La Chiesa deve avere il coraggio di proporre ai giovani cristiani di oggi la "misura più alta della santità", santità che non esclude nessuno e che consiste nella perfezione della carità. I giovani, da parte loro, ci confermano che non sono solo le opere assistenziali a essere importanti per loro, ma il coinvolgimento diretto con le persone. Saremo un segno solo nel contatto diretto con le persone. È nell'incontro, infatti, che la vita consacrata ha ancora senso oggi. Per evangelizzare i giovani non esistono regole universali. La Chiesa deve saper riconoscere i loro bisogni, ascoltandone gli appelli, creando una Chiesa sempre più familiare, mettendone in risalto la dimensione fraterna. Le vocazioni sono in crisi, lo sappiamo, per questo è necessario pensare a una pastorale vocazionale che non miri solo al numero, ma che tenga conto del processo culturale in corso.
Lo chiamavano "il frate dei barboni". Fratel Ettore Boschini si aggirava di notte negli angoli più nascosti di Milano, con la corona del Rosario in mano, alla ricerca delle persone che tutti rifiutavano. Malati, drogati, alcolizzati: per lui erano tutti uguali, tutti fratelli da soccorrere. Il cardinale Martini lo aveva definito "un gigante della carità". Giovanni Paolo II gli voleva bene e Madre Teresa di Calcutta volle andare a trovarlo per conoscerlo. Il 19 dicembre 2017, l'Arcivescovo di Milano Mario Delpini ha aperto il processo per la beatificazione e canonizzazione di fratel Ettore. Questo ebook racconta la sua vita straordinaria, fatta di avventura, passione e totale affidamento alla divina Provvidenza.
La rivista vuole essere un punto di confronto e di incontro per chi, a vario titolo, ha a che fare con la formazione della persona, aprendo un dialogo tra scienze psico-pedagogiche e discipline teologico-spirituali. Gli autori, psicologi e psicoterapeuti che lavorano nel campo della formazione umana e cristiana, si sono formati alla Pontificia Università Gregoriana di Roma e hanno alle spalle anni di condivisione culturale e aggiornamento nel campo della formazione e della direzione spirituale.
Tra le tante definizioni attribuite ai giovani quella di «sdraiati» ha avuto un certo successo. Ma in quella condizione, oggi, si trova a volte anche la generazione adulta: arresa, scoraggiata, delusa. Tuttavia sorprende il fatto che Gesù nel Vangelo abbia spesso incontrato gente «sdraiata», cioè «a terra», bloccata su una barella, addormentata su un pagliericcio, accovacciata ai piedi di gente che mangia, in un angolo in disparte, paralizzata su un letto di malattia. Sono «gli sdraiati del Vangelo». A tutti costoro Gesù rivolge una parola: «Alzati!», oppure: «Va'!», perché Gesù rimette in piedi gli sdraiati, giovani o adulti che siano, nel tempo della loro formazione o in quello della testimonianza.
Dobbiamo vergognarci o disperare di fronte alle nostre paure? Fanno parte della nostra umanità ed è incoraggiante pensare, non solo che esse siano trasversali all'uomo di ogni tempo, ma che le possiamo ritrovare anche in diversi personaggi citati dai Vangeli. Anche per loro sono state da freno ad un cammino di piena realizzazione umana e vocazionale. Non c'è mai un rimprovero nei testi biblici per la paura provata, ma sempre un invito che suona dolce all'orecchio del timoroso: «Non temere». Questo scritto vuole proporre una riflessione sulla paura. Come è vissuta nei personaggi evangelici? Può essere un paradigma per l'uomo di oggi? Cosa genera e da cosa è generata? E soprattutto, come può essere affrontata?
Basta un'occhiata al banco di una libreria, un rapido zapping alla TV o su Internet per notare l'onnipresenza del tema «felicità». Tale abbondanza lascia anche perplessi, perché significa che non siamo felici o mai come vorremmo. La felicità è alla base di ogni azione quotidiana: come mai allora così pochi si sentono felici? Forse perché la felicità disdegna la compagnia alla quale è solitamente associata (ricchezza, benessere, sicurezza, piacere), per prediligerne un'altra, a prima vista incompatibile (tristezza, austerità, gratuità, empatia). E sembra farsi trovare quando ci si occupa di altro.La felicità è un riflesso eloquente del mistero della vita. Paradossale, illogico e affascinante.
