Si può comprendere (o cominciare a farlo) qualcosa di più del linguaggio musicale attraverso Pinocchio, Proust, Roger Rabbit o addirittura un moderno eroe letterario come l’apprendista mago Harry Potter? E soprattutto, si può comprendere meglio come l’esperienza musicale possa essere considerata una “necessità” del percorso educativo, studiandone anzitutto con cura e applicazione le proprietà specifiche? Ancora oggi, quando parliamo di armonia, di accordo tra le parti, di sintonie, di ritmi ... utilizziamo immagini e metafore che provengono direttamente dal “musicale” e che soltanto attraverso una migliore comprensione della musica e del suono ce ne possono interamente restituire i significati più profondi e “vibranti”, unita mente a preziose e “umane” tracce di riflessione e ricerca. Attualmente è (purtroppo) facilmente constatabile che se si vuole rendere l’essere umano cieco, fanatico o intollerante e condizionarne la capacità di giudizio ... (a tutti i livelli), la prima cosa da fare (deliberatamente o inconsciamente) è quella di ostacolare, stordire o inquinare fortemente la sua percezione uditiva e la sua “musicalità” (anziché educarla e formarla). Da qui l’urgenza, mai abbastanza sottolineata, di riportare lo studio musicale alla sua funzione e dignità primaria.
Tutto quel che riguarda l’educativo, il suo essere in sé ma anche quanto a lui si riferisce o con lui si collega, ha una storia parzialmente ripetitiva, che è facile rilevare. L'educativo è una realtà che si coglie immediatamente, quotidianamente. Implica ogni soggetto umano senza nessuna distinzione. Si intranea in tutti gli eventi umani, perché tutto ciò che ha significanza umana a lui si riferisce direttamente o indirettamente. Nessuno, al sentirlo nominare, pensa che sia cosa non saputa, o che, tanto meno, esiga specifiche informazioni o una particolare cultura. Chi però si ferma a riflettervi, chi non è distratto di fronte a esiti positivi o ad esiti negativi (sovente tragici), chi tenta di approfondire anche un elemento minimo di quelli essenziali, prende coscienza di una personale ignoranza, che sembra allargarsi man mano che qualcosa viene acquisito.