dell'informazione e i molti rivoli della militanza democratica. Di fronte alle azioni di depistaggio dei servizi segreti "deviati", nascono gruppi di controinformazione impegnati a costruire, svelare e diffondere le notizie attraverso strumenti nuovi e alternativi: non più solo i giornali, ma anche il cinema, la radio, il teatro, i fumetti, la canzone, la satira. Per la prima volta, una generazione attenta e politicizzata tenta di smascherare le menzogne del potere. Grazie a numerosi documenti inediti, Aldo Giannuli ricostruisce con il rigore dello storico una stagione tormentata, dal Sessantotto al sequestro Moro, che ha contribuito in modo fondamentale alla costruzione dell'identità italiana.
George Lakoff, linguista di Berkeley, da anni studia l'efficacia e il potere evocativo della metafora, applicando le teorie scientifiche del linguaggio allo studio e all'analisi di uno degli aspetti cruciali della comunicazione pubblica e sociale: la politica. Negli ultimi anni, scrive Lakoff, la destra conservatrice americana - ma il paragone con il nostro panorama politico è immediato e urgente - ha saputo trasmettere, facendo ricorso a un linguaggio pericolosamente populista e retorico ma diretto e convincente, i propri valori fondamentali con maggior vigore ed efficacia rispetto a quanto non abbia saputo fare l'ala progressista. Il discorso di George W. Bush in occasione della celebrazione del suo secondo mandato presidenziale, la cui analisi rappresenta il cuore di "La libertà di chi?", è in questo senso indicativo, perché incentrato sull'idea fondante di ogni società democratica e civile. Bush, in meno di mezz'ora, ha pronunciato quasi 50 volte la parola "libertà" e i suoi sinonimi. Dal momento che, continua Lakoff, la ripetizione ha nella mente di chi ascolta un enorme potere inconscio, questo uso continuo e ossessivo ha permesso alla destra di appropriarsi letteralmente di questo concetto, manipolandolo e piegandolo per giustificare le proprie battaglie politiche e religiose. "La libertà di chi?" è un'istantanea lucida della nostra contemporaneità; un insegnamento per l'intera classe dirigente e politica.
Quando e come è nata la prospettiva europea dei Balcani occidentali, la promessa cioè di farli divenire, un giorno, membri a pieno titolo della UE? Attraverso quali politiche, risorse e strumenti l'Unione ha cercato di concretizzare questo impegno? In che misura, oggi, nel momento in cui nelle cancellerie europee sembra prevalere una certa stanchezza da allargamento, quella promessa è ancora attuale? Quali sfide, a cominciare dal futuro status del Kosovo, l'Europa dovrà ancora affrontare e vincere per stabilizzare e integrare la regione? Il volume si confronta con questi interrogativi, ripercorrendo le tappe che, dal 1996 al 2007, hanno segnato la strategia della UE nei confronti dei Balcani occidentali.
Una riflessione sui rapporti tra politica e morale, sorretta dal rimando a filosofi e pensatori, con lo sguardo rivolto all'indietro, alla storia dell'Italia repubblicana, ma anche in avanti, al futuro che sapremo costruirci. Nell'Italia democratica che nasceva dalle macerie della guerra la moralità della politica risiedeva nella solidarietà. La classe dirigente, la classe politica, aveva come obiettivo il potere non la ricchezza ed era un potere povero (come dimenticare il cappotto rivoltato con cui De Gasperi si recò negli Stati Uniti?). Poi il miracolo economico, il protagonismo dei giovani, delle donne, i cupi anni Settanta e i rampanti anni Ottanta, la nascita della questione morale. Fino a oggi. "Quello che manca alla politica è un verso; il senso della sua missione, il traguardo alto e lontano a cui cercare di tendere. E quando manca un traguardo, tutto si riduce allo scambio". L'essere "sfibrati" moralmente alla fine, però, consente straordinari recuperi. Come quando l'Italia del pallone, travolta dal colossale scandalo di Calciopoli, finì col vincere i mondiali in Germania. Perché non provare ad assecondare il futuro di un'Italia nuova, capace di una misurata, gentile e riflessiva virtù?
Quando si parla di democrazia, in senso empirico, occorre intendersi: non c'è una sola "democrazia", ma ce ne sono molte. Nessuna è superiore all'altra per definizione. Questo manuale non è un libro sulla democrazia, sul piano teorico, ma sulle democrazie, cioè su come funzionano, come sono organizzate e governate, in cosa differiscono tra loro. L'autore prende in esame solo le democrazie consolidate, ovvero da tempo stabilmente democratiche: si occupa dunque delle ventitré democrazie occidentali, più il Giappone e l'Unione Europea nel suo complesso. Dallo studio delle diverse soluzioni adottate, emerge come le più importanti democrazie della contemporaneità siano strutturate secondo tre grandi modelli: democrazie competitive, ovvero basate sull'alternanza di governo; consensuali, basate sull'aggregazione al governo di diverse opzioni politiche; composite, basate sull'equilibrio tra istituzioni separate. Fabbrini passa in rassegna le democrazie contemporanee nei loro tre principali livelli di organizzazione: quello dei sistemi elettorali e dei partiti, dei sistemi di governo e della distribuzione territoriale del potere. L'ottica comparata in cui viene svolta l'analisi consente di capire le modalità concrete attraverso cui una democrazia differisce dalle altre, e di risalire alle cause storiche di queste divergenze.