Il personaggio di Malachia deve la sua celebrità soprattutto alle profezie sui papi che gli vengono attribuite: una serie di brevi oracoli che descrivono i papi e la successione dei pontificati. - Queste profezie sono attendibili? Malachia è il vero autore o si tratta di un clamoroso falso? - Il libro si focalizza sulla grande riscoperta delle Profezie di Malachia in seguito all’elezione di Papa Francesco e vaglia tutte le documentazioni, fino a formulare interessanti ipotesi sul destino del mondo e della Chiesa.
Christus vivit è il titolo dell’Esortazione apostolica – una lettera ufficiale – che Papa Francesco scrive per consegnare ai cristiani, in particolare ai giovani, le conclusioni del Sinodo – assemblea dei Vescovi – che si è tenuto in Vaticano nel mese di ottobre 2018 e che aveva come tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”.
Il testo dell’Esortazione è denso, ricco di riflessioni stimolanti e di slogan cari a Papa Francesco. I giovani di cui si parla e ai quali si parla hanno dai 16 ai 29 anni e vivono nei contesti geografici e culturali più diversi. La Chiesa è “cattolica”, cioè diffusa su tutta la terra.
Come dice il titolo, Christus vivit, la lettera è un inno alla vita, invito ai giovani a vivere con Gesù “eternamente giovane” le gioie e le fatiche della giovinezza.
Il Papa affronta anche temi scottanti sempre con uno sguardo positivo e di grande fiducia nei giovani.
La lettura di questa Esortazione fa bene al cuore delle nuove generazioni e rasserena chi non è più giovane ma si trova a navigare nel pianeta giovanile.
Il libretto contiene tre parti:
Il testo dell’Esortazione.
Undici schede di lettura che commentano il testo e offrono spunti per un lavoro personale o di gruppo. Le schede sono state preparate da una équipe di educatori.
Il racconto di come si è arrivati alla stesura di questo testo, a cura di padre Antonio Spadaro, direttore de La Civiltà Cattolica.
Questo libro ha un obiettivo ambizioso: spazzare via un cristianesimo fatto di riti, dottrine, strutture, che ricopre con la polvere dell'abitudine e dell'incredulità mascherata da religione la memoria viva della parola e dell'azione di Gesù. È ora di chiederci quanto Vangelo ci possiamo permettere nella nostra vita. È ora di chiederci se sia possibile parlare di fede o di religione senza conoscere Gesù. Se sia immaginabile pensare a Dio senza confrontarsi con Lui. Se sia sensato impegnarsi per un mondo migliore senza ascoltare le sue parole. Leggendo il Vangelo noi vediamo un vero uomo, un vero maestro di umanità che continuamente cerca di rivelare il mistero che percepisce dentro e fuori di sé: quello di un Dio che chiama Padre. Per questa sua fede Gesù è morto e risorto. Per questa fede è necessario lottare e testimoniare ancora oggi. Togliendo la polvere che ha ricoperto il volto di Gesù.
Ha iniziato a scuola, per far ridere i compagni, e ha proseguito in seminario e anche da prete. Don Giovanni Berti, in arte "Gioba", ha messo il suo talento da vignettista al servizio del Vangelo. Ironiche o graffianti, ma comunque geniali, le sue vignette su Facebook e sul suo sito gioba.it raccolgono ogni settimana migliaia di condivisioni. Affiancato da Lorenzo Galliani, Gioba ha scelto per questo libro le vignette più significative, aggiungendone altre inedite, per ripercorrere come un evangelista 2.0 la storia di Gesù. Ciascuna tavola, legata a un brano del Vangelo, è accompagnata da un breve testo esplicativo, che aiuta a riflettere. Sempre con il sorriso.