Come vive il resto della propria esistenza un bambino violentato? I genitori e le strutture esistenti sono in grado di occuparsi delle vittime a livello concreto e psicologico? A questi ed altri interrogativi risponde l’Autrice mediante un’attenta analisi della perversione cerebrale dei pedofili, studiando la loro cultura, i loro progetti e i rapporti con la Chiesa e le altre istituzioni. Il volume, tramite l’esperienza dell’Autrice nel campo della psicologia investigativa, ha lo scopo di proteggere i bambini dagli abusi e dal conseguente rischio di una distruzione mentale senza ritorno.
Il volume raccoglie due saggi sugli anni del “miracolo economico” della comunicazione televisiva, tracciando uno spaccato sulla vita italiana di quel tempo. Partendo dagli indici di correlazione tra numero di abbonati alla Rai e i voti delle elezioni del 1955 e del 1963, spiega come il potere esercitato da un partito politico di maggioranza sul vertice di un potente mezzo di comunicazione non si traduca in un vantaggio elettorale. Da queste pagine si ricava un quadro complesso: i media, portano verso una spinta alla secolarizzazione, sostituendo i modelli della tradizione con quelli della contemporaneità.
I brani qui selezionati sono tratti da Social Organization. A Study of the Larger Mind, che rappresenta uno snodo teorico fondamentale per gli studi sulla comunicazione. L’osservazione dei cambiamenti indotti dall’uso sociale delle tecnologie comunicative fa maturare in Cooley la convinzione che si tratti di dinamiche fondamentali per la costruzione della società moderna. L’opinione pubblica non costituisce una sommatoria della produzione intellettuale di menti separate, ma è una rielaborazione che nasce dall’azione reciproca delle singole opinioni e dalla loro cooperazione attraverso i processi di comunicazione.
Il saggio è una riflessione sul pensiero di Cartesio che cerca di mostrare l'attualità della filosofia cartesiana mediante il confronto con il pensiero contemporaneo, abbinando Cartesio ad una serie di pensatori postmoderni, come Lyotard, Foucault, Derrida, Rorty, Vattimo. Il post con cui vengono denominati tali autori non va inteso in senso puramente cronologico, quanto piuttosto in un senso dialettico-hegeliano, poiché la postmoderni nega la modernità senza però abbandonare l'atteggiamento iniziale, che in questo saggio è denominato d'insicurezza esistenziale. L'individuazione di questo nucleo comune della modernità e della postmoderni permette all'Autore un'analisi delle principali idee filosofiche cartesiane che ruotano attorno al concetto di certezza. Al loro posto, emerge il soggetto postmoderno scevro di certezze del quale si può scrivere, cancellare e riscrivere tutto, perfino la sua identità, secondo la sollecitazione di reti di relazioni sempre mutevoli. Ciò nonostante, l'impostazione moderna di fronte alla realtà si mantiene inalterata: l'uomo continua a sentirsi insicuro. Di fronte a questa insicurezza l'Autore propone la riscoperta del senso della vita personale come punto di partenza per affrontare il nichilismo attuale nella sua versione tragica ed estetica.
Mentre alcuni auspicano un “ritorno alla natura” per prendere le distanze da un mondo artificiale, altri considerano la natura come un ambito da dominare con la tecnica e altri ancora negano che si possa parlare di natura delle cose o dell’uomo, perché tutto sarebbe culturale e pertanto modificabile o relativo. Per molti, poi, la libertà individuale si contrappone alla natura, che appare come un limite da valicare. Il dibattito sul rapporto tra natura, cultura e libertà ha cruciali implicazioni in etica, in sociologia e in politica, oltre a chiamare in causa l’idea stessa di persona umana. Nel presente volume M. Borghesi, J. Burggraf, P. Donati, A. Malo, P. Sabuy Sabangu, S. Semplici e F. Viola riflettono sui problemi che emergono da questo dibattito e offrono valide risposte agli interrogativi che emergono dalla crisi del modello multiculturale e dalla conseguenze della globalizzazione. 1
Il volume ricostruisce la storia dell’educazione morale che è stata proposta dai pedagogisti e che è stata realizzata nella scuola dell’infanzia. Prende in esame il pensiero e le opere di alcuni educatori e di alcuni studiosi che hanno costruito la pedagogia dell’infanzia, la quale fin dagli inizi ha avuto una connotazione fortemente, etica convinti come si era che anche all’educazione è legata la possibilità di costruire una società “più umana”. Gli Autori presi in considerazione sono vissuti in secoli diversi, hanno una diversa formazione culturale e hanno risposto a differenti bisogni socio-educativi. 1