Cos'è accaduto ai Democratici americani negli anni del lungo dominio di George Bush? Quali idee muovono il mondo della sinistra statunitense? Con quale proposta politica si presenteranno allo scontro per la vita e per la morte delle elezione presidenziali del novembre 2008? E infine, sarà davvero Hilary Clinton il candidato per la Casa Bianca? Sono alcune delle domande a cui risponde questa indagine nel mondo politico e intellettuale della sinistra americana, all'inizio di quello che sarà il decisivo anno elettorale.
Dei brigatisti si ripercorrono le vicende personali, le mosse durante il sequestro, i contrasti interni, i sentimenti e le reazioni alle risposte dello Stato, i colloqui con l'ostaggio, la vita clandestina nella giungla metropolitana grazie alla quale i ricercati sono passati indenni dai controlli di polizia nella città assediata, fino alla tormentata decisione di uccidere il prigioniero come unica conclusione possibile della "battaglia" ingaggiata col rapimento. Nella Dc emerge un atteggiamento che col trascorrere dei giorni va dalla sorpresa alla sofferta consapevolezza di ritrovarsi paralizzati per una Ragione di Stato contro la quale Moro combatte la sua personale battaglia dalla prigione brigatista.
Forse il degrado della politica e delle sue parole sta proprio nell'agire pensando di essere soli e nel pensare solo a se stessi. "Nei primi anni del secolo con Federica Montevecchi abbiamo pensato di scrivere questo libro con un obiettivo che si presentava ambizioso. Eravamo profondamente colpiti dal degrado del linguaggio politico in quel periodo che per brevità, e con una certa facilità polemica, chiamavamo il tempo di Berlusconi e che era anche il tempo nostro. In politica si parlava a vanvera, le parole non avevano più peso, soprattutto quelle del governo: se si poteva dire solo quello che conveniva, quale significato poteva avere un impegno per O futuro? Ci proponevamo, con Federica, di analizzare i motivi di questo degrado e, se possibile, di indicare una via di uscita. Il nostro punto di partenza sembrava semplice: perché le parole della politica apparivano prive di senso?". Così scrive Vittorio Foa introducendo questo volume in cui, ciascuno dei due autori compone una riflessione sul senso delle parole della politica.
Nell'ordinamento giuridico italiano, seppure in ritardo rispetto ad altri contesti europei, è stato introdotto da tempo il principio che la comunicazione delle istituzioni pubbliche non ha lo scopo di ricercare in modo indiretto il consenso per i singoli o per i gruppi politici, ma quello di avvicinare il cittadino alle istituzioni pianificando vere e proprie campagne informative. L'agire "in pubblico" risulta infatti il metodo per mantenere viva la distinzione tra poteri istituzionali e "poteri" privati, e per garantire che l'esercizio dei diritti civili e politici - nelle diverse forme di partecipazione singola e associata - continui ad avere senso, anche nelle modificate forme che le tecnologie hanno permesso di fare emergere. La volontà non solo di informare, ma di mettere in comunicazione i soggetti dell'ordinamento, crea e assicura il confronto tra gli organi costituzionali all'interno dell'evoluzione della forma di governo, nonché il confronto tra questi e i cittadini, così da dare un senso rinnovato alla stessa nozione di forma di Stato. La circolazione delle informazioni diviene così un obiettivo da perseguire, formalmente e informalmente, per sostenere il modello di democrazia pluralista affermatosi in Italia nel secondo dopoguerra.
Quale relazione intercorre tra lo stile politico informale di Berlusconi, l'impraticabile ideale della mamma in carriera, il sogno di una famiglia omosessuale, il trionfo dell'estetica pornografica, il giovanilismo oppressivo delle vecchie classi dirigenti? La mentalità neototalitaria è un fenomeno culturale d'ampia portata che investe le dimensioni confinanti della politica, del marketing e della comunicazione contemporanea. Riguarda fasce sempre più vaste di soggetti e gruppi sociali che s'impegnano a rinnegare la loro posizione di privilegio e supremazia rispetto a coloro che stanno "dall'altra parte", distanti, se non addirittura marginali o decisamente sottomessi. Il nuovo totalitarismo penetra negli interstizi, si annida nelle nicchie, da nuovo senso agli "scarti"; perché l'importante non è eliminare il nemico ma assumerne il punto di vista occupando il suo spazio vitale, negando il primato della sua inferiorità (o superiorità) e con esso il diritto a essere ciò che è.
In che modo si conosce ciò che si crede di conoscere? Si è abituati a pensare che la realtà può essere "scoperta". Al contrario, il costruttivismo sostiene che ciò che viene chiamato realtà è un'interpretazione personale, un modo particolare di osservare e spiegare il mondo che viene costruito attraverso la comunicazione e l'esperienza. La realtà non verrebbe quindi scoperta, ma "inventata". In questo volume si discute dell'utilità e della necessità di sostituire la tradizionale concezione della conoscenza come rappresentazione di una realtà esterna al soggetto con una epistemologia che interpreta la relazione fra conoscenza e realtà nei termini della relazione di "adatto" nel nuovo senso delle scienze evolutive